La rassegna, curata da Enrico Colle, in collaborazione con l’Armeria Reale di Torino, presenta un centinaio di pezzi, tra cui preziosi e raffinati elmi islamici medioevali accanto alle armature dei guerrieri europei e a quelle dei samurai magistralmente prodotte dalle manifatture tedesca e italiana fino all’India e al Giappone
Guerrieri d’Occidente e d’Oriente si incontrano alla corte della Reggia di Venaria in un’esposizione che esalta le splendide armature di secoli ed epoche lontane, accomunate da un fascino intramontabile. Provengono dal Museo Stibbert di Firenze e dall’Armeria Reale di Torino e si presentano al pubblico nella mostra “Cavalieri,Mamelucchi e Samurai” allestita nella dimora sabauda. In vetrina spiccano armature europee,indiane,islamiche e giapponesi che coprono quattro secoli di storia,dal Cinquecento all’Ottocento,con lo scopo di ricreare la bellezza artistica delle armerie con i suoi costumi di guerra e le armature da parata con armi,elmi,scudi,lance,spade e corazze.
La rassegna, curata da Enrico Colle,in collaborazione con l’Armeria Reale di Torino,presenta un centinaio di pezzi,tra cui preziosi e raffinati elmi islamici medioevali accanto alle armature dei guerrieri europei e a quelle dei samurai magistralmente prodotte dalle manifatture tedesca e italiana fino all’India e al Giappone. Molte delle opere esposte arrivano dal Museo Stibbert di Firenze e si possono notare sia le diverse tecniche da combattimento sia le differenze etniche dei guerrieri. I cavalieri europei guerreggiavano con armature più pesanti e rigide mentre i cavalieri mediorientali e gli stessi samurai usavano sistemi di protezione del corpo più leggeri e più agili. Oltre agli “abiti” militari si ammirano anche scimitarre,sciabole,pugnali, mazze ferrate, archibugi,moschetti e pistole a pietra focaia. Come detto, le armature dei guerrieri europei erano più massicce e pesanti di quelle orientali ma le decorazioni rimasero molto scarse e limitate fino al Cinquecento. Presentavano solo eleganti bordure d’ottone e poco altro e per fare un deciso salto di qualità bisogna aspettare il Seicento quando divenne di moda l’uso delle incisioni impreziosite da colori e dorature di pregio. Le armature più appariscenti sono senz’altro quelle dei samurai ma quelle più affascinanti ed esoteriche sono quelle dei mamelucchi che rimandano con la memoria all’epoca delle Crociate e agli scontri tra il Saladino e i Cavalieri venuti dall’Occidente. Più agili nelle loro armature rivestite con maglie metalliche, la corazza dei mamelucchi presentava rinforzi d’acciaio solo nelle parti più vitali del corpo per destreggiarsi meglio durante la lotta e i duelli.
Combattevano con il turbante e i pantaloni alla zuava e in mostra si possono vedere le armature turche indossate sia dai Giannizzeri,il corpo d’elite dell’esercito Ottomano, che dai Sipahi, i cavalieri turchi, e sono le stesse di quelle usate in battaglia nel periodo dei sultani Maometto II(1432 -1481) e Solimano il Magnifico (1520-1566). Sulle piastre d’acciaio dell’armatura si leggono iscrizioni incise tratte dal Corano,un mezzo per diffondere la fede anche sul campo di battaglia attraverso i versi dei testi sacri. Ben più pesanti e ingombranti erano le armature dei samurai ma non per questo meno spettacolari e attraenti. Formate da un elmo,una maschera,due spallacci,una corazza con bracciali d’acciaio e di cosciali per proteggere il basso ventre,l’armatura giapponese mescola da sempre eleganza e praticità. L’elemento fondamentale del samurai è la spada,un’autentica chiave per conoscere la storia, le tradizioni e i costumi del Giappone. La spada fu l’anima del samurai per il sacro rispetto con cui è stata sempre trattata dai guerrieri giapponesi ma anche il simbolo dell’onore e del ruolo sociale del samurai nella società. Le opere esposte,che rivelano la maestria degli artigiani delle varie epoche nella fabbricazione delle armi e nella decorazione delle armature,sono visibili fino all’8 febbraio 2015 alla Reggia di Venaria. Con orario: da martedì a venerdì ore 9-17, sabato,domenica e festivi dalle 9,30 alle 19,30. Lunedì è il giorno di chiusura.
Filippo Re