SPETTACOLI- Pagina 6

“Il mio Doc” di scena al Teatro Superga

Lo spettacolo della Compagnia C’è Trippa per gli Atti, tratto da “Toc Toc”, debutta al teatro Superga il 22 febbraio prossimo

“Il mio Doc”, della Compagnia C’è Trippa per gli Atti, debutterà sabato 22 febbraio, alle ore 21, al teatro Superga di Nichelino. È uno spettacolo tratto da “Toc Toc”, commedia francese del 2005 di Laurent Baffie, riadattata e rielaborata da Davide Piconese. La commedia si svolge all’interno della sala d’attesa del Dottor Palomero, famoso psicologo e psichiatra, un luminare che a causa di un errore da parte della sua segretaria Jennifer si troverà contemporaneamente nel suo studio sei pazienti affetti da Doc, disturbo ossessivo compulsivo, vittime del disguido che ha dato appuntamento a tutti loro alle 16,30. Il Dottore è in grave ritardo, motivo per cui i sei personaggi cominceranno a interagire tra loro, a conoscersi, a presentarsi e non solo. “Il mio Doc” è una commedia in cui si ride molto e a cui non manca il colpo di scena finale.

Biglietto: 15 euro

Biglietteria: 011 6279789 – biglietteria@teatrosuperga.it

Mara Martellotta

La Torino oscura di Profondo Rosso

Cinquant’anni fa, nel settembre del 1974, iniziavano a Torino le riprese di Profondo Rosso, un film che sarebbe diventato un riferimento classico per gli appassionati di cinema, uno dei migliori thriller italiani di sempre. Il regista Dario Argento per la terza volte sceglieva la prima capitale d’Italia e le sue atmosfere magiche dove si scorgono, oltre alle piazze e alle vie più note del centro, il Teatro Carignano, la Galleria San Federico e piazza CLN, dove si riconoscono le fontane di fronte alle quali Gabriele Lavia e David Hemmings assistono al primo terribile delitto del film, quello della sensitiva Helga Ullman ( l’attrice Macha Méril). Hemmings (che nel film interpretava il pianista inglese Marc Daly ) incrociò sulla collina torinese alcune dimore importanti come Villa della Regina (residenza storica dei Savoia), lungo la Strada Comunale Santa Margherita, per poi raggiungere l’obiettivo della sua ricerca: Villa Scott, in Corso Giovanni Lanza, 57.

 

È quella, infatti, la lugubre “villa del bambino urlante” che si trova in Borgo Po, sulle colline della città: un edificio bellissimo, uno degli esempi più straordinari dell’art decò. “L’avevo scoperta per caso — confessò il regista — mentre giravo in auto in cerca di posti interessanti dove girare il film. La villa era in realtà un collegio femminile diretto dalle monache dell’Ordine delle Suore della Redenzione e, siccome ne avevo bisogno per un mese, offrii alle occupanti una bella vacanza estiva a Rimini, dove si divertirono tantissimo. Con noi restò una monaca-guardiano, che sorvegliò le riprese con austerità”. Un’ulteriore curiosità merita di essere segnalata. Quando Marc, nel film suonò al campanello di casa del suo amico Carlo, si trovò di fronte la madre di lui (Clara Calamai) che lo fece entrare in un appartamento ricco di cimeli e foto d’ogni sorta. La casa era davvero quella dell’attrice e, quindi, ciò che si vede nel film era probabilmente in gran parte ciò che davvero c’era in quell’appartamento nel 1974, diventato set per l’ultima avventura cinematografica della grande interprete del cinema italiano. Il film, quinta prova dietro la macchina da presa per Dario Argento, uscì nelle sale il 7 marzo 1975 e lo consacrò, grazie al successo, come il vero maestro del brivido made in Italy.

