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Fin da bambina il mezzo espressivo che preferisco è la scrittura, ma il primo romanzo l’ho scritto come terapia: avevo bisogno di rielaborare un trauma infantile che avevo rimosso, cercando di trovare un senso a quanto mi era accaduto e alle conseguenze che ha portato nella mia vita.
L’autrice
Paola Totis è nata a Udine nel 1976, dove ha conseguito il Diploma all’Istituto Magistrale “C. Percoto” e il Diploma presso la Scuola di Teologia. Ha insegnato alcuni anni in varie Scuole dell’Infanzia e Primarie del Friuli. Nel 2000 ha abbandonato l’insegnamento e si è trasferita a Noventa Vicentina, dove vive attualmente. Ha esordito nel 2016 con il romanzo “Chi è senza peccato?”, pubblicato da Edizioni Giorgione. Nel 2020 ha pubblicato il secondo romanzo, “La Compagnia del Silenzio”, con LogiKal Edizioni. È dell’agosto 2023 la pubblicazione dell’ultimo romanzo “Novanta” in self-publishing. L’autrice lavora come collaboratrice nella redazione di articoli per il mensile “AREA 3 news”.
L’intervista
Innanzitutto cosa ti ha spinto a scrivere il primo romanzo “Chi è senza peccato?” e quale tematica affronta?
«Fin da bambina il mezzo espressivo che preferisco è la scrittura, ma il primo romanzo l’ho scritto come terapia: avevo bisogno di rielaborare un trauma infantile che avevo rimosso, cercando di trovare un senso a quanto mi era accaduto e alle conseguenze che ha portato nella mia vita. Nasce così “Chi è senza peccato?”, che parla di tre donne che sono state molestate da un prete durante l’infanzia e insieme, grazie alla ritrovata amicizia che le legava, cercano di affrontare e superare le conseguenze che la traumatica esperienza ha lasciato nelle loro esistenze. Quando ho capito quante persone sono state toccate da questo vissuto durante l’infanzia, ho deciso di pubblicare il libro per condividere con esse timori e speranze, ma anche per denunciare questa realtà spesso sottaciuta».
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Nel 2020 pubblichi “La Compagnia del Silenzio”. Questo secondo romanzo di cosa parla?
«Anche questo romanzo nasce dalla riflessione riguardo un’esperienza personale, che è un vissuto di molte persone: la malattia e la perdita di un famigliare. Il romanzo scorre su due binari paralleli, che si alternano nei vari capitoli: la vicenda di Frans Van Raey, nella città di Amsterdam del Seicento e quella di Rosalba Trevisan, nella Vicenza contemporanea. Entrambi, pur in epoche e circostanze diverse, indagano sulla morte di un genitore, che appare loro prematura e inaccettabile, giungendo a una verità inaspettata che li aiuterà ad affrontare la dolorosa perdita. Il lettore scoprirà solo alla fine il filo invisibile che unisce i due protagonisti. Questo romanzo parla dell’accettazione del limite umano e della sofferenza. Ancora oggi sono tante le malattie di cui la scienza medica non conosce le cause e le cure, molte delle quali degenerative, pur essendosi notevolmente allungata l’aspettativa di vita, che però non va di pari passo con la qualità della vita. Pertanto il romanzo affronta anche un argomento molto dibattuto: l’eutanasia».
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Di recente hai pubblicato l’ultimo romanzo “Novanta”. Titolo piuttosto curioso: a cosa allude?
«Novanta non è altro che il nuovo nome che Noventa Vicentina, cittadina in cui vivo, prende nel momento in cui nasce la Seconda Repubblica di Venezia, nel giugno 2035, dal momento che si trova a novanta chilometri dalla capitale Venezia. È un romanzo distopico, in cui immagino uno scenario politico nazionale ed europeo diverso da quello attuale, causato dai tanti moti indipendentisti e dalla volontà di uscire da una situazione economica e sociale disastrosa. A narrare la storia in prima persona si alternano i due protagonisti Carlo Zafon e Giulia Petris. Il primo è un esponente idealista e ambizioso del Partito Indipendentista, divenuto Podestà di Novanta, che desidera candidarsi al Maggior Consiglio, il Parlamento veneto, per meglio conseguire i propri obiettivi politici. Giulia Petris è una vecchia fiamma del Podestà Zafon che fa parte del gruppo di opposizione di Novanta, nato in clandestinità per contrastare le riforme attuate dalla Seconda Repubblica di Venezia. Giulia si fa assumere come segretaria del Podestà Zafon per spiarne le mosse politiche, al fine di sabotarle. La vicenda condurrà il lettore fino ai risultati delle elezioni parlamentari, attraverso due anni in cui alleanze, mosse avversarie, compromessi e tradimenti coinvolgeranno i protagonisti in una girandola di emozioni e avvenimenti che porterà a un finale inaspettato. Il romanzo vuol essere una riflessione sul potere, non solo quello politico, ma anche quello dell’uomo sulla natura e dell’uomo sulla donna».
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Quali scelte hai fatto per le ambientazioni dei tuoi romanzi?
«Ho ambientato i tre romanzi tra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia, territori che conosco bene perché vi ho vissuto e di cui ho voluto descrivere le atmosfere, le bellezze storiche, artistiche e naturalistiche, oltre che gli aspetti culturali. Ho fatto un’eccezione per la città di Amsterdam, conosciuta durante un viaggio, che mi ha affascinato per la sua storia e per l’apertura mentale dei suoi cittadini».
Dove si possono trovare i libri?
Essendo autopubblicazioni o libri ormai fuori catalogo della casa editrice, li distribuisco personalmente. Chi fosse interessato, può richiederli scrivendomi in privato e lasciando il proprio indirizzo per la spedizione a:
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