Cominciano le danze e aumenta l’Iva?

Dopo quasi tre messi di scaramucce e proclami, il Governo della nuova Repubblica è partito. Gli attori sono quasi gli stessi della prima “soluzione” che prevedeva come premier Giuseppe Conte. Sembra una partita di calcio, dove un attaccante diventa terzino alla Facchetti. Così Paolo Savona che non sarebbe dovuto esserci nel governo, ha solo cambiato ruolo, ma non le sue convinzioni. Non solo per questo, la via verso la fiducia al nuovo esecutivo sarà complessa e, in attesa di ottenerla, i due galli nel pollaio, Matteo Salvini e Luigi di Maio, parlano ancora per slogan, come se fossero in campagna elettorale. Se i vincitori sono due, i grandi sconfitti dell’ultima tornata elettorale sono altrettanti, non uno, ma bensì due: Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Tuttavia, Berlusconi, l’Ercolino sempre in piedi, quando si risolleva, non torna come prima e gli equilibri nel centrodestra sono cambiati. Coalizione si, ma non più a guida del leader del fondatore di Forza Italia. Se i perdenti sono due (PD e FI), una loro alleanza, una riedizione di “nuove convergenze parallele” non è fuori da ogni logica e irreale. Intanto, Giovanni Tria è andato al Dicastero più importante, quello dell’Economia e Finanze al posto di Savona. Quello che pensava lo aveva già detto e un modo per attuare la Flax Tax era, a suo giudizio, l’aumento dell’Iva. Non solo quella ordinaria che dovrebbe subire aumenti per arrivare al 25%, ma anche quella al 10% che con due aumenti passerebbe al 13%. Vale a dire, a fronte di una riduzione incerta delle aliquote Irpef passiamo a quelle certe sull’Iva con gli effetti di inflazione e peso sulle famiglie che tutti possono intuire. Il professor Tria, se da un lato criticava il libro dei sogni (contratto) Lega-M5S, dall’altro prevedeva come effettuarne le parziali coperture.  Stando a Jonathan Swift “visione è l’arte di vedere le cose che altri non vedono”. Chi vi scrive è fra quelli che non ne scorgono mentre c’è da condividere quello che diceva, l’attuale, ministro: ” la realtà delle cifre ridimensiona spesso la visione e fino ad oggi non è emerso un accordo chiaro su quali siano i paletti di bilancio che si vorranno rispettare”. Nemmeno crediamo che la compatibilità di bilancio del programma si raggiungerà con un cambiamento delle regole europee, ma se in parte venissero modificate non ci dispiacerebbe.Ancor più complesso, resta il dubbio sul reddito di cittadinanza, sulla sua definizione e sulla differenza rispetto al REI (reddito economico di inclusione) che si applica nel 2018.

Tommaso Lo Russo

 

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