“Il sistema dei contributi agli enti socioassistenziali è superato a causa della disomogeneità delle prestazioni”: lo ha affermato l’assessore alle Politiche sociali Maurizio Marrone all’interrogazione presentata da Monica Canalis (Pd) in merito, appunto, ai contributi regionali ai 47 enti gestori piemontesi delle funzioni socio assistenziali. In particolare la consigliera ha interrogato “su quali azioni la Giunta regionale intenda mettere in campo per ridurre la disparità del contributo regionale agli enti gestori, senza ridurre il finanziamento alle realtà oggi più sostenute dalla Regione”.
L’assessore ha spiegato che l’assessorato “consapevole dell’esigenza di attualizzare la normativa, ha intrapreso un lavoro di interlocuzione con gli attori principali che operano nel contesto del welfare piemontese, al fine di giungere all’istituzione di un tavolo di lavoro”.
Secondo Marrone per la riforma però “ci vuole un orizzonte di legislatura. Il sistema è superato a causa dei livelli troppo disomogenei delle prestazioni derivanti dall’eccessivo frazionamento amministrativo delle autonomie locali piemontesi, cui sono delegate tali funzioni. Si dovrebbero incentivare gli accorpamenti tra le autonomie locali come accaduto con la raccolta rifiuti e il trasporto pubblico locale”.
Nella replica Canalis ha parlato di un utile chiarimento anche tecnico per una materia complessa dove “l’eterogeneità delle prestazioni deriva da una storica organizzazione dei nostri 47 enti gestori che hanno dimensioni molto diverse, che portano di conseguenza a una disomogeneità di erogazione. Accogliamo con favore la volontà di riforma anche perché i consorzi che sono l’ossatura delle politiche sociali hanno dovuto far fronte a mansioni aggiuntive dovute alla pandemia, all’aumento delle fragilità familiari, dei problemi della salute mentale e alla non coincidenza dei distretti sociali e sanitari. Questa riforma deve andare di pari passo con quella in generale dell’organizzazione delle Unioni di comuni. La legge Maccanti del 2012, di indirizzo sulle Unioni di comuni, necessita di un tagliando. In attesa di riforma già in sede di bilancio si può provare ad appianare le differenze”.
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