Settembre 2017- Pagina 10

Ultrà, Agnelli inibito per un anno e ammenda di 300 mila euro

La Procura federale aveva chiesto 30 mesi di inibizione per il presidente e due turni a porte chiuse per la società

Il presidente della Juventus Andrea Agnelli sarà inibito per un anno e la Juventus dovrà pagare un’ ammenda di 300 mila euro. Con questa sentenza il Tribunale nazionale della Federcalcio è intervenuta  nel processo al massimo dirigente bianconero per i rapporti non consentiti con i tifosi ultrà. La Procura federale aveva chiesto 30 mesi di inibizione per il presidente e due turni a porte chiuse per la società. Ma le frequentazioni tra Andrea Agnelli e Rocco Dominello, scrive l’agenzia Ansa riportando le parole della sentenza  “avvennero in maniera decisamente sporadica, ma soprattutto inconsapevole con riferimento alla conoscenza del presunto ruolo malavitoso”: in questo modo il Tribunale nazionale della Figc nega la tesi che il presidente sapesse dell’appartenenza di alcuni capi degli ultrà alla ‘ndrangheta.

Progetto “Connettiti con l’italiano”

È stato approvato dalla Giunta regionale del Piemonte il sostegno al progetto “Connettiti con l’italiano” presentato dalla Rete dei Centri provinciali per l’Istruzione degli adulti. La deliberazione è in linea con il lavoro svolto fino a oggi dalla Regione Piemonte in ambito delle politiche per l’accoglienza dei migranti sul territorio piemontese

«La conoscenza della lingua a nostro avviso è un passaggio obbligato per facilitare i processi di inserimento sociale dei profughi ed è per questo che promuoviamo corsi di lingua e cultura italiana, oltre che progetti finalizzati al recupero scolastico. Per l’inserimento dei profughi la conoscenza della lingua è diventata una pre condizione fondamentale. Il progetto “Petrarca”, che è il Piano regionale per la formazione civico linguistica dei cittadini di Paesi terzi che è giunto alla sua quinta edizione e che è finanziato a valere sul fondo europeo FAMI, non prevede tra i beneficiari i richiedenti asilo. Per questo motivo la Regione ha deciso di sostenere la Rete dei Centri provinciali per l’Istruzione degli adulti che ha presentato il progetto sperimentale “Connettiti con l’italiano” che potenzia l’attività normalmente svolta nei confronti dei richiedenti asilo» – ha dichiarato Monica Cerutti, assessora all’Immigrazione della Regione Piemonte.

Il progetto verrà realizzato nell’anno scolastico 2017/2018 e si articola in due fasi: la prima progettuale che prevede il monitoraggio del territorio, l’analisi dei bisogni e la progettazione di un intervento specifico; la seconda che prevede azioni di tutoraggio, docenza di sostegno e corsi di italiano. La sperimentazione si svolgerà prevalentemente nel territorio di Torino e provincia. Il costo del progetto è pari a 70.000 euro.

Dal segno al sogno

Da non perdere, al Castello Paleologo di Casale Monferrato, la mostra che unisce il Segno e il Sogno attraverso le opere di due prestigiosi artisti: Laura Rossi con raffinatissime opere in bianco e nero che denotano una profonda conoscenza della tecnica dell’incisione e, pur nell’essenziale sinteticità, la straordinaria capacità di rendere immediatamente riconoscibili i soggetti descritti ,in particolare architetture e monumenti. Mauro Galfrè, con estrema maestria tecnica, sapiente uso del colore e curiosità verso ogni forma artistica, pittura, scultura, oreficeria, fumetto, ricrea e modernizza suggestioni che vanno da realismo all’espressionismo, dal surrealismo al liberty, con un sottile arguto gioco intellettuale.

G R B

Si inaugura sabato 30 settembre alle ore 17,30 nella Manica Lunga del Castello (cortile d’onore) di Casale Monferrato la doppia personale “Dal segno al sogno” degli artisti casalesi Laura Rossi e Mauro Galfrè. 

La mostra rientra nella rassegna “Arte in Pratica in Monferrato” sotto l’egida della Consulta per la Cultura, presieduta da Piergiorgio Panelli e dal vicepresidente Marco Garione, in collaborazione e con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura retto da Daria CarmiI due artisti condivideranno lo spazio espositivo mettendo in mostra opere che raccontano due mondi molto personali uniti però da un comune denominatore che è la passione per l’uso proclamato del segno inteso come disegno che è la disciplina che entrambi prediligono e coltivano da sempre. Il titolo della mostra “Dal segno al sogno” sottolinea proprio questa scelta comunicativa che partendo da un insieme di segni incisi, disegnati o dipinti offre all’osservatore la visione compiuta del sogno dell’artista che si materializza a poco a poco sulla carta o sulla tela. Due mostre parallele quindi composte da tanti lavori diversi come incisioni, opere su vetro e ceramica, illustrazioni, grafiche e pitture a olio, acquarelli, che vanno a comporre un gioco armonico di bianchi e neri, di forme, figure e colori che bene illustrano e documentano un lungo e significativo percorso artistico. La mostra al Castello, a ingresso gratuito, è visitabile fino al 15 ottobre, sabato e domenica dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00

