SPETTACOLI- Pagina 6

Gabriele Lavia dirige e interpreta Re Lear di Shakespeare al teatro Carignano 

Andrà in scena martedì 18 novembre, alle ore 19.30, al teatro Carignano, “Re Lear” di William Shakespeare, interpretato da Gabriele Lavia, tradotto da Angelo Dalla Giacoma e Luigi Lunari. Protagonista dello spettacolo lo stesso Lavia che, a cinquant’anni dalla sua interpretazione di Edgar nello spettacolo diretto da Giorgio Strehler nel 1972, torna a confrontarsi con l’opera del bardo inglese per dare voce e corpo al tormentato Re Lear.

Con lui, in scena, Giovanni Arezzo, Giuseppe Benvegna, Eleonora Bernazza, Beatrice Ceccherini, Federica Di Martino, Ian Gualdani, Andrea Nicolini, Giuseppe Pestillo, Alessandro Pizzuto, Gianluca Scaccia, Silvia Siravo, Lorenzo Tomazzoni. Le scene sono di Alessandro Camera, i costumi di Andrea Viotti, le luci di Giuseppe Filipponio, le musiche di Antonio Di Pofi e il suono di Ruccardo Benaffi.

Composto all’inizio del Seicento, “Re Lear” affonda le sue radici nella leggenda del Re di Bretagna, ambientata prima della dominazione romana. Una storia antica, tramandata da cronache, poemi e sermoni che Shakespeare ha trasformato in capolavoro immortale, popolandolo di personaggi di intensa drammaticità. Lavia definisce “Re Lear” “una storia di perdite, della ragione, del regno, della fraternità”.

“Non resta che vivere in una tempesta – scrive Lavia nelle sue note di regia – ma la tempesta di Lear è quella della sua mente, la tempesta della mente dell’umanità, che ha abbandonato il suo Essere, e ora vive il suo Non-Essere nella tempesta della mente, che lo travolge, e tutti ne sono travolti, tranne colui che più degli altri ha sofferto e può Essere-Re della sofferenza come percorso di conoscenza. ‘Essere o Non Essere’ sono certamente le parole più importanti di tutto il teatro occidentale e, come si sa, le dice Amleto, che afferma: ‘Questa è la domanda’, come se la vita di ogni uomo, non solo di Amleto, che ogni uomo lo sappia o no, non fosse altro che porsi questa domanda. Re Lear nega questa domanda e decide il suo Non Essere, quello di non essere più Re. Dare via il proprio Essere, il proprio regno, è come dare via la propria ombra. Nel momento in cui Re Lear non è più Re, ma solo Lear, che cos’è Lear senza essere più Re? Non è che un uomo, uno come tanti, che non contano nulla. ‘Sono io Lear?” si domanderà disperato. Travolto dalla tempesta di non essere Lear, l’attraverserà fino alla fine, fino all’ultimo dolore, quando l’uomo Lear, portando in braccio la figlia Cordelia morta, urlerà agli spettatori: ‘Siete uomini o pietre? Avessi io le vostre gole e i vostri occhi, urlerei e piangerei fino a mandare in frantumi la volta del cielo’. In questo finale, colpo di genio, Shakespeare/Lear invoca le grida e il pianto di tutti gli spettatori, quasi un coro ideale per l’ultima scena del suo capolavoro. Le grida e il pianto dentro il silenzio degli spettatori, un silenzio che è un urlo di pianto. Forse il finale di Re Lear ci fa comprendere meglio il finale di Amleto, il resto è silenzio”.

Mercoledì 19 novembre, alle ore 16.30, a ingresso libero, Gabriele Lavia e gli attori della compagnia dialogheranno con Leonardo Mancini su “Re Lear” di William Shakespeare.

Teatro Carignano – piazza Carignano 6, Torino
Orari: dal martedì al sabato ore 19.30 / domenica ore 16
Info e biglietti: 011 5169555 – biglietteria@teatrostabiletorino.it

Mara Martellotta

Finite le riprese a Torino di “Sotto a chi tocca”

Sono terminate a Torino le riprese del film Sotto a chi tocca diretto da Giorgio Pasotti (che torna alla regia dopo Abbi Fede), adattamento cinematografico della commedia teatrale “Il metodo Grönholm” di Jordi Galceran. Sei candidati partecipano, chiusi in una stanza, a un colloquio di gruppo per una prestigiosa multinazionale. Scopriranno che il metodo di selezione sarà piuttosto insolito, in cui la regola principale è mors tua vita mea.