Marco Travaglini

“Tutto Strauss” diretto da Marc Albrecht con la pianista Maire-Ange Nguci

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 Per il concerto di giovedì 20 febbraio con l’Orchestra RAI all’Auditorium Arturo Toscanini di Torino

Tornano ospiti della stagione dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai il direttore d’orchestra tedesco Marc Albrecht e la pianista franco albanese Marie-Ange Nguci, protagonisti del concerto in programma all’Auditorium Rai Arturo Toscanini di Torino giovedì 20 febbraio, alle 20.30, con replica venerdì 21 febbraio anche in live streaming sul portale di Rai Cultura. Già direttore principale dell’Opera Nazionale olandese di Amsterdam e delle orchestre filarmoniche e da camera olandesi, già direttore musicale dello Staatstheatre di Darmstadt e direttore artistico e principale dell’Orchestre Philharmonique di Starsburgo, Abrecht è particolarmente apprezzato nel repertorio tardo romantico tedesco e austriaco, da Wagner a Strauss, a Zemlinsky, Schreker e Korngold. Vincitore agli International Opera Awards 2019 come miglior direttore, estende abitualmente la sua attività anche alla musica contemporanea. Per il suo ritorno sul podio dell’OSN Rai, ha scelto un programma interamente dedicato a Richard Strauss. In apertura la Burlesque in Re minore per pianoforte e orchestra, scritta dal compositore tedesco a soli 21 anni. La Burlesque fu scritta nel 1886, e la prima esecuzione avvenne il 21 giugno 1890 al festival di Eisenach. Il brano venne eseguito dal pianista Eugène D’Albert, che esortò Strauss a riprenderlo dopo una parziale interruzione compositiva. A interpretarla è chiamata Marie-Ange Nguci, che ha debuttato con la compagine Rai nel febbraio 2023 ed è stata ospite l’ultima volta nel febbraio 2024. Nguci ha suonato in sale come il Musikverein di Vienna, il Concertgebouw di Amsterdam, la Suntory Hall di Tokyo, la Tonhalle di Zurigo, ma anche all’Opera House di Sydney e di Oslo, e in festival come quelli di La Roque d’Anthéron e di La Grange de Meslay.

Nella seconda parte della serata è in programma la Symphonia Domestica op.53 di Strauss. Composta tra la primavera del 1902 e il 31 dicembre del 1903, segue il gruppo dei poemi sinfonici che vedono la luce nel ventennio 1878 – 1898, e precede i grandi successi del teatro musicale inaugurati nel 1905 da Salomè. In quel periodo la vita famigliare del compositore si era fatta più serena, e rappresentava una sorta di rifugio dagli impegni mondani che il raggiunto successo professionale comportava. La dimensione domestica era in entrata sulla figura del figlio Franz, soprannominato Bubi, che aveva 6 anni, e su quello della moglie Pauline. Il ritratto musicale di questa serenità casalinga esprime però anche aspetti ironici e autoironici di Strauss, attraverso un consapevole gusto per l’esagerazione, incarnato da un’orchestra di dimensioni mastodontiche. Il poema sinfonico venne eseguito per la prima volta il 21 marzo 1904 a New York, con la Carnagie Hall Wetzler Symphony Orchestra, diretta dallo stesso compositore.

Biglietti: da 9 a 30 euro, in vendita presso la biglietteria dell’Auditorium e online sul sito dell’OSN Rai. Telefono 011 8104996

Mara Martellotta

Quartetto Jerusalem con Sharon Kam al Conservatorio

Mercoledì 19 febbraio alle 20.30 al teatro Conservatorio Giuseppe Verdi, in piazza Bodoni, per i concerti della serie Pari, si esibirà il Quartetto Jerusalem con Sharon Kam al clarinetto, di cui è uno degli interpreti più  prestigiosi.

Passione, precisione, calore, una miscela aurea. Questi sono i segni distintivi, secondo il New York Times, del Quartetto Jerusalem, che mercoledì 19 febbraio approda per la prima vota al Conservatorio si Torino.

Rinomato a livello mondiale, Jerusalem si inserisce nella tradizione dei quartetti d’archi in modo unico e originale, avendo trovato il proprio cuore espressivo in un suono caldo, pieno e umano che fa risplendere sia il repertorio classico sia le opere più recenti.

A partire dalla sua fondazione nella stagione ’93-’94, e dal suo debutto nel 1996, il Quartetto ha intrapreso un percorso di crescita e maturazione che lo ha riportato a eseguire un vasto repertorio e a conquistare un’impressionante profondità interpretativa, un cammino che è tutt’oggi motivato dalla stessa energia e curiosità originarie.

