Articolo a cura di IPLA – Istituto per le Piante da Legno e per l’Ambiente
Dopo ogni evento alluvionale si torna a parlare della necessità di prevenzione, degli abusi e degli errori che sono stati fatti, di come si dovrebbe e potrebbe fare per ridurre i danni. E la terminologia è spesso inappropriata. Come il riferimento alla “messa in sicurezza” che andrebbe invece sostituito con una più realistica “riduzione del rischio”. La fragilità del nostro territorio, in gran parte montano e collinare, è un dato oggettivo. In questa sede vorremmo soffermarci sugli interventi che potrebbero essere utili a mitigare il rischio dei danni alluvionali. In particolare per quanto concerne la gestione della vegetazione. Proprio a seguito degli eventi che hanno colpito il sud-est del Piemonte nell’autunno scorso, si è riacceso il dibattito. Come gestire quindi gli alberi che crescono spontaneamente negli alvei e sulle sponde dei nostri corsi d’acqua? Ecco allora che si torna a parlare di “pulizia dei fiumi”, altro termine che andrebbe bandito, con cui si intende il taglio di alberi e arbusti in alveo con in aggiunta una significativa rimozione di sedimenti.
Procediamo con ordine: innanzitutto occorre distinguere il reticolo idrografico minore, costituito dai piccoli rii di versante, da quello dei fiumi di fondovalle e pianura. Le caratteristiche sono molto diverse. I primi sono corsi d’acqua con portata modesta o nulla per gran parte dell’anno, i cui alvei, ampi solo alcuni metri, vengono rapidamente colonizzati dalla vegetazione spontanea. Quando si verificano degli eventi intensi il deflusso viene ostacolato dalla vegetazione e la corrente viene deviata causando dissesti con possibili danni anche alle infrastrutture. In questi casi la gestione della vegetazione è indispensabile per garantire la pervietà dei corsi d’acqua e preservare l’integrità del territorio.
Come funzionano i fiumi
I fiumi sono invece ecosistemi complessi. Certo, di grande importanza dal punto di vista ambientale, infatti i fattori in gioco sono molteplici: morfologia, aspetti idraulici e vegetazione. Un esempio? L’effetto che negli ultimi decenni ha avuto il massiccio e diffuso prelievo di sedimenti in alveo in molti fiumi del bacino padano, compresi quelli piemontesi. L’effetto combinato dei prelievi di materiale in alveo e delle opere di difesa ha progressivamente artificializzato i nostri corsi d’acqua rendendoli molto simili a canali. In queste condizioni si innesca un processo di erosione progressiva del fondo dell’alveo, con l’abbassamento anche di alcuni metri, conseguente aumento della velocità della corrente e danni alle infrastrutture, in particolare ponti e opere di difesa. Per contrastare questo fenomeno si sono rese necessarie ingenti opere di manutenzione tra i quali la rifondazione delle pile dei ponti ormai scalzate e in pericolo di crollo. In questi casi la vegetazione spontanea cresciuta negli alvei può costituire un freno naturale alla velocità della corrente e contribuire all’integrità delle opere.
Come intervenire per gestire le alluvioni?
Ecco allora che gli stessi interventi, come il semplice taglio della vegetazione, a seconda dei contesti in cui si applicano possono avere effetti molto diversi. La chiave per attuare una gestione mirata ed efficace è la pianificazione. La Regione Piemonte, supportata da IPLA, con altri partner italiani e francesi, ritenendo fondamentali questi aspetti ha aderito al Programma Interreg Italia e Francia, con il progetto Eau Concert, che si è sviluppato in due fasi successive.
La prima, realizzata nel periodo 2013-2015, ha visto la realizzazione in via sperimentale del Piano di Gestione della Vegetazione perifluviale (PGV) del fiume Dora Baltea e del torrente Chiusella, la cui metodologia è poi stata utilizzata per la pianificazione di altri corsi d’acqua: Stura di Lanzo, Dora Riparia, Torrente Belbo, Torrente Orba e Fiume Sesia (in corso di realizzazione).
La seconda, attualmente in corso, ha come obiettivi la realizzazione degli interventi previsti dal Piano di gestione attraverso il miglioramento della vegetazione forestale presente lungo la Dora, l’impianto di circa 5000 alberi e arbusti per formare siepi campestri e contrastare le specie esotiche invasive. Si prevede inoltre la realizzazione di corsi di formazione aperti a studenti universitari, amministratori, tecnici e ditte forestali specializzati nella gestione di questi ecosistemi di grande importanza per la riduzione del rischio idraulico, la conservazione della biodiversità e della qualità delle acque e la promozione di attività turistiche sul nostro territorio.
Leggi qui le ultime notizie: IL TORINESE