Oltre lo stesso Giorgio Pasotti nel cast anche Rocco PapaleoGiovanna MezzogiornoStefano Fresi,  Giacomo Giorgio, Claudia Tosoni e Linda Messerklinger. Sotto a chi tocca è prodotto da Wonder Film e Wonder Project, in coproduzione con Cinefonie, Lime film, Officina della Comunicazione, Stefano Francioni Produzioni, in collaborazione con Rai Cinema e realizzato con il contributo del PR FESR Piemonte 2021-2027 – bando “Piemonte Film TV Fund”, unitamente al supporto di Film Commission Torino Piemonte.

 

In una Torino contemporanea e impersonale, sei candidati si presentano per un colloquio di lavoro in una prestigiosa e misteriosa multinazionale. I protagonisti sono Fernando, Carlo, Daniela, Enrico, Giulio e Franca, ognuno con competenze, ambizioni e personalità diverse. Appena riuniti in una stanza d’albergo di lusso, i selezionatori scompaiono, lasciando i candidati soli con una serie di istruzioni inquietanti. Viene spiegato loro che il colloquio seguirà il “Metodo Grönholm”, un processo selettivo spietato e surreale. La regola fondamentale è semplice e crudele: chiunque decida di abbandonare la stanza verrà automaticamente eliminato.

“Lunga vita agli alberi”, al teatro Colosseo Giovanni Storti e Stefano Mancuso

Un comico che ha fatto ridere l’Italia intera e uno scienziato che ha cambiato il nostro modo di guardare le piante si incontrano sul palco per raccontare la meraviglia del mondo vegetale: il 20 e 21 novembre alle 20.30 al Teatro Colosseo arrivano Giovanni Storti e Stefano Mancuso con “Lunga vita agli alberi”, uno spettacolo diretto da Arturo Brachetti che unisce teatro, scienza, comicità e poesia in un viaggio sorprendente alla scoperta dell’intelligenza verde.

Un incontro inedito e affascinante tra due protagonisti che, pur provenendo da mondi lontani, condividono la stessa urgenza: raccontare il nostro legame profondo con la natura e la responsabilità che abbiamo verso di essa. Sul palco, Giovanni Storti, storico membro del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, porta la sua curiosità e la sua ironia più autentica. Da anni impegnato nel progetto “Giova Loves Nature”, l’attore ha affiancato all’arte comica una nuova missione: quella di narratore appassionato della vita naturale, ambasciatore del rispetto per l’ambiente e dei valori di sostenibilità e con il suo profilo instagram ha superato il milione di follower. Accanto a lui, Stefano Mancuso, scienziato tra i più influenti, fondatore della neurobiologia vegetale e autore di saggi di successo tradotti in oltre venti lingue (Verde brillante, La Nazione delle Piante, La pianta del mondo). Mancuso, con la chiarezza e la passione che lo contraddistinguono, accompagna il pubblico dentro una nuova visione del mondo vegetale: un universo intelligente, cooperativo e vitale, da cui l’uomo può imparare molto.

“Lunga vita agli alberi” è un racconto in tre tappe (radici, fusto e chioma) che, attraverso parole, immagini e suggestioni, rivela come le piante sono organismi complessi e straordinariamente organizzati, capaci di comunicare, adattarsi e generare vita. Brachetti firma una regia visionaria che trasforma la divulgazione scientifica in esperienza teatrale, mescolando comicità e riflessione, stupore e consapevolezza. Il risultato è uno spettacolo di grande intensità emotiva e visiva, in cui arte e scienza si incontrano per parlare dell’unico tema che ci riguarda tutti: la sopravvivenza del pianeta e la necessità di riscoprire il nostro ruolo nella rete della vita.

