Il ministro Lucia Azzolina ha scritto al governatore della Lombardia Attilio Fontana per invitarlo a tornare sulla decisione di applicare la Dad alle scuole superiori. Non è un invito generico, se è vero che il ministro chiede al governatore di “contribuire con oculatezza, attenzione e capacità di confronto” a garantire il diritto all’istruzione.
Azzolina chiede a Fontana di sfoderare qualità che lei per prima si è rifiutata di mostrare nei confronti del Parlamento. Ci vuole una buona dose di sfrontatezza per chiedere a Fontana e a De Luca, ma presto anche ad altri governatori, di trovare soluzioni alternative alla didattica a distanza, soluzioni che il governo per primo avrebbe dovuto trovare negli otto mesi trascorsi dalla prima ondata pandemica.
Possono i governatori potenziare il trasporto pubblico locale? Con quali risorse? O possono assumere polizia locale con compiti di ordine pubblico così da costringere i ragazzi a filarsela a casa invece di assembrarsi in strada? Il ministro riteneva forse, ma voglio escludere in lei tanta colpevole ingenuità, che una volta messe le rotelle ai banchi e distribuito gel alle scuole, la didattica potesse ripartire come se nulla fosse. Il suo collega Boccia ha capito la mala parata e tenta adesso una mediazione fra il ministro e le Regioni. Naturalmente ne uscirà un pastrocchio, con il solo scopo di salvare la faccia al governo e caricare le Regioni di ulteriori responsabilità. Un ministro simile non è tollerabile in tempi normali. Diventa fatale per la scuola in tempi di pandemia.
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