Ospite regolare delle sale da concerto più rinomate in Europa e Nord America, lo Jerusalem arriva finalmente a Torino per l’Unione Musicale, nell’ambito del tour che festeggia i trent’anni di attività. Il programma si apre con il celebre Quartetto in Do maggiore K 465 che fa parte delle sei partiture dedicate da Mozart all’amico e maestro Haydn, il padre della ffoma quartettistica. L’anziano compositore, dopo aver ascoltato gli ultimi tre Quartetti, dichiarò a Leopold Mozart: “Suo figlio è il più grande compositore che conosca di persona e di fama, ha gusto e soprattutto la più grande scienza della composizione. Certamente questa raccolta segna un momento cruciale nella storia per quartetto per archi: quello della compiuta definizione della scrittura quartettistica tipica dello stile classico. Il Quartetto delle dissonanze, come fu soprannominato, è dovuto all’introduzione lenta della partitura, densa di dissonanze che sconcertarono gli ascoltatori dell’epoca. Tuttavia, dopo la tensione espressiva dell’introduzione, il brano si apre a un’ambientazione più spensierata e a una logica di contrasti quasi teatrale.

A seguire il Quartetto op. 133 di Šostakóvič, pagina che riflette quell’ansia e quel tormento spirituale che si accentuarono negli ultimi anni di vita del compositore sovietico, sempre alla ricerca di un linguaggio legato alla realtà culturale e sociale del suo Paese, ma aperto alle innovazioni tonali provenienti dalle esperienze occidentali.

Nel brano si alternano un senso di riflessione e assorta malinconia ad un sentimento di gioiosa comunicativa. Nel finale, tra i più esaltanti e robusti scritti da Šostakóvič, i quattro archi sviluppano un ampio e serrato crescendo che sembra riaffermare l’impegno e la fiducia nella vita.

Nella seconda parte della serata l’ensemble si arricchisce di una stella, Sharon Kam, una delle clarinettiste più apprezzate al mondo, nonché una delle partner musicali con cui il Quartetto collabora da più tempo. Interpreti di riferimento del repertorio mozartiano, e non solo, Sharon Kam ha debuttato all’età di 16 anni eseguendo il Concerto per clarinetto di Mozart con la Israel Philarmonic, sotto la direzione di Zubin Mehta. Da allora collabora con le migliori orchestre di Stati Uniti, Europa e Giappone.

Clarinettista dall’eccezionale gamma espressiva, Sharon Kam è anche un’appassionata camerista, che collabora con artisti come Enrico Pace, Christian Tetzlaff, Carolina Widmann, Leif Ove Andsnes e, appunto, il Quartetto Jerusalem.

I cinque musicisti insieme eseguiranno il Quintetto per clarinetto e archi op. 115 di Brahms, opera della maturità che deve la sua origine all’incontro con Richard Von Mühlfeld, uno straordinario clarinettista al quale il compositore chiese di introdurlo ai dettagli tecnici ed espressivi dello strumento a fiato. Dall’amicizia tra i due nacquero di getto il Trio, il Quintetto e le due Sonate, ma soprattutto il Quintetto a suscitare fin da subito una unanime ammirazione. Brahms esalta, in questa partitura, la dolcezza e la duttilità del clarinetto, che si dimostra uno strumento affine ai toni intimi e malinconici della sua produzione degli ultimi anni.

Mercoledì 19 febbraio, ore 20.30, Torino, Teatro Conservatorio Giuseppe Verdi, piazza Bodoni

Concerto Unione Musicale Serie Pari

Mara Martellotta

I Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa portano in scena “Le Baccanti”

