Aprile 2017- Pagina 4

Lucio Toth, la coscienza e il coraggio di un italiano

di Pier Franco Quaglieni

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La numerosa comunità giuliano, dalmata, istriana e fiumana di Torino e del Piemonte è in lutto, ma in lutto sono tutti gli Italiani che ritengono che le terre dell’Adriatico orientale fossero italiane e che l’infoibamento di 15 mila italiani e la cacciata di altri 350 mila dopo il trattato di pace del 1947,fossero iniquità feroci da denunciare e condannare come infamie: è morto a Roma il senatore della Repubblica Lucio Toth, magistrato di Cassazione a riposo ,presidente dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia dal 1992 al 2012.Seppe guidare la riscossa degli esuli della diaspora adriatica, ottenendo la legge istitutiva del Giorno del Ricordo che ancora dopo molti anni non sempre viene rispettata ogni 10 febbraio, come si dovrebbe fare. A Torino viene sempre ricordata, ma non nelle scuole che ignorano la ricorrenza, anche nel 70° della cessione alla Jugoslavia delle  regioni orientali. Ho condiviso con lui passione civile e patriottica, ho partecipato a suoi convegni e lui ha partecipato ad eventi in cui ha portato la sua straordinaria esperienza di giurista e di storico. E’ stata la poetessa zaratina Liana de Luca ad avvicinarmi al dramma delle foibe e dell’esodo:la scuola non mi aveva detto mai nulla e fu Liana ad offrirmi l’opportunità di capire una pagina di storia ignorata per decenni che solo Gianni Oliva ha svelato con i suoi libri coraggiosi. Lucio era un gentiluomo di antico stampo, uno dei rarissimi esempi dove l’essere stato magistrato indipendente non configgeva con l’essere stato parlamentare.

Aveva l’equilibrio del magistrato di razza che sente fortemente il senso della giustizia, coniugandolo con la sua passione di italiano nato a Zara nel 1934.Toth aveva scelto di restare italiano, come Ottavio Missoni. Direi, orgogliosamente italiano. A Palazzo Carignano di Torino il primo Giorno del ricordo mi volle oratore insieme a Violante, Visalberghi, Fini. Sentii una forte emozione a parlare davanti ad Ottavio Missoni e tanti esuli. In quel contesto che richiamava anche emotivamente il Risorgimento, Toth ,nel suo memorabile discorso introduttivo ricordò,lui democratico sincero, l’apporto dei combattenti della RSI nella  difesa strenua  dell’italianità di Trieste,insieme ai partigiani  della “Osoppo”. Di fronte ad un Fini che andava smarrendo le sue radici e di fronte a un Violante che ebbe il massimo rispetto del discorso di Toth,non foss’altro perché il presidente della Camera fu un convinto e decisivo sostenitore dell’istituzione del Giorno del ricordo. Toth ha lasciato testi fondamentali e l’ultimo suo libro è un atto d’amore per la sua Dalmazia,la storia di Zara dalle origini ai nostri giorni. Ho pensato a lui, quando, nel maggio  2015, ho accompagnato in uno straordinario itinerario  storico sui luoghi della Grande Guerra -da Redipuglia al Piave, a Trieste- i soci del Centro “Pannunzio”.Quel percorso della memoria si concluse alla foiba di Basovizza, dopo essere stati alla risiera di San Sabba. Dissi che Shoah e foibe erano figlie del duplice odio razziale che ha contraddistinto il ‘900. Al Sacrario di Redipuglia  ricordai che quei  100mila Caduti erano posti a  presidio delle frontiere italiane e ricordai gli infoibati e gli esuli, citando Toth. Furono giornate emozionanti e memorabili che Lucio ha condiviso idealmente con noi. Ci mancherà la sua limpida coscienza di uomo e di italiano. In questi tempi bui abbiamo bisogno di riferimenti sicuri  e Lucio lo è stato  e lo rimarrà. Con la sua rettitudine morale, la sua intransigenza ideale ,la sua apertura al dialogo e alla discussione pacata, mai sopra le righe.

Ebbe un ruolo importantissimo, anche se fu un uomo modesto e riservato con cui era bello anche  trascorrere una serata a cena da “Armando al Pantheon”, uno dei nostri posti preferiti. Fu lui a promuovere nel 2009 la presentazione alla biblioteca della Camera dei Deputati di un mio libro che fece molto discutere. Tenne la relazione più importante ad un convegno torinese su “1947anno di svolta”, in cui delineò la questione adriatica nella sua complessità storica  e io ricordai con distacco storico  Vittorio Emanuele III. Alla fine del mio intervento Lucio mi disse: ”Io avevo poco più di dieci anni e alla notizia della morte del Re soldato piansi”. Non aggiunse altro, ma la sua frase fu più eloquente del mio intero discorso.  Era un europeista convinto che vedeva come le lacerazioni di settant’anni fa andassero superate, guardando all’Europa. Anche questo suo insegnamento resta importante. Italia ed Europa, un’endiadi indisgiungibile che solo i populisti rifiutano perché nel loro manicheismo incolto non ne comprendono il valore storico. Malgrado l’ odierno appannamento dell’”idea di Europa”, uso un titolo di Chabod, dovuto al prevalere degli interessi e delle cupidigie economiche delle caste di Bruxelles e di Berlino, l’endiadi che diede un senso alla vita intellettuale e politica  di Toth, resta un valore da condividere e da difendere più che mai oggi. E’ il lascito più alto che Lucio ci ha lasciato e che bisogna continuare  a difendere.

Donna scomparsa nel Torinese

E’ da mercoledì che non si hanno notizie di una donna di 52 anni, Silvia Pavia. E’ scomparsa dopo essersi recata dal suo cavallo in un maneggio a Ciriè. La denuncia arriva dalla famiglia, che offre duemila euro a chi darà informazioni. La donna è alta circa 1,65, capelli castani. Risiede a Montecarlo dopo aver vissuto a Torino. Si è allontanata dal maneggio ancora vestita da equitazione a bordo della sua una Fiat 500 di colore grigio. Si ritiene  possa trovarsi nel basso Canavese, o in Valle Susa, dove ha una casa.

