IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni/ Andando a fare piacevolmente shopping in centro, mi sono imbattuto in un gruppetto di persone attorno ad un assessore, il gonfalone comunale e due bandiere piemontesi che ricordavano in piazza San Carlo i caduti dei moti di protesta contro il trasferimento della capitale da Torino a Firenze, in vista di essere portata a Roma come avvenne 150 anni fa
C’era anche un Tenente dei Carabinieri che assai poco c’entrava con quella celebrazione che implicitamente ed anche esplicitamente coinvolgeva l’Arma benemerita in termini negativi. E‘ incredibile che Sindaco e Comune abbiano ignorato la data del 20 settembre e ricordino invece una data negativa e brutta della storia torinese, seguendo i luoghi comuni del più vistoso e banale piemontesismo ,incapace di guardare, andando oltre ai propri occhi, alla nuova Italia nata dal Risorgimento. Sono atteggiamenti che ricordano la virulenza antitirisorgimentale della Lega di Bossi.
Io a palazzo Carignano ho detto domenica scorsa, ricordando la Breccia di Porta Pia del XX settembre 1870, che noi viviamo nel mito del Risorgimento, opposto al mito e alla vulgata antirisorgimentale e antipatriottica di chi ha demonizzato la pagina più importante della nostra storia che segno’ il nostro riscatto nazionale. I pochi torinesi di piazza San Carlo dovrebbero leggersi qualche pagina di Croce, di Omodeo, di Romeo per capire cosa fu il Risorgimento che Salvemini definì ciclopico. Ogni Nazione ha un suo mito e per noi il primo mito fondante, come diceva Luraghi, è il Risorgimento . Poi a debita distanza viene il mito resistenziale.
I facili revisionismi piemontardi e neo borbonici che si elidono a vicenda, riprendono cose non vere o enfatizzano alcuni errori che di fronte al grande disegno cavouriano, garibaldino e mazziniano di unire l’Italia sono davvero piccole cose.
E‘ strano o, al contrario, è ovvio che Appendino non capisca il senso della storia, come diceva Omodeo.