Al teatro Gobetti, in prima nazionale dal 25 febbraio al 9 marzo, da Euripide

Nel quarantennale della loro avventura artistica (1985-2025), i Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa ritornano alla tragedia greca in una sorta di fil rouge nella loro produzione. Per celebrare questo anniversario, martedì 25 febbraio 2025, alle ore 19.30, debutteranno in prima nazionale al Teatro Gobetti con “Istruzioni per l’uso del Divino Amore: mana enigmistico. LE BACCANTI di Euripide che “precipitano” a contatto col reagente Marcido”, una riscrittura integrale di Marco Isidori da Euripide. Diretto dallo stesso Isidori, con un allestimento scenografico di grande impatto visivo curato da Daniela Dal Cin, lo spettacolo è interpretato da Paolo Oricco, Maria Luisa Abate, Valentina Battistone, Ottavia Della Porta, Alessio Arbustini e Marco Isidori (L’Isi). Assistente alla regia Mattia Pirandello e alle luci Fabio Bonfanti. Questo nuovo allestimento, prodotto dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e dalla compagnia Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, resterà in scena fino a domenica 9 marzo 2025.

La vicenda è riletta attraverso la lente del grottesco: la via dell’antica catarsi è percorsa da una spiccata dimensione ludica; trionfa il gioco del Teatro, affidato alla voce di un coro tragico che diventa Coro Marcido, catalizzatore di un’energia scenica travolgente, una voce sola, un tutt’uno con la macchina scenica che campeggia sul palco. Questa volta è il Palazzo di Penteo, l’ultima delle straordinarie invenzioni della scenografa Daniela Dal Cin: gli interpreti lo scalano, lo assediano, s’inerpicano sopra e dentro l’architettura aprendo botole e svelando meccanismi nascosti, nel segno di quella fantasia sorprendente che è il simbolo più vivo e più conosciuto del teatro dei Marcido.

“I Marcido hanno già affrontato i temi della tragedia attica attraverso spettacoli che segnarono una tappa non secondaria dell’interpretazione moderna di questa forma teatrale (Agamennone 1988, Persiani 1990, Prometeo 2000, Edipo 2012) – ha spiegato il regista e capocomico Marco Isidori – ma da sempre l’obbiettivo principe fu quello di riuscire a varare una ‘loro’ edizione, magari sognandola ‘definitiva’, delle Baccanti di Euripide, tanto che possono affermare, a ragione, che gli allestimenti sopra citati non furono che una rincorsa, un’ouverture diciamo d’allenamento poetico, affinché la Compagnia si facesse le ossa per incontrare finalmente la fatalità feroce del gran testo euripideo. Perché questo sotterraneo timore di fronte alle Baccanti? Semplice: i nodi di irrisoluzione scenica che avviluppano, quasi strutturandone lo scheletro, tutta la produzione tragica dell’età classica diventano, nella spira dionisiaca delle Baccanti, nodo scorsoio, rischiando di far naufragare nel mare della retorica più sfacciata chi tentasse di portare sul palcoscenico la vicenda, senza aver prima considerato che la sua intimità drammatica non è solo sfuggente, ma primariamente enigmatica. Tale carattere, o meglio, la presa d’atto che questo fosse il carattere precipuo della tragedia in predicato, ci impediva finora di osarne un nostro ‘assalto’: adesso l’esperienza ci detta e ci consiglia che invece d’intestardirci a voler sciogliere gli enigmi, sarebbe più opportuno, e teatralmente assai più proficuo, entrare a capofitto nel magma dionisiaco che innerva la materia dell’opera, cercando di stanare il parallelismo dei motivi che allora ne fecero elemento indispensabile alla coesione politica della comunità greca, e oggi ne dovrebbero fare, se il Teatro non vuol abdicare al suo senso più proprio, evento spettacolare altrettanto necessario alla ‘misura’ del consorzio sociale degli attuali umani. Tali premesse hanno guidato le coordinate produttive delle Baccanti in una direzione complessa ma inequivoca: la costruzione di una trappola sensuale dove far precipitare ogni istanza del dettato storico della tragedia, per restituire, attraverso il filtro di una teatralità esercitata al massimo della potenza espositiva, il centro pulsante del discorso filosofico euripideo: la ricerca di una tensione orgiastica generale per la nostra specie, che, superando gli scogli nefasti dell’individuazione, anzi negando a essa positività e anche funzionalità naturale, traguardi l’uomo, almeno per il tempo della rappresentazione, in una zona sentimentale antipodica rispetto alla normalità del vissuto quotidiano”.