A Monteu da Po “Più vicini, più sicuri”

Monteu da Po è uno degli ultimi centri in Piemonte e nella Città Metropolitana di Torino (a breve si dovrebbe partire anche a Sciolze) ad avere abbracciato il sistema del Controllo del Vicinato. Ma, grazie anche all’impegno ed alla fantasia del sindaco Laura Gastaldo, si sta segnalando per le sue attività. Sabato 29 aprile, nell’ambito dell’iniziativa “Metti un sabato al parco giochi …”, Amministrazione comunale e Gruppo di Controllo del Vicinato di Monteu da Po organizzano la festa per la sua costituzione, a partire dalle ore 15,30. Nell’occasione verranno presentate alcune prossime iniziative quali “Puliamo Monteu”, la distribuzione del Manuale della sicurezza residenziale e la “Giornata europea dei vicini di casa”. A seguire ci sarà una merenda per tutti coloro che interverranno. E il motto è molto chiaro: “Più vicini, più sicuri”

Massimo Iaretti

 

 

Il Papa, gli sbarchi e i numeri

IL COMMENTO / di EffeVi

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Papa Bergoglio è andato a Sant’Egidio dove, davanti a una platea rigorosamente interreligiosa comme il le faut, ha tenuto un discorso molto alto e nobile su natalità e immigrazione. Con un inciampo logico: a un certo punto ha dichiarato testualmente: 

 “Se in Italia si accogliessero due migranti per municipio ci sarebbe posto per tutti”

 

Senza accodarci alle già nutrite polemiche politiche, parliamo di numeri crudi. Secondo Frontex, l’Agenzia che coordina il controllo delle frontiere dell’Unione Europea, nel 2016 sono sbarcati in Italia 181.436 migranti; nel 2017, 8.500 migranti sono sbarcati durante i soli tre giorni di Pasqua.

 

Forse Sua Santità si riferiva a questi ultimi e non ha completato la frase. O forse parlava per metafore. Però le agenzie di stampa e le televisioni, nel mondo di oggi, non sono fini esegeti e tendono a prendere tutto alla lettera, soprattutto da un Papa che li ha abituati a un certo stile, piuttosto diretto. Un Papa che piace proprio perché, si presume, dice quello che pensa senza troppi infingimenti (mica come quell’altro Bavarese, che era tutto un nascondersi dietro citazioni scritturali e letture difficili).

 

Fatto sta che, per far tornare i conti papali, mancano all’appello circa 82.000 Comuni. Neppure l’Argentina ne conta 90mila (anzi, quelli propriamente costituiti sono poche centinaia); in Italia poi, dopo le ultime fusioni, restano 7.947 campanili. Nella soluzione prospettata dal Vaticano, ogni Comune italiano dovrebbe ogni anno accogliere 22 migranti, non due. Ogni anno.

 

In teoria, in due anni il Comune di Moncenisio, con i suoi 35 residenti, in pochi mesi diventerebbe un paese di stranieri, operazione che agli occhi di chi non si deve occupare di amministrazione quotidiana deve apparire piuttosto semplice e anche simpatica, nel segno dell’arricchimento culturale.

 

Per farla più semplice per i semplici, forse sarebbe meglio che il vicario di Cristo in Terra si esprimesse sul piano dei principi, senza impegolarsi nei numeri: no son lo suyo, come direbbero le sue pecorelle bonaerensi. Qualche pierino potrebbe far notare che lo stesso Bergoglio, in quanto capo di Stato, regna con mano ferma su 600 cittadini vaticani, ben protetti entro le Mura Leonine, dove non si ammettono rifugiati dal 4 giugno 1944 – giorno della liberazione di Roma da parte degli Angloamericani.

 

Il Papa predichi, ammonisca anche severamente, richiami ai doveri dei Cattolici, ci mancherebbe. Ma lasci che di numeri, accoglienza, distribuzione si occupino le autorità civili del Paese che deve pensare a governare i flussi di immigrazione. E’ un po’ più complesso che dividere il numero di arrivi indiscriminati per il numero dei Comuni.

 

(foto: il Torinese)

Una piccola umanità vista attraverso gli occhi di ragazzina

“Madeleine” ovvero sullo schermo le tribolazioni per girare, produrre e distribuire un film di quelli “fatti in casa”, da coraggioso cinema indipendente, distribuzione che arriva – finalmente – dopo la partecipazione e i premi a tanti festival. La protagonista, presente alla proiezione per la stampa, non è più l’occhialuta e bionda undicenne che vediamo con simpatia sullo schermo, è una ragazzina molto carina che confessa che se avesse tra le mani una bella storia, lei, a far l’attrice, ci riproverebbe. E i quasi quattro anni tra il girato e il visto sono tutti lì in lei, sul suo viso e sulla sua crescita.

E sulle difficoltà della casa di produzione Ainom che fa capo ai registi Mario Garofalo e Lorenzo Casa Valla superate grazie all’apporto della AmegO Film ungherese di Andrea Osvart e la distribuzione di Obiettivo Cinema di Emanuele Caruso, già artefice di quella scommessa vinta che è stata “E fu sera e fu mattina”. “Madeleine” (in programmazione a Torino ai Fratelli Marx) è il racconto della vacanza estiva di una undicenne, italo-francese, viso buffo, bionda e ingombranti occhiali sul naso, figlia di genitori divorziati, la madre con un nuovo compagno, il padre quasi nascosto nella periferia torinese a tener chiuso il negozio di ottica e a inventarsi chissà quali strani lavori, vacanza trascorsa con la sorella maggiore, da lei fisicamente e caratterialmente diverse (colpiscono i loro dialoghi in francese per sottrarsi agli altri), nella grande casa di campagna della nonna, in qualche angolo del Pinerolese, tra corsi d’acqua dove bagnarsi e macchie di verde. Tra realtà quasi tangibile (la fotografia, scattata dal suo papà quando aveva poco più della sua stessa età, che la bambina ha ritrovato in un vecchio baule, ne è la testimonianza) e fervida immaginazione, nel giardino di casa si nasconde un pavone, “tutti gli sguardi del pavone sono lo sguardo di Dio”, le ha detto la nonna, ne sente il verso verso sera, ma non riesce a scovarlo e la ruota a ventaglio rimane un sogno – forse alla fine raggiungibile.