Teatro Colosseo: via Madama Cristina 71, Torino

Poltronissima € 38,00 / Poltrona € 33,00 / Galleria A € 30,00 / Galleria B € 26,00 / Ridotto under 16 € 29,00

Mara Martellotta

Teatro Colosseo, il Galà G.E.T. e il premio Gian Mesturino

Mercoledì 19 novembre, alle ore 20.30, il teatro Colosseo di Torino accoglie nella sua prestigiosa stagione un nuovo appuntamento del galà del G.E.T., ovvero dei Germana Erba’s Talents, per una serata di musical, danza e teatro. Si tratta di un evento pensato come una vetrina sulle arti performative del futuro con protagonisti 130 giovani danzatori, cantanti, attori impegnati in una messa in scena articolata che propone un susseguirsi di quadri spaziando dal grande repertorio del balletto classico fini alla prosa, dai quadri colorifici e canori tratti da celebri musical della danza contemporaneo. Una kermesse che è uno sguardo sulla fucina artistica torinese che esporta talenti in tutto il mondo, come è successo per molti componenti del G.E.T., che dal capoluogo piemontese hanno spiccato il volo andando alla conquista dei palcoscenici internazionali. I veri protagonisti saranno i 130 talenti che, con la loro bravura galvanizzeranno tutta la sala con passi a due e momenti insieme di incantevole danza classica, costellato di virtuosismi con musiche di Johann Strauss, creazioni coreografiche contemporanee, come l’elegante “Somewhere in between” su musiche di Vivaldi. Le pagine dedicate al musical consacrano alcuni dei titoli più amati, quali “Fame”, “High School Musical”, “Mary Poppins”, “Alladin” e “West Side Story”. Tra i momenti di prosa vi sono il racconto di prosa pirandelliano “Il treno ha fischiato” e “Molto Rumore per nulla” di Shakespeare, o l’esilarante monologo comico “Quando diventi un G.E.T.”. Sul piano dei meravigliosi cori plenari, la chiusura della serata è affidata allo stellare Counting Star. Lo spettacolo è firmato da docenti, coreografi e registi Niurka De Saa, Gianni Mancini, Laura Boltri, Laura Fonte, Silvia Iannoli, Isabella Legato, Luciano Caratto, Andrea Beltramo, Stefano Fiorillo, Elia Tedesco e dai vocale coach Simone Gulli e Gabriele Bolletta, Presidente della Fondazione Germana Erba, con coordinamento di Girolamo Angione, direttore artistico del liceo Germana Erba. Nel corso della serata verrà conferito il premio Gian Mesturino ad Antonio Aguila Carralero, danzatore cubano di grande fascino formatosi all’Escuela Profesional de Arte, e alla compagnia Fernando Alonso a Cuba, e perfezionatosi presso la Fondazione Teatro Nuovo, entrando giovanissimo nella compagnia e vivendo una carriera artistica di primo piano, vincitore del concorso di Rieti, del premio Vignale Danza, del premio Positano che sempre ha caratterizzato, per una sua sorprendente versatilità, che lo ha portato a frequentare diversi generi coreutici con una grande padronanza tecnica ed eleganza. È stato primo ballerino al Maître de Ballet, lavorando per l’Ensemble, la Compagnia del Teatro Massimo di Palermo, Campo Amor di Oviedo, l’Ente Luglio Musicale Trapanese.

Mara Martellotta

Mari Froes, la nuova stella della musica brasiliana in concerto a Hiroshima Mon Amour  

 

Lunedì 17 novembre il palco dello Hiroshima Mon Amour (Via Bossoli 83) accoglierà una delle artiste più sorprendenti della nuova scena musicale sudamericana: Mariana Ferreira “Mari” Froes, cantante e chitarrista diventata in poco tempo un fenomeno globale. Le porte del locale si apriranno alle 20.00, mentre il concerto inizierà alle 21.00Ingresso: 25 euro. A soli vent’anni, la giovane musicista brasiliana ha conquistato un pubblico internazionale grazie al singolo “Vantimora”, esploso su TikTok e ormai oltre quota 60 milioni di streaming. La sua cifra artistica mescola la tradizione della MPB — dal samba al baião, dalla bossa nova al jazz — con influenze rock ed elettroniche, dando vita a un linguaggio sonoro moderno, intimo e profondamente radicato nella cultura brasiliana. Un tratto distintivo amplificato dal timbro vocale personale e immediatamente riconoscibile.Il successo digitale di Mari Froes è altrettanto impressionante: oltre 1,3 milioni di follower su Instagram, 7 milioni di ascoltatori mensili su Spotify, più di 2 milioni di fan su TikTok e quasi 900.000 iscritti al suo canale YouTube.

Dopo aver conquistato il continente americano, l’artista arriva ora per la prima volta in Italia per una serie di quattro date molto attese: Torino il 17 novembre — proprio sul palco dell’Hiroshima Mon Amour — seguita da Milano (18 novembre), Roma (20 novembre) e Bologna (21 novembre).

