Si celebra la Carta di Chivasso

chivasso

La Carta propugna la nascita di uno stato italiano basato sui criteri dell’autonomia e del federalismo, tanto attuale quanto inattuato

 

Il 19 dicembre del 1943, nel pieno della guerra civile che insanguinava l’Italia del Nord, alcuni rappresentanti della popolazioni alpine, provenienti dalle valli valdesi e dalla Valle d’Aosta, tennero un convegno clandestino a Chivasso al termine del quale venne redatta una dichiarazione nota come “Carta di Chivasso” e sottoscritta dal notaio Emile Chanoux, Ernesto Page, Gustavo Malan, Giorgio Peuronel, Mario Alberto Rollier ed Osvaldo Coisson.

 

Il documento, in netta opposizione con il ventennio fascista propugna la nascita di uno stato italiano basato sui criteri dell’autonomia e del federalismo, tanto attuale quanto inattuato. A settantuno anni dall’evento, nella giornata in cui cade, il Comune di Chivasso, con il patrocinio della Regione Piemonte e del Consiglio regionale della Valle d’Aosta organizza una serie di manifestazioni per ricordarlo. Dalle ore 15 alle 16 a Palazzo Luigi Einaudi verrà inaugurato il Centro studi sul Federalismo europeo “Mario Alberto Rollier, poi dalle 16 alle 17, al Teatrino Civico, in collaborazione con l’Università della Terza età si svolge l’incontro “Due città per due grandi idee” fra il sindaco di Chivasso Libero Ciuffreda e quello di Ventotene, Giuseppe Assenso.

 

Seguirà la cerimonia di carattere altamente simbolico del gemellaggio tra i due comuni, in quanto a Ventotene, dove erano confinati Altiero Spinelli, Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi, venne da loro redato il Manifesto, documento fondamentale per il federalismo europeo e alla base della nascita dell’Mfe – Movimento federalista europeo. Dalle ore 17.30 alle 19.30 si terrà nella sala del consiglio comunale il convegno “Il Federalismo Europeo ed il Federalismo Italiano” introdotto da Sergio Pistone, della direzione nazionale di Mfe, con i contributi dell’europarlamentare Mercedes Bresso e di Piero Fassino, sindaco di Torino e presidente Anci. Le conclusioni verranno tenute da Roberto Palea, presidente del Centro studi sul federalismo.

Massimo Iaretti

 

La Carta di Chivasso

 

Noi popolazioni delle valli alpine

CONSTATANDO

che i venti anni di mal governo livellatore ed accentratore sintetizzati dal motto brutale e fanfarone di “Roma

doma” hanno avuto per le nostre valli i seguenti dolorosi e significativi risultati:

a) OPPRESSIONE POLITICA

attraverso l’opera dei suoi agenti politici ed amministrativi (militi, commissari,

prefetti. federali, insegnanti), piccoli despoti incuranti ed ignoranti di ogni tradizione locale di cui furono solerti

distruttori;

b) ROVINA ECONOMICA per la dilapidazione dei loro patrimoni forestali ed agricoli, per l’interdizione della

emigrazione con la chiusura ermetica delle frontiere, per l’effettiva mancanza di organizzazione tecnica e

finanziaria dell’agricoltura, mascherata dal vasto sfoggio di assistenze centrali, per la incapacità di una

moderna organizzazione turistica rispettosa dei luoghi; condizioni tutte che determinarono lo spopolamento

alpino;

c) DlSTRUZIONE DELLA CULTURA LOCALE

per la soppressione della lingua fondamentale locale, laddove

esiste, la brutale e goffa trasformazione dei nomi e delle iscrizioni locali, la chiusura di scuole e di istituti

locali autonomi, patrimonio culturale che è anche una ricchezza ai fini della emigrazionetemporanea

all’estero;

