IL GHINOTTO DELLA DOMENICA
Parafrasando De Gasperi, si potrebbe dire che lo statista Chiampa pensa alla prossima generazione, mentre i nani che lo circondano pensano alla prossima elezione. Perché il buon Sergio ha due exit-strategy: la prima, ricandidarsi e rivincere forse in modo meno smagliante, ma comunque abbastanza sicuro; la seconda, gettare alle ortiche l’incarico e ritirarsi dalla tenzone, dopo aver visto che con queste situazioni di bilancio governare la Regione non è solo impossibile, è inutile
In Regione ormai si discute del quando, non del se si andrà alle urne anticipate. E il nervosismo di questi ultimi giorni, con botta e risposta tra i massimi esponenti del Pd piemontese la dice lunga sul fatto che, nelle più alte stanze del partito di maggioranza relativa, si scommetta ben poco sul futuro dell’attuale legislatura regionale. A dieci mesi dal voto che incoronò Chiamparino con un vantaggio olimpico, la sua immagine e la sua maggioranza sono già sgretolate, a causa della nota vicenda firme false (non necessarie) raccolte per presentare le sue liste.
Che la legislatura sia periclitante, del resto l’ha messo nero su bianco la stessa Giunta, quando ha revocato il bando per la nomina del segretario generale, una nuova figura – fortemente voluta da Chiampa – che avrebbe permesso un forte accentramento della burocrazia di piazza Castello in mano a una persona di stretta fiducia. Ebbene, dopo aver spinto al massimo per cambiare la legge e varare questo ruolo, ora si sospende e si procederà “solo nel momento in cui vi sarà piena certezza sulla continuità e stabilità dell’attuale legislatura”. Praticamente, in un documento ufficiale si attesta che non si è certi che il mandato duri, né per quanto. C’è da chiedersi se, alla luce della prudenza mostrata nel caso del segretario generale, non sarebbe opportuno che la Giunta sospendesse nomine (ad esempio i direttori Asl e Aso) e programmi a lunga scadenza che non è sicura di concludere. Concentrandosi, invece, sul bilancio ancora in sospeso e sulle cose più immediate e risolvibili.
In realtà, una pressione non propriamente forte dell’opposizione, consente alla maggioranza di muoversi ancora con una certa agilità e persino di litigare apertamente su quasi tutto. Cosi si è assistito allo scontro tra il presidente del Consiglio Mauro Laus, che chiede a Chiampa di soprassedere alle dimissioni, con l’altro che gli replica, quasi beffardo, che vorrebbe addirittura anticipare le urne a maggio. Traguardo ormai tecnicamente impossibile, ma che è servito al presidente a far capire che le sue decisioni non sono un fatto negoziabile e che forse non gli spiacerebbe mettere fine a una situazione abborracciata, che lo impastoia e lo indebolisce, scrollandosi nel contempo un po’ di “pidocchi sulla criniera del cavallo”, ovvero i piddini giunti alla terza legislatura e dunque non più ricandidabili.
Perché il buon Sergio in realtà ha due exit-strategy a disposizione: la prima, ricandidarsi e rivincere forse in modo meno smagliante, ma comunque abbastanza sicuro; la seconda, gettare alle ortiche l’incarico e ritirarsi dalla tenzone, dopo aver visto che con queste situazioni di bilancio, che non permettono alcun margine, governare la Regione non è solo impossibile, è inutile. Insomma, parafrasando De Gasperi, si potrebbe dire che lo statista Chiampa pensa alla prossima generazione, mentre i nani che lo circondano pensano alla prossima elezione. Le opposizioni (pentastellata e forzaitaliota) sono abbastanza sotto scacco (tranne la Lega, che non a caso ieri ha scelto di scendere in piazza) perché difficilmente vincerebbero la nuova sfida, e forse proprio a loro conviene che l’attuale sgangherata compagnia tiri a campare, piuttosto che confrontarsi con una maggioranza resa più forte dal nuovo lavacro elettorale.
Tanti elementi lasciano però pensare che, alla fine, l’impasse si risolverà nella primavera 2016, quando anche il Comune sarà chiamato alle urne per la scadenza naturale, trascinando nel vortice anche la Regione, con indubbio vantaggio della sinistra. E a quel punto anche l’uscente Fassino avrà due chance, o sostituire Chiampa e sedersi al 42° piano del grattacielo al Lingotto, o proseguire a Palazzo di Città, puntando però, come presidente Anci, a salire sullo scranno più alto del nuovo Senato post-riforma Renzi.
(Foto: il Torinese)
Ghinotto