SPETTACOLI- Pagina 65

La famiglia Addams di scena al Teatro Superga Nichelino

Sabato 25 novembre, ore 21 

Ispirandosi alla nota serie televisiva degli anni ’60, la Compagnia della Corona riporta a teatro “La famiglia Addams” in una nuova produzione musicale. Le vicende paradossali e dense di black humour di una sgangherata famiglia d’altri tempi nascono dal fumetto creato da Charles Addams negli anni ’30.

La giovane Mercoledì è innamorata di Lucas, un ragazzo “normale” appartenente ad una “normale” famiglia americana; i due vogliono sposarsi. Confidarlo a sua madre può risultare un problema e la complicità tra la ragazza e suo padre li condurrà a mantenere lo scomodo segreto, pur sapendo che è molto pericoloso nascondere un segreto alla padrona di casa. Un invito a cena in casa Addams e il tradizionale “gioco” porteranno le famiglie dei due giovani innamorati a conoscersi meglio, a confessare segreti inconfessabili in una convulsa serata piena di equivoci e scomode verità che cambierà le vite di tutti.

 

La famiglia Addams

Regia di Salvatore Sito

Con Barbara Corradini e Andrea Rodi

Libretto Marshall Brickman e Rick Elice

Musiche e testi Andrew Lippa

Basata sui personaggi creati da Charles Addams

Direzione corale Rosa Sito

Coreografie Silvia Raschi

Costumi Silvia Lumes

Scenografie Davide Amadei

Una coproduzione Compagnia della Corona e Teatro Fanin

Biglietti: 17 euro galleria, 23 euro platea

 

La stagione 2023-2024 del Teatro Superga è promossa dalla Città di Nichelino e Sistema Cultura, con il sostegno di Fondazione CRT e Regione Piemonte, firmata dalla direzione artistica di Alessio Boasi, Fabio Boasi e Claudia Spoto, in collaborazione con Piemonte dal Vivo. Produzione esecutiva Fondazione Reverse. Creative mind: Noir Studio.

Info

Teatro Superga, via Superga 44, Nichelino (TO)

011 6279789

www.teatrosuperga.it biglietteria@teatrosuperga.it

IG + FB: teatrosuperga

Orari biglietteria: mar, gio, ven e sab 16-19; mer 10-13 e 14-19

I biglietti si possono acquistare presso la biglietteria del Teatro Superga, sul luogo dell’evento nei giorni di spettacolo dalle ore 18

La 41° edizione del Torino Film Festival parte dalla Reggia di Venaria

Nella prestigiosa cornice della  Reggia di Venaria ieri sera ha preso il via la 41° edizione del Torino Film Festival, diretta per il secondo anno consecutivo da Steve Della Casa e in programma fino al 2 dicembre 2023.

La serata è stata trasmessa in diretta su Rai Radio3 all’interno dello storico programma Hollywood Party, ospite d’onore uno dei maestri indiscussi del cinema italiano, Pupi Avati.

Ad accompagnarlo sul palco Micaela Ramazzotti, Neri Marcoré e Lodo Guenzi, intervenuto in video messaggio, che nella loro carriera hanno lavorato con il maestro, oltre a Steve Della Casa, Claudio De Pasqualis, Alberto Anile e Vittorio Sgarbi.

Madrina della cerimonia d’apertura la bellissima Catrinel Marlon, che al festival presenta anche il suo esordio alla regia, Girasoli, interpretato da Gaia Girace e Monica Guerritore.

GIULIANA PRESTIPINO

 

Il concerto del Regio contro la violenza di genere

Concerto di sabato 25 novembre dedicato alla Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza alle donne

 

 

Il teatro Regio, le sue lavoratrici e i suoi lavoratori, il Maestro Nathalie Stutzmann hanno deciso di dedicare il Concerto  in programma sabato 25 novembre alla giornata internazionale per l’eliminazione della violenza alle donne.

‘La terribile vicenda di Giulia Cecchettin ha scosso il Paese ricordandoci – spiega il sindaco di Torino Stefano Lo Russo – nel modo più drammatico possibile, l’importanza di contrastare qualsiasi forma di violenza di genere non soltanto il 25 novembre, ma tutti i giorni. È  davvero importante  che a promuovere questo messaggio sia anche un’istituzione culturale di primo piano come il teatro Regio, che lo farà attraverso la voce delle sue lavoratrici e dei suoi lavoratori, che ci tengo a ringraziare”.