Gli occhi della protagonista non si caricano di troppi e pesanti simboli ma accompagnano soprattutto con i timori e gli scossoni dell’infanzia il malore della nonna, l’arrivo di un medico più interessato alla sorella maggiore che ad una cura e a un ricovero, ad una vicenda che per un attimo si tinge di giallo, ad un incontro con il padre che dovrebbe iniziare a rimettere al loro posto parecchie cose. Gli autori, forse dopo un inizio che leggermente fatica a mettersi in movimento, si avviano con sicurezza lungo il racconto che si fa sempre più on the road, con una regia dove narrazione e azioni e personaggi prendono sviluppo concreto (la figura del padre affidato a Marco Cacciola, attore di teatro, alla sua prima esperienza cinematografica), contrapponendo gli affetti e le ribellioni delle due sorelle (la maturità delle giovani Chloe Till e Adele Zaglia) con una ricerca di toni che rincuora una sceneggiatura in alcuni tratti un po’ appannata. Un’opera riuscita intorno ad un’umanità catturata da due occhi semplici, caparbiamente spinti a coinvolgere nella vita, curiosi, per molti versi già maturi.

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

 

A cura di Elio Rabbione

 

A casa nostra – Drammatico. Regia di Lucas Belvaux, con André Dussolier e Émilie Dequenne. In una piccola città del Nord della Francia, la storia di Pauline, una infermiera a domicilio, divorziata, con due figli e vecchio padre a carico. Un partito di estrema destra la vorrebbe capolista alle municipali, lei, convinta per l’occasione di poter fare del bene alla sua gente, accetta. Tema attualissimo, racconto, nelle corde del regista, per scoperchiare i falsi metodi di rispettabilità e buone maniere che stanno da una certa parte politica: all’uscita francese ne febbraio scorso, grandi rimostranze nella destra; da noi “la Repubblica” gli ha riconosciuto uno sguardo “preciso e clinico” senza tuttavia nascondere il difetto “di essere troppo dimostrativo, troppo didascalico”. Durata 95 minuti. (Classico)

 

L’accabadora – Drammatico. Regia di Enrico Pau, con Donatella Finocchiaro, Sara Serraiocco e Carolina Crescentini. Annetta arriva a Cagliari nei primi anni della guerra alla ricerca della nipote Tecla. È una donna solitaria e misteriosa come chi nasconde un segreto. Infatti al paese natale viveva isolata perché era “l’accabadora”, ovvero colei che dà la “buona morte” ai malati in agonia. Ma il rapporto con Tecla cambierà la sua vita, aprendola alla modernità, all’amicizia e all’amore. Durata 97 minuti. (Nazionale sala 2)

 

L’altro volto della speranza – Commedia drammatica. Regia di Aki Kaurismaki, con Sherwan Haji. Khaled ha perso la propria famiglia nella violenza di Aleppo. Fugge e arriva a Helsinki nascosto nella stiva di un cargo, ma al rifiuto delle autorità di prendersi cura di lui preferisce la clandestinità. Mentre si mette alla ricerca della sorella salvatasi da quegli eccidi, trova rifugio nel ristorante di uno sperduto paese, di cui un commesso viaggiatore è appena venuto in possesso. Orso d’argento al FilmFest di Berlino. Durata 91 minuti. (F.lli Marx sala Chico, Nazionale sala 1)

 

L’amore criminale – Thriller. Regia di Denise Di Noi, con Rosario Dawson e Katherine Heigl. Lui e lei si sono felicemente messi insieme, ma la ex di lui gelosissima fa fuoco e fiamme per metterli l’uno contro l’altra. Durata 100 minuti. (The Space, Uci)

 

Baby Boss – Animazione. Regia di Tom McGrath. Rivisto e rimpolpato per lo schermo da un breve racconto di Maria Fraaze, è la storia di un neonato e dello scombussolamento che procura in una coppia; ma è anche il racconto del rapporto che si instaura tra il bebè e il fratellino maggiore, prima di invidia e piccola cattiveria quotidiana, poi di immancabile affetto e solidarietà quando ci si trova a dover combattere il cattivo di turno. Durata 98 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

La Bella e la Bestia – Fantasy. Regia di Bill Condon, con Emma Watson, Emma Thomson, Kevin Kline, Stanley Tucci e Dan Stevens. Bella finisce prigioniera nel castello governato da un giovane principe tramutato in bestia come punizione del suo cuore senza sentimenti e per il suo egoismo. Fa amicizia con i servitori anch’essi divenuti un candelabro, un pendolo, una teiera, un clavicembalo, uno spolverino. Insieme a loro, saprà guardare al di là dell’aspetto orribile del principe che a sua volta svelerà un animo gentile. Durata 129 minuti. (Uci)

 

Boston – Caccia all’uomo – Azione. Regia di Peter Bergs, con Mark Wahlberg e Kevin Bacon. La ricostruzione, tra immagini di repertorio e ricostruzioni perfette, dell’attentato che sconvolse la città di Boston il 15 aprile 2013, durante la 117ma Maratona, ad opera di due fratelli kirghizi e che fece tre vittime e più di duecento feriti. Durata 133 minuti. (Reposi, The Space, Uci)

 

Le cose che verranno – Commedia drammatica. Regia di Mia Hansen Love, con Isabelle Huppert e André Marcon. Una insegnante di filosofia di un liceo parigino, di quelle che più che affidarsi ai sacri testi “insegnano ai giovani a pensare con le proprie teste”, due figli, al giro di boa dei sessanta, si ritrova a fare i conti con un marito che ha deciso di abbandonarla per una più giovane amante, l’età avanzata della madre con il bisogno continuo di attenzioni, un editore che non ha più bisogno di lei e dei suoi saggi. Con la vicinanza e la complicità intellettuale di un giovane ex studente, dovrà reinventarsi un percorso per il futuro. Durata 102 minuti. (Centrale V.O., Due Giardini sala Nirvana, F.lli Marx sala Harpo, Romano sala 3)

 

