In Piemonte gli anziani, così definiti per età anagrafica (dai 65 anni in su), sono il 25,1% della popolazione (dati ISTAT 2017). Ora, con l’aumentare dell’aspettativa di vita, si distinguono due fasce d’età: gli anziani giovani (quelli fino ai 75 anni d’età) e gli anziani veri e propri. Il 48,7% delle famiglie composte da persone sole sono anziani di 65 anni e più, di cui il 17,0% delle persone ha un’età compresa fra i 65 e i 74 anni; il 20,7% delle persone fra i 75 e gli 84 anni; l’11,1% persone con più di 85 anni (dati Istat 2015). “L’esperienza di solitudine – afferma Barbara Rosina (Presidente Ordine Assistenti Sociali del Piemonte) -, connotata da profonda sofferenza, non può lasciare indifferenti le istituzioni, i servizi sociali, come neanche i comitati di quartieri, l’associazionismo, i vicini di casa. Diversi però sono i fattori che concorrono, accanto alla solitudine, verso una riduzione del benessere e della qualità di vita delle persone anziane: la crisi economica e lavorativa che ha comportato in diversi casi la fuoriuscita dal mercato del lavoro prima dell’età pensionabile; la configurazione della famiglia come mononucleare (composta cioè da una sola persona); il perpetuarsi di un welfare familistico in cui “i nonni” sono ancora gli unici ad essere da un lato deputati alla cura dei nipoti, dall’altro detentori di un bacino economico a cui i giovani è negato il raggiungimento”. “Occorre agire per individuare progetti volti alla socializzazione, incrementare ruolo attivo dell’anziano nella società tutta (contesti intergenerazionali), incoraggiare protagonismi, non solo legati all’associazionismo, e aumentare le opportunità formative (Life Long Learning)”.
(foto: il Torinese)
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