Si apre un nuovo giallo. Quello di Imane Fadil che, fino alla sua tragica morte, era sconosciuta ai più. Nessuno ricordava che fu coinvolta nei Bunga Bunga di celebre memoria
Era una modella, con brevi apparizioni in tv, in programmi di scarsa audience, ma con il sogno di diventare giornalista sportiva. Più di lei era diventata celebre Ruby per le inchieste che l’avevano coinvolta assieme all’ex premier Silvio Berlusconi per alcune millantate parentele con il presidente Mubarack e alcuni apericena. La morte sospetta, a soli 34 anni, tinge di giallo la sua scomparsa e si fa largo l’ipotesi di un possibile omicidio. A questo punto, i riflettori si riaccendono su di lei perché c’è la supposizione che sia stata avvelenata e si torna a scandagliare la sua vita, ma molto di più la sua morte e sul come ciò sia accaduto. La ragazza viveva con il terrore di essere spiata e infatti diceva in giro, alle sue amiche “Mi spiano” o “mi stanno avvelenando”. Era una fobia, ma la sua morte fa aprire un’inchiesta alla Procura. Imane viene ricoverata alle porte di Milano, nella clinica Humanitas di Rozzano, il 29 gennaio. Da accertare perché abbia scelto di farsi ricoverare proprio all’Humanitas (l’ospedale fondato da Gianfelice Rocca di Techint) e chi l’abbia accompagnata al Pronto soccorso. I sintomi riportati nell’anamnesi vanno dalla spossatezza a forti mal di pancia, gonfiore del ventre, dimagrimento rapido, ma niente di più. Dal referto delle analisi non emergono valori sospetti, tutti i valori sono entro la soglia. Se le analisi di routine non danno riscontri, il 27 febbraio i medici dell’Humanitas chiedono una consulenza al Centro Antiveleni dell’Istituto Maugeri di Pavia per eseguire esami approfonditi in merito alla presenza di 50 metalli. I risultati arrivano per telefono il 1° marzo (per coincidenza, proprio il giorno della morte di Imane). Per il Centro Antiveleni di Pavia non sono presenti — in sintesi — livelli tossici. Fra sospettare di essere avvelenati e morire per avvelenamento cambia tutto . Seppur tutto rientra nella norma, la Procura non ne è convinta e affida l’autopsia all’anatomopatologa Cristina Cattaneo, il medico legale più conosciuto d’Italia (si è occupata tra l’altro degli omicidi di Yara Gambirasio , Lidia Macchi ed Elisa Claps). L’autopsia, in programma tra mercoledì 20 e giovedì 21 marzo, forse svelerà il mistero. L’altro caso di morti sospette per radiazioni, risale ai tempi delle guerre nei Balcani e agli avvelenamenti per uranio impoverito. La morte di Fadil si tinge di Giallo e la sua salma non può essere avvicinata da nessuno per ordine della Procura.
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