Partecipando alla recente Assemblea/Direzione del Pd piemontese convocata per esaminare il recente voto amministrativo, si poteva verificare in modo palpabile il profondo cambiamento del “clima politico” che si respirava rispetto anche solo ad un recente passato. Non lo dico per polemica o per provocazione. Lo dico perche’ e’ un dato di fatto. Se, cioe’, sino a qualche mese fa – sostanzialmente sino a prima del disastroso esito elettorale del 5 e soprattutto del 19 giugno – alle assemblee del Pd si sentiva un continuo e massiccio appello alle virtu’ salvifiche e straordinarie del cosiddetto “renzismo”, d’un tratto questo armamentario che abbiamo sentito ripetere come un mantra si e’ dissolto. Quasi d’incanto. E, in particolare, proprio da parte di coloro che legittimamente avevano sempre esaltato il progetto e l’iniziativa renziana. Ora, non conosco – anche se posso immaginarlo – le ragioni di questo repentino cambiamento di opinione. Del resto, quasi tutti gli intervenuti al dibattito, salvo l’ex sindaco Fassino, hanno evidenziato criticita’ e problemi riconducibili all’azione del governo, e quindi anche del principale partito di centro sinistra, nel giustificare la pesante sconfitta rimediata a giugno. Comunque sia, e al di la’ del “clima” politico che si respira ormai qua e la’ nella base democratica, quello che conta rilevare e’ che probabilmente nel Pd e’ partita una riflessione piu’ laica, piu’ vera, forse meno patinata e finta. Certo, a tutto cio’, purtroppo, ha contribuito la pesante sconfitta elettorale. Soprattutto in Piemonte e, nello specifico, nella provincia torinese dove si e’ perso tutto quello che si poteva perdere. Peggio non poteva andare. E, come sempre capita, quando si vince vincono tutti; ma quando si perde perde solo qualcuno. Questa volta, pero’, non si possono scaraventare responsabilita’ sui singoli. Per il semplice motivo che quando ci si trova di fronte ad una sconfitta, le responsabilita’ politiche possono anche essere riconducibili ad alcuni singoli. Ma quando ci si trova di fronte ad una disfatta elettorale, la riflessione politica deve essere piu’ approfondita e meno condizionata dalle stesse ed eventuali responsabilita’ personali. La riflessione politica sulla sconfitta, comunque, e’ decollata. E non puo’ che essere positivo. Al di la’ delle contingenze legate al successo, o al progressivo affievolimento, del renzismo e di tutto cio’ che questo ha rappresentato nel bene e nel male. E da questo confronto a tutto campo si puo’ ripartire per far si’ che il Pd ritorni ad essere quello delle origini. Cioe’ un partito popolare, riformista, con una visibile cultura di governo, pluralista e realmente di centro sinistra. Nulla da inventare.
Giorgio Merlo
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