“Ringrazio le lavoratrici e I lavoratori del Teatro Regio – aggiunge il Sovrintendente del teatro Regio Mathieu Jouvin – per aver proposto alla direzione del Teatro questa iniziativa,  dimostrando una grande sensibilità nei confronti di un tema che ci tocca tutti nel profondo e che è  drammaticamente attuale. Ho immediatamente condiviso l’idea perché sono profondamente convinto che un luogo di cultura come il nostro teatro debba anche essere sede di impegno civile e di riflessione. Voglio inoltre ringraziare il direttore d’orchestra Nathalie Stutzmann per aver accolto la proposta di dedicare  il Concerto a una giornata che di deve far ricordare i valori più importanti di una società,  tra i quali non  è contemplata la violenza”.

MARA MARTELLOTTA

Un mare di noia ma bisognerà “continuare a vivere”

Al Carignano sino a domenica 26 novembre

L’altra sera, quando al Carignano assistevo alla prima dello “Zio Vanja” cechoviano che Leonardo Lidi ha messo in scena l’estate scorsa per lo Stabile dell’Umbria, in coproduzione con quello torinese e con il Festival di Spoleto, il primo pensiero che mi veniva alla mente era l’edizione di Mario Missiroli sul finire degli anni Settanta. Eravamo nel novembre 1977, esattamente quarantasei anni e sembrano millenni. Mi veniva alla mente di primissimo approccio la scena di Giancarlo Bignardi, lo spaccato di una grande casa, persa nella campagna russa, il desiderio di curiosarci dentro tra vetrate e tendaggi, tra tavoli e samovar, tra salotti e poltroncine e librerie, tra tavoli da lavoro dove nello struggimento del finale Sofia s’immergeva nei conti con Vanja, spingendolo a lavorare e a vivere, a reinventarsi “una lunga, lunga serie di giorni, di interminabili sere”. Ogni oggetto, una sequenza di oggetti, al proprio posto, fotografato e animato, riportato in vita. Millenni. Oggi, ogni cosa, ogni oggetto, ogni angolo delle ventisei stanze della casa, sono stati cancellati come se fosse passato nei decenni uno tsunami a travolgere tutto, i personaggi che potrebbero non avere nome e che già non hanno più tempo, un loro tempo, sono fissati, schiacciati, annientati, immaterialmente fermati contro una parete, biancogrigiastra, di cui ci si sente in obbligo di darci le esatte misure, cinque metri d’altezza per sei di base, il corpus di un gradino/pedana, lungo tre e mezzo, incollato contro, su cui Astrov Vanja Serebrjakov Elena e tutti gli altri ridono e si tormentano, s’addormentano e si amano, si fuggono e si cercano, si dichiarano e vengono respinti, si lamentano dei propri dolori non soltanto fisici, sparano pistolettate che fanno “pum” e portano mazzi di fiori vistosamente di plastica. Ogni cosa in un mare di noia, che non sconquassa più.

Tutto è un fallimento, tutto è una sconfitta, non c’è il più debole sorriso che possa salvaguardare qualche avvenire, tutto è sopravvivenza, il tentativo di sopravvivere, anzi. Si crede che una ubriacatura aggiusti le cose: invece bisognerà con concretezza riempire dei vuoti, un vuoto enorme, e costruire dei domani. L’arrivo del vecchio professore (quello pietosamente con i pantaloni scesi a mezzacoscia e ridicolmente pronto a guardare quel che gli resti dentro le mutande) e della sua giovane moglie (sigaretta sempre accesa, pettinatura biondiccia fuori misura, come se fosse un cespuglio per gli uccelli, falsamente sicura e pronta alla risata per seppellire un dolore e la più bisognosa d’amore) portano lo sconquasso ma forse tutto è già definitivamente distrutto, già cadono vistosamente i pezzi di quella casa dentro cui “guardiamo” soltanto con le parole. Parole che hanno un sapore e una sonorità vuoti – eppure quanto si parla in “Zio Vanja” -, come la vecchia acciaccosa Marina parla a inesistenti oche e pulcini, così ognuno si parla addosso, a se stesso, come in una privatissima confessione, pur parlando a chi gli sta di fronte in quel momento e non lo sente. Anche Astrov, che più di tutti cerca di camuffare il vuoto che gli sta intorno, con la spavalderia, anche con la goffaggine, con le sue tante sbrodolature, con quei suoi atteggiamenti da viveur da strapazzo, con l’accesa corte a Elena, con un appuntamento campato in aria nel bosco demaniale, con un bacio più o meno richiesto, più o meno rubato, anche lui all’inizio si confessa alla vecchia che da sempre vive tra quelle mura: e la risposta è “vuoi mangiare qualcosa?”. Sarà mai stata a sentirlo? E sarà poi sicuro che la lunga chiacchierata ecologica entri con sincerità in qualche cuore e soprattutto in qualche mente, ad ognuno di quanti gli sono davanti e distruggono i boschi come distruggono i sentimenti?