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Laura Rossi nata a Casale Monferrato, dopo il periodo “surrealista”, dagli anni Ottanta ha operato come grafico con illustrazioni e copertine di libri, ex libris, acquarelli, vetri dipinti. Del 1994 la grande personale -organizzata dalla Regione – presso il salone San Bartolomeo di Casale (catalogo di Angelo Mistrangelo). Ha poi realizzato disegni e incisioni per il gemellaggio Conzano-Ingham con mostra in Australia,  per i 500 anni della Sinagoga casalese, per la rievocazione del Volo su Vienna di Gabriele d’Annunzio e Natale Palli e per il volo su Budapest con l’Aero Club Palli. Ha partecipato alle varie edizioni di Grafica Ex Libris, mostra internazionale. Un suo vetro figura nella collezione “Presepi d’autore” di Conzano. Nel 2005  personale alla Giornata Italiana a Milwaukee (USA). Nel 2006 ha illustrato il libro ” Il disegno di luoghi e mercati di Torino” edito dal Politecnico. E’ in contatto con il Gabinetto delle Stampe di Bagnacavallo. Da diversi anni collabora con la Stat Viaggi e il bisettimanale Il Monferrato per la realizzazione delle incisioni e delle ceramiche ricordo delle crociere in sinergia con la Costa. Tra le ultime partecipazioni su invito: a Napoli “Incisioni al femminile”, a Bologna “Silenzio su carta” e “Lo Scorrere dell’arte” a Torino (Biblioteca Nazionale) “Cinquant’anni di Italia 61 – Ricordi Xilografici”, al Castello di Casale “Casale capitale del Monferrato”. Poi alle Biblioteche Nazionali di Torino, Cosenza e Roma ”Stemperando” (biennale). Ha partecipato al ciclo “Incontro con l’artista” a Cerrina, organizzato dall’Inac. Ha eseguito per Mon.D.O. la Locandina d’Arte 2013 del “Nadal an Munfra’”. Molto ricercati i calendari annuali di “Appunti di Viaggio”. Sue le cartoline nel settembre 2013 per il volo storico delle “Madonne Nere” con le immagini di Crea – Oropa e Cagliari e nel 2015 per quello Casale-Parigi-Casale con tre incisioni in ricordo di D’Annunzio e Palli. Nel 2014: Mostra “Visioni Pittoriche” – Istituto Italiano di Cultura – Praga, Torino – Art Gallery. Per la Pasqua 2016 a Conzano villa Vidua ” L’uovo di cioccolato”. Nel 2017 personale al castello Isimbardi a Castel d’Agogna.

Mauro Galfrè, nato a Spigno Monferrato, ha vissuto la giovinezza a Casale dove, dopo una lunga trasferta Genovese, è tornato a vivere. Pittore, illustratore e grafico, ha iniziato il suo percorso spronato dal pittore Gino Mazzoli e dall’insegnante di disegno Rina Testera Porta. Diplomato nel 1970 all’Istituto Statale d’Arte “Benvenuto Cellini” di Valenza, ha lavorato come ideatore e disegnatore di gioielli. Ha avuto esperienze nel campo dell’illustrazione e della realizzazioni di manifesti, copertine di dischi, fumetti e cartoline. In campo pittorico ha esposto in collettive in Italia e all’estero ed allestito mostre personali ottenendo lusinghieri apprezzamenti. Dal 1972, trasferitosi a Genova, ha ottenuto numerosi riconoscimenti tra cui il premio “Arte grafica per la Liguria”. Nel 1980 ha esposto a Palazzo Ducale di Genova insieme ai principali artisti liguri e nel 1981 ha vinto il “Premio Murano” con un’opera realizzata dalle vetrerie veneziane. Si è dedicato alla pittura fino alla fine degli anni ’80. Dopo una parentesi in veste di paroliere e compositore di musica leggera, negli anni ’90 è tornato a operare in campo pittorico e grafico. Ha curato manifestazioni dedicate al mondo del fumetto e del cinema western. In questa veste ha ideato e curato, nel 2009, 2010 e 2014, tre edizioni della mostra commemorativa “C’era una volta il west – Omaggio al cinema di Sergio Leone”. A giugno 2017 ha festeggiato 50 anni di attività artistica con la mostra antologica “Mauro Galfrè, Giocando con l’Arte 1967-2017” allestita nella prestigiosa cornice di Villa Vidua a Conzano (impreziosita da un’ esauriente biografia).

