Dov’è finito papà? Una serata con Assemblea Teatro in memoria di Willy Jervis

Sabato 5 agosto, alle ore 21, la piazza Jervis di Villar Pellice (TO) in occasione della serata in memoria di Willy Jervis, ingegnere olivettiano e antifascista, alpinista e partigiano di Giustizia e Libertà, fucilato dai nazisti nella notte tra il 4 e il 5 agosto 1944, ospiterà la pièce di Assemblea Teatro dal titolo Dov’è finito papa?. Uno spettacolo per chi resta. La rappresentazione nasce da un percorso civile di Renzo Sicco con Arturo Gerace, Elena Cavallo e Tiziana Catalano. La regia è dello stesso Sicco con musiche di Ryuichi Sakamoto e Peter Gabriel. L’evento è promosso anche dalla municipalità di Villar Pellice. “Sebbene, in queste ultime ore, con la conclusione della vicenda di oppressione, ingiusta accusa e carcerazione in Egitto, la vicenda di Patrick Zaki si sia felicemente conclusa, con gioia di tutti noi – dicono ad Assemblea Teatro – sono ancora troppi, nel mondo, i giovani come Patrick, che hanno sofferto, e come Giulio Regeni, Mahsa Amini, Mohsen Shekari che, per la libertà e la democrazia, hanno perduto la loro vita. A tutti loro ed ai troppi giovani scomparsi in Egitto, Iran, e nei conflitti di Siria, Ucraina, Africa, alle loro madri, ai padri e ai parenti tutti, è offerta la nostra memoria e il nostro impegno”. È così che è stato creato Dov’è finito papà?, un vero “spettacolo per chi resta”, la storia del piccolo Giulio (un nome non a caso..) al centro del racconto. È un bambino normale con una vita normale di una famiglia benestante, ma basta un istante perché la sua vita e quella della sua famiglia precipitino nel caos. Mentre sta giocando in camera nella sua casa, una pattuglia sequestra il padre che scomparirà nel nulla per sempre. Oltre al terrore si innestano diverse altre dinamiche che sfaldano decisamente l’intera famiglia. Il dolore, la confusione, lo sgomento, a volte uniscono, il più delle volte dividono le comunità. La paura è costruita apposta, per recidere tutti i legami sociali e così anche i vincoli affettuosi più forti cedono di fronte alla necessità di ognuno di trovare la propria soluzione al dramma. Resta la domanda “dov’è finito papà?” perché, anche dopo, quando è ormai certa la sua morte, scomparso il corpo, non esiste lutto, non esiste una elaborazione della giustizia. Non bisogna andare troppo lontano per trovare Paesi dove la perdita di ogni diritto umano e il potere di sopraffazione sui corpi provocano uragani di questo tipo. La storia simbolica di giovani eroi laici, in una sera in cui si fa memoria di un altro eroe del passato democratico e repubblicano italiano: William Jervis, più noto come Guglielmo o come Willy. I legami della famiglia Jervis con la Val Pellice sono stretti. Il nonno di Willy, un importante geologo britannico che come lui si chiamava William Paget Jervis, aveva sposato una donna valdese di Torre Pellice, Susanna Laura Monastier. Anche Thomas Jervis, il padre di Willy, pur vivendo abitualmente a Milano, era frequentemente in visita alle valli valdesi”. Guglielmo Jervis studiò a Torino, Firenze e al Politecnico di Milano dove si laureò in ingegneria nel 1925. Attivo nel movimento giovanile valdese, Jervis collaborò alla redazione della rivista Gioventù Cristiana e nel 1932 sposò una ragazza fiorentina conosciuta a Torre Pellice, anch’essa valdese, Lucilla Rochat. Nel 1934 il giovane ingegnere passò alle dipendenze della Olivetti. Dopo un breve incarico come direttore della filiale di Bologna, Adriano Olivetti lo chiamò nella sede di Ivrea, affidandogli il compito di pianificare e coordinare la formazione professionale degli operai meccanici della prestigiosa fabbrica di macchine per scrivere. Intelligente, schivo, riservato e, al tempo stesso, estremamente concreto e dinamico, l’ingegner Jervis nutriva una grande passione per l’alpinismo. Amava le montagne, le ascensioni in roccia e fece parte del Club Alpino Accademico Italiano, la sezione d’eccellenza del sodalizio, il fiore all’occhiello del CAI, formato da alpinisti che si erano distinti per le loro imprese sportive. Deciso oppositore del fascismo dopo l’armistizio dell’8 settembre fu tra i primi a organizzare la resistenza armata nella zona di Ivrea. Mettendo a frutto la sua abilità alpinistica e la conoscenza delle lingue, accompagnò più volte gruppi di profughi ebrei e di sbandati in Svizzera, dove entrò in contatto con esponenti dell’esercito e dei servizi segreti militari inglesi dell’OSS che gli affidarono importanti missioni di collegamento con i partigiani italiani. Ricercato da fascisti e nazisti, Jervis raggiunse Torre Pellice e le valli valdesi dove proseguì l’attività partigiana assumendo il nome di battaglia di “Willy” diventando Commissario politico delle formazioni piemontesi di “Giustizia e Libertà”. Dopo essere stato catturato e torturato venne portato a Villar Pellice e fucilato sulla piazza che oggi, in memoria del suo sacrificio, ne porta il nome. Il corpo di Willy Jervis, a spregio e monito, fu poi impiccato a un albero. Il giorno dopo, sul luogo dell’esecuzione, fu ritrovata la Bibbia tascabile che portava sempre con sé sulla quale aveva inciso con uno spillo l’ultimo suo pensiero: “Non piangetemi, non chiamatemi povero. Muoio per aver servito un’idea”. Dopo la sua morte, considerando il suo ingegnere un “caduto sul lavoro”, Adriano Olivetti si offrì di mantenere la famiglia di Jervis, chiedendo alla vedova “l’onore di provvedere” a lei e ai figli. Nel 1950 Jervis venne decorato alla memoria con la medaglia d’oro al valor militare. Ecco dunque il valore della scelta di Assemblea Teatro di onorare la memoria di Willy e di tutti i giovani che, nel mondo, cercano di diradare le cupezze (guerre, carestie, crisi climatiche, economiche e democratiche) che il futuro, per ora, sembra continuare a riservarci.

Marco Travaglini

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