Teatro: Gobetti, via Rossini 8, Torino

Orari degli spettacoli: martedì, giovedì e sabato ore 19.30; mercoledì e venerdì ore 20.45;

domenica ore 16.00. Lunedì riposo.

Prezzo dei biglietti: Intero € 28,00 – Ridotto € 25,00

Biglietteria: Teatro Carignano, piazza Carignano, 6 – Torino

Tel: 011 5169555 – email: biglietteria@teatrostabiletorino.it

Online: www.teatrostabiletorino.it

Mara Martellotta

LABGRAAL in action once again all’Hiroshima Mon Amour

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Ritorna in concerto il LabGraal all’Hiroshima Mon Amour, giovedì 20 Febbraio 2025 alle ore 21.30.
Il gruppo presenterà brani inediti, come “Stop this bloody cruelty” di stampo animalista o “Waves of Time”, antica canzone norvegese suonata con la Tagelharpa (violino vichingo), o ancora “Krummavisur” raccolta durante un viaggio in Islanda.

Ancora da evidenziare, sono i brani in lingua norrena, come “Herr Mannelig”, anche questi raccolti in viaggi che di consueto hanno questo scopo, o “Kan Ar Kann” in lingua bretone ispirata alle lotte per l’indipendenza della Bretagna.

Accompagnerà il gruppo il violista armeno Maurizio Redegoso Kharitian e la violinista Chiara Cesano, non nuova alle collaborazioni con il LabGraal.
Il nuovo repertorio del gruppo verrà accompagnato da poesie del compianto Giancarlo Barbadoro (fondatore del gruppo insieme a Rosalba Nattero) lette dall’attrice Gabriella Pochini.

Due parole, per chi ancora non lo conoscesse, su questo originale gruppo…

Il LabGraal – che si è conquistato un posto di rilievo sulla scena internazionale – si occupa di musica celtica (anche detta KELTIC ROCK), accompagnata da un filosofico discorso di amicizia verso la natura, diritti del mondo animale, le culture umane dette naturali, iniziative per la Pace.

Infatti non è solo musica, ma scuola di danze particolari, conferenze, ricerca storica, fenomeni culturali, archeologia, con un attivissimo centro operativo principale sito in piazza Statuto 15 (La grotta di Merlino – negozio aperto dalle 10,30).

In che consiste questa musica, spesso sconosciuta ai più?

Il corpus narrativo – liberamente rievocativo o spesso fedele ai testi – come sopra citato, appartiene a ritmi e ballate irlandesi, bretoni, scozzesi che la Nattero e i suoi musicisti meticciano anche con evocativi motivi scandinavi, russi e qualsiasi ritmo appartenga alla cultura profonda delle culture. Chiaramente vengono proposte anche musiche composte in proprio.

La trama musicale non si basa su una infinita serie di melodie anzi, questa musica ha spesso una costruzione piuttosto semplice e particolarmente sincopata, quasi esicasmica, senza inaspettate fughe tonali.

Ed è proprio questa caratteristica incalzante, introspettiva, ritmica, evocatrice di dimenticati passaggi tribali, forse selvaggi … che stravolge chi l’ascolta, divertendo, non raramente turbando, sempre esaltando!

Ma non può che essere così: il Graal è una scoperta, una forma di Illuminazione che ci scuote, liberandoci dal velo di un primordiale passato che nascondiamo nel nostro inconscio, sigillato da una cultura occidentale che vuole omogenizzati ritmi, gusti e passioni.

Tamburi, cornamuse, chitarre, la tonante voce della cantante, pezzo dopo pezzo coinvolgono sempre l’uditorio e lentamente ma inesorabilmente ne stravolgono i sensi come effetto psicotropo di antiche danze sciamaniche.

Ad ogni esibizione, il presente si fonde con il passato; archetipi come la guerra, l’amore, il fuoco, la sofferenza e il piacere si uniscono, forse stordendo e inevitabilmente avvicinando chi arte produce a chi arte fruisce.

Ancora una volta, all’Hiroshima si riaccenderà la magia tra Noi e Loro, perché il Graal è un brodo primordiale di fascinazione totale, sempre in grado di ricordarci che la vita siamo tutti noi e che scorre sempre calda nelle nostre vene.

