In nome dell’odio e del web

Ci sono parole che prima non si conoscevano e, per qualche brutta vicenda, diventano popolari, quasi di uso comune. Tutti imparano a conoscerle anche se qualcosa del loro significato non è pienamente compreso. Il vocabolo più recente e pericoloso, portato dal web, è “Haters” . Vale a dire, quelli che odiano su internet. Favoriti dall’anonimato, utilizzano sul web un linguaggio violento e lo vivono come fosse un’ arena dove sfogare il loro odio contro tutti con la sicurezza dell’impunità. Spiace notare che, in questo campo, la parità è raggiunta, perché non c’è distinzione tra uomini e donne, giovani e meno giovani, tutti odiano in ugual misura. In questo “gioco” al massacro, a chi odia di più, ci si mettono anche scrittori, giornalisti, politici e via di seguito. Il senso della misura non esiste più e se la parola, talvolta, ferisce più della spada, in questa gara, ce la mettono tutta per essere i primi della classe. L’ultima è quella dello scrittore pluriscortato Roberto Saviano che definisce, il vice premier Matteo Salvini, “Il ministro della Mala“. A parte le querele, che giustamente ci stanno, va rimarcato che lo scrittore ha parlato a sproposito. Delle due, o non sa quello che dice oppure lo sa e anche lui rientra, a pieno titolo, fra quelli che odiano (Haters) e sul ritorno di pubblicità ci marcia.Il fenomeno è tanto allarmante che Vox, l’Osservatorio sui diritti, assieme alle Università di Milano, Bari e La Sapienza di Roma, ha analizzato oltre 2,6 milioni di tweet riferiti alle 6 categorie più bersagliate dai messaggi offensivi, cioè le donne, gli omosessuali, gli ebrei, gli immigrati e i diversamente abili, considerando 76 termini sensibili (tra cui ‘troia’, ‘zoccola’, ‘frocio’, ‘rabbino’, ‘demente’ o ‘ritardato’). Dalla ricerca dello scorso anno emerge una mappa dell’intolleranza che pone le donne, come vittime del 63% dei tweet, a seguire quelle sugli omosessuali al 10,8%, sui migranti al 10%, e diversamente abili (6,4%) ed ebrei(2,2%).Sul caso Savino/Salvini il web si spacca e fa registrare frasi tese ad esprimere solidarietà all’autore di Gomorra contro il vicepremier, accusato di voler “abbattere le opinioni e la democrazia a colpi di querele”, di “zittire il dissenso“, di “minacciare” o “intimidire” chi “con il suo lavoro sta combattendo davvero le mafie”. Altri giudizi, sono di totale segno opposto, come   “Spero ti levi le mutande, oltre alla tua inutile scorta“, “parassita”, “venduto”,   “camorrista e “paraculo“a sostegno del ministro dell’Interno Salvini”. Se sull’odio ci sono quelli che, negli anni, hanno costruito un impero, perché frutta tanto denaro e voti in politica, anche l’ipocrisia e la presunta carità non sono da meno e fruttano altrettanto consenso e denaro.

 

Tommaso Lo Russo

 

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