Il Centro “Pannunzio “ che ha avuto trai suoi fondatori Carlo Casalegno , esprime il suo dissenso rispetto all’iniziativa del 3 maggio promossa a Torino dall’Unione nazionale cronisti italiani per ricordare insieme Mauro Rostagno e Carlo Casalegno, uno davanti alla casa natale, l’altro nel luogo del suo omicidio. Fa invece bene il Consiglio regionale dell’Ordine dei Giornalisti a scoprire una targa nella sua sede in ricordo di Casalegno che va tenuto distinto ed anche distante da Mauro Rostagno. La tendenza ad abbinare le vittime di mafia con quelle del terrorismo è storicamente sbagliata . Sono due storie diverse che, per essere capite, non vanno confuse. Di questo fatto ne dà testimonianza proprio la vicenda di Mauro Rostagno che fu militante di Lotta continua ,amico di Curcio, di Mara Cagol e di Adriano Sofri, movimento che ordinò l’omicidio del commissario Luigi Calabresi. La comunità di meditazione e poi di recupero delle tossico- dipendenze creata in Sicilia da Rostagno e il suo impegno contro la mafia di cui restò vittima, non può farci dimenticare i suoi precedenti politici a Trento alla Facoltà di Sociologia ,fucina del terrorismo, e poi a Torino. Il Centro “Pannunzio” che promosse due cerimonie davanti alla casa di Carlo Casalegno in corso Re Umberto non può accettare di abbinare storie diverse ed anche contrapposte. I giovani, in primis, non capirebbero un messaggio che genera confusione e non contribuisce a restituire la verità storica di cui oggi c’è estrema necessità. Con ciò ovviamente senza mancare di rispetto a Rostagno e alla sua storia. Carlo Casalegno fu vittima del fanatismo brigatista e testimoniò con la vita la sua idea di libertà e di ordine democratico che seppe difendere in momenti nei quali Rostagno militava in realtà molto distanti dal pensiero di Carlo Casalegno, antifascista e anticomunista, in una parola democratico a 24 carati.
Il Centro Pannunzio
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