FIAT Torino basket: per colpa di chi?

Un articolo breve, anzi brevissimo. La situazione della FIAT Torino basket è sotto gli occhi di tutti. E nessuno ne ha colpa ma la colpa è sempre degli altri. Di chi non ha fatto fallo , di chi dice di averlo detto, di chi ha giocato e di chi non ha giocato, di chi ha parlato quando non doveva e di chi ha reagito quando doveva stare calmo, di chi ha scelto i giocatori e di chi ha detto che non andava bene, insomma, come al solito sembra che la colpa sia di tutti e di nessuno, di uno solo o di tutti gli altri. Intanto, in tutto questo baillamme, chi ci rimette è lo spettacolo e la passione della gente veramente tifosa di basket e della Torino che tifa per questa squadra. Di un popolo cestistico che adorerebbe solo vedere giocare a pallacanestro, un gioco che ormai è sicuramente diverso dagli anni ’80 gloriosi, ma che come ogni cosa progredisce lasciando ai più anziani i ricordi del “si stava meglio una volta” e ai più giovani “questo è il basket moderno”, scordandosi sempre che ogni cosa vecchia è stata a sua volta nuova, almeno all’inizio. Ma lasciamo la filosofia all’esterno. Ora, la situazione creatasi è sì un danno per lo spettacolo, ma queste lotte più o meno “interne” ed esterne danneggiano noi tifosi e anche tante persone che non se lo meritano: tutti quelli che lavorano affinché lo spettacolo vada in onda. Da coloro che controllano i biglietti al Palavela, a quelli che effettuano il servizio d’ordine, da quelli che allestiscono il campo a quelli che fanno le pulizie, da quelli che tutti i giorni lavorano per la squadra per creare le migliori opportunità per allenarsi a quelli che nell’ombra dirigono tutti i lavori per costruire il meccanismo sportivo che sta alle spalle di una società di serie A professionistica. Di tutti quelli che inseguono sponsor per arrivare a coprire il budget, di tutti coloro che seguono gli aspetti burocratici, di tutti coloro che stanno dietro alle “esigenze” dei giocatori, di tutti e dico tutti coloro che hanno messo soldi, tanti soldi, perché il sogno di una città si avverasse, e anche di tutti i tifosi che hanno messo soldi per vedere uno spettacolo degno di questo nome. In nome di tutto questo e anche di tutti i lavoratori nell’ombra dell’Auxilium basket Torino, sarebbe giusto che i giocatori e gli allenatori provassero a mettersi una mano sulla coscienza e “lavorare”, se così si può definire chi per lavoro gioca a basket, compatti per vincere il più possibile. Loro, “domani”, forse o sicuramente avranno una nuova squadra, tutti gli altri che lavorano per loro, se perderanno, saranno a casa a cercarne un altro.

Go on Aux. Per tutti noi e anche per Voi.

Paolo Michieletto

 

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