“La FCA ha comunicato a governo e sindacati che riaprirà parzialmente diversi stabilimenti senza nemmeno aspettare il 4 maggio, data in cui terminerebbe il lockdown, con la semplice autorizzazione dei prefetti. O peggio con il silenzio assenso vero vulnus del decreto che ha per larga parte vanificato il lockdown”.
Parliamo di grandi stabilimenti come Sevel di Atessa (Ch), Melfi, Mirafiori, Pomigliano e Termoli che si aggiungeranno alle tantissime aziende che nella fase 1 hanno continuato a lavorare con e senza deroghe, con gravi effetti sulla salute dei lavoratori e vanificando gravemente gli sforzi contro la diffusione del contagio.
FCA non fa produzioni essenziali. Non si capisce perché debba riaprire prima degli altri. E i suoi stabilimenti sono realtà talmente importanti che non si può far finta di non accorgersi che hanno inviato la comunicazione. Riteniamo quindi doveroso che i Prefetti neghino l’assenso alla riapertura e che dal governo arrivino parole chiare in proposito. Sappiamo che FCA è un colosso e che la famiglia Agnelli-Elkann controlla una corazzata giornalistica che la politica teme ma la Repubblica è nata grazie ai sacrifici di coloro che seppero dire no al fascismo e al padronato che lo sosteneva. L’articolo 32 della Costituzione viene prima della prepotenza di una multinazionale.
In questo caso è spudoratamente chiaro che si apre per ragioni di mercato e in totale spregio del fatto che siamo ancora in piena emergenza e della mancanza delle condizioni base per evitare una ripresa della pandemia da cui si fa fatica ad uscire.
Si mettono in moto centinaia di migliaia di persone quando manca ancora un piano trasporti senza il quale l’affollamento dei mezzi pubblici li trasformerebbe in formidabili diffusori del contagio.
Non c’è un piano del governo per uno screening necessario per individuare gli asintomatici e le persone che restano contagiose, lasciando che le regioni procedano con misure diverse e che persino le aziende effettuino test a propria discrezione.
Mancano ancora linee guida nazionali certe ed esigibili che evitino il “liberi tutti” della prima fase, rimane gravissima la carenza di test e tamponi e soprattutto non c’è chiarezza sul sistema dei controlli che richiederebbe un piano di assunzioni per renderlo attuabile realmente.
Può il governo esercitare un rigore poliziesco verso il cittadino che esce per fare la spesa o per far pisciare il cane e tollerare che una grande multinazionale con sede legale all’estero ignori le norme a proprio piacimento?
Basta continuare a subordinare la salute ai profitti!
Maurizio Acerbo, segretario nazionale Prc
Antonello Patta, responsabile lavoro Prc
Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
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