La Stagione dei Concerti del Regio parte con la Messa da Requiem di Verdi diretta da Andrea Battistoni

Inaugurazione domenica 8 gennaio

 

La Messa da Requiem, capolavoro di Giuseppe Verdi, diretta da Andrea Battistoni, inaugura la Stagione dei concerti del teatro Regio di Torino domenica 8 gennaio prossimo, con la partecipazione del Coro, elemento fondamentale della partitura, istruito da Andrea Secchi. Le parti solistiche saranno affidate a un cast prestigioso, composto da Angela Meade quale soprano, Silvia Beltrami quale mezzosoprano, Enea Scala tenore e Gianluca Buratto basso.

Il Requiem venne eseguito per la prima volta il 22 maggio 1874 nella Basilica di San Marco a Milano, dove era lo stesso Verdi a dirigere.Composto dal grande operista per commemorare il primo anniversario della scomparsa di Alessandro Manzoni, il Requiem emerse subito quale universale messaggio di pace e consolazione rivolto all’umanità. Immediato fu il successo di pubblico e di critica. La partitura iniziò a viaggiare a Roma, Venezia, Parigi, Londra e, da allora, è sempre rimasta nel repertorio.

Più che di musica sacra si potrebbe parlare di musica spirituale, creata da un uomo per altri uomini, nel tentativo di offrire un poco di conforto, non certo una risposta definitiva al mistero della vita come a quello della morte.

Nel Requiem ascoltiamo il grido di dolore del “Dies Irae”, il pentimento e il rimorso nell’Ingeminisco, la compassione nella ”Lacrymosa” e, infine, la pace, vera dimensione dell’uomo, nel “Libera me”.

Il Requiem è una partitura di estrema finezza compositiva; Verdi da due anni non componeva più, dopo i vertici raggiunti con le opere del Don Carlo e Aida. Con il Requiem avrebbe aperto l’ultima fase del suo genio creativo, che avrebbe dato frutti molto innovativi, tali da segnare per sempre la storia della musica.

La stagione dei Concerti del teatro Regio proseguirà venerdì 27 gennaio alle 20.30 con il Concerto della Memoria, nel quale l’Orchestra del Teatro Regio sarà diretta da Riccardo Frizza, ospite abituale dei più illustri teatri europei, con un ricco programma che invita alla riflessione, comprendente le Ebridi di Felix Mendelssohn-Bartholdy, La Sinfonia n- 7 di Franz Schubert e la Sinfonia n. 9 di Sostakovic.

Con il suo Requiem Verdi ha affrontato non soltanto il tema della musica, ma anche quello della spiritualità, della ricerca della fede, della paura della morte o, meglio, di cosa ci attende dopo e, soprattutto, del terrore che in questo “dopo” non ci sia altro che il nulla.

Gli anni di composizione sono i più turbolenti della vita di Verdi e corrispondono al periodo in cui si allontanò dalla fede ma, al contempo, numerosi lutti lo portarono a riflettere più profondamente sulla morte e sul trascendente. La più importante opera sacra di Verdi risulta la risposta a due opposti impulsi, da un lato una crescente ricerca di spiritualità, dall’altro il suo altrettanto crescente scetticismo sul problema della fede, in anni in cui il compositore avrebbe sfiorato l’ateismo, come confermato dalle parole della moglie Giuseppina Strepponi.

La Messa per i morti diveniva, così, il più alto messaggio di una posizione laica, molto comune nell’Ottocento europeo, dell’uomo che percepisce la sua debolezza innanzi al mistero della morte. L’uomo senza certezze trascendenti, prima che si manifestino le filosofie della vita e gli esistenzialismi di Nietzsche e Heidegger. Con Verdi si afferma con coraggio l’immagine dell’uomo

Mara Martellotta

 

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