I ricordi di giovinetto in Barriera hanno i colori del sole estivo. I compiti scolastici estivi erano una formalità che avremmo sbrigato a settembre, noi fortunati che iniziavamo le scuole il 1 ottobre. Che poi con qualche aggiustamento del calendario si arrivava anche dopo. Nonostante l’inquinamento i colori rimanevano sgargianti.Giocare con gli amici non era un problema. Bastava scendere in strada. Ma la parte del leone la faceva l’oratorio. Nelle vacanze estive anche di mattino era aperto. Chiusura alle 12 30. A casa per mangiare e poi di corsa giù in strada, quattro piani senza ascensore ma la fatica non si sentiva mai. Poi ci siamo “emancipati” e tre giorni alla settimana andavamo in piscina. Piscina Sempione, dove per cambiarti ti davano un braccialetto con il numero della rotatoria. Ti spogliavi in cabina e via in acqua fino a sera quando la sirena suonava l’uscita. Ed il sole si “mischiava” alla assoluta libertà. Non dico amori… ma i primi sguardi a quella ragazzina sorridente e timida che per tutta l’estate non hai avuto il coraggio neanche di salutarla. Tranne all’ultimo giorno, dove al “ciaooo” ci si riprometteva di rivederci a settembre. Cosa che non si verificava mai. Ma allora il tempo era altra cosa. Libertà e sole ci aiutavano nel vivere una Barriera di Milano che era tutta nostra. Poche le auto. Le nostre madri in casa erano fieramente casalinghe. Ed i nostri padri lavoravano alla Feroce (la Fiat). Io ero tra i più fortunati . Mio padre faceva il centrale e qualche volta ci si scambiava parsimoniose parole a cena. Qualche volta si parlava, ma non esageriamo. Siamo figli di un tempo dove il padre era padre e il figlio il figlio. Si cenava presto e poi di nuovo giù per strada per le ultime ore di luce. Giochi imposti biglie e ligia. Colpire con una pietra piatta altre pietre vincendo biglie di plastica con l’effige dei corridori da portarsi al mare per le piste di sabbia. Proprio così, ci si divertiva con poco. Che poi i soldi erano pochi. Ed io ero fortunato o abile perché mettevo da parte il ” bottino” per l’ estate al mare o in montagna. Io fortunato nel gioco e fortunato di essere nato in Barriera dove anche il sole e la libertà erano un’altra cosa. Proprio oggi il rientro da alcuni giorni di relax. Mi sono fermato in Barriera per fare due passi a piedi. E per l’ ennesima volta non l’ho riconosciuta. Non ho voluto riconoscerla. Dalla pulizia delle strade alla convivenza tra le persone, la situazione peggiora sempre di più. Una decina di persone in uno spiazzo di corso Palermo dietro l’ oratorio della Pace. Integrazione riuscita intorno a molte bottiglie di birra e vino.Tutti ubriachi e sono solo le le tre del pomeriggio. Lontano il ricordo di spensieratezza e il sole accecante di 50 anni fa. Ma al peggio non c’è limite. Telegiornale del Piemonte, notizia dell’accoltellamento perché due uomini hanno litigato per i loro cani. Via Baltea, proprio lì davanti la sede della mitica 35, sezione del PCI. Dove alle elezioni il popolo faceva la coda per chiedere chi votare. Sorridente diceva: “di voi comunisti mi fido”. I padri erano braccianti pugliesi che scappavano dai caporali e dalla assurda fatica dei campi nel Tavoliere. Oggi il ferito lotta tra la vita e la morte. L’accoltellatore è in prigione. Posso solo chiudere gli occhi sperando di vivere un lirico incubo. Ma so che non è cosi. E mi rifugio nel mio ricordo di libertà e di sole. Per me Barriera è rimasta ferma a 50 anni fa.
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