La noia, il succedersi dei giorni, il grigiore, il mestiere di vivere rosicchia tutti, tutti a raccontare a se stessi le loro fini. Astrov alle prese con i suoi contadini ignoranti, Elena che ne ha abbastanza di quel marito che le sta accanto, Sonia che combatte con la sua bruttezza, Vanja arcistufo delle sue ricotte e alla ricerca di un pezzo d’affetto, pronto a gigionare quanto basta, a fare il clown, a cercare di sorridere, Serebrjakov che si dà ancora un cinque anni di vita “e poi vedrete che mi sarò tolto dai piedi”. Tutti sognano un riscatto, tutti sognano e basta: e non succede nulla. Solo una partenza, chi arriva se ne va di nuovo. E chi rimane s’illude che tutto torni come prima. Qualcuno ha un briciolo di consapevolezza: uno dei pezzi più belli della commedia e uno dei brani di maggior resa da parte di Lidi, Astrov che abbraccia forte Vanja, quasi a stritolarlo, ma come in un abbraccio di protezione, per dirgli che noi due siamo eguali, siamo due perdenti dentro una vita che non ci ha dato nulla.

Un fiume in piena “Zio Vanja” e quel fiume in piena Lidi lo guida e lo regge a mano ferma, con grande maturità, con una sicurezza che in altre occasioni aveva avuto più l’aspetto dello sfacciato esperimento, dell’”épater le bourgeois” a tutti i costi (leggi “Bernarda Alba). Fedelissimo alle parole del testo, gioca tuttavia intelligentemente a sconvolgercelo davanti agli occhi, in una atmosfera mai provata, a schiacciare il pedale dell’acceleratore, a farci conoscere personaggi del tutto “nuovi”, come fino a qui mai li avevamo visti, a riempirli di sentimenti e mancanze assai più moderni di quanto non facesse Cechov al termine dell’Ottocento sul palcoscenico del Teatro d’Arte di Mosca (ci ha catapultati nel bel mezzo degli anni Sessanta del secolo scorso). Un successone che non può non coinvolgere tutti gli attori della compagnia, grandiosi negli assolo e nel gioco di squadra, ognuno pronto a confermare il percorso registico, a irrobustire quanto possa nascere da ogni personaggio, una parola, un silenzio, un gesto, un sorriso, un pianto. Tutti da citare, anche se le personali convinzioni vanno a Mario Pirrello (Astrov) e Massimiliano Speziani (Vanja), accanto a loro Giuliana Vigogna, Ilaria Falini, Francesca Mazza, Maurizio Cardillo, con Giordano Agrusta, Angela Malfitano e Tino Rossi. Meritatissime ovazioni finali.

Elio Rabbione

Le immagini sono di Gianluca Pantaleo

Una notte al Museo del Risorgimento. Appuntamento speciale di Club Silencio

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Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

Sabato 25 novembre 2023

 

 

Una notte al Museo torna nel cuore storico di Torino

per un momento di condivisione e riflessione, con uno sguardo rivolto all’attualità

che passa attraverso l’arte e gli occhi delle donne

 

Una notte al Museo del Risorgimento – credit Federico Masini Studio

Sabato 25 novembre torna Una notte al Museo, il format ideato e realizzato dall’associazione Club Silencio con l’intento di valorizzare e promuovere il patrimonio storico-culturale dei musei e degli edifici storici d’Italia. L’appuntamento è al Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, nel cuore della città.