AFFERMANDO

a) che la libertà di lingua come quella di culto è condizione essenziale per la salvaguardia della personalità

umana;

b) che il federalismo è il quadro più adatto a fornire le garanzie di questo diritto individuale e collettivo e

rappresenta la soluzione del problema delle piccole nazionalità e la definitiva liquidazione del fenomeno

storico degli irredentismi, garantendo nel futuro assetto europeo l’avvento di una pace stabile e duratura;

c) che un regime Federale repubblicano a base regionale e cantonale è l’unica garanzia contro un ritorno

della dittatura, la quale trovò nello stato monarchico accentrato italiano lo strumento già pronto per il proprio

predominio sul paese; fedeli allo spirito migliore del Risorgimento

DICHIARIAMO quanto segue

AUTONOMIE POLITICHE AMMINlSTRATIVE

1) Nel quadro generale del prossimo stato italiano che economicamente ed amministrativamente

auspichiamo sia organizzato con criteri federalistici, alle valli alpine dovrà essere riconosciuto il diritto di

costituirsi in comunità politico-amministrative autonome sul tipo cantonale;

2) come tali ad esse dovrà comunque essere assicurato, quale che sia la loro entità numerica, almeno un

posto nelle assemblee legislative regionali e cantonali;

3) l’esercizio delle funzioni politiche ed amministrative locali (compresa quella giudiziaria), comunali e

cantonali, dovrà essere affidato ad elementi originari del luogo o aventi ivi una residenza stabile di un

determinato numero di anni cheverrà fissato dalle assemblee locali;

AUTONOMIE CULTURALI E SCOLASTICHE

Per la loro posizione geografica di intermediarie tra diverse culture, per il rispetto delle loro tradizioni e della

loro personalità etnica, e per i vantaggi derivanti dalla conoscenza di diverse lingue, nelle valli alpine deve

essere pienamente rispettata e garantita una particolare autonomia culturale linguistica consistente nel:

1) diritto di usare la lingua locale, là dove esiste, accanto a quella italiana, in tutti gli atti pubblici e nella

stampa locale;

2) diritto all’insegnamento della lingua locale nelle scuole di ogni ordine e grado con le necessarie garanzie

nei concorsi perché gli insegnanti risultino idonei a tale insegnamento. L’insegnamento in genere sarà

sottoposto al controllo o alla direzione di un consiglio locale;

AUTONOMIE ECONOMICHE

Per facilitare lo sviluppo dell’economia montana e conseguentemente combattere lo spopolamento delle

vallate alpine, sono necessari:

1) un comprensivo sistema di tassazione delle industrie che si trovano nei cantoni alpini (idroelettriche,

minerarie, turistiche, di trasformazione, ecc.) in modo che una parte dei loro utili torni alle vallate alpine, e ciò

indipendentemente dal fatto che tali industrie siano o meno collettivizzate;

2) un sistema di equa riduzione dei tributi, variabile da zona a zona, a seconda della ricchezza del terreno e

della prevalenza di agricoltura foreste o pastorizia;

3) una razionale e sostanziale riforma agraria comprendente:

a) l’unificazione per il buon rendimento dell’azienda, mediante scambi e compensi di terreni e una

legislazione adeguata della proprietà famigliare agraria oggi troppo frammentaria;

b) l’assistenza tecnico-agricola esercitata da elementi residenti sul luogo ed aventi ad esempio delle

mansioni di insegnamento nelle scuole locali di cui alcune potranno avere carattere agrario;

c) il potenziamento da parte delle autorità della vita economica mediante libere cooperative di

produzione e consumo;

4) il potenziamento delle industria e dell’artigianato, affidando all’amministrazione regionale cantonale, anche

in caso di organizzazione collettivistica, il controllo e l’amministrazione delle aziende aventi carattere locale;

5) la dipendenza dall’amministrazione locale delle opere pubbliche a carattere locale e il controllo di tutti i

servizi e concessioni aventi carattere pubblico. Questi principi, noi rappresentanti delle Valli Alpine vogliamo

vedere affermati da parte del nuovo Stato italiano

 

 

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