Ferruccio Capra Quarelli

LabGraal: Rosalba Nattero: Voce solista, Luca Colarelli: Cornamusa, Chitarra, Andrea Lesmo: Bouzuki, Tastiere, Gianluca Roggero: Tamburi

Giovedì 20 Febbraio 2025, ore 21.30

Hiroshima Mon Amour – Via Carlo Bossoli 83 – Torino

Ingresso libero – Per informazioni: 011 530 846 – www.labgraal.org – info@labgraal.org

La Liguria vince con Olly

Il maxischermo di Regione Liguria, in piazza De Ferrari, si è illuminato per celebrare la vittoria del cantante ligure Olly, che si è aggiudicato la settantacinquesima edizione del Festival di Sanremo. Sul maxischermo è stato presentato il ritratto del cantante, accompagnato dalla frase “Grazie Olly – la Liguria vince il festival”.

Protagoniste in piazza De Ferrari anche le note che hanno trionfato in finale: Regione Liguria e Comune di Genova hanno infatti omaggiato il vincitore trasmettendo nella piazza la sua canzone, ‘Balorda nostalgia’.

“Abbiamo voluto celebrare questa splendida vittoria condividendo le parole e la melodia che hanno vinto Sanremo con tutti i cittadini e i turisti che sono passati davanti alla sede della Regione – spiega il presidente della Regione Liguria Marco Bucci – Olly, che con la sua canzone ha fatto emozionare tutta Italia, è un vero e proprio orgoglio ligure. I migliori auguri, da parte mia e di tutta la Regione, per il prosieguo della sua carriera nel mondo della musica: Olly, con la sua arte e il suo legame con il nostro territorio, ci darà certo molte altre occasioni per portare un pizzico di Liguria nelle case e nei cuori di tanti ascoltatori”.

“Le note di Balorda Nostalgia, che riempiono piazza De Ferrari, sono l’ideale omaggio a Olly che con la sua vittoria al Festival di Sanremo ci ha regalato una gioia immensa – dichiara il facente funzioni sindaco di Genova Pietro Piciocchi – Lo abbiamo visto, in queste serate, esibirsi sul palco dell’Ariston con agli auricolari con la bandiera di San Giorgio, segno del forte legame con Genova: noi tutti genovesi siamo orgogliosi di lui e lo ringraziamo per le emozioni che ci sta regalando”.

Rock Jazz e dintorni a Torino: Seeyousound e Uri Caine Trio

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

Lunedi. All’auditorium del Lingotto 2 concerti consecutivi per Claudio Baglioni (il primo è andato in scena domenica 16).

Martedì. Per Vitamine Jazz all’ospedale Sant’Anna, omaggio a Pino Daniele a cura del chitarrista Max Gallo accompagnato dalla figlia Mirella.

Mercoledì. All’osteria Rabezzana musica argentina con Miguel e Lautaro Acosta. Al Capolinea 8 si esibisce Beppe Puso. Allo Ziggy suonano gli Actors+ Estetica Noir.

Giovedì. Al teatro Colosseo si esibisce Andrea Morricone. Al Blah Blah sono di scena i Sloks. Al Magazzino sul Po suonano i Lamita! Al Capolinea 8 si esibisce Gianluca Vigone. All’ Hiroshima Mon Amour suonano i LabGraal. Alla Divina Commedia sono di scena i Draft Impro NBA. Al teatro Bloom suona il gruppo di Giorgio Diaferia, che per l’occasione presenta il cd “A Planet to Save” con immagini e video sulla situazione dei cambiamenti climatici.

Venerdì. Comincia Seeyousound. L’inaugurazione al cinema Massimo è affidata al documentario “Blur: ToThe End”, dedicato a una delle band più famose del Britpop. Sarà presente in sala il regista Toby L. Verrà preceduto dall’esibizione live degli Sleap-E. Al Magazzino di Gilgamesh suona la Mike Sponza Band. Al Folk Club sono di scena Michele Gazich & Giovanna Famulari. Al teatro Colosseo si esibiscono i Break Free, una cover band molto quotata con “Long Live The Queen”. Allo Spazio 211è di scena Coca Puma. Allo Ziggy suonano Saam+ Gordonzola. Al Blah Blah si esibiscono gli SKW & AsThe Sun.