La maternità nell’arte africana, le opere dalla raccolta Albertino-Alberghina

Nel cuore di Milano, in via Sella 4, tra il Castello Sforzesco e il Duomo, il Museo d’Arte e Scienza è un laboratorio di ricerca e sviluppo culturale che tende ad approfondire sempre più una già sua vocazione multietnica. Lo ha fondato, ventisette anni fa, Gottffied Matthaes, raggruppando varie collezioni di grande valore scientifico, allineando un settore che espone vasi di terracotta e sculture di provenienza greco-romana ed etrusca come ceramiche dalla Cina e dal Sud America a tappeti e arazzi di pregiata fattura, da quella che è una vetrina di arte buddhista apprezzata in tutto il mondo, risultato degli innumerevoli viaggi del fondatore in Oriente, alla sezione dell’arte africana, una delle maggiori mostre permanenti italiane con oltre 500 oggetti di alto valore storico-artistico provenienti da diverse etnie dell’Africa Nera (maschere, sculture, reliquiari, simboli di autorità, feticci e svariati oggetti di uso quotidiano, fatti dei più svariati materiali) ad una specifica mostra didattica dedicata al genio di Leonardo.

In simile cornice s’inaugura mercoledì 27 prossimo, alle ore 18, la mostra Mama Africa, la maternità nell’arte africana – 40 sculture e dodici immagini a cura di Bruno Albertino e Anna Alberghina, torinesi, ricercatori e viaggiatori appassionati del continente africano, medici entrambi. In prima linea lui soprattutto in veste di collezionista, lei a realizzare immagini che testimonino la figura femminile all’interno di quelle etnie nei ritratti, nell’abbigliamento e nelle acconciature, nelle abitudini della quotidianità, il tutto in una suggestiva eleganza formale e in una felice immediatezza, pronti negli anni a dividersi il ruolo di realizzatori delle esposizioni di grande successo, ricordando per tutte “Africa: alle origini della vita e dell’arte” (Carmagnola, 2013), “Vanishing Africa” (dal novembre 2014 al gennaio 2015, a Torino) e “African Style” nelle sale del palazzo Salmatoris di Cherasco (2015 – 2016). Nella stessa occasione verrà presentato il volume omonimo (Neos Edizioni), approfondito studio corredato di preziose schede e di oltre cento immagini a colori che testimoniano la ricerca degli autori ormai quarantennale, i percorsi nei territori subsahariani e occidentali sino alle aree più inaccessibili come quelle centro-equatoriali, i molteplici contatti con le differenti etnie dei paesi visitati, la varietà dei materiali impiegati, legno metallo avorio terracotta e pietra, gli aspetti sociali e religiosi cui sono indirizzate le sculture raccolte durante i viaggi.

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Uno sguardo sull’arte africana quindi, che rimette in campo una visione artistica e religiosa, per troppo tempo sottovalutata e dimenticata, rivalutata in seguito da un gruppo d’artisti come Picasso, Matisse, Braque, Derain e Brancusi, pronti ad attingere “alla grande lezione formale offerta da quegli idoli, maschere e feticci, per tradurla in una nuova e vitale stagione estetica”. Un percorso quello della valorizzazione, che ha trovato un favore incondizionato e supportato dai sentimenti della passione e della consapevolezza da parte dei viaggiatori, dei collezionisti, degli etnografi pronti a guardare con un occhio diverso l’Art nègre, sino a svelarne l’eredità culturale arrivata sino a noi. “I nostri studi, i viaggi che compiamo, gli scambi che da sempre sviluppiamo con altri appassionati e studiosi ci dicono la necessità di testimoniare di un’Africa che lentamente si dilegua, travolta dal vortice della globalizzazione, dall’economia di mercato, dalle religioni importate e dal neocolonialismo economico”, sottolinea Albertino. E ancora, circa l’importanza del significato intrinseco di un oggetto d’arte africana, approfondisce: “Gli artisti del primo Novecento si limitarono ad una analisi plastica delle sculture, traendone grande ispirazione. Tuttavia, è necessario ricordare che, nell’oggetto africano, la funzione è essenziale, è la ragione prima del suo esistere. Si tratta di oggetti, maschere e feticci, figure di maternità e di antenati, carichi di potenza soprannaturale, strumenti di culto, simulacri del divino in grado di proteggere chi li possiede da influssi maligni, in grado di assicurare l’ordine sociale e la giustizia. Addentrandoci con gli anni nella ricerca, abbiamo sempre cercato di approfondire la storia dell’oggetto, sia per quanto riguarda il suo significato rituale che il suo percorso. In Africa non esiste l’arte per l’arte, la pura componente estetica, vi è una stretta, forte connessione tra forma, funzione pragmatica degli oggetti, uso rituale, politico e sociale, è ben viva quella componente magico-religiosa dentro la quale l’artista è il semplice esecutore votato all’anonimato e non certo il creatore da ricordare e celebrare”.

All’interno della mostra, in apertura, il professor Alberto d’Atanasio, docente di storia dell’Arte estetica dei linguaggi visivi, terrà una relazione su “Il mistero della Grande Madre”, mentre il 16 ottobre Albertino e Alberghina terranno una conferenza dal titolo “Scarificazioni e decorazioni corporee nella vita e nell’arte dell’Africa subsahariana”. La mostra proseguirà sino al 19 ottobre.