Le donne e il desiderio – Commedia. Regia Tomasz Wasilewski, con Magdalena Cielecka, Dorota Kolak e Julia Kijowska. Nella Polonia del finire degli anni Ottanta, quattro ritratti di donne infelici e sole per le quali agli occhi del regista, considerato da molti come l’enfant prodige del cinema di casa, non esiste un futuro troppo roseo. Agata, vittima di un matrimonio infelice, è attratta da un giovane sacerdote, Iza è una dirigente scolastica innamorata di un medico, Renata guarda con passione la sua vicina di casa Marzena, che ha sognato un tempo di diventare una reginetta di bellezza. Durata 104 minuti. (Massimo sala 1)

 

Il diritto di contare – Drammatico. Regia di Theodore Melfi, con Octavia Spencer, Janelle Monàe, Taraji P. Hanson e Kevin Kostner. Una storia vera, tre donne di colore nella Virginia degli anni Sessanta, orgogliose e determinate, pronte a tutto pur di mostrare e dimostrare le proprie competenze in un mondo dove soltanto gli uomini sembrano poter entrare e dare un’immagine vittoriosa di sé. Una valente matematica, un’altra che guida un gruppo di “colored computers”, la terza aspirante ingegnere, senza il loro definitivo apporto l’astronauta John Glenn non avrebbe potuto portare a termine la propria spedizione nello spazio e gli Stati Uniti non avrebbero visto realizzarsi il proprio primato nei confronti dei russi. Durata 127 minuti. (Greenwich sala 2)

 

L’eccezione alla regola – Commedia drammatica. Regia di Warren Beatty, con Lily Collins, Alden Ehrenreich, Ed Harris, Annette Nening e Warren Beatty. Nella Hollywood degli anni Cinquanta, Marla entra a far parte, con un contratto di quattrocento dollari a settimana, della scuderia del leggendario Howard Hughes. Si innamora ricambiata del giovane autista che le viene assegnato: ma la regola degli studios della RKO è che nessuno tra quanti ci lavorano abbia una storia con una delle attrici. Durata 126 minuti. (Uci)

 

Fast&Furious 8 – Azione. Regia di F. Gary Grey, con Vin Diesel , Michelle Rodriguez, Helen Mirren e Charlize Theron. Arrivata all’ottavo episodio, lasagna sembra non voler assolutamente tirare i remi in barca. Il pubblico applaude e si va avanti. Panorami che si chiamano New York o L’Avana o la lontana e fredda Siberia, macchine di ogni tipo, velocità e corse a più non posso, l’immancabile cattivo che ha i tratti biondi e gentili della Theron. Durata 128 minuti. (Massaua, Greenwich sala 1, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Famiglia all’improvviso – Istruzioni non incluse – Commedia. Regia di Hugo Gélin, con Omar Sy e Clémence Poésy. Ancora un’avventura per l’interprete un po’ sballato e dal cuore d’oro di “Quasi amici”. Questa volta, in quattro e quattr’otto, abituato all’allegria dell’animatore turistico, si ritrova padre di una neonata, sua figlia, il frutto di una relazione improvvisa quanto frettolosa. Che sulle prime non vorrebbe, ma poi l’amore di un padre ha il sopravvento e con l’amore i piccoli gesti della vita di ogni giorno: fino a che mamma, dopo otto anni, non si ripresenta l’uscio a reclamare la creatura. Con la vecchia domanda: di chi sono i figli, di chi li alleva o di chi li mette al mondo? Con la modernissima massima secondo cui l’amore c’è dove c’è famiglia. Durata 118 minuti. (Massaua, Eliseo Blu, F.lli Marx sala Groucho, Ideal, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

Guardiani della Galassia vol. 2 – Fantasy. Regia di James Gunn, con Chris Pratt, Kurt Russell e Zoe Saldana. Torna l’agguerrito gruppo del capitolo numero uno, squadra che vince non si cambia, con un bel guadagno alle spalle e tanta voglia di mettere in cantiere il capitolo numero tre. Adesso ecco la scoperta del padre di Star-Lord, l’aggiunta di qualche personaggio nuovo di zecca, ancora divertimento ed effetti speciali, colonna sonora roboante e accattivante. Durata 137 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space anche in 3D, Uci anche in V.O.)

 

Lasciami per sempre – Commedia. Regia di Simona Izzo, con Barbora Bobulova, Miriam Catania, Mariano Rigillo, Valentina Cervi e Max Gazzè. Una famiglia allargata, molto moderna, tre sorelle con i loro amori e loro separazioni, Viola e un figlio da festeggiare con una grande festa, il desiderio di raggruppare tutti, una ospitale villa all’Elba, arrivi e partenze, difetti e pregi, baccano e riflessioni, unioni civili e musica, affetti vecchi e nuovi, passioni sempre respinte, ex e attuali compagni, forse un po’ di autobiografia. Durata 92 minuti. (Ideal, Uci)

 

Lasciati andare – Commedia. Regia di Francesco Amato, con Toni Servillo, Veronica Echequi e Carla Signoris. Costretto per problemi di salute a frequentare una palestra, lo psicanalista Elia. Qui incontra una petulante personal trainer e il di lei fidanzato piuttosto in debito con la legge, lasciata a casa la ex moglie che si è sempre presa cura di lui. Durata 102 minuti. Da saggiare Servillo, stranamente e inaspettatamente in veste divertente. (Ambrosio sala 3, Massaua, Greenwich sala 3, Reposi, The Space)

 

Libere, disobbedienti, innamorate – Commedia drammatica. Regia di Maysaloun Hamoud, con Sana Jammelieh, Shaden Kamboura e Mouna Hawa. Tre donne palestinesi, immigrate a Tel Aviv, Leila avvocato penalista single, Noor musulmana osservante, Salma per la sua omosessualità in contrasto con la famiglia cristiana. Tra idee, amori e vita sociale, tre esistenze che significano l’abbandono di una cultura per avvicinarsi ad un’altra, traducessi e sconfitte. Soltanto la solidarietà tutta femminile riuscirà a salvare le tre donne. Durata 96 minuti. (Massimo sala 2 anche in V.O.)

