L’universo di Cecily Brown è arte pura

Famosa per le grandi tele dalla forte carica erotica, in realtà il suo universo creativo è molto più ampio e profondo e l’allestimento torinese diventa allora un’occasione unica, da non perdere per ammirare la versatilità di cui è capace

 

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E’ una delle pittrici contemporanee più affermate del pianeta, i suoi quadri sono esposti nei musei  più prestigiosi ed hanno quotazioni che spesso si aggirano sui 5 zeri; ora da New York arriva a Torino l’arte di Cecily Brown, alla Gam, dal 17 ottobre al 1° febbraio 2015. Ed è la sua prima grande retrospettiva museale italiana, curata da Danilo Heccher, molto più esaustiva della precedente anteprima romana nel 2003.

 

Famosa per le grandi tele dalla forte carica erotica, in realtà il suo universo creativo è molto più ampio e profondo e l’allestimento torinese diventa allora un’occasione unica, da non perdere per ammirare la versatilità di cui è capace. Negli spazi di Underground Project è notevole il corpus di lavori che ripercorre l’intero arco della sua carriera: 18 dipinti, scelti tra i capolavori di grandi e grandissime dimensioni, anche fino a 5 metri di arte pura; 24 opere su carta, da considerare lavori del tutto indipendenti e non semplici bozzetti, in cui ha usato tecniche diverse (dall’acquerello alla matita, dall’inchiostro alla guache); oltre a 7 monotipi.

 

La sua è un’arte complessa, sospesa tra astrazione e tratti figurativi, connotata da pennellate potenti, colori che esplodono. Lei sostiene che l’erotismo esplicito dei primi tempi ora è più sfumato, sottile e mentale. Molte suggestioni le arrivano da lontano. Si  notano echi di grandi artisti del passato, della statura di El Greco, o del 900 come De Kooning, Pollock e Kokoschka: lei  rielabora ed attinge anche dalla vita che la circonda, da musica, cinema, letteratura, libri per bambini e iconografie erotiche. Alla fine i suoi lavori sono macrocosmi di genialità, corpi intrecciati, significati multiformi; l’unica è osservarli a fondo, con calma, perché ad ogni ulteriore sguardo più accurato, ecco emergere nuovi elementi e dettagli, nuove pieghe ed ulteriori significati.

 

Per chi  ancora non la conoscesse anche la sua vita ha fascino a palate. Nata a Londra nel 1969 dalla talentuosa scrittrice da Booker Prize, Shena Mckay, fin da piccola respira un clima artistico-intellettuale fuori dal comune. Quando ha già 21 anni scopre di essere la figlia naturale di colui  che aveva sempre e solo considerato un amico di famiglia. E non un padre qualunque, bensì il grande critico d’arte David Sylvester che l’accompagnava alle mostre insieme a mostri sacri come Francis Bacon.

 

Nonostante questo, che sarebbe un magnifico trampolino di lancio, lei vuol fare a modo suo. E non sbaglia un colpo. Nei primi anni 90 si lascia alle spalle la Young British Art, poco incline alla pittura, e spicca il volo verso New York e l’Espressionismo Astratto Americano. I primi tempi nella “Grande Mela” non sono facili: fa la cameriera part-time, con quel che guadagna mantiene la sua passione, compra tele e colori, dipinge e si fa notare.

 

Il talent–scout Jeffrey Deitch le offre la sua prima personale. Due anni dopo è nella scuderia del grande mercante d’arte Larry Gagosian e non la fermerà più nessuno. Oggi i galleristi più importanti  al mondo se la contendono: lei lavora con calma, le liste d’attesa sono lunghe, i prezzi da capogiro. Le sue tele fanno parte delle collezioni del Guggenheim, del  Whitney e della Tate. Ed ora l’occasione per farsi ammaliare dalla sua arte è  l’appuntamento prestigioso alla Gam di Torino.

 

Laura Goria

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