Sabato. Per Seeyousound da segnalare tra le varie proiezioni : “Misty- The Erroll Garner Story” alla presenza del regista Georges Gachot, “Imago” con in sala la regista Olga Chajdas, “BornTo BE Wild: The Story of Steppenwolf” alla presenza del regista Oliver Schwehm, “Soundtrack To A Coup D’ETAT” di Johan Grimonprez. Allo Ziggy si esibisce Davide Di Rosolini. Allo Spazio 211 è di scena Marta Del Grandi + Giulia Impache. Al Blah Blah si esibisce Umberto Maria Giardini in duo + Napodano+Manleva. Al Folk Club suona l’Uri Caine Trio. Al Capolinea 8 è di scena Beppe Golisano Post Jazz Project.

Domenica. Per Seeyousound “Guido Harari- Sguardi Randagi” . Alla presenza del regista Daniele Cini, di Guido Harari e Shel Shapiro, “Musicanti Con La Pianola” con la presenza del regista Matteo Malatesta, di Pivio e Aldo De Scalzi preceduti dal live Pivio & Aldo DE Scalzi, “Garland Jeffreys-The King Of Between” di Claire Jeffreys + “Joshua Idehen- Mum Does The Washing”, “Booliron- Hip Hop In Riviera” di Francesco Figliola alla presenza del regista, a seguire live “Tormento e Dj Mastafive e altri

Pier Luigi Fuggetta

In scena al teatro Astra “Le mie tre sorelle”, uno spaccato rap di vita iraniana 

Andrà in scena al Teatro Astra il 18 e 19 febbraio la pièce dal titolo “Le mie tre sorelle” di Ashkan Khatibi, spettacolo in persiano e in italiano, con sovratitoli in italiano.

La drammaturgia e la regia sono di Ashkan Khatibi, gli interpreti Sadaf Baghbani, Nazanin Aban, Saba Poori, Sahba Khalili Amiri. La produzione è del gruppo artistico Charpayeh, assistente alla regia Pari.

 

Lo spettacolo trae ispirazione dalla vita di Sadaf Baghbani, una combattente per la libertà iraniana che ha subito oltre 150 ferite da arma da fuoco.

Attraverso un omaggio alle Tre sorelle di Cechov, il racconto di Sadaf e delle sue sorelle offre una visione franca e senza filtri della vita delle donne in Iran e della tragedia della loro sistematica oppressione.

“Due anni fa – racconta il regista – ho abbandonato il mio Paese e tutto ciò che ho fatto per oppormi al regime. Ora continuo a battermi per la libertà attraverso questa rappresentazione. Unisciti a me e a Sadaf nella nostra lotta”.

Aiutato dalla musica rap persiana, linguaggio ufficiale della nuova generazione iraniana, il regista Ashkan Khatibi vuole ribadire l’ingiustizia sistematica inflitta alle donne iraniane.

Andrea De Rosa ha rivolto agli artisti della stagione 2024-2025 una domanda :”Chi o che cos’è il fantasma nel tuo spettacolo?”

“Essere donna in Iran – ha risposto Ashkan Khatibi – rappresenta una battaglia continua. Si può rischiare la vita semplicemente scegliendo di non vestire l’hijab. Infatti in questa storia il fantasma è la vita stessa, che manca. La libertà di parola, di cantare, di ballare, di baciare, di amare. Ma sono fantasmi anche le vite spezzate nelle strade durante le rivolte del movimento “Donna, vita, libertà “. La protagonista della mia pièce ha più di 150 proiettili di plastica nel proprio corpo, è arrivata in Italia per curarsi e, da quando ha lasciato il suo Paese, cerca di dialogare con il padre e le sue sorelle. Cerca di riempire i vuoti della sua esistenza”.

 

Martedì 18 febbraio ore 21

Mercoledì 19 febbraio ore 19

TPE Teatro Astra, via Rosolino Pilo 6, Torino

Info e biglietteria tpeteatroastra.it o in biglietteria.

 

Mara Martellotta