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Percorsi formativi a chi assiste carcerati psichiatrici

L’audizione della Commissione Sanità regionale  (presieduta da Alessandro Stecco) sulla sanità in carcere è stata dedicata  alla salute psichiatrica dei detenuti. Durante gli interventi tutti gli esperti intervenuti sono stati concordi sull’esigenza di costruire percorsi specifici di formazione professionale sia per i medici e gli infermieri che operano dentro il carcere, sia per gli agenti di polizia penitenziaria che si trovano a contatto con i detenuti psichiatrici.

Il garante regionale dei detenuti, Bruno Mellano, ha tracciato una panoramica della situazione generale che vede la Regione (responsabile della sanità anche in carcere) rapportarsi necessariamente con le istituzioni deputate alla sorveglianza dei detenuti: “Ci sono circa quattromila detenuti nelle tredici carceri piemontesi che vengono trattati in maniera differente perché le situazioni strutturali sono molto diverse nei vari istituti. Mancano i medici specialisti interni e quindi spesso è necessario trasferire i detenuti in ospedale per le visite, con notevole impiego di scorte. Dovremmo puntare su un adeguamento tecnologico che permetta per esempio la telemedicina”.
Il dottor Roberto Testi, medico legale responsabile della Sanità penitenziaria dell’Asl di Torino (a cui fa riferimento il carcere delle Vallette), ha parlato del SAI (struttura per l’assistenza intensiva) e del Sestante (reparto psichiatrico) all’interno del carcere di Torino. “Il Sai dovrebbe essere un piccolo ospedale all’interno del carcere ma non è così. Spesso si ricorre a ricoveri esterni perché non ci sono le strumentazioni necessarie per le diagnosi, inoltre i concorsi per i medici che servirebbero vanno deserti. Il Sestante – nato come progetto di eccellenza – adesso è chiuso perché deve essere ristrutturato”. Anche la dottoressa Patrizia Vaschetto ha parlato del Sestante (struttura di cui è la responsabile): “Alcuni detenuti-pazienti non hanno la diagnosi psichiatrica e il reparto dovrebbe servire proprio come punto di osservazione in vista della diagnosi, ma non si sono abbastanza medici disponibili”.
Nel suo intervento la dottoressa Adele Starita, magistrato del Tribunale di Sorveglianza di Vercelli, ha messo l’accento sulle difficoltà di comunicazione tra le Asl e le strutture della Giustizia, la necessità di aumentare le strutture specifiche che si occupano di psichiatria dentro il carcere e le ore di presenza dei medici specialisti: “La sola struttura del Sestante di Torino non basta per tutto il territorio piemontese, ce ne vorrebbe almeno un’altra. I detenuti psichiatrici stanno aumentando ma c’è una carenza cronica di strutture terapeutiche sul territorio per cui non si possono fare uscire dal carcere i detenuti psichiatrici che ne avrebbero bisogno. Non ci sono infatti strutture che possano seguirli con le dovute misure di sicurezza”. Infine, ha presentato una breve panoramica della situazione dei detenuti psichiatrici in Piemonte: “A Fossano non sono segnalate criticità. A Cuneo i soggetti psichiatrici sono gestiti da due medici ma mancano specialisti interni e quindi sono necessarie le visite esterne. Il carcere di Saluzzo (struttura di alta sicurezza) per lo stesso motivo ha bisogno di scorte aggiuntive: ci vogliono sei agenti per ogni scorta. Inoltre negli ospedali spesso non ci sono sale di attesa separate per i detenuti”.
Al termine dell’audizione sono intervenuti per chiedere chiarimenti i consiglieri: Sara Zambaia (Lega), Marco Grimaldi (Luv), Domenico Rossi (Pd), Francesca Frediani (M4o).

 

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