 

Madeleine – Commedia drammatica. Regia di Mario Garofalo e Lorenzo Ceva Valla, con Chloe Till, Adele Zaglia e Marco Cacciola. L’undicenne Sophie, italo-francese, genitori separati, trascorre la sua vacanza estiva in compagnia della sorella in casa della nonna. È attratta dal verso di un pavone, che ogni sera ascolta, invisibile tra gli alberi del giardino. Ma la nonna un giorno si sente male, le ragazze fanno venire un medico, che però si dimostra più interessato alla maggiore che al mancamento della nonna. Non resta che avvertire il padre, un pover’uomo in mezzo ai guai. Girato in Piemonte. Durata 93 minuti. (F.lli Marx sala Chico)

 

Mal di Pietre – Drammatico. Regia di Nicole Garcia, con Marion Cotillard e Louis Garrel. Tratto dal romanzo di Milena Agus, ambientato dalle terre di Sardegna alle pianure di lavanda della Provenza. Gabrielle è spinta dalla famiglia a sposare un operaio spagnolo, Juan, rifugiatosi in Francia a seguito della guerra civile, ma il matrimonio dopo il soggiorno della donna in una clinica per curare i calcoli renali da cui affetta naufraga: con la malattia ha incontrato un ufficiale reduce dall’Indocina e là ricoverato. Durata 116 minuti. (Centrale anche in V.O.)

 

Moglie e marito – Commedia. Regia di Simone Godano, con Kasia Smutniak e Pierfrancesco Favino. Sofia e Andrea, lei conduttrice tv lui neurochirurgo, sposati da dieci anni, un esperimento scientifico non proprio riuscito fa capitare lei nel corpo e nei panni di lui e viceversa. Due vite ormai interscambiabili, le abitudini che passano da uno all’altra, con i tic, le azioni quotidiane, le relazioni, gli affetti, le comprensioni, le ansie, le antipatie. Durata 100 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)

 

Personal shopper – Drammatico. Regia di Olivier Assayas, con Kristen Stewart e Lars Eidinger. Maureen vive a Parigi e lavora come personal stopper, con il compito di scegliere gli abiti per una star esigente, a disposizione un budget da far girar la testa. Maureen comunica anche con gli spiriti, con la possibilità di poter “avvicinare” il gemello Lewis scomparso di recente e riappacificarsi con la sua perdita. Durata 105 minuti. (Nazionale sala 2)

 

La tenerezza – Drammatico. Regia di Gianni Amelio, con Renato Carpentieri, Elio Germano, Giovanna Mezzogiorno, Greta Scacchi e Micaela Ramazzotti. Tratto dal romanzo “La tentazione di essere felici” di Lorenzo Marone, è la storia di Lorenzo, un avvocato ultrasettantenne, vedovo, e del suo non-amore nei confronti dei figli, dei loro rapporti cancellati da anni. Qualcosa di nuovo sembra nascere nell’animo dell’uomo quando fa la conoscenza dei suoi nuovi vicini di casa, una coppia in apparenza serena e i suoi bambini. Durata 103 minuti. (Ambrosio sala 1, Due Giardini sala Ombrerosse, Romano sala 1)

 

The circle – Drammatico. Regia di James Ponsoldt, com Tom Hanks e Emma Watson. La giovane Mae Holland viene assunta presso una potente azienda di comunicazioni, con grande successo: ma la situazione si può complicare pericolosamente se, dopo aver sottoscritto l’invito a eliminare la propria privacy per essere visibile in rete 24 ore su 24, la sua libertà è annientata e lei altro non è che in potere del grande capo Tom Hanks, capace di distruggere chiunque – anche le persone che alla ragazza sono più vicine – tenti di sottrarsi alla sua volontà e ai suoi disegni. Durata 110 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo Grande,Romano sala 2, The Space, Uci)

 

La vendetta di un uomo tranquillo – Thriller. regia di Raùl Arévalo, con Antonio de la Torre, Ruth Diaz e Luis Callejo. Nella capitale spagnola una rapina in una gioielleria finisce male, soltanto uno dei malviventi, Curro, è catturato. Dopo otto anni di carcere, l’uomo esce dal carcere per scoprire che la sua compagna ha intrapreso una relazione con José. Inevitabile per il passato e per il presente un regolamento di conti tra i due. Vincitore di quattro premi Goya, gli Oscar spagnoli. Durata 92 minuti. (Greenwich sala 1)

 

Virgin Mountain – Commedia drammatica. Regia di Dabur Kari, con Gunnar Jonsson e Siguriòn Hjartansson. Fùsi è un quarantenne che deve ancora trovare il coraggio di entrare nel mondo degli adulti. Conduce una vita monotona, dominata dalla routine. Nel momento in cui una donna con la sua bambina di otto anni entrano inaspettatamente nella sua vita, Fùsi è costretto ad affrontare un grande cambiamento. Durata 94 minuti. (Classico)

Comau, trasformazione digitale con Microsoft e ICONICS

 

La  nuova soluzione Comau DiWo, supportata dalla tecnologia Microsoft, aiuta le aziende manifatturiere a ottimizzare l’efficienza e ridurre i costi. Cloud Computing, Machine Learning e Realtà Mista abilitano il monitoraggio da remoto  e la manutenzione predittiva e consentono di ottenere insight strategici, valorizzando i dati della linea di produzione e della supply chain

 

 In occasione di Hannover Messe 2017, l’appuntamento internazionale dedicato al mondo dell’industria in corso dal 24 al 28 aprile in Germania, Comau – azienda parte del Gruppo Fiat Chrysler Automobiles e leader a livello globale nel settore dell’automazione industriale – nello spazio espositivo Microsoft mostra innovative soluzioni frutto della nuova collaborazione con Microsoft e ICONICS, sviluppate per ottimizzare i processi produttivi di aziende di qualsiasi settore industriale e area geografica in termini di efficienza e Total Cost of Ownership. Facendo leva su dati e insight operativi, rilevati in tempo reale da impianti, prodotti, persone e nel complesso dall’ambiente produttivo, Comau consente alle aziende manifatturiere non solo di incrementare l’efficienza dei macchinari e ridurre le operazioni di manutenzione, ma anche di migliorare le performance degli operatori e la capacità di plasmare le potenzialità delle nuove tecnologie digitali agli obiettivi di incremento di efficienza della produzione. In quella che rappresenta una vetrina internazionale d’eccellenza spicca quindi la proposta italiana di Comau, che con i suoi oltre 40 anni di esperienza nel mercato industriale e con il suo network multinazionale di 34 sedi, 15 impianti produttivi e 5 centri d’innovazione distribuiti in 17 Paesi, fa squadra con Microsoft e ICONICS per arricchire la gamma di soluzioni digitali al servizio delle aziende di tutto il mondo.

