Fino al 6 gennaio 2020
Sono immagini femminili sinuose e misteriose, di cui s’intuisce appena la fisionomia sotto i lunghi veli colorati, spesso realizzati con stoffe preziose, che ne fanno presenza poetica e statuaria senza volto né identità.
Colte dall’obiettivo fotografico, attraversano, con la morbida intrigante leggerezza di performance sospese fra danza e teatro, luoghi di conclamata storicità e di toccante forza evocativa. Presenze metafisiche. “Shorless”, come dire: creature senza limiti e confini. Sono loro le modelle (o la modella?) protagoniste delle venti opere fotografiche al centro del progetto che la fotografa inglese di origini turche, Guler Ates, ha realizzato e collocato lungo il percorso di visita del MAO – Museo d’Arte Orientale di Torino, all’interno di una proposta didattica formulata dalle Aziende e dagli Enti Soci della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali per gli allievi dell’Accademia Albertina, con la Royal Academy of Schools di Londra, dove l’artista è Tutor. La mostra, quest’anno alla sua quinta edizione, é curata da Domenico Maria Papa ed è parte di Art Site Fest 2019, festival dedicato alle arti contemporanee in dialogo con alcune delle più belle residenze del Piemonte.
Nel corso della sua permanenza torinese, Guler Ates ha prodotto alcune immagini tratte da shooting fotografici all’interno delle sale del MAO, dove ha allestito un vero e proprio set, per proporre e raccontare con il suo linguaggio una personale visione del Museo. Durante il suo lavoro l’artista è stata seguita da 25 selezionati studenti dell’Accademia Albertina, che hanno potuto partecipare alle diverse fasi del lavoro e seguire un workshop sulla creatività e i contenuti del progetto che ha portato a “Shoreless”, evento espositivo in cui troviamo – accanto alle foto scattate al MAO – anche altre immagini riprese in più Paesi del mondo e in particolare in India, sull’onda di un costante interesse al dialogo fra Occidente e Oriente. “Nell’approfondire i molti rapporti, intessuti nel corso dei secoli, rimango affascinata – dice l’artista – da come la cultura occidentale sia debitrice di forme e immagini verso l’Oriente, prossimo o lontano. E da come l’Oriente guardi da sempre all’arte europea come ad una fonte di ispirazione. La nostra epoca spesso dimentica questa millenaria storia di scambi, finendo paradossalmente per allungare le distanze, proprio in un momento storico che ci permette di accorciarle.”
Opere “site-responsive”, quelle di Guler Ates “si caricano –sottolinea Domenico Maria Papa – delle qualità e dei significati dei luoghi in cui sono esposte. A differenza di una parte importante della produzione contemporanea, che spesso si astrae da un contesto per essere osservata nello spazio neutro di una galleria, la ricerca di Ates è da sempre indirizzata a cultura e storia degli ambienti ai quali si rivolge. Ogni sua opera mira, attraverso lo spiazzamento provocato dalle sue misteriose figure, a sollecitare lo spettatore, inducendolo a riconsiderare le sue abitudini percettive”. Al punto – aggiungiamo noi- di divenire parte integrante dell’ambiente che le racchiude. Un tutt’uno che pare, come tale, concepito (e non pretestuosamente annesso) fin dalle origini. Senza limiti né confini. “Shoreless”, per l’appunto.
Gianni Milani
“Shoreless”
MAO – Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436932 o www.maotorino.it
Fino al 6 gennaio 2020
Orari: da mart. a ven. 10/18 e sab. – dom. 11/19
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