 

Elio Rabbione

 

 Nelle immagini:

Bamboline Akuaba Ashanti, Ghana

Maternità Muchimba, Angola, fotografia di Anna Alberghina

Maschera Pounou Tsangui, Gabon

La copertina del libro “Mama Africa, la maternità nell’arte africana”, Neos Edizioni

 

 

Nigra dalla politica al lavoro: “Troppa approssimazione nel Parlamento di oggi”

STORIE DI CITTA’ di Patrizio Tosetto
Chiacchierando con Alberto ho la conferma dell’ importanza dell’ amicizia. Entrambi arriviamo dalla comune esperienza del Partito comunista dove  l’essere compagni era al di sopra di tutto. Poi il tempo passa e un po’ d’intelligenza fa capire. Amicizia vuol dire anche condivisione nella eventuale e possibile diversità.  Alberto Nigra ora svolge l’ interessante professione di consulente di una società italiana di sviluppo finanziario.  Fa da spola con Roma dove lavorava alcuni anni fa. È stato parlamentare e segretario dei Ds torinesi.  Il più delle volte la politica è crudele.  Anzi, certi politici sono interessati nell’essere cinici. Così, nonostante rassicurazioni di dismissioni di suoi colleghi non è stato eletto senatore. Non ha accettato incarichi di ” ripiego ” E si è reinventato. Uno dei pochi casi di passaggio dal mondo politico al lavoro. Del resto, laureatosi, ha insegnato prima di far politica a tempo pieno. 
Allora Alberto come sono stati questi ultimi 10 anni?
Durissimi ma come vedi siamo qui a raccontarlo. 
Di cosa sei soddisfatto?
Essere qua e non dover dire grazie a qualcuno dei vecchi compagni. 
Spiegati meglio. 
Allontanandosi dalla politica ne capisci i limiti. La professione che svolgo mi fa entrare in contatto con realtà produttive ed imprenditoriali che fanno da sé. Il lavoro che fai è concreto. In politica molta fuffa. 
Distante dalla politica?
Distante da certi politici. Poi sia ben chiaro continuo ad avere rapporti, forse più umani, ed appunto meno politici… e proprio per questo più appaganti.
Continui a leggere e ad informarti?
Sì.. E non sopporto l’attuale grado di approssimazione di questo parlamento. Ai tempi mi confrontavo con colleghi di un certo livello che ora non vedo.
Qual è il punto centrale?
A Torino come a Roma l’inadeguatezza del politico. Voluta da chi non voleva competizioni nella gestione del proprio potere.
I pentastellati?
Anche loro inadeguati. Ma fammi tornare alla sinistra o centrosinistra. In questi ultimi  anni sono stati al potere. Ma non hanno fatto. Ora il paese ne paga le negative conseguenze. 
Tornerai alla politica attiva? 
Non penso proprio, mi piace molto la mia professione. Ciò non vuol dire che mi disinteresso. Sai…quando si nasce tondo non si muore quadrato. 
Ultima domanda: cosa contesti, se lo contesti, a questo Pd?
Patrizio, sai che ero coordinatore nazionale della mozione Angius.  Non eravamo contro la formazione di un nuovo partito. Era il modo che non ci convinceva.  La storia ci ha dato ragione. Il pd non ha un minimo di filosofia politica. 
Eppure, penso di non sbagliarmi, ma Nigra ha ancora da dire e dare alla politica. In particolare ai riformisti che vorrebbero cambiare questo Paese.

“Introdans” sul palco di Torinodanza

Venerdì 29 e sabato 30 settembre 2017, alle ore 20.45, la Compagnia olandese Introdans porterà in scena, in prima italiana, alle Fonderie Limone di Moncalieri (Torino), un programma d’eccezione

 

AL FESTIVAL TORINODANZA 2017 DEBUTTA LA COMPAGNIA OLANDESE INTRODANS CHE PRESENTA POLISH PIECES DI HANS VAN MANEN, CANTO OSTINATO DI LUCINDA CHILDS, SONGS OF A WAYFARER DI JIŘÍ KYLIÁN E RASSEMBLEMENT DI NACHO DUATO

 

Venerdì 29 e sabato 30 settembre 2017, alle ore 20.45, la Compagnia olandese Introdans porterà in scena, in prima italiana, alle Fonderie Limone di Moncalieri (Torino), un programma d’eccezione che include quattro capolavori di alcuni tra i più famosi coreografi contemporanei: Polish Pieces di Hans van Manen, Canto Ostinato di Lucinda Childs, Songs of a Wayfarer di Jiří Kylián e Rassemblement di Nacho Duato.