 

Una serata importante che si inserisce tra le iniziative dedicate della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne in programma per il 25 novembre con l’obiettivo di scoprire il museo e riflettere collettivamente su un tema importante della nostra contemporaneità attraverso installazioni e opere d’arte, performance e giochi interattivi per accendere lo sguardo e nuove consapevolezze.

 

La serata si svolgerà dalle 19 a mezzanotte all’interno delle sale di Palazzo Carignano, dove i visitatori verranno guidati alla scoperta delle storie e delle curiosità legate al ruolo delle donne nel Risorgimento. Inoltre, sarà possibile visitare la mostra NONOSTANTE IL LUNGO TEMPO TRASCORSO. Le stragi nazifasciste nella guerra di liberazione 1943-1945, un viaggio lungo le tappe del duro percorso di costruzione della Repubblica Italiana compiuto da decine di migliaia di civili e militari italiani che, attraverso il proprio sacrificio, hanno consentito di gettare le basi per la costituzione del nostro attuale Stato repubblicano e democratico.

 

Ad arricchire la proposta culturale, l’installazione fotografica de Le Scapigliate Prendi spazio: un’opera che si propone di portare i corpi delle donne al centro della loro storia. Non ci sono altre voci narranti se non quelle dei corpi immortalati negli scatti che si fanno sempre più immensi e potenti, fino ad occupare lo spazio che a loro spetta.

 

Spazio alla Virtual Reality con la performance immersiva dell’illustratrice e fumettista torinese Santa Matita; mentre l’artista Viola Gesmundo condurrà un laboratorio in cui accompagnerà i partecipanti nell’identificazione e nel disassemblaggio degli stereotipi di genere che spesso emergono nella comunicazione pubblicitaria che ci circonda quotidianamente.

 

Ad accompagnare l’evento, la selezione musicale a cura di The Taste che risuonerà tra le storiche sale del Museo.

 

Per partecipare alle serate di Una notte al Museo è necessario accreditarsi sul sito di Club Silencio al link

https://clubsilencio.it/next-event/

Allo stesso link è possibile inoltrare l’invito a un amic*

 

CHE COS’È CLUB SILENCIO

Club Silencio porta avanti tre direzioni progettuali: l’una relativa al rendere accessibile il patrimonio artistico-culturale locale ai giovani under 35, l’altra impegnata nel favorire l’empowerment giovanile locale, l’ultima volta a diffondere e sensibilizzare sullo sviluppo sostenibile. Tra i suoi progetti più noti certamente c’è Una notte al Museo, che dal 2017 ad oggi ha toccato oltre 40 musei tra Piemonte, Liguria e Lombardia, oltre a Earth Day, tenutosi nel 2023 per la prima volta a Torino con oltre 25.000 partecipanti nei Giardini Reali per celebrare la Giornata Mondiale della Terra.

Da ottobre 2022 Club Silencio è certificata ISO 20121 per la “Gestione eventi sostenibili”.

 

www.clubsilencio.it

“Guarda che storia! Racconti per lo schermo”. Al Circolo dei Lettori

 

Saranno presentati i sette romanzi selezionati per diventare possibili trasposizioni cinematografiche o televisive

Sabato 25 novembre, ore 11,30

Dopo la buona partenza del 2021 ed il grande successo ottenuto nel 2022, ritorna “Guarda che storia! Racconti per lo schermo”, il progetto organizzato da “Film Commission Torino Piemonte” e “Salone Internazionale del Libro di Torino” per individuare romanzi adatti a diventare lungometraggi o serie tv e permettere alle case editrici di presentare il proprio libro a registi, sceneggiatori, produttori e decision makers del settore. Terza edizione, dunque, che ancora una volta si presenta con tutte le carte in regola, forte degli ottimi riscontri ancora una volta acquisiti,con 131 titoli proposti, giunti da 85 case editrici attraverso la “call for application” conclusasi il 30 settembre scorso e rivolta a romanzi e “graphic novel” pubblicati tra il 2021 e il 2023. Cifre che ancora una volta confermano il pieno raggiungimento della mission di base, quella di facilitare il dialogo tra il mondo editoriale e quello della produzione cinematografica e audiovisiva.


