Oltraggio a Fossati, Milano deve riparare

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Gianni Fossati è stato un giornalista, un dirigente di RCS e il vicepresidente nazionale vicario dell’Accademia italiana della cucina, la prestigiosissima istituzione fondata da Orio Vergani e diffusa in tutto il mondo.

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Era stato nominato Grande Ufficiale al merito dalla Repubblica dal presidente Mattarella che elargisce le onorificenze con il contagocce solo a personalità eccezionali. E’ stato anche professore a contratto all’ Università cattolica e responsabile stampa del corpo consolare di Milano. Quindi stiamo parlando di  un uomo di caratura nazionale, ben conosciuto a Milano dove viveva.
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Fossati è morto di Coronavirus il 23 marzo  dopo pochi giorni di ricovero all’ospedale “Fatebenefratelli”,  forse non curato con l’attenzione che la gravità della sua malattia  meritava, da quanto si può desumere da un articolo sul “Corriere della Sera “ di cui fu collaboratore  e che  neppure nella Cronaca di Milano non diede notizia della sua morte che passò quindi quasi inosservata. Anche sua moglie venne ricoverata e ne è uscita guarita. Il suo tragico destino è sottolineato dalla pagina a lui dedicata sabato  23 maggio dal “Corriere” in cui si annuncia che la famiglia non venne avvisata della morte di Fossati e che è stato sepolto d’iniziativa del Comune in un campo in cui vengono inumati gli indigenti che non hanno parenti. Il titolo del “Corriere” è eloquente: “Gianni la vittima dimenticata, sepolto tra chi non ha nessuno.La famiglia: noi mai avvertiti.”  Sottolineo come  quel Gianni confidenziale nel titolo sia oltre modo fuori posto e denoti come il titolista non si sia informato chi fosse Fossati. Il fratello viene a conoscenza della morte solo tredici giorni dopo la sepoltura. Un’offesa pesante che la città di Milano ha inferto ad un suo illustre cittadino. Giustamente Roberto Pirino delegato dell’Accademia della cucina italiana del Ponente Ligure che mi fece conoscere Fossati con il quale nacque un’amicizia sincera mi ha scritto: “Ancora non conosciamo bene quante storie di sofferenza e dolore sono state causate da questa tragedia del Coronavirus” Fossati avrebbe dovuto presentare a Milano proprio in marzo il mio libro su Mario Soldati che poi rinviammo a giugno. Ora non sarà più possibile rivederlo ed avevamo combinato anche una cena al “Don Lisander”, un locale di Milano in via Manzoni molto amato da ambedue. La mia amica Elisabetta Cocito che ha collaborato strettamente con Fossati come segretario del Centro Studi Marenghi dell’Accademia e come direttore del Centro Studi Piemonte dell’Accademia, ha scritto di lui definendolo un “uomo elegante, riservato e colto” che aveva tra le sue grandi  passioni  anche quella che Veronelli chiamava la cultura del cibo e Mario Soldati la civiltà di un popolo. E’ stato anche un grande amico del Centro “Pannunzio”. Il Sindaco di Milano Sala che si è rivelato spesso inadeguato al ruolo che ricopre durante i mesi più terribili della pandemia e soprattutto nella sua fase iniziale, dovrebbe esprimere le scuse della Città, sia pure tardive, per l’intollerabile trattamento riservato a Fossati che non può avere né scusanti né attenuanti. E’ una caduta di stile che Milano non può permettersi e che costituisce una cesura con la sua storia più recente e che fa pensare all’oltraggio della salma di Giuseppe Parini sepolto in una fossa comune, come denuncio’  con indignazione il Foscolo nei “Sepolcri”’ Al minimo va conferito alla memoria di Fossati “l’Ambrogino d’oro” 2020 che sicuramente avrebbe meritato in vita.
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Scrivere a quaglieni@gmail.com
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