 

La storia di Introdans è la storia di un sogno: agli inizi degli anni Settanta i Paesi Bassi ospitano tre compagnie professioniste di danza, concentrate nell’Ovest del paese. Ton Wiggers e Hans Focking creano nel 1971 ad Arnhem, nell’area ad Est del paese, lo Studio L.P. L’obiettivo è chiaro: portare il balletto, nel senso più ampio del termine, al maggior numero di spettatori possibili. Gli inizi sono difficili, le sovvenzioni stentano, ma la passione dei due artisti trova subito un riscontro nel numero di persone che si avvicinano al professionismo e, nel 1979, arriva il nuovo nome: Introdans, come introduzione alla danza. Riconosciuto dalle istituzioni negli anni ’80, Introdans si apre ai contribuiti coreografici di artisti stranieri, inaugura un importante settore legato alla formazione di bambini e ragazzi, diventa un riferimento a livello internazionale.

La compagnia olandese, che vanta 40 anni di storia, è una delle formazioni contemporanee cardine del vecchio continente con un ricchissimo carnet de bal. La serata che Introdans presenta a Torinodanza festival rappresenta un corposo saggio di questo patrimonio, una sapiente miscela di repertorio e novità che include quattro capolavori contemporanei, firmati da altrettanti maestri della danza: Hans van Manen, Lucinda Childs, Jiří Kylián e Nacho Duato. Un programma che metterà in risalto la vivacità e la forza di questo ensemble, oggi diretto da

Roel Voorintholt.

 

«Senza repertorio non c’è tradizione. E senza tradizione non c’è legame tra quanto è stato fatto finora. La tradizione non appartiene al passato, la tradizione è cosa facciamo oggi con il passato. Il futuro è costruire su quanto di buono è stato fatto nel passato. Ci vedo un compito per i media, ma anche per i governi»: Hans van Manen (Amsterdam, 1932) è un coreografo elegante, dalla grande forza espressiva e dalla forte cifra intellettuale. Ballerino e coreografo, allievo di Sonia Gaskell, ha fatto parte dell’Het Nationale Ballet di Amsterdam e del Netherlands Dans Theater di cui poi è diventato coreografo e Direttore artistico. Ha creato più di cento balletti, guadagnandosi il soprannome di “Mondrian della danza”. Van Manen ha lavorato per Stuttgart Ballett, Berlin Opera, National Ballet of Canada, Royal Danish Ballet, Compania Nacional de Danza e Alvin Ailey American Dance Theater. Nel 2003 è stata istituita la Fondazione Hans van Manen, che gestisce e cataloga il suo patrimonio artistico in forma di archivio. Al suo attivo anche una lunga esperienza di fotografo.

Polish Pieces è un’esplosione di colori, ma anche di gesti eleganti e fuori dal tempo: coreografia esuberante, sostenuta dal ritmo della colonna sonora di Henryk Górecki, è costruita su motivi semplici e motivi geometrici. Un brillante caleidoscopio di energia e sensualità, che culmina in due appassionanti pas de deux.

 

Capofila del Post Modern americano anni Sessanta, ideatrice e promotrice del Minimalismo coreutico, americana curiosa e sensibile, figura imprescindibile per la storia della danza contemporanea (è nata a New York nel 1940 e si è formata alla scuola di Merce Cunningham e Robert Dunn), Lucinda Childs ha saputo contaminare la sua arte con quella di altri grandi del

nostro tempo: è il caso del suo emblematico capolavoro Dance, creato nel 1979 in collaborazione con il compositore Philip Glass e l’artista visivo Sol LeWitt. Quando ha fondato la Lucinda Childs Dance Company nel 1973, le sue performance sono state caratterizzate da una serie di movimenti ripetuti in diverse configurazioni e velocità. I segmenti danzati sono stati la base per l’opera Einstein on the Beach di Robert Wilson e Philip Glass (1976). Tutte le sue creazioni rivelano una sensibilità estetica astratta e ispirata, prima dalle personalissime forme del silenzio, poi dalle varietà e variazioni anche infinitesimali del ritmo, dalla ripetizione e di recente, dalle più complesse architetture musicali. Nel 2004 è stata insignita del titolo di Comandante della Legione d’Onore dal Governo francese.

Canto Ostinato è uno dei recenti successi del repertorio Introdans, ed è la seconda coreografia che la grande signora della danza ha messo a punto per la compagnia nel 2015. Inflessibile e raffinato, questo lavoro vive della musica ipnotica di Simeon ten Holt.

 

Nato a Praga nel 1947, Jiří Kylián si forma ancora bambino presso la Scuola di balletto del Teatro nazionale. Dopo il perfezionamento alla Royal Ballet School di Londra, nel 1968 entra a far parte dello Stuttgart Ballet diretto da John Cranko, dove con i suoi primi lavori diventa il più giovane coreografo attivo nella compagnia. Al 1973 risale l’incontro con il Nederlands Dans Theater, per il quale crea Viewers, la prima di oltre cinquanta coreografie ideate esclusivamente per l’ensemble olandese. Il successo internazionale arriva con Sinfonietta (1978, su musiche di Leoš Janáček). Nel corso degli anni, il coreografo si indirizza verso balletti più astratti e surrealistici, dove movimenti e musica si saldano in un universo che racconta anime e corpi.