Tra libri di fiction e formazione, fantasy e distopie, gialli, commedie e romanzi per ragazzi, sono sette i titoli selezionati che più hanno suscitato l’interesse per una trasposizione per il piccolo o il grande schermo. Eccoli, in ordine alfabetico, per editore: Il grande manca” di Pierdomenico Baccalario, Il Castoro Editrice (Milano); Vento da Est” di Stefania Bertola, Einaudi (Torino); Per sempre altrove” di Barbara Cagni, Fazi Editore (Roma); Quando le stelle vengono meno” di Antonella Frontani, Garzanti (Milano); Rosso diretto” di Orazio Di Mauro, Neos Edizioni (Torino); Borders” di Giuliana Facchini, Sinnos Edizioni (Roma) eGabbie” di Anna Vivarelli e Guido Quarzo, Uovonero Edizioni (Cremona).

I sette romanzi saranno presentati a una platea di addetti ai lavori, ma anche al pubblico, ad ingresso libero (con prenotazione a segreteria@salonelibro.it)  in una “pitching session” organizzata nell’ambito di “TFI Torino Film Industry – Production Days”, in programma sabato 25 novembre, ore 11,30, al“Circolo dei lettori” (Via Bogino 9, Torino).

A introdurre la presentazione delle sette opere saranno Paolo Manera (direttore di “Film Commission Torino Piemonte”) e Marco Pautasso (segretario generale del “Salone Internazionale del Libro di Torino”).

Il comitato di selezione chiamato ad individuare i progetti finalisti è composto da: Gino Ventriglia, sceneggiatore e story editorGraziella Bildesheim, produttrice, e Marco Pautasso, segretario generale del “Salone del Libro di Torino”.  Spiegano gli organizzatori: “In base a quanto richiesto nel bando, sono state privilegiate le storie ambientate in Piemonte, oppure collocate in altre regioni o nazioni o in luoghi non definiti, ma potenzialmente in grado di prevedere la realizzazione cinematografica e audiovisiva in Piemonte. Sono stati valutati positivamente i racconti dal fascino visivo preponderante, con una narrazione adatta a essere proposta per immagini, con un ritmo narrativo efficace e personaggi fortemente caratterizzati e particolarmente adatti ad una messa in scena cinematografica”. Tutti i titoli partecipanti entrano comunque a far parte del “Book Database”, nuova sezione visitabile sul sito di “Film Commission Torino Piemonte”, volta a presentare i progetti finalisti di ogni edizione unitamente a tutti i romanzi che hanno inviato la propria candidatura. Un vero e proprio archivio di storie, idee e personaggi da trasformare in lungometraggi o serie TV consultabile da chiunque, a disposizione del pubblico e degli addetti ai lavori, vetrina per editori e autori, aperta sul mondo della produzione cinematografica e televisiva.

“ ‘Guarda Che Storia!’ – sottolinea Paolo Manera, direttore di ‘Film Commission Torino Piemonte’ – continua a crescere e a rafforzarsi, grazie al numero sempre maggiore di candidature che di anno in anno aderiscono al progetto e grazie alla sinergia tra ‘Film Commission’ e ‘Salone Internazionale del Libro’ che si potenzia e si evolve, per assecondare e incentivare sempre di più le esigenze di un mercato costantemente alla ricerca di storie originali e rappresentative. L’adesione degli editori da un lato e la risposta dei produttori dall’altro sono segnali concreti e incoraggianti che ci stimolano e ci spingono a proseguire nel progetto, arricchendolo con nuove proposte e opportunità, come la recente ideazione del ‘Book Database’ e la presenza dei progetti finalisti al ‘Book to Screen’”.

g. m.

