Con l’iniziativa di “Tempi nuovi-Popolari uniti” che si terrà a Roma venerdì 14 luglio parte,
finalmente, il processo di ricomposizione politica, culturale ed organizzativa dell’area popolare e
cattolico sociale nel nostro paese. Un processo che, purtroppo, da troppo tempo è fermo ai nastri
di partenza e che ha contribuito a ridurre la stessa cultura popolare a giocare un ruolo puramente
marginale nella politica italiana. E, di conseguenza, nei partiti e negli stessi schieramenti politici.
Certo, nel frattempo non sono mancate le novità politiche. E, per fermarsi solo agli ultimi mesi, si
tratta di novità anche profonde e destinate, comunque sia, ad incidere in profondità negli stessi
equilibri della politica italiana. Perchè se è vero, com’è vero, che ci troviamo di fronte ad una
ricomposizione del campo delle sinistre – quella radicale e massimalista della Schlein, quella
populista e “per caso” di Conte e di Grillo e quella ideologica ed estremista di Fratoianni e Bonelli
– è pur vero che anche nel campo della destra registriamo una forte novità rispetto al passato. E
cioè, rispetto alla geografia politica del centro destra prima del voto del 25 settembre scorso.
Anche se, su questo versante, non possiamo sottovalutare o ridimensionare la cultura di governo
e la tendenza a spostarsi sempre più al Centro manifestato in questi ultimi tempi dalla Premier
Giorgia Meloni.
Al riguardo, è di tutta evidenza che, di fronte alla difficoltà di riorganizzare un’area centrale e
centrista nel nostro paese dopo il fallimento dell’ex terzo polo, la spinta che può arrivare da un
filone di pensiero e da una cultura che storicamente hanno giocato un ruolo importante e decisivo
nelle dinamiche politiche del nostro paese su questo versante, non può che essere un fatto
positivo e forse anche incoraggiante. E questo per la semplice ragione che la presenza dei
cattolici democratici e popolari nei partiti e nei rispettivi schieramenti è oggi del tutto pleonastica
per non dire ornamentale. Cioè politicamente e culturalmente sterile ed improduttiva. Ma una
cultura come quella del cattolicesimo popolare e sociale, per la storia concreta che ha avuto nella
nostra vicenda democratica, non può ridursi ad avere un ruolo puramente ancillare. Una sorta,
cioè, di presenza testimoniale e del tutto personale nel campo della destra e una banale riedizione
dei “cattolici indipendenti” nel campo della sinistra. Ruoli che, come ovvio, sono del tutto estranei
ed esterni alla grande, nobile e qualificata storia dei cattolici impegnati in politica.
E, pur senza assecondare alcuna regressione nostalgica, è indubbio che la ricomposizione
politica ed organizzativa dell’area Popolare, seppur nel rigoroso rispetto del pluralismo che
attraversa anche questo mondo, può rappresentare un sussulto di maggior responsabilità e di
protagonismo di questo filone di pensiero.
E la manifestazione di venerdì 14 luglio a Roma, promossa dall’Associazione “Tempi NuoviPopolari Uniti”
e coordinata da Beppe Fioroni, può rappresentare quindi un primo passo per ridare
slancio, vigore e vivacità ad un pensiero politico che, malgrado tutto, ha conservato una
straordinaria modernità ed attualità nella cittadella politica italiana. Una iniziativa aperta a tutti,
come ovvio, per la semplice ragione che inizia un processo costituente per favorire una libera e
disinteressata ricomposizione di quest’area culturale.
Giorgio Merlo
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