Kylián trasforma il Nederlands in una struttura dalla grande vitalità, affiancando al Nederlands Dans Theater 1 il NDT 2 (per ballerini tra i 17 e i 21 anni) e il NDT 3 (per ballerini di oltre 40 anni). Songs of a Wayfarer nasce nel 1982 per NDT da Mahler, dalla sua musica grandiosa e lirica. Il precedente è celeberrimo: Bejart si era lasciato ispirare da una serie di melodie per baritono e orchestra di Gustav Mahler (Lieder eines fahrenden Gesellen), mettendo in scena Paolo Bortoluzzi e Rudolf Nureyev.

 

Nacho Duato è un coreografo con una lunga carriera di direzione di compagnie di balletto, dalla Compañía Nacional de Danza, al Balletto del Teatro Mikhailovskij di San Pietroburgo e, dal 2014, dello Staatsballett di Berlino. Nato a Valencia nel 1957, Duato ha studiato al Mudra di Bejart a Bruxelles, all’Alvin Ailey American Dance Theater di New York City. Durante la sua

permanenza al NDT con Kylián, Duato si rivela uno dei danzatori più importanti del panorama europeo, inizando la carriera di coreografo. Nel 1988 venne nominato coreografo stabile al Nederlands Dans Theater assieme a Van Manen e Kylián. Alcune sue coreografie sono state inserite in molte prestigiose compagnie internazionali.

Nacho Duato ha coreografato Rassemblement nel 1990 per il Cullberg Ballet in Svezia. È un lavoro dal notevole respiro contenutistico, oltre che coreutico: a partire dalle canzoni dell’artista Toto Bissainthe, che le ha tratte dalle ballate degli schiavi del culto Voodoo. Esse descrivono la vita quotidiana degli schiavi, il desiderio per l’Africa e per la libertà. La nascita del Voodoo in una terra di esilio è stata la prima lingua comune tra gli schiavi di diverse etnie, un momento creativo vitale, un’unificazione culturale. Rassemblement è una creazione che a poco a poco, attraverso i poteri liberatori di musica e danza, dimostra di essere un emozionante appello a favore dei diritti dell’uomo.

(Scheda tratta dal programma di Torinodanza 2017).

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LOCANDINA

 

PAESI BASSI

Fonderie Limone Moncalieri (Sala Grande)

29-30 settembre 2017 – ore 20,45 [durata 78’] | PRIMA ITALIANA

Introdans

Il programma della serata comprende

 

POLISH PIECES [durata 21’]

coreografia Hans van Manen

musica Henryk Mikołaj Gorecki, Concerto per pianoforte e orchestra,

Allegro Molto e Tre pezzi in stile antico, parte 2

eseguita da Amadeus Chamber Orchestra, diretta da Agnieska Duczmal

piano Anna Gorecka

costumi Keso Dekker

realizzazione costumi Nelly van de Velden, Babette van den Berg

disegno luci Joop Caboort

prove Iris Reyes, Mea Venema

ripetitore Iris Reyes per Introdans

maestro di ballo Diane Matla

Prima mondiale: 23 febbraio 1995, Nederlands Dans Theater, Den Haag

Prima Introdans: 20 settembre 2003, Arnhem (versione parziale),

26 dicembre 2012, Arnhem (versione integrale)

 

a seguire

CANTO OSTINATO [durata 13’]

coreografia Lucinda Childs

musica Simeon ten Holt, Canto Ostinato

eseguita da Jeroen van Veen (su nastro)

costumi, luci e scene Dominique Drillot

realizzazione costumi Merlijn Koopman

progettazione audiovisiva Dominique Drillot, Matthieu Stefani

ispirata da Norman McLaren

ripetitore / maestro di ballo Diane Matla

Prima mondiale: 6 febbraio 2015, Introdans, Arnhem

 

a seguire

SONGS OF A WAYFARER (LIEDER EINES FAHRENDEN GESELLEN)

[durata 18’]

ideazione e coreografia Jiří Kylián

musica Gustav Mahler, Lieder Eines Fahrenden Gesellen

(Songs of a Wayfarer – 1883)

eseguita da Los Angeles Philharmonic Orchestra, Zubin Mehta (direttore)

e Marilyn Horne (mezzosoprano)

costumi John F. Macfarlane

luci Jennifer Tipton

scene John F. Macfarlane

adattamento luci e scene Kees Tjebbes

per i costumi si ringrazia il Nederlands Danstheater, Joke Visser e Hermien Hollander

per le scene si ringrazia il Nederlands Danstheater

assistente alla coreografia Elke Schepers

ripetitore / maestro di ballo Diane Matla

Prima mondiale: 11 giugno 1982, Nederlands Danstheater I, Circustheater Scheveningen

Prima Introdans: 17 febbraio 2017, Arnhem

 

 

 