 

Nelle foto:

–       Paolo Manera, direttore “Film Commission Torino Piemonte”

–       Marco Pautasso, segretario generale del “Salone del Libro di Torino”

“L’ultima Risata” Sul palco del torinese “Spazio Kairòs”

La storia dei celebri attori ebrei tedeschi Max Ehrlich e Camilla Spira, sotto l’oppressione della dittatura nazista

Sabato 25 novembre, ore 21

All’ignobile e spietato sterminio dei campi nazisti, si salvò solo Camilla. Max, in seguito al “pogrom” della “Notte dei cristalli” (1938) si rifugiò in Olanda, dove continuò ad esibirsi in teatro, finché nel ’43 venne imprigionato nel campo di concentramento di Westerbork per essere poi trasferito, un anno dopo, ad Auschwitz dove morì il 1° ottobre del ’44 nelle camere a gas. Si racconta che, prima di essere ucciso, portato davanti a un gruppo di ufficiali delle SS con le armi cariche puntategli contro, gli fu ordinato di farli divertire raccontando barzellette. Fu quella “l’ultima risata”, vergognosamente gridata all’aria dai suoi assassini e che Max ebbe modo di udire. Non sul palcoscenico di un teatro, ma all’ingresso della camera a gas. E proprio “L’ultima Risata” è il titolo dello spettacolo messo in scena da “Abaco Teatro” di Cagliari, sabato 25 novembreore 21, allo “Spazio Kairòs” di via Mottalciata, a Torino. Testi e regia di Rosalba Piras che sale sul palco con Tiziano Polese, lo spettacolo (nuovo appuntamento della stagione “Riflessi” organizzata da “Onda Larsen”) racconta, per l’appunto, la storia di Camilla e Max, Camilla Spira (Amburgo, 1906 – Berlino, 1997) e Max Ehrlich (Berlino, 1892 – Auschwitz Birkenau, 1944), famosi comici che, dagli anni Venti ai Quaranta, hanno contribuito a costruire la leggendaria grandezza del “cabaret” berlinese e dello spettacolo leggero mitteleuropeo. Insieme ad altri non meno famosi comici dell’epoca. “In gran parte ebrei – sottolineano gli organizzatori – come ebreo era il colore del loro umorismo, questi artisti videro stravolte vite e carriere dall’avvento di Hitler al potere. Espulsi dai set e dai palcoscenici sui quali avevano primeggiato, iniziarono a proporre le loro ‘perfomance’ in condizioni sempre più ostili. Le vicende di questi personaggi non raccontano soltanto la storia di due comici di grande successo, ma anche la loro profonda amicizia e stima professionale, che li accompagnerà fino alla fine. Gli avvenimenti storici, la loro passione per il teatro, le loro testimonianze, il loro tormentato vissuto, sono scanditi dallo scambio di lettere che intercorreva fra i due artisti”. E, come accadde per Ehrlich, molti dei lori colleghi, comici cabarettisti ebrei, passeranno dai brillanti palcoscenici di tutta Europa alla drammatica oscurità dei campi di concentramento nazisti.

L’evocazione del repertorio storico, nello spettacolo di Rosalba Piras e Tiziano Polese, è fatta di canzoni e balli yiddish. Sul palco rivive il “cabaret” tedesco ricco di ballate, sketch anni Trenta-Quaranta che i protagonisti interpretano cantando anche in lingua francesetedesca e yiddish. 

“L’ultima Risata” è il risultato di una ricerca della coppia  Piras – Polese insieme a Tonio Cireddu e Franco Saba, curatori del montaggio video e del sonoro originale. Di grande effetto, sarà la carrellata finale di foto dei grandi attori ebrei che, ieri e oggi, soprattutto nel cinema, godono di grande fama nella platea mondiale.

g.m.

Per info“Spazio Kairòs”, via Mottalciata 7, Torino; tel. 339/3881949 o www.ondalarsen.org

Nelle foto: immagini dallo spettacolo, in scena Rosalba Piras e Tiziano Polese

Sul podio dell’Orchestra RAI di Torino il prodigioso Kazuki Yamada

Sul podio dell’Orchestra RAI di Torino il prodigioso Kazuki Yamada

Giovedì 23 novembre a Torino si esibirà il giovane musicista prodigio Daniel Lozakovich, nato a Stoccolma nel 2001, con il suo Stradivari, accompagnato dall’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, che torna a suonare alle 20:30. Il Concerto sarà replicato venerdì 24 novembre prossimo con una trasmissione in live streaming sul portale di RAI Cultura, registrato da RAI 3 e trasmesso su RAI 5.

