Concluso il percorso di Coppa del Mondo con gli appuntamenti validi per le qualificazioni a cinque cerchi, per l’Italia dello short track è arrivato il momento di guardare allo Olimpiadi Invernali di Pechino 2022. Il neo capo allenatore Kenan Gouadec, insieme all’intero staff tecnico, ha infatti diramati i nomi dei dieci azzurri – 5 uomini e 5 donne – che dal 4 al 20 febbraio prenderanno parte ai Giochi in Cina. Tra i convocati, in particolare, spicca il nome di Andrea Cassinelli, classe 1993, cresciuto tra le file della Velocisti Ghiaccio Torino e oggi tesserato per le Fiamme Gialle. L’atleta torinese, in stagione, ha centrato il titolo italiano Overall agli Assoluti di Bormio ed è salito sul podio in Coppa del Mondo con il terzo posto della staffetta maschile proprio sul ghiaccio di Pechino.
L’Italia si presenterà in Cina forte di tutte le staffette – maschile, femminile e mista –, mentre per quanto concerne le distanze individuali gli azzurri hanno conquistato 3 card olimpiche al femminile e 2 al maschile nei 500 metri, 2 al femminile e 2 al maschile nei 1000 metri, 3 al femminile e 3 al maschile nei 1500 metri. Insieme a Cassinelli voleranno a Pechino anche Yuri Confortola, Tommaso Dotti, Pietro Sighel e Luca Spechenhauser tra gli uomini, Arianna Fontana Cynthia Mascitto, Arianna Sighel, Arianna e Martina Valcepina tra le donne. «La cancellazione degli Europei, che avrebbero dovuto rappresentare l’ultimo test prima di Pechino, ci ha convinto che fosse opportuno definire già oggi le squadre così da dare certezze ai ragazzi», la considerazione di Gouadec.
L’ Aranycsapat di Puskás era destinata a vincere, emblema di un regime – quello comunista ungherese – che l’aveva eletta a simbolo. Fino alla sconfitta nella finale della Coppa Rimet del 1954, unica partita persa dai magiari su cinquanta incontri disputati tra il 1950 e il 1956. Vale la pena ricordare la prima parte, la più esaltante, della “serie magica”: tra il 14 maggio 1950 (sconfitta in Austria per 3-5) e il 4 luglio 1954 (caduta nella finale del Mondiale a opera dei tedeschi, 2-3), collezionò 29 vittorie e 3 pareggi su 32 partite, con 143 gol fatti e 33 subiti. Un gioco offensivo, spumeggiante, irresistibile. Anche l’Italia ne fece le spese. Domenica 17 maggio 1953, a Roma, venne inaugurato lo Stadio Olimpico. Gli azzurri venivano da una tradizione favorevole: da 28 anni gli ungheresi non vincevano sul suolo italiano. Finì con un netto 0-3 per i magiari in maglia rossa ( gol di Hidekguti e “doppietta” di Puskás). Per la prima volta la radio ungherese trasmise un incontro di calcio in diretta e al termine si udirono distintamente gli applausi a scena aperta dell’Olimpico. La storia di questa compagine leggendaria è raccontata magistralmente da Bolognini ne “La squadra spezzata “, riportando il gioco del calcio alla sua essenza, prima che diventasse (purtroppo!!) solo business e denaro. “Il calcio è l’arte di comprimere la storia universale in 90 minuti”, disse George Bernard Shaw.