L’ultima guerra di Mario Schifano 1988-1998

Al valdostano “Castello Gamba” di Chatillon, una retrospettiva incentrata sull’ultima fase pittorica dell’artista romano

Fino al 25 settembre

“Pittore puma”, lo chiamava Goffredo Parise. “Un piccolo puma – spiegava lo scrittore vicentino – di cui non si sospetta la muscolatura e lo scatto, che lascia dietro di sé l’impronta nitida e misteriosa dell’eleganza”. Artista poliedrico (non solo pittore, ma anche musicista e regista cinematografico), animo ribelle, vita fortemente borderline, Mario Schifano (Homs-Libia italiana, 1934 – Roma,1998) seppe tastare annusare e attraversare, soffermandovisi più o meno a lungo, gran parte delle correnti dell’avanguardia artistica contemporanea con la lievità, l’eleganza, la muscolatura e lo scatto di un “puma”. Calzante a pennello, dunque, il ritratto cucitogli addosso da Parise. Il suo fu un lungo percorso d’arte che lo portò  dalla Scuola Romana di Piazza del Popolo (quella del “Caffè Rosati”), con approcci più che solidi ma altalenanti dall’Informale alla Pop Art (girovago fra New York e Parigi, grandi amicizie e pericolosi eccessi, a braccetto con Andy Warhol, Roy Lichtenstein non meno che con i Rolling Stones che a lui dedicarono il brano “Monkey Man”) fino all’attraversata di “rimembranze futuriste” o ai singolari “paesaggi anemici” così come alle “tele computerizzate”, per poi girare l’angolo e ritornare ai vecchi amori legati alla totale dedizione al colore lasciato libero di raccontare, con vigore e lirici sussulti, emozioni e natura, emozioni e vita, emozioni e drammi come la dolente assurdità delle guerre. Su questa linea verte la produzione dell’ultimo decennio di vita di Schifano. 1988 – 1998.

Dieci anni  raccontati con rigore nella retrospettiva “L’ultima guerra di Mario Schifano”, nata da un progetto di “Casa Testori” curata da Davide Dall’Ombra e realizzata dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta, negli spazi del “Castello Gamba – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea” di Chatillon. La mostra prende avvio e spunto da un concreto episodio della vita dell’artista, che fra il febbraio e il marzo del 1988 soggiornò in Vallée, lavorando a tutto spiano in un’ala dell’antico Priorato di Saint-Bénin producendo decine di quadri, insieme ad opere su carta, che vennero esposte alla “Tour Fromage”, nella mostra titolata “Mario Schifano. Verde fisico”, svoltasi da aprile a luglio dell’’88. Racconti di paesaggio, di occhi e anima a confronto con il potere della Natura. Opere che fanno tutt’oggi parte della Collezione permanente del Museo. Quello fra il 1988 ed il 1998 è un decennio irripetibile per l’artista: “anni febbrili e prolifici – si sottolinea – di ritorno alla pittura e di ‘guerra’ con la pittura stessa, come con le proprie dipendenze e ossessioni”. Introdotte da un video, che racconta la nascita di “Chimera”, l’opera monumentale realizzata da Schifano durante la performance di una sola notte a Firenze (1985), le grandi opere in mostra al “Castello Gamba” sono invece “ritratti” amari di guerra in senso reale. Dell’allora “Crisi del Golfo” che segnò in modo particolare l’artista, soprattutto attraverso le immagini televisive. Due opere su tutte. Nella sala principale dedicata alle esposizioni temporanee, troviamo due tele di monumentale forza espressionistica (de Kooning?), dedicate al dramma della guerra in Iraq“Tearful (In lacrime)” del 1990 e “Sorrisi Scomparsi” del 1991, l’unico volto possibile della tragedia in Kuwait. In “Tearful” il dramma della guerra parte da una foto ritagliata dal “Time” del 10 dicembre 1990, dove un bambino ci guarda smarrito mentre il padre soldato, in partenza per il fronte, china la testa coprendosi il volto in lacrime. In “Sorrisi scomparsi” una “folla di nuovi volti senza volto” sono sovrastati dalla traduzione in arabo del titolo dell’opera e danno corpo al dramma collettivo del Kuwait. La rielaborazione pittorica delle immagini televisive si affianca a quella fotografica. Schifano manda a stampare decine di rullini al giorno: foto scattate agli schermi TV che si accumulano nel suo studio “in un processo divorante e germinativo insieme”.

In mostra vengono presentate attraverso quattro grandi composizioni in pannello incorniciate in plexiglass che presentano oltre 1300 fotografie (10×15 cm.) ritoccate ad olio e pennarello, realizzate tra la fine degli anni Ottanta e il principio degli anni Novanta. Una produzione sterminata che Emilio Mazzoli (grande gallerista modenese e grande sostenitore di Schifano) ha definito il “rosario di Schifano”, snocciolato durante il giorno. Nel tentativo di lasciare un’impronta su quanto accadeva intorno a lui. Tentativo riuscito.

Gianni Milani

“L’ultima guerra di Mario Schifano 1988-1998”

Castello Gamba, Località Cret-de-Breil, Chatillon (Aosta); tel. 0166563252 o www.castellogamba.vda..it

Fino al 25 settembre

Orari: tutti i giorni, dalle 9 alle 19

Nelle foto:

–       Mario Schifano al lavoro in Valle d’Aosta, Ph. T. De Tommaso

–       “Per vedere”, acrilico su tela, 1988

–       “Tearful”, tecnica mista su tela, 1990, Ph. Amos Parlatini

–       “Sorrisi scomparsi”, tecnica mista su tela, 1991

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