Lorena Senestro per il Teatro della Caduta
Restiamo aggrappati al frutto della colpa, forse perché nel gusto della proibizione si cela il relitto della nascita. Che i moti dell’anima sempre furono ricerca nel disincanto, da sempre inseguiamo l’ombra che ha preceduto il nostro equinozio e, in seno agli angoli dell’erranza, chiamiamo Dio l’immagine assopita della nostra memoria. Dio, questo eterno sconosciuto, da sempre fu alibi di senso ed il primo uomo al nutrirsi di quel frutto avea, con il suo peccato, cominciato a vedere sé stesso. Allo stesso modo, un die, nel tempo in cui fu il tuo corpo sostanza mortale, dolce Monica il cui sguardo lacrima il tuo sentire, l’animo scapestrato di tuo figlio solcò il palmo elitario nella noia della carne, fece della sua espiazione la sua ispirazione, impugnando il delitto dell’inganno in una conversazione interiore con l’incognito. Potessimo dunque, oh Monica, redire un heden, a quali frutti oggi seguiranno le tue confessioni? Quale peccato sarebbe al centro del più bell’albero, che all’avvento di un tripudio condurrebbe alla tacita congiunzione? Quale, Monica, quale erroneo traguardo sarà la struttura delle nostre considerazioni? “D’ambire”, fu il sussurro delle tue testimonianze. 28 settembre 2019, Lorena Senestro inscena “Le confessioni di Monica a Sant’Agostino”, presso l’Abbazia di Vezzolano (AT). In questa nuova produzione del Teatro della Caduta, Monica, madre di Agostino, rivolge al pubblico il suo atto di cura, di fede in qualcosa che non ci avvicini alla verità quanto piuttosto al significato che vi diamo, alla consistenza del limite, all’enfasi dell’introspezione, dando voce a “un luogo mitico, di un’idea nostalgicamente abbandonata”.
Alessia Savoini
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