L’Ucid ( Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti) sezione di Torino ha organizzato un ciclo di incontri con imprenditori, che vogliono essere una testimonianza delle loro storie di coraggio e di valore.
Martedì 28 febbraio scorso alle 19 l’incontro è stato con l’imprenditore Fiorenzo Borello, cui hanno partecipato anche diversi giovani, stimolati nel confronto con un esempio piuttosto significativo dell’imprenditoria piemontese.
“Un giorno – ha spiegato la Presidente dell’Ucid Silvia Tabasso – sono entrata in un supermercato in via Asti e mi sono meravigliata, sembrava di essere a metà tra uno chalet del Trentino e una casa familiare. Ho poi scoperto che era un supermercato Borello”.
Fiorenzo Borello, nativo di Chieri, 70 anni, ha conosciuto una vertiginosa ascesa imprenditoriale che non ne ha modificato, però, il carattere volitivo ma, al tempo stesso, semplice, cordiale, alla mano. Oggi il suo impero vanta 730 dipendenti e 52 punti vendita.
“Il segreto – ha spiegato Borello – è quello della passione con un pizzico di follia.
Sono nato a Chieri tanti anni fa e da bambino ho vissuto in una piccola cittadina, Montaldo Torinese, eravamo quattro fratelli ed eravamo poveri. Tutte le mattine mungevamo le mucche ed avevamo il loro latte a colazione. La nostra economia era di sussistenza ma basata sulla nostra produzione, dai formaggi al vino.
Quando ho iniziato ad andare a scuola ho dovuto percorrere due chilometri per arrivarci. Poi vi è stato il tempo delle scuole medie e, quindi la frequenza all’Avogadro, istituto torinese.
Mentre seguivo il corso di ripetizione estivo, appresi che a Riva Dora avevano bisogno di un aiuto in macelleria. Qui iniziai a apprendere il mestiere. Venni poi a sapere di una macelleria, non lontana da Rivadora, che era in vendita e lasciai all’epoca un acconto di 50 mila lire. Il proprietario voleva dare in gestione la cooperativa, rinunciai alle 50 mila lire e presi in gestione la cooperativa. Negli anni in cui lavoravo in macelleria facevo anche il cameriere.
Fu la mia prima famiglia a sostenermi in modo coraggioso in questa impresa di gestione della cooperativa. Una data per me significativa fu quella del 28 marzo del ’72, quando, firmate le prime cambiali, presi in gestione la cooperativa. Intanto si avvicinava il periodo del militare, dovetti allontanarmi e, quando rientrai, l’ambiente della cooperativa era cambiato. Resistetti un anno, un anno e mezzo e poi decisi di acquistare a Gassino un negozio di 92 mq. Era il 4 luglio del 1976 quando aprii il negozio di alimentari.
Il 1981 fu un annus horribilis per un incidente occorso a mia sorella e la disdetta da parte del proprietario di casa del negozio, che voleva aumentare l’affitto. Fu così che a Gassino andai a cercarmi un locale, una ex carrozzeria Alfa Romeo, che ho poi trasformato in supermercato. Ci sono voluti due anni e mezzo, in cui avremmo sicuramente potuto fare di più.
Abbiamo aperto il primo esemplare il 20 febbraio dell’82. Questo negozio ha lavorato molto anche grazie all’aiuto dei dipendenti. A fine dell’’89 giunse un mediatore che mi fece un’offerta relativa al negozio e io accettai, senza pensarci su, ma poi un po’ pentito.
A partire dal ’90 firmai un patto di non concorrenza con il gruppo Garosci su Gassino e il 20 febbraio del ’90 ripresi a fare l’alimentarista, comprando pian piano tutti i negozi vicini, per una superficie di 900 metri quadrati.
Nel ’93 /94 vi sarebbero state altre aperture, prima della grande espansione nel ’95 e ’96 quando aprivamo quattro, cinque, sei negozi l’anno. Sono riuscito intorno al 2003 a raggiungere quota di dodici negozi aperti l’anno. Oggi ho 52 negozi, con 750 dipendenti, che conosco uno ad uno, cui facciamo seguire corsi di formazione”.
“Nella mia vita ho avuto tre famiglie- spiega Fiorenzo Borello – che mi hanno aiutato e sostenuto. La prima è stata quella formata da mio padre, mia madre e mio fratello. La seconda quella nata e formata con mia moglie Antonella e i miei figli Aurora e Gianluca; la terza costituita dai miei 750 dipendenti. Ai giovani dico: non abbiate paura! Portate avanti dei sogni, con coraggio e un pizzico di follia”.
“Il nostro segreto – aggiunge Fiorenzo Borello – è quello di curare il territorio. Mia moglie tutti i giorni cerca, prova e inserisce in assortimento prodotti realizzati da piccole aziende locali. Abbiamo i nocciolini di Chivasso, il burro al tartufo, per esempio. Abbiamo una grande qualità nella carne, l’anno scorso siamo arrivati secondi in Italia ed abbiamo a cuore la nostra azienda, i nostri clienti e i nostri dipendenti. Abbiamo destinato un bonus di 250 euro a tutti i dipendenti in aggiunta allo stipendio mensile. Si tratta di 200 mila euro detassati e quindi tutti usufruibili. Considero questa non una spesa, ma un investimento sulle risorse umane.
La nostra azienda svolge molte attività in collaborazione con le realtà locali del volontariato, cui si rivolge per dare le eccedenze alimentari, dello sport, dell’associazionismo e della cultura”.
“Sotto il profilo della sostenibilità ambientale – aggiunge Borello – tre anni fa abbiamo cambiato tutti i frigoriferi con modelli più efficienti sotto il profilo dei consumi, abbiamo sostituito tutta l’illuminazione dei nostri negozi passando da quella a neon a un’illuminazione a led. Nella nostra sede di Castiglione Torinese un impianto fotovoltaico installato sul tetto ci permette di ricaricare gli automezzi elettrici che utilizziamo per le consegne.
Quindici negozi sono stati dotati di impianto fotovoltaico per il contenimento dei consumi.
Tutto il cibo che avanza viene smistato tra chiese parrocchiali locali, Sermig e altre associazioni del territorio. Il nostro motto è “Compra solo il necessario”.
Un grande applauso dei presenti conclude la serata.
Mara Martellotta
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