Al Principe di Napoli morto va portato rispetto

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Andrò ai funerali di Vittorio Emanuele di Savoia che ho conosciuto, soprattutto come risposta ai suoi critici astiosi che non hanno rispetto per un morto e si sono lasciati andare a veri e propri insulti verso il principe, imitando gli anarchici che nel 2010 al palazzo reale di Torino lo accolsero al grido di “Viva Bresci”, l’attentatore di Umberto I. Forse quegli anarchici erano di Askatasuna, il bene comune oggi tanto apprezzato. Magari andranno a disturbare anche i funerali del principe, come forse farebbe piacere al prof. Barbero,loro grande estimatore con argomenti davvero inquietanti. Leggere gli insulti triviali contro il principe del conte Galli della Loggia mi ha stupito, ma mi ha anche indignato.  Avevo poca stima di Galli, adesso la stima nei suoi confronti si è azzerata.Non c’è stato neppure un tentativo di storicizzare la figura umana del principe che ha pagato in partenza per colpe non sue . Per le accuse a lui rivolte sotto il profilo penale valgono le assoluzioni, come ha detto Cesara Buonamici che si è distaccata dal coro dei suoi astiosi nemici che non hanno neppure atteso i funerali per scatenarsi contro di lui. Il “codardo oltraggio” verso un uomo malato di 87 anni rivela la meschinità settaria dei suoi detrattori. Io non ho mai scritto dei “servi encomi” per altro impossibili nei suoi confronti, ma mi indigno leggendo ed ascoltando la mancanza di pietas verso un morto. Un giudizio lo daremo a freddo senza indulgere alla maldicenza giacobina che la sua morte ha scatenato. Sono curioso di vedere chi andrà ai suoi funerali. Chi non ci andrà rivelerà che il senso della storia di Torino sabauda e risorgimentale non c’è più. Ad esso si è sostituito Barbero. Davvero ben poca cosa. Torino era la città di Cognasso e del repubblicano Levra che sapevano rispettare il passato della città. Levra voleva il principe a palazzo Carignano nel 2020 nel bicentenario della nascita del suo avo, il Re Galantuomo. Il Covid impedì di realizzare l’incontro.

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2 Comments

  1. Caro prof. Quaglieni, il “parce sepultis” è dimenticato da tempo in questa nostra società frettolosa e superficiale, in cui si ascoltano spesso falsi profeti che si esibiscono in televisione o pontificano dai soliti giornali (poco) indipendenti (a sinistra). Barbero, che pure stimavo come medievista, l’ho cancellato dopo le sue “uscite” sulle foibe, sulle orme di Montanari. SAR Vittorio Emanuele non mi era simpatico (mentre conservo un grato ricordo di sua madre, ultima regina d’Italia, per ragioni strettamente familiari. Ma il principe era pur sempre legato, piaccia o non piaccia, alla storia d’Italia, del Piemonte e di Torino. Ecco, i “codardi oltraggi” mi danno l’orticaria, oltretutto provenendo spesso da personaggi scarsamente preparati culturalmente.

  2. Naturalmente al defunto va portato rispetto. Non l’ho mai conosciuto personalmente, ma alcuni conoscenti che lo avevano incontrato non ne avevano ricavato una sensazione positiva. Appariva superbo, spocchioso, con un approccio più da borghese ‘nuovo ricco’, potente e spregiudicato, che da rappresentante della più antica dinastia d’Europa. Aveva forse preso poco dal padre Umberto, gentile, formale, tradizionalista, e parecchio dalla madre (e non il meglio). Parlava ed agiva spesso a sproposito, appariva non di rado prepotente, litigioso, inopportuno, cinico ed ingenuo, fuori dalle righe. Insomma, l’umana simpatia e la sua persona s’incontravano raramente. R:I:P:

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