Linea di confine. Spigolature di vita e storie torinesi

di Pier Franco Quaglieni

Emma Bonino – Felice Ghigo ovvero la tradizione torinese –  Il deserto  estivo – Quando Ceaucescu giunse a Volpiano – Guido Appendino  di Chieri

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Emma Bonino

L’ex ministro degli Esteri di Letta Emma Bonino e’ tornata in Piemonte per lanciare la campagna a favore dell’accoglienza dei migranti contro la Legge Bossi Fini che di fatto non è stata mai applicata, giusta o sbagliata che fosse. Emma e’ stata uno splendido ministro degli Esteri. Io ricordo una sua telefonata dal ministero in un pomeriggio di un sabato estivo in cui mi ragguagliava dettagliatamente sul caso di Tomaso Bruno di Albenga, condannato all’ergastolo in India per un omicidio mai commesso. Duro ‘ anni il dramma di Tomaso e della sua compagna torinese, senza che le nostre autorita’ intervenissero in modo adeguato. Del caso si occupò anche Marco Pannella. La Bonino diede prova di sapersi muovere in una situazione resa ancora più difficile dal caso dei fucilieri di Marina arrestati, che divento’ emblematica dello scarsissimo prestigio internazionale dell’Italia. Con Emma non ho mai avuto il rapporto che invece ebbi e mantenni con Marco Pannella. Il motivo credo sia legato al fatto che Marco era liberale come me, mentre Emma, quasi mia coetanea ,viene da esperienze “sessantottine” che io ho combattuto. La Bonino ebbe anche il Premio “Pannunzio” che le conferì Alda Croce Presidente del Centro Pannunzio. Io avevo proposto Pannell, ma giocò anche una questione di genere. Non è quindi un caso che i radicali che si richiamano ad Adelaide Aglietta (che non ho mai amato e non ho mai neppure voluto conoscere di persona, una vera e propria miracolata della politica senza storia personale, eletta parlamentare nel 1976 per l’iniziale del cognome ) stiano anche in questa circostanza con Emma ,mentre io mi senta fortemente impegnato in nome dell’etica della responsabilità contro l’accoglienza indiscriminata che piace ai cattolici e ai radicali,ma che è totalmente estranea all’etica della responsabilità e al senso dello Stato dei liberali. Non so cosa avrebbe detto Pannella(e non mi è mai parso corretto fare supposizioni),ma penso che si sarebbe distinto anche in questa occasione, pur essendo diventato amico di papa Francesco.

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Felice Ghigo ovvero la tradizione torinese

Felice Ghigo e’ stato l’ultimo titolare dell’ antica latteria e gelateria di via Po,un luogo caro ai vecchi torinesi. Ricordo che da bambino, quando mi portavano in piazza Vittorio per il Carnevale ,la tappa obbligata era da Ghigo per la famosa e prelibata cioccolata con panna. La panna di Ghigo era famosissima e forse oggi non aveva eguali neppure nel vecchio Testa in corso Re Umberto. Quando mi innamorai di una ragazza di Moncalieri nel primo flirt estivo ,la portavo ,massimo della trasgressione ,a prendere un gelato da Ghigo ,dopo un film durante il quale l’interesse maggiore era quello di scambiarci dei baci più che vedere la pellicola. Così accadeva prima del mitico ’68 .Poi venne la “liberazione sessuale” e il film e il gelato divennero cose di un passato prossimo che sentimmo ridicolo. O decidemmo di andare al cinema per vedere davvero un film: uno dei primi fu “Il laureato” ,uscito proprio nel 1967 che preludeva ad una contestazione giovanile molto privata, affatto politica, come poi accadde nella realtà. Solo con gli anni si recuperano anche i timidi amori adolescenziali. Io ho capito tempo dopo perché mi sentissi così legato a Moncalieri fino a divenirne consigliere comunale di una città che di per sè non mi interessava affatto. Da Ghigo mi ritrovavo con l’assessore alla cultura e fondatore di “settembre musica” Giorgio Balmas con cui ero spesso in polemica. Un caffè casuale da Ghigo stemperava i rapporti. Balmas insegnava in un istituto privato di piazza Vittorio ed era considerato un validissimo ed amato docente. Durante l’intervallo andavada Ghigo e ci incontravamo spesso. Quando passò a “Rifondazione “ gli dissi che era stato tra i pochi coerenti come Gianni Dolino perché lui era un comunista nell’anima, già quando era indipendente di sinistra. Felice Ghigo fu un maestro pasticcere ,oltre che un gelatiere di fama. Era anche un uomo simpatico e gioviale . Una volta lo incontrai a Londra con il cappello di Sherlok Homes. Lo storico capo del personale della Fiat Cesare Annibaldi negli anni eroici del terrorismo una volta mi disse che” Felicino” apparteneva alla storia della città . In effetti la famiglia Ghigo in quell’angolo aulico di Torino e’ stata un elemento identitario. Farebbe sicuramente piacere a Felice sapere che tanti torinesi e tanti turisti frequentano ancora oggi con entusiasmo quel locale che non è ovviamente più lo stesso, ma ha mantenuto l’impronta che lui ha saputo lasciargli. E’ stato un torinese che merita di essere ricordato. Credo che la ditta fosse anche fornitrice della Real casa , ma forse quel diploma con il tempo è incredibilmente scomparso dal locale.