Sul podio è impegnato Kazuki Yamada, direttore principale e consulente artistico della City of Birmingham Symphony Orchestra. In apertura di concerto proporrà la Ouverture dal Benvenuto Cellini, opera scritta nel 1838 da Hector Berlioz e ispirata al celebre scultore italiano. Di ritorno dal soggiorno romano per il Prix de Rome, sentimenti contrastanti si intrecciavano nell’animo di Berlioz: da una parte l’infatuazione per le bellezze straordinarie e la vitalità della città, dall’altra le trepidazioni di un artista irrequieto e insoddisfatto, un perenne conflitto di passioni e delusioni che incarnava alla perfezione il ritratto dell’artista romantico. L’autobiografia di Benvenuto Cellini, appena uscita in Francia nella traduzione di Fariasse, suscitò l’interesse del musicista, che si specchiava nella vita esemplare dello scultore italiano. Alla ricerca di un soggetto adatto alle scene del suo primo melodramma, pensò di averlo individuato nell’episodio della fusione del Persio, scultura molto nota del Cellini. La prima rappresentazione all’Opera di Parigi nel 1838 non fu un grande successo dal quale rimase immune l’Ouverture che aprirà il concerto al Teatro Regio. Come scrisse lo stesso Berlioz nelle sue memorie, l’Ouverture ebbe un successo strepitoso, il resto venne sonoramente fischiato con un’energia ammirevole. Il paesaggio sonoro dell’Ouverture del Cellini è ispirato al colore locale romano. L’Orchestrazione brillante è il tratto più evidente della composizione che si rifà al modello tipico delle Ouverture di Berlioz: un Allegro di grande vitalità ritmica, breve e incisivo, seguito da un Adagio cantabile e dalla ripresa molto estesa e elaborata dell’Allegro iniziale. Due temi importanti dell’opera compaiono nell’Ouverture: il tema solenne di Papa Clemente VII “ A tout péchés pleine indulgence” e quello delicato dell’”Arìette d’Arlequin”.

La serata proseguirà con il celebre Concerto n. 3 in si minore per violino e orchestra op. 61 di Camille Saint Saens, interpretato da Daniel Lozakovich, che suonerà il violino Stradivari ex Sancy del 1713. Dedicato al virtuoso spagnolo Pablo de Sarasate, il brano esalta all’estremo la tecnica violinistica e fu composto nel 1880. Sono chiare le influenze musicali gitane e popolari tipiche dell’Andalusia. Si tratta del terzo e ultimo concerto per violino composto da Camille de Saint Saens e completato nel marzo del 1880, avendo presente il talento del celebre violinista Pablo de Sarasate. Venne eseguito per la prima volta il 15 ottobre 1880 con la Filarmonica di Amburgo condotta da Adolf Georg Beer. Il Concerto si articola in tre movimenti ben distinti fra loro: Allegro non troppo, Andantino quasi Allegretto, Molto moderato e maestoso.

Concludono la serata le Variazioni su un tema originale op.36 note come Enigma Variations di Edward Elgar con le quali, secondo le parole di George Bernard Shaw, pronunciate nel 1899, secondo cui l’Inghilterra riprende il suo posto antico, dopo un intervallo di almeno due secoli, come nazione musicalmente produttiva. Prima che arrivasse Sir Edward Elgar non esisteva nulla del genere sul piano sinfonico. Bisognava andare indietro fino a Purcell. Le Variazioni su un tema originale op.36 sono comunque dette “Variazioni Enigma” (Enigma Variations) e costituiscono un’opera musicale per orchestra scritta da Edward Elgar tra il 1898 e il 1899, composta dal tema principale e dalle sue quattordici Variazioni. Elgar scrisse ogni Variazione traendo ispirazione e dedicandola a uno dei suoi familiari o amici: “To my friends pictured within” “Ai miei amici qui rappresentati”. La prima esecuzione avvenne alla Saint James Hall di Londra il 19 giugno 1899.

 

I biglietti per il concerto vanno da 9 a 30 Euro

In vendita sul sito dell’Osn RAI o presso la biglietteria dell’Auditorium RAI di Torino

Informazioni: 0118104653 – biglietteria.osn@rai.it

 

Mara Martellotta

 

Rinviato al 29 “Raffaella! Omaggio alla Carra’”