 

Il progetto Comau DiWo (Digital Workplace) è supportato dalla piattaforma cloud Microsoft Azure e dalla soluzione per l’Internet of Things Azure IoT Suite, oltre che dal sistema operativo Windows 10, che consentono di utilizzare in totale sicurezza i dati generati all’interno degli impianti industriali. Grazie all’uso combinato delle Universal App di Windows 10 e di soluzioni di Realtà Mista è possibile ridurre i tempi di inattività operativa, incrementare l’efficienza e localizzare più rapidamente i guasti, migliorando in questo modo la collaborazione e il lavoro in team. Con Microsoft HoloLens, Comau è per esempio in grado di controllare il robot Comau Racer3 che manipola componenti di varia natura in diversi ambienti produttivi e può già monitorare da remoto macchinari in fabbrica offrendo ai produttori un nuovo modo di interagire con i dati attraverso gesti naturali e senza utilizzare le mani. Le funzionalità di Machine Learning e l’Interoperabilità, garantita in primis dal supporto allo standard di comunicazione machine-to-machine OPC-UA, consentono di integrare i dati relativi alla produzione con fonti interne/esterne ottenendo insights di business e valore aggiunto lungo tutta la supply chain. Inoltre gli utenti possono accedere alla soluzione Comau DiWo attraverso qualsiasi device, macchinario, sensore, robot e altro tipo di strumentazione in uso presso l’azienda.

 

La nostra strategia volta a rendere l’automazione industriale sempre più ‘aperta’ ed easy-to-use si basa su innovative soluzioni come DiWo, il programma di ricerca e sviluppo sull’Industrial IoT di Comau. In questo ambito, la collaborazione e soprattutto la sinergia che deriva dall’unione del know-how di tre grandi aziende, messa in luce nella prestigiosa vetrina di Hannover Messe attraverso una applicazione sviluppata congiuntamente, ci aiuta nel percorso di sviluppo delle infrastrutture software per la ‘fabbrica 4.0’, applicandole direttamente negli stabilimenti industriali, nel pieno rispetto di criteri per noi fondamentali come sicurezza, velocità e semplicità di utilizzo” – ha rilevato Massimo Ippolito, Innovation Manager di Comau.

 

“L’Internet delle Cose, La Realtà mista, il Machine Learning e l’Intelligenza Artificiale stanno ridefinendo il mondo industriale e Microsoft si pone in questo senso come l’abilitatore del successo delle aziende che vogliono ripensare il proprio business in modo più efficiente, sostenibile e sicuro grazie alle nuove tecnologie. IDC stima che la fabbrica intelligente sia già una realtà ed entro il 2022 il 40% dei processi operativi sarà in grado di ‘auto-apprendere’ e ‘auto-ripararsi’: attraverso la tecnologia Microsoft stiamo aiutando le imprese italiane a cogliere le enormi opportunità che deriveranno da questa rivoluzione” – ha commentato Tiziana Olivieri, Direttore Divisione Enterprise e Partner di Microsoft Italia.

 

“Siamo entusiasti di collaborare con una realtà leader come Comau per offrire soluzioni intelligenti che possano guidare il percorso di trasformazione digitale delle realtà industriali italiane: grazie al progetto con Comau siamo sicuri di poter permettere a sempre più aziende di far leva su insight utili provenienti dall’interno e dall’esterno della fabbrica, garantendo al contempo sicurezza, flessibilità e interoperabilità” – ha commentato Fabio Moioli, Direttore della Divisione Enterprise Services di Microsoft Italia.

 

“ICONICS è orgogliosa di collaborare con Comau e Microsoft su questo interessante caso applicativo nel segno delle operazioni connesse, facendo leva su Microsoft HoloLens e sulla tecnologia IoT di Azure”, ha dichiarato Russ Agrusa, Presidente e CEO di ICONICS. “Con l’Holographic Machine Interface di ICONICS, gli utenti possono ora visualizzare rapidamente le informazioni necessarie in tempo reale e relative alla manutenzione predittiva, attraverso gesti naturali e operazioni intuitive che lasciano libere le mani. Queste capacità offerte dalla realtà mista ampliano le possibilità delle nostre soluzioni, consentendo ad ICONICS di rendere visibile l’invisibile per i clienti e i partner a livello globale”.  

 

 

DEMO IN FIERA

  • Ad Hannover Messe, Comau offre una demo di una soluzione focalizzata su business intelligence, remote controlling e monitoraggio operativo, oltre che sull’integrazione del customer service. Facendo leva su diversi scenari di malfunzionamento di un robot, si mostra come grazie alle piattaforme di Microsoft Azure IoT Suite e Dynamics 365, la soluzione è in grado di elaborare dati, creare alert immediati e identificare azioni correttive e competenze utili a risolvere il problema, concludendo con la pianificazione di una chiamata all’esperto giusto. Questo processo semplifica l’individuazione di anomalie e migliora l’efficacia degli interventi di riparazione in loco. Inoltre, facendo leva sulle funzionalità di analisi di Microsoft Power BI è possibile ottenere, in tempo reale, da diversi tipi di dashboard, insight utili per diversi ruoli con i dettagli necessari e sul device di preferenza.
  • In Fiera, presso lo spazio espositivo Microsoft, Comau mostra anche come ogni azienda cliente può ricevere attraverso il portale una diagnosi di base e avviare un dialogo via chat con un operatore di back-office disponibile a monitorare da remote il macchinario per risolvere il problema.
  • Allo stand, Comau dà infine dimostrazione della capacità di controllare un robot Comau Racer3 utilizzando la tecnologia ICONICS Holographic Machine Interface per rendere visibile l’invisibile: i tecnici di Comau usano infatti la realtà mista di HoloLens per monitorare da remoto gli impianti, offrendo ai produttori un nuovo modo per interagire con i dati della linea di produzione attraverso gesti naturali e operazioni che non richiedono l’uso delle mani. Gli operai sono quindi abilitati a interagire con ologrammi 2D e 3D sovrapposti all’ambiente di produzione reale per ottenere maggiori insight dalle operazioni. Un’applicazione che abilita scenari d’uso legati al monitoraggio da remoto, alla gestione degli asset e alla manutenzione predittiva.

