L’Alfieri e il Gioiello cambiano abito: ma sempre con la stessa passione e lo stesso impegno

Poco più di una settimana fa, la “abituale” presentazione di una stagione teatrale.

Ti accomodi in poltrona e tutto ti pare eguale a tutte le altre simili serate delle passate stagioni. Gli attori amici, le strette di mano e gli abbracci, i sorrisi, “mi raccomando, vieni allo spettacolo”, “certo, verrò”, ancora i sorrisi e l’attesa di un lungo elenco di titoli. Poi una maschera passa a metterti in mano un fascicolo di carta, pinzato, carta rosata, tranquillizzante nella pacatezza del suo colore, undici fogli stampati bianca e volta, una grande foto in prima, il vecchio titolo “Scatola dei sogni”, la scritta “teatro alfieri”, le maiuscole abolite, a ricordarci dove siamo, quel che andremo a vedere. Poi la memoria ti dice che gli anni scorsi, nelle medesime occasioni, il fascicolo s’apriva in maniera diversa, c’era “la buona abitudine di andare a teatro”, c’era il saluto cordiale, affettuoso, il ben ritrovati prima di Germana Erba e poi di Irene Mesturino. Cominci a scorrere le prime righe ed ecco la bomba, per chi segue il teatro da sempre, credo per il pubblico in sala, per lo sconosciuto affezionato che seduto accanto a te prende a farsi delle domande, a imbastire commenti. Insomma una burrasca teatrale. Cominci a leggere parole come “passaggio del testimone”, “gestione” accanto a nomi diversi da quelli che sempre hai accomunato alla sala di piazza Solferino: e sei obbligato a renderti conto che nel corso dell’estate qualcosa di grosso, di teatralmente importante è accaduto sui palcoscenici torinesi.

Termina un’epoca, l’espressione d’obbligo era “i teatri di Erba”. E adesso? Sessant’anni gloriosi, cesellati di lavoro e di passione, prima il Commendatore, poi la figlia vulcano inarrestabile d’idee, fino a ieri la nipote, perennemente in ufficio, lontano dalle luci. Arretrato di un passo, Gian, il corpulento marito e padre, pronto a organizzare, a riempire di scenografie un palcoscenico vuoto. Ma allora che è successo? “Abbiamo incrociato l’opportunità giusta”, confessa Irene Mesturino, “ripeto l’esempio che faccio spesso, la sala del Gioiello di via Colombo. La sala era un cinema chiuso, credo da più di dieci anni, tutte le volte che le passavo davanti mi ripetevo che peccato! uno spazio simile inutilizzato, abbandonato. Nello stesso momento, si stava pensando agli spettacoli a lunga tenitura ed ecco che è scattato il momento giusto, l’idea ha incontrato il luogo come il luogo ha fatto sua l’idea. Allo stesso modo, anche per l’Alfieri – in compagnia proprio del Gioiello – c’è stato il momento giusto, l’incontro tra due gruppi che hanno la stessa visione del teatro.”

Il testimone passa a Fabrizio Di Fiore Entertainment – che a riassumere il tutto produce Roma City Musical, la nuova compagnia di musical che ha come base Art Village, polo culturale a Roma tra i più grandi d’Europa con 4500 mq, 16 sale, un auditorium, sale di registrazione e campus per artisti e studenti fuori sede -, con la direzione artistica del maestro Luciano Cannito, grande personaggio dello spettacolo e coreografo e regista dalla grande esperienza e dall’apprezzamento internazionale, e la direzione musicale di Beppe Vessicchio, gran vecchio della musica con il suo pizzo televisivo, lui che non ha certo bisogno di presentazioni, per il calendario di quest’anno la preparazione è ancora stata fatta insieme, il mutamento vero e proprio lo si vedrà appieno con la prossima stagione. “Condivisione, stessa passione, la prospettiva di ampio respiro, l’idea portante che tutto sia basato sulla formazione, la promessa “di continuare quella politica di coccolamento verso il pubblico, il proprio pubblico, che noi abbiamo fatta nostra sin dall’inizio”, rivendica ancora Irene. “in questa visuale di intenti comuni, mi piace la naturalezza dell’operazione, la voglia di mantenere il metodo di lavoro di Torino Spettacoli e di portare in palcoscenico la bellezza con i tempi giusti, senza cancellare i cambiamenti necessari e le novità che inevitabilmente i nostro lavoro comporta e ancora comporterà. Mi è piaciuto soprattutto il rispetto, è questa la parola cardine di questo cambiamento, il guardare ai lunghi anni della nostra attività con la lungimiranza di impresari preparati e seri, le intenzioni piene del lavoro altrui.”

