Una PROPOSTA ALTERNATIVA è stata inviata dalle associazioni di protezione ambientale e animaliste alla Città Metropolitana di Torino. L’Amministrazione della Città Metropolitana di Torino guidata dalla Sindaca Appendino ha approvato con lo stampino nello scorso mese di dicembre 2017 un programma di controllo del cinghiale per il 2018 imperniato su battute di caccia, spari diurni e notturni e inutili “militarizzazioni” del territorio che causano la dispersione degli animali senza risolvere il problema della riduzione del numero degli animali ed i danni da questi prodotti alle coltivazioni agricole. Il provvedimento della Città Metropolitana per i suoi numerosi vizi di legittimità (utilizzo dei cacciatori, assenza di dati censuari, assenza del parere dell’ISPRA, nessun intervento di tipo ecologico o preventivo, cessione gratuita ai cacciatori degli animali abbattuti) sarà oggetto di ricorso al TAR il cui deposito è previsto a giorni. La Città Metropolitana era stata invitata a ritirare il Decreto del 22 dicembre 2017 della Consigliera delegata Elisa Pirro, in autotutela. Così non è stato. Grave è giudicato l’utilizzo dei cacciatori e dei cani che disperdono gli animali, causano incidenti stradali, determinano una destrutturazione delle popolazioni, creano nuovi branchi e la colonizzazione di nuove aree con aumento dei danni in luogo della loro diminuzione. Trattasi dell’ennesimo programma volto a consentire strumentalmente l’esercizio venatorio fuori stagione e nelle zone vietate alla caccia più che a risolvere le problematiche legate alla presenza del cinghiale. Decenni di interventi imperniati solo sugli abbattimenti non hanno risolto nulla e hanno mostrato tutto il loro fallimento. Una PROPOSTA ALTERNATIVA imperniata su strategie già collaudate e delle quali esistono ormai documentate dimostrazioni di efficacia, è stata inviata alla Città Metropolitana di Torino. Nell’affrontare il programma per il contenimento del cinghiale non si può prescindere dalla considerazione etico-morale del rispetto per tutte le forme di vita. Gli animali sono esseri senzienti, così come stabilito anche dal Trattato di Lisbona dell’Unione Europea del 2007, e non degli oggetti meccanici a disposizione dell’uomo come purtroppo l’attuale mentalità antropocentrica ce li vuole mostrare. La giunta 5 Stelle della Città di Torino a guida Chiara Appendino, Sindaca anche della Città Metropolitana, nel suo programma di governo recita: “Noi ci impegniamo a promuovere una cultura del rispetto che riconosca tutti gli animali come soggetti di diritti.” Chiediamo che a queste parole seguano fatti concreti. Riteniamo doveroso cercare di conseguire un equilibrio e una pacifica convivenza tra le legittime esigenze delle attività antropiche e quelle altrettanto legittime degli animali di essere rispettati e non perseguitati.
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Le prioritarie modalità di intervento dovrebbero essere:
a) Controllo della fertilità L’avvio subito, su scala la più vasta possibile, del controllo della fertilità degli animali attraverso pratiche contraccettive ormai collaudate. Negli ultimi vent’anni i vaccini contraccettivi sono stati sempre più perfezionati e oggi una monodose causa infertilità nell’animale per almeno 3-5 anni dopo la somministrazione. Studi condotti sul comportamento e sulla fisiologia di cinghiali in cattività hanno dimostrato, con l’uso del vaccino GonaCon, l’assenza di qualsiasi effetto collaterale in questa specie. Mentre i ricercatori stanno sviluppando la formulazione per la somministrazione orale è già stato progettato il BOS (BoarOperated-System) concepito come sistema di distribuzione di esche ai cinghiali. Il BOS consente ai soli cinghiali, e non ad altre specie, di cibarsi delle esche. b) Difesa delle colture Le moderne tecniche di difesa delle colture attraverso le recinzioni elettriche sono in grado di impedire l’accesso degli ungulati al campo coltivato. L’incentivazione dell’uso da parte degli agricoltori può avvenire anche attraverso la cessione in comodato delle strutture da parte della Città Metropolitana. Il risparmio sul rimborso dei danni vale l’investimento. Alcune azioni dovrebbero essere messe in atto da subito: a) l’esclusione degli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC), dei Comprensori Alpini (CA) e dei cacciatori dalle attività di controllo. Il cacciatore è l’unico soggetto che non ha interesse a vedere ridotto il numero degli animali sul territorio e si comporta di conseguenza; b) il divieto dell’utilizzo dei cani; c) il divieto di abbattimento delle femmine adulte per evitare le uccisioni delle femmine dominanti che causerebbero la destrutturazione dei branchi; d) il divieto degli spari notturni per ragioni di sicurezza; e) l’alienazione dei capi abbattuti che costituiscono patrimonio esclusivo dello stato attraverso procedure legittime che escludano la gratuita cessione agli abbattitori; f) controlli sulla sicurezza alimentare a partire dalla presenza di radioattività nelle carni degli animali. Le associazioni scriventi si augurano che possa aprirsi un dialogo costruttivo con tutti i soggetti interessati, a partire dall’ente pubblico, con esclusione della componente venatoria.
Per: ENPA, LAC, LAV, LEAL, LEGAMBIENTE Circolo L’Aquilone, OIPA, PRO NATURA, SOS GAIA Roberto Piana
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