Riceviamo e pubblichiamo
Ma dev’essere di Centro e plurale al suo interno.
“Di fronte alla riproposizione del solito e sempre più stantio bipolarismo ‘selvaggio’, la novità del ‘Terzo polo’ può realmente avere uno spazio politico significativo se riesce, però, a spiegare sino in fondo la necessità di ridare cittadinanza ad una scelta di ‘Centro’ nel dibattito pubblico italiano. Un Centro che si rende sempre più necessario ed indispensabile soprattutto se i due schieramenti principali ripropongono quella logica degli ‘opposti estremismi’ che è la causa principale del decadimento della nostra democrazia e della crisi delle nostre istituzioni.
Al contempo, però, il ‘Terzo polo’ dev’essere realmente un soggetto politico riformista e democratico perchè culturalmente plurale al suo interno. Non può, cioè, essere la semplice riedizione, seppur in forma aggiornata e rivista, dell’esperienza politica del PRI o del PLI. Una pluralità, quindi, che non può non avere al suo interno una visibile e e significativa presenza cattolico popolare e sociale. E questo non per mere ragioni di organigramma ma, al contrario, per rappresentare mondi vitali, realtà culturali e settori sociali e popolari che sono, tutt’oggi, privi di una rappresentanza politica adeguata e pertinente. Realtà che non sono rappresentate da un bipolarismo sempre più muscolare e teso solo a delegittimare e a distruggere l’avversario/nemico politico”.
Giorgio Merlo
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