Il teatro Erba è il teatro di casa, la sigla di famiglia, la sala da 500 posti reinventata dal nonno Giuseppe, il gioiello prezioso intoccabile. E l’attività continua, sotto la grande ala di Torino Spettacoli. “Bollono in pentola altri progetti, abbiamo nuove idee e interessanti, vogliamo far collaborare la Compagnia Torino Spettacoli con il vivaio del Germana Erba’s Talents, i giovani che arrivano dal Liceo coreutico teatrale che da poco ha la sua nuova sede in corso Moncalieri, tra il teatro e il ponte Isabella: lasciando la vecchia sede si era anche pensato a delle soluzioni fuori città, poi, ecco ancora la giusta opportunità, l’incontro insperato, si è offerta questa possibilità e l’abbiamo presa al volo.” Ecco allora riempita la sala precollinare, con la “Grande Prosa”, il ritorno dopo il successo dello scorso anno di Gianluca Ferrato con “Tutto sua madre”, “L’ospite inatteso” dell’ormai onnipresente Agatha Christie, Piero Nuti ancora con “Finestre sul Po”, Giorgio Lupano, già applaudito al festival di Borgio Verezzi, con “La vita al contrario”, dal testo di Scott Fitzgerald “Il curioso caso di Benjamin Button”, già film con Brad Pitt, Lorenzo Balducci in “Fake”, che va a curiosare tra gossip e ironia e vellutata cattiveria nel mondo dello spettacolo, “gli onnipresenti, i raccomandati, i ‘cani’, i caratteristi, i sopravvalutati, gli egomaniaci” e via riflettendo e divertendo. Senza dimenticare il 24° Festival di Cultura Classica (“quando abbiamo iniziato, ogni spettatore pensava ad un mondo di professori parrucconi e di noia, adesso la sala è sempre piena, affascinata e interessata”) che prende il via l’11 ottobre con “Ciò che uno ama – Poeti lirici dell’antica Grecia in scena”, con Piero Nuti e Luciano Caratto.

E l’Alfieri, e il Gioiello? Musical e prosa, dall’”Caffè nero per Poirot” ancora a firma Agatha Christie a “Sette spose per sette fratelli”, regia e coreografia di Luciano Cannito, con Diana del Bufalo e Baz, da Katia Ricciarelli che porta in scena il divertente “Riunione di famiglia” al ritorno di Veronica Pivetti, dalla ripresa di “Grease” a “Van Gogh café”, ovvero l’autore dei “Girasoli” in commedia musicale con musiche dal vivo, dal fregolismo di Brachetti con “Solo” al “Casanova” visto da Red Canzian, spettacolo imperdibile, gran successo della scorsa stagione. Finalmente arriva a Torino “Don Chisciotte” con Alessio Boni e con Serra Yilmaz, l’attrice turca cara a Ozpetek, Milena Vukotic e Pino Micol nel pirandelliano “Così è (se vi pare)”, Carlo Buccirosso, “La finta ammalata”, un raro Goldoni con Franco Oppini e Miriam Mesturino, Margherita Fumero in “Sherlock Holmes e il mistero di Lady Margaret”, l’eterno “Forbici Follia”, l’immancabile Festival dell’operetta per tutti gli appassionati, i tre Gala dei Germana Erba’s Talents da segnare in agenda alle date 20 dicembre, 30 marzo e 10 giugno. Un calendario teatrale “dai mille colori” lo definisce Irene Mesturino, “perché il teatro è di tutti.”

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini: scene da “7 spose per 7 fratelli”, prodotto da FDF Entertainment, “Casanova”, il musical ideato da Red Canzian; “Solo”, one man show dell’impareggiabile trasformista; Milena Vukotic e Pino Micol in “Così è (se vi pare)” di Luigi Pirandello.

Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo Precedente

All’ippodromo di Vinovo in pista il futuro del trotto italiano

Articolo Successivo

Expocasa: la casa del futuro comincia qui

Recenti:

IL METEO E' OFFERTO DA

Auto Crocetta