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Il deserto  estivo 
Il deserto culturale torinese  ha trovato una piccola oasi: una serata dedicata alla Venere del Botticelli che appartiene ai Musei Reali di Torino. Questo evento e’ stato presentato dall’ANSA come una grande attrazione dell’estate torinese . Ci e’ voluto un intervento economico improvviso per aprire la mostra dell’Autoritratto di Leonardo  nei giorni festivi. L’apertura non era stata prevista. Un fatto incredibile . Si sta profilando un’estate priva di eventi e di richiami turistici.Torino sta perdendo terreno e il Comune annaspa dopo i fatti del 3 giugno che hanno leso l’immagine della città . Ad Albenga fanno un Palio nel centro storico tra i carugi, un contesto di per sé insicuro. Tutto e’ andato per il verso giusto perché hanno saputo garantire la sicurezza. A Torino il 3 giugno tende a non essere superato . Ci volevano impegno e creatività per superare la china con un’estate fuori ordinanza . Ci si limita all’ordinaria amministrazione, al grigiore burocratico che è l’esatto opposto della cultura che esige capacità e inventiva . L’idea di togliere le alghe dal Po con le mani sembra il modello a cui guardare. Fanno rimpiangere , se non l’esagerato attivismo di Fiorenzo  Alfieri, il grande assessore alla cultura di Castellani Ugo Perone, un docente universitario di alto livello che si dedicò con entusiasmo e disinteresse alla città . Fu l’unico assessore insieme al socialista Marzano, che fu all’altezza del compito di animare culturalmente una città senza l’intento di egemonizzarla. Una tentazione a cui è difficile resistere.

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Quando Colombo e Ceaucescu giunsero a Volpiano

La chiusura della Comital a Volpiano con 150 operai in mezzo ad una strada  riporta alla mente l’industriale che la fondo’ , il futuro cavaliere del lavoro Aldo Bugnone, un uomo che si era fatto da se’ con una” boita “a Cascine Vica. Era un uomo capace e ambizioso. A Volpiano vennero in visita il presidente del Consiglio Colombo, il dittatore sanguinario Ceaucescu ,il ministro Luigi Preti. Oltre a dedicarsi alla lavorazione dell’alluminio ,creando per primo la carta in alluminio Kiki ,ideo’ le aule scolastiche prefabbricate che potevano risolvere i problemi di penuria di locali negli anni della crescita del numero degli allievi durante la scolarizzazione di massa degli anni 70.Poi l’azienda collasso’ anche a causa di un sindacato molto agguerrito. E ci furono un fallimento e la bancarotta fraudolenta . Una famiglia onorata fini’ sui giornali. Ho conosciuto Bugnone negli anni dello splendore e della ricchezza mai ostentata . Era un signore venuto dal nulla, al di là della sua fine non esaltante che stupì molti . Ci andarono di mezzo anche i suoi figli ,anche quelli non impegnati in azienda .Per loro furono tempi difficilissimi.