 

Aleppo prova a rinascere

FOCUS /di Filippo Re

Aleppo prova a rinascere dopo quasi cinque anni di guerra civile. Dal luglio 2012 fino a dicembre 2016 Aleppo è stata trasformata in un grande campo di battaglia. Poi le forze governative siriane sostenute da russi, milizie iraniane e dagli Hezbollah libanesi hanno posto fine al lungo assedio che ha sventrato la città lasciando una lunga scia di morte e disperazione. È stata imposta la tregua e gli ultimi gruppi di ribelli siriani sono stati costretti a lasciare la parte orientale della città che occupavano da oltre quattro anni. Migliaia di Aleppini, in gran parte civili, sono morti e la città, un tempo una delle più belle e affascinanti del Medio Oriente, presenta oggi un volto spettrale.

Una città fantasma, con due milioni di abitanti rimasti al buio per cinque anni, senz’acqua, cibo e medicine e con gli ospedali ridotti a un cumulo di macerie. Ma com’era Aleppo prima della guerra civile, nella Siria del clan alawita degli Assad, del padre Hafez el Assad e del figlio Bashar? Negli anni Settanta e Ottanta il partito baathista al potere a Damasco divenne bersaglio dell’opposizione armata e numerosi alawiti furono eliminati. Il fatto più grave accadde proprio ad Aleppo il 16 giugno 1979 quando decine di cadetti, quasi tutti alawiti, della locale scuola di artiglieria furono massacrati da un gruppo di terroristi. Scrive Patrick Seale nella sua biografia di Hafez el Assad “Il Leone di Damasco”: “un insegnante, il capitano Ibrahim Yusuf, riunisce i cadetti nella sala mensa e fa entrare i guerriglieri che aprono il fuoco sui giovani. Trentadue restano uccisi sul colpo, secondo il rapporto ufficiale, e altri 54 vengono feriti. Ma altre fonti affermano che l’effettivo bilancio sarebbe almeno di 83 vittime. È una dichiarazione di guerra”. La reazione di Damasco non si fece attendere e centinaia di membri dei Fratelli Musulmani e degli oppositori baathisti finirono in carcere. Molti furono condannati a morte. Gli attacchi al potere erano una prassi quotidiana in Siria fin dall’intervento in Libano nel 1976 ma non c’era mai stato un attacco così grave prima di Aleppo. Fino a quel momento il governo di Damasco vedeva dietro ogni attentato la mano dei servizi segreti iracheni ma l’eccidio di Aleppo rappresenta indubbiamente un salto di qualità nell’offensiva contro la sicurezza dello Stato.

 REUTERS/Khaled al-Hariri 

Il nuovo nemico da combattere diventa l’opposizione interna vicina ai Fratelli musulmani. Tra il 1979 e il 1981 i terroristi sconvolgono Aleppo facendo oltre 300 vittime, in gran parte baathisti e alawiti. Arrivano improvvisamente nelle strade delle città siriane, piazzano bombe, bruciano gli edifici pubblici, costringono i negozianti a tenere le serrande abbassate, e sparano all’impazzata per cercare di controllare i quartieri. Accerchiati dalle forze di sicurezza e ormai in trappola, di frequente si facevano saltare in aria attivando le bombe legate alla cintura, iniziando una pratica che sarebbe diventata negli anni successivi sempre più rituale per i terroristi per non cadere nelle mani del regime. Dopo aver mirato molto in alto ai vertici del potere e delle forze di polizia ottenendo importanti successi ma senza riuscire a far crollare il governo, i Fratelli Musulmani provano a dar il colpo decisivo al regime bloccando il commercio e i trasporti, paralizzando le città e le attività lavorative. Riescono a far chiudere per due settimane il centro economico e finanziario di Aleppo e sfidano le autorità ad Hama, Homs, Idlib, Deir-ez Zor e in altre città. Il fronte interno scoppiò tra le stesse mani di Assad e la reazione fu durissima. Centinaia di esponenti della Fratellanza musulmana furono arrestati insieme a numerosi oppositori del regime, tra i quali il predicatore della Grande Moschea di Aleppo, lo sheik Zayn al Din Khayrallah, che aveva mandato in piazza decine di migliaia di persone a protestare contro il regime. Nel congresso regionale del Bath del dicembre 1979 – gennaio 1980 fu deciso di annientare l’opposizione armata. Le forze di sicurezza di Damasco, guidate da Rifat Assad, fratello del presidente Hafez, si scagliarono contro i Fratelli musulmani e fu un macello. Il clan laico degli Assad detestava in modo particolare i Fratelli Musulmani e, come ricorda Seale nella biografia di Hafez Assad, “fin dalla giovinezza Assad aveva combattuto i religiosi radicali ingaggiando con loro numerose risse nel cortile della scuola di Latakia. In effetti una corrente di islamismo militante aveva fatto parte della vita pubblica siriana fin dagli anni Trenta, quando sacche di resistenza islamica al regime francese erano spuntate un po’ ovunque nel Paese”. I membri della Fratellanza musulmana furono inseguiti ovunque, anche al di fuori del territorio siriano. Vendette sanguinose si registrano ad Aleppo nell’estate 1980 e ad Hama, dove centinaia di uomini e ragazzi minorenni vengono arrestati a caso e uccisi in strada. Per mettere a tacere l’opposizione religiosa estremista, il “Leone di Damasco” sguinzaglia servizi segreti e forze speciali oltre confine. Commando siriani danno l’assalto a campi di addestramento dei Fratelli Musulmani in Giordania mentre in Libano vengono uccisi alcuni giornalisti ostili al regime ma le rappresaglie governative non fermano le rivolte che minacciano l’ordine pubblico e mettono in ginocchio l’economia delle maggiori città della Siria.

