Sarà perché le primissime pagine di un libro si guardano e non si guardano, si leggono e non si leggono bene, sarà perché la firma “Marco”, dal momento che il nome è molto diffuso, non l’ho associato all’autore, ma mi era sfuggita la frase, in anteprima: “Questa storia non è la mia storia. Ma è una storia che parla anche di me”. In fondo poi, sono stato gratificato da questa osservazione: tra le righe, strada facendo, l’avevo scoperto. Il libro in questione è “La curva dei persici”, romanzo suddiviso in trent’un capitoli, tanti quanti i giorni della maggior parte dei mesi, per raccontare le storie di un gruppo di amici e di un luogo molto speciale, sul lago d’Orta. Note autobiografiche a parte, che cos’è in fondo la lettura di un libro, se non si acquisiscono immagini e sensazioni di vita vissuta dagli attori della narrazione, se non si condividono il comportamento e il carattere di alcuni e, al tempo stesso, non si disapprovano le imprese di altri? Qui si nota che l’autore, Marco Travaglini, “conosce” i suoi lettori. “Questi amici e le loro avventure” ci ha confidato, “frutto della mia fantasia, hanno radici anche nella realtà. Ho cambiato nomi e “forzato” un po’ le loro caratteristiche ma in gran parte sono riconducibili a persone in carne ed ossa….. Amano, soffrono, frequentano le osterie e si sostengono gli uni con gli altri. Quella che ho voluto far vivere tra le pagine de “La curva dei persici” è una piccola folla discreta, che sa divertirsi e far festa senza per questo essere chiassosa”. Posso assicurare, per esperienza vissuta, che non è facile mescolare luoghi immaginari a luoghi esistenti, personaggi inventati con individui realmente vissuti. C’è poi un approccio, uno stile, che ricorda Piero Chiara, il famoso romanziere di Luino. C’è stata quest’influenza e uanto è pesata ? “Piero Chiara è stato davvero “il poeta delle piccole storie del grande lago”, il maestro di tutti coloro che si sono cimentati con quella che viene definita la letteratura di provincia o, nel nostro caso, il lago. Sia mezzo che punto d’approdo dell’ironia dello scrittore luinese, il lago non rimane sullo sfondo delle vicende, ma un elemento imprescindibile della sua opera.” Si potrebbe aggiungere che lo scrittore di Luino è stato più dissacrante verso molti dei suoi personaggi. Un’ultima domanda va ai lettori, specialmente a coloro che abitano tuttora nella zona dei laghi (Maggiore, Orta e Varese): tutti avranno potuto pensare o scoprire dove sono le varie località, i piccoli e grandi centri, disposti qua e là: ma, sul Lago d’Orta, dov’è esattamente “la curva dei persici”? Vuoi vedere che nemmeno i pescatori più accaniti l’hanno scoperto?!
Elio Motella
giornalista e scrittore