 

a seguire

RASSEMBLEMENT [durata 26’]

coreografia Nacho Duato

musica Toto Bissainthe, parti di Soley Danmbalab, Papaloko, Dey,

Papadanmbalah e Rasanbleman (di Chante Haïti, 1989, Arion arn 64086)

ripetitore Nathalie Buisson, Hilde Koch

scene Walter Nobbe

costumi Nacho Duato

luci Nicolas Fischtel

per scene e costumi si ringrazia la Compania Nacional de Danza

ripetitore / maestro di ballo Diane Matla

Prima mondiale: 27 febbraio 1990, Cullberg Ballet, Orebro (Svezia)

Prima Introdans: 11 settembre 2009, Arnhem

 

 

 

INFO: Tel. 011 5169555 – Numero verde 800235333

Biglietti: Intero € 20,00* – Ridotto € 17,00 – Under 35 € 12,00 – Under 14 € 5,00

*escluse commissioni

I biglietti ancora disponibili verranno messi in vendita un’ora prima dell’inizio degli spettacoli presso le sedi delle manifestazioni

Biglietteria del Teatro Stabile di Torino | Teatro Gobetti – via Rossini 8, Torino – dal martedì al sabato, dalle ore 13.00 alle ore 19.00. Domenica e lunedì riposo.

Vendita on-line: www.teatrostabiletorino.itwww.torinodanzafestival.it

Info: info@torinodanzafestival.it

 

 

Gli spettacoli di TORINODANZA sono programmati nei seguenti teatri:

Teatro Carignano, Piazza Carignano 6 – Torino

Teatro Gobetti, Via Rossini 8 – Torino

Fonderie Limone Moncalieri, Via Eduardo De Filippo angolo Via Pastrengo 88 – Moncalieri (TO)

Teatro Regio, Piazza Castello 215 – Torino

Lavanderia a Vapore Collegno, Corso Pastrengo 51 – Collegno (TO)

 

 

Al via il Manhattan Short Film Festival

CineTeatro Baretti – via Giuseppe Baretti 4, Torino. Apertura concorsi gLOCAL FILM FESTIVAL 2018

 

 

Giovedì 28 settembre prende il via la 20° edizione del Manhattan Short Film Festival e tutti gli appassionati di cinema di Torino saranno tra i primi ad assistere a questo festival di cinema unico nel suo genere, che mostra a una platea globale sparsa in oltre 250 città dei sei continenti, i 10 migliori cortometraggi internazionali realizzati nell’ultimo anno. La sera del 28 settembre l’appuntamento con il cinema breve è alle 21 al CineTeatro Baretti (via Baretti 4, Ingresso 5 €), dove si succederanno una dopo l’altra le opere finaliste del 2017 selezionate tra il numero record di 1.615 iscritte da 75 diversi statiDo No Harm (Nuova Zelanda), Behind (Spagna), Fickle Bickle (Usa), Hope Dies Last (Gran Bretagna), Perfect Day (Spagna), Just Go! (Lettonia), Mare Nostrum (Siria), Viola, Franca (Italia), In a Nutshell (Svizzera) e 8 Minutes (Georgia). Provenienti da 9 diverse nazioni, tra cui anche l’Italia, i 10 finalisti faranno parte della corsa agli Oscar marchiata MANHATTTAN SHORT, che li qualifica per la selezione agli Oscar 2018; un ambizioso obiettivo già messo a segno da Bear Story di Gabriel Osorio, uno dei film del MSFF, che si è aggiudicato l’Oscar per il Miglior Cortometraggio Animato nel 2016.

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Grazie a Piemonte Movie, che per il sesto anno consecutivo porta in città questo evento di risonanza internazionale, il pubblico torinese si potrà unire ai 100.000 spettatori di tutto il mondo che fino all’8 ottobre assisteranno al medesimo spettacolo per votare il Miglior Corto e il Miglior Interprete tra i 10 finalisti. I vincitori saranno resi noti il 9 ottobre su manhattanshort.com, sul sito e sulla Fanpage Facebook di Piemonte Movie. La serata sarà anche l’occasione per aprire ufficialmente le iscrizioni ai concorsi Spazio Piemonte e Panoramica Doc della 17^ edizione del gLocal Film Festival (7 – 11 marzo, Cinema Massimo), la rassegna annuale di cinema regionale che dal 2000 promuove la cultura del cinema piemontese, in stretta sinergia con le più importanti realtà cinematografiche, Film Commission Torino Piemonte, Museo Nazionale del Cinema, Torino Film Festival e con Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino e Città di Torino.

Spazio Piemonte e Panoramica Doc sono rispettivamente riservati a cortometraggi e documentari piemontesi e alle opere che le giurie di professionisti del settore giudicheranno migliori saranno assegnati il Premio Torèt – Alberto Signetto per il Miglior Documentario (2.500 €) e il Premio Torèt Miglior Cortometraggio (1.500 €). Iscrizioni entro il 31 dicembre 2017.