In particolare ad Aleppo, dove nel marzo 1980 venne inviata la III Divisione dell’esercito con oltre 10.000 soldati e 250 mezzi corazzati sotto il comando del fratello Rifaat Assad per soffocare le sommosse e riportare l’ordine. Centinaia di oppositori furono uccisi ma non si hanno dati attendibili. La città fu militarizzata e in quasi tutte le strade era presente un carro armato. “In piedi sulla torretta del suo blindato, annota Patrick Seale nel suo volume, il generale Shafiq Fadyah grida agli aleppini di essere pronto ad uccidere anche 1000 uomini al giorno se sarà necessario per ripulire la città dalla “peste” dei Fratelli Musulmani. La sua divisione resterà ad Aleppo per un anno” come ricorda il console sovietico Anwar Ahmadov (i sovietici erano alleati di Assad già a quel tempo e oggi Aleppo, dopo la liberazione dai gruppi ribelli, è difesa da reparti siriani e russi con l’ausilio di un battaglione ceceno). Anche Hama conoscerà una terribile repressione nel febbraio 1982 che cancellerà un terzo della città e causerà la morte di circa 30.000 civili. Importante città commerciale e più ricca di Damasco, dopo la Grande Guerra Aleppo venne separata da Alessandretta e dal suo sbocco al mare e conobbe un periodo di declino. La nascita dello Stato baathista a Damasco fece perdere ad Aleppo l’importanza politica che aveva acquisito negli anni precedenti e il ruolo svolto successivamente durante le rivolte dei Fratelli Musulmani la fece diventare una città nemica. Assad la punì anche sotto il profilo industriale e turistico: la lasciò senza un aeroporto internazionale, senza un centro commerciale e priva di hotel di lusso. Restava però lo storico Baron’s Hotel, costruito ai primi del ‘900 da una famiglia di armeni, che ospitò tra gli altri re Faysal, Lawrence d’Arabia, lo scià di Persia e Agatha Christie, e accolse anche Assad nei primi anni della sua presidenza (1971-2000). Negli anni Ottanta le condizioni di Aleppo migliorarono nettamente con la ricostruzione della città devastata dalla stagione delle violenze, con la realizzazione di nuove ferrovie, strade e industrie. Si sviluppò in modo eccezionale l’Università di Aleppo che passò dai 5.000 studenti del 1980 ai 35.000 di cinque anni dopo. Oggi molti cristiani che vivevano ad Aleppo se ne sono andati, almeno i due terzi sono fuggiti. “Prima della guerra, ricorda il vescovo caldeo cattolico di Aleppo, Antoine Audo, questa era una città ricca e non mancava nulla. Ora i ricchi se ne sono andati, la classe media è diventata povera e i poveri sono miserabili. I giovani sono scappati per evitare di andare a combattere e i tecnici hanno perso il lavoro”. Secondo il Patriarca greco-ortodosso di Antiochia, Yohanna X, i cristiani di tutte le confessioni presenti oggi a Aleppo non sono più di 35.000.

 

Filippo Re

(Rivista “Il dialogo-al hiwar” del Centro Federico Peirone)

Morano: “Sul bilancio il Collegio dei revisori conferma i miei rilievi”

Il consigliere di opposizione Alberto Morano torna a fare le pulci al bilancio comunale, attraverso un post pubblicato su Facebook. “Il Collegio dei Revisori aderendo sostanzialmente ed integralmente ai rilievi formulati dal sottoscritto nel corso dell’audizione  avvenuta in Commissione Controllo di Gestione il 18 Aprile – scrive Morano – ha evidenziato come le scelte della Giunta Appendino in tema di Bilancio di Previsione contrastino con le norme di legge e ha richiesto alla Città di modificare il Bilancio di Previsione”. 

 

  1. Che il debito di Euro 5.000.0000 verso Ream venga iscritto nel Bilancio di Previsione 2017/2019;
  2. Che i debiti della Città derivanti dalla convenzione con Infra.To vengano iscritti a Bilancio;
  3. Che i proventi della vendita del Carlo Alberto pari a Euro 14.500.000 non siano utilizzati per finanziare il debito Infra.To, ma siano destinati a finanziare attività socio-assistenziali.

 

Il consigliere – notaio osserva che “iI parere dei Revisori apre una voragine nei Conti del Comune di Torino, soprattutto ove si consideri che i Revisori concludono il loro parere affermando testualmente: “Si riafferma il parere favorevole al Bilancio di Previsione 2017/20119, contestualmente evidenziando le riserve e le prescrizioni prima esposte e che le stesse unite a quelle già contenute nel Parere del 11 Aprile 2017 sono condizionanti la natura e il tenore del parere espresso.”

 

“Ciò significa che qualora la Giunta non dovesse rispettare quanto richiesto dal Collegio dei Revisori, il Parere al Bilancio di Previsione 2017/2019 diventerà negativo. In sede di discussione del Bilancio di Previsione  – conclude Morano – illustrerò in dettaglio le conseguenze del parere, alcuni ulteriori profili di criticità e credo emergeranno ulteriori sorprese”.

 

Boom turistico: anche nel ponte della Liberazione pienone negli hotel torinesi

Il ponte del 25 Aprile, tra venerdì 21 e lunedì 24 ha registrato per gli hotel torinesi, dopo i positivi dati ottenuti nelle vacanze pasquali, risultati superiori alla media. I dati sono dell’Osservatorio alberghiero della Camera di commercio  e di Turismo Torino, insieme  con le associazioni di categoria del settore.L’Osservatorio, nato nel 2010, raccoglie le informazioni di numerose strutture torinesi, per un totale di 3.714 camere, circa il 54% della capacità del comparto alberghiero in città (6.817). L’occupazione delle camere è stata pari al 78.1%  rispetto al 67.6%  di Pasqua:  in crescita del 16.1% sul  corrispondente periodo dell’anno prima. Le camere sono state vendute a una tariffa media  89,9 euro ( 85 nel periodo pasquale), in salita del 5,4% rispetto alla Festa della Liberazione 2016. I  ricavi medi per stanza ammontano a 70,2 euro, in crescita del 22,4%. 

(foto: il Torinese)