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Guido Appendino  di Chieri

E ‘ un semplice omonimo della sindaca di Torino, anche se la sua pittura e’ semplice, lineare, potremmo dire chiara anche a chi non si intenda di arte. E’ il pittore di Chieri per antonomasia. “Le sue cittadelle ,torri ,fortini, chiese rispecchiano un Medio evo plasmato dalla fantasia”, scrisse Vittorio Bottino ,un giornalista  colto che per un errore  in fondo veniale, ebbe la carriera stroncata a “La stampa” e dovette ripiegare su testate minori che sfruttarono avidamente la sua intelligenza, costringendolo ad un superlavoro che ne oscuro’ l’immagine. Il mondo di Appendino e’ anche accompagnato da pappagalli, tartarughe, pesci, uccelli che animano le sue opere. I suoi quadri sembrano un po’ a tappeti orientali e il grande Marziano Bernardi che non ignorava anche i giovani , parlo’ nel 1975  di un “mondo fiabesco”, mettendo in risalto  il carattere di “miniature persiane “di certe sue opere. Bernardi evidenzio’ come non si trattasse di un naïf ,ma di un narratore delle “Mille e una notte”. Aggiungerei con il cuore rivolto sempre al suo Piemonte e ai  suoi monumenti .Claudia Ghirardello che ha scritto, cogliendo nel segno: “In bilico tra realtà ed irrealtà, l’animo fanciullo di Appendino emerge con irruenza nella trasfigurazione degli oggetti. Il semplice muta nel complesso e, rivissuto, ipnotizza nella trama del fascinoso lo sguardo del riguardante. Il colore, volano della fantasia dell’artista, sublima il segno nel moto sempre coinvolgente della costruzione geometrica.”

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Lettere  scrivere a quaglieni @gmail .com 

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Vitalizi e pensioni

Egregio professore,
Ho letto il suo articolo sui vitalizi ai parlamentari ed ho apprezzato molto come lei abbia subito colto come l’introduzione retroattiva del metodo contributivo ai parlamentari apra un varco al riconteggio delle pensioni di milioni di italiani. Giustamente lei denuncia una possibile macelleria sociale. Questo pericolo va denunciato e rivela i disegni veri anche di Renzi che vuole rifarsi una verginità  dopo gli scandali che hanno coinvolto il suo partito.
                                                                                                                Gina Gerosa 

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Aggiungo solo a quanto ho scritto che l’ex presidente della Corte Costituzionale Onida ha subito dichiarato che imporre il riconteggio su pensioni in corso di erogazione  e’ perfettamente costituzionale. Sarebbe interessante il pensiero dell’ineffabile prof. Gustavo Zagrebelsky. Gli ex dovrebbero tacere e godersi le loro  pensioni che spesso sono d’oro. Finora sul tema Zagrebelski non ha parlato.                                                                                                       pfq

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Bettiza  e i baci di Alassio 

Caro Quaglieni, 
La sua rubrica  e i suoi articoli  sul Torinese sono molto seguiti da tanti amici Alassini che si spediscono a vicenda i suoi articoli. Su Bettiza  (su cui ha scritto un saggio magistrale più che un semplice articolo ),vorrei anche ricordare i suoi editoriali da Telemontecarlo, un’oasi di libertà negli anni più terribili del conformismo di sinistra. E poi ,cambiando discorso, vorrei chiederLe perché nell’articolo su Alassio non ha parlato dei Baci ,la specialità alassina quasi nota come il Muretto . Verrò il 7 per il Premio Pannunzio – Alassio al generale Mori .
                                                                                                    Gio.Battista Firpo 

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Ricordo anch’io Tele Montecarlo,fu una specie di Radio Londra per gli italiani oppressi da terrorismo e dai governi catto-comunisti: Bettiza, Montanelli ,Zappulli, una pattuglia di coraggiosi. Circa i famosi Baci di Alassio ,ha ragione ,e’ opportuno scriverne. Molti torinesi li amano e, in effetti, sono davvero buoni, soprattutto quelli del mastro pasticcere Sanlorenzo ,la cui azienda produsse  i baci nei primi del ‘900.li amavano molto gli inglesi e i russi che sceglievano Alassio per le vacanze.

pfq

 

 

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