 

INFO

www.piemontemovie.com / www.facebook.com/PiemonteMoviegLocal

concorso@piemontemovie.com

  

MANHATTAN SHORT Film Festival 2017

– i corti in programma –

Tutti i cortometraggi sono in lingua originale (con sottotitoli in inglese laddove il paese di produzione non sia di lingua anglofona).

 

Do No Harm di Rosanne Liang

(Nuova Zelanda, 2016, 12’)

3 del mattino, Cina. Anni 80. Una chirurga molto determinata è costretta a rompere il suo giuramento quando un gruppo di gangster prende d’assalto l’ospedale per fermare un’operazione cruciale.

 

Behind di Ángel Gómez Hernández

(Spagna, 2016, 15’)

Una madre divorziata è ossessionata dall’idea che il suo ex marito stia complottando per allontanarla da suo figlio.

 

Fickle Bickle di Stephen Ward

(Usa, 2016, 10’45’’)

Lasciato da solo in una stupenda villa dopo che lo sbadato proprietario è andato in vacanza, un idraulico contatta la sua cotta del liceo, sapendo che è sempre stata una ‘cacciatrice di dote’.

 

Hope Dies Last di Ben Price

(Gran Bretagna, 2016, 7’43’’)

Durante la Seconda Guerra Mondiale, un prigioniero che lavora come barbiere per i Nazisti teme che ogni acconciatura possa essere la sua ultima.

 

Perfect Day di Ignacio Redondo

(Spagna, 2016, 10’46’’)

Con un accordo da 10 milioni di dollari pronto per essere chiuso e un appuntamento con una bella ragazza, David si immagina che oggi sarà il più bel giorno della sua vita. Non esattamente.

 

Just Go! di Pavel Gumennikov

(Lettonia, 10’45’’)

Un ragazzo che ha perso entrambe le gambe in un incidente da bambino, corre in soccorso della ragazza che ama nel momento in cui degli aggressori se la prendono con lei.

 

Mare Nostrum di Rana Kazkaz & Anas Khalaf

(Siria, 13’)

Su una costa del Mediterraneo, la decisione di un padre siriano di dare a sua figlia una vita migliore, la mette in pericolo di perderla del tutto.

 

Viola, Franca di Marta Savina

(Italia, 15’)

Sicilia, 1965. Franca è costretta a sposare il suo stupratore per evitare di venire emarginata dalla sua comunità, ma si ribella a queste barbare usanze.

 

In a Nutshell di Fabio Friedli

(Svizzera, 5’)

Amore, guerra e una miriade di altri stati di umanità e del mondo, condensati in una stupefacente summa visiva.

 

Catturati gli “Arsenio Lupin” della chiave bulgara

I carabinieri hanno scoperto una vera e propria palestra dello scasso oltre a  un deposito, a Reggio Emilia, per nascondere  refurtiva. Una brillante operazione ha smantellato una banda di georgiani specializzati in furti seriali con la tecnica della chiave bulgara. In tutto 28 persone arrestate, tra Italia e Germania, accusate di avere compiuto almeno 85 furti in varie regioni italiane, compreso il Piemonte e la città di Torino.

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G7 al via, Reggia di Venaria blindata per i 400 delegati dei 7 paesi più ricchi del mondo

Il gran giorno è’ arrivato. I ministri  e le delegazioni sono giunti a Torino con voli di stato e di linea, 40 “dignitari” per il primo dei tre G7 dedicato a industria e Ict in programma questa sera alla Reggia di Venaria. Poi  quelli della scienza e della ricerca (mercoledì e giovedì) e del lavoro (venerdì e sabato)

Nei sei giorni di lavori saranno 400 i delegati  partecipanti ai vari eventi, tra principali e collegati. I ministri pernottano all’hotel Nh Carlina, blindato da carabinieri, polizia, squadre cinofile e artificieri.  Sono rappresentati i paesi più ricchi del mondo (Francia, Germania, Regno Unito, Italia – che lo presiede – Giappone, Canada e Stati Uniti) . I lavori si svolgono nella imponente Galleria di Diana della residenza sabauda. Si incomincia con il summit dell’Ict e dell’industria, moderato  dal ministro Carlo Calenda. Alle 18 e’ in programma il ricevimento di benvenuto con i ministri, la sindaca di Torino Chiara Appendino

(rientrata da una visita lampo a Madrid) e il presidente della Regione, Sergio Chiamparino. Martedì il tema e’ la cyber security, di cui si discuterà anche all’I-7, il gruppo di 300esperti  coordinati dal commissario di governo per l’agenda digitale, Diego Piacentini. Mercoledì sera sarà la ministra Valeria Fedeli a guidare i lavori sul ruolo  sociale della ricerca e della formazione, l’inquinamento e il riscaldamento degli oceani. Infine il “G7 Lavoro”, coordinato dal ministro Giuliano Poletti, invece il parallelo Carnegie group meeting aprirà giovedì sera con una cena di gala che ospita anche delegazioni di Brasile, Cina, India, Messico, Russia e Sudafrica. 

 

(foto: il Torinese)