 Valeria Rombolà

Susanna Egri, una vita straordinaria

Un appuntamento da non perdere per gli appassionati del mondo dello spettacolo ed in particolare della danza è la proiezione ad ingresso libero, lunedì 17 novembre, alle ore 19, al Cinema Romano in Galleria Subalpina, dell’emozionante docu-film presentato dall’Accademia d’Ungheria in Roma, dedicato alla vita straordinaria di Susanna Egri.

 

Il film-ritratto intitolato “Illanó pillanat – L’attimo fuggente” per la regia di Zsuzsanna Bak e Gábor Zsigmond Papp, racconta la ballerina, insegnante e coreografa di origine ungherese tra danza, arte e memoria seguendo appunto la Egri mentre riprende una sua coreografia di ben 72 anni fa, “Istantanee”, la cui registrazione televisiva realizzata nel 1953 fece parte della prima trasmissione sperimentale della televisione italiana.

 

“Istantanee” è anche attualmente in fase di rimessa in scena con la Compagnia EgriBiancoDanza per il Centenario di Susanna Egri che verrà festeggiato con un grande spettacolo la sera del 18 febbraio 2026 al Teatro Maggiore di Verbania.

Igino Macagno

“La Locandiera” a Chieri nell’edizione cult di Torino Spettacoli

Al via la nuova rassegna “Protagoniste tra scena e vita”

Sabato 15 novembre ore 21 e domenica 16 novembre ore 16 in scena alla Cappella San Filippo nel centro storico di Chieri

 

LA LOCANDIERA ovvero la “più bella commedia di Carlo Goldoni” (e una delle più divertenti) con 15 anni di repliche e successi in tutta Italia nell’edizione cult della Compagnia Torino Spettacoli sarà in scena sabato 15 novembre ore 21 e domenica 16 novembre ore 16 nel suggestivo contesto della Cappella San Filippo nel centro storico di Chieri (TO), uno scrigno che si apre a un appuntamento di grande teatro.

Si tratta di un evento della Città di Chieri, con cui nasce la rassegna Protagoniste tra scena e vita, in collaborazione con Torino Spettacoli e con il patrocinio della Città Metropolitana di Torino e del programma MAB Unesco.

L’allestimento di pregio, per la regia di Enrico Fasella e con scene del repertorio di Emanuele Luzzati, vede protagonisti Miriam Mesturino, Pietro Bontempo, Sebastiano Gavasso, Alessandro Marrapodi, Barbara Cinquatti, Maria Elvira Rao e Stefano Bianco e i Germana Erba’s Talents.

Questo brillantissimo capolavoro goldoniano, andato in scena al teatro Sant’Angelo di Venezia il 26 dicembre 1752, narra l’avventura di Mirandolina, serva e padrona al tempo stesso di una locanda fiorentina. Mirandolina è un’ottima locandiera; oggi la definiremmo una capace donna-manager.

Intorno a lei personaggi spassosissimi: il Conte parvenu e spendaccione; il Marchese spocchioso visionario d’una antica ricchezza e d’una presente, inutile nobiltà; il Cavaliere misogino ma più di ogni altro ingenuo e Fabrizio, sinceramente innamorato.

Dichiara l’assessora alla Cultura della Città di Chieri Antonella Giordano: «Prosegue la felice collaborazione tra Chieri e la Compagnia Torino Spettacoli e siamo orgogliosi di poter proporre un classico del teatro italiano in un luogo aulico come la Cappella San Filippo, restituita alla comunità chierese grazie a un importante intervento di restauro. Con “La Locandiera” di Goldoni il teatro torna a essere di casa nella Cappella San Filippo, che negli anni ’70 ospitò rassegne di grande rilevanza che hanno segnato la storia culturale della nostra città».

La Compagnia Torino Spettacoli affonda le sue radici sessantennali nell’attività del grande pioniere Giuseppe Erba e nella sua straordinaria esperienza produttiva, in Italia e nel mondo. La realizzazione de La Locandiera è una conferma importante per Torino Spettacoli che, partendo dall’allestimento di Pamela nel 1989, cura da quasi 30 anni il progetto di Germana Erba e Irene Mesturino Goldoni a Torino, articolato nell’omonimo convegno, numerosi incontri e giornate di studio e nella produzione degli spettacoli L’Osteria della posta, Gli innamorati, l’Avaro, La bottega del caffè e Un curioso accidente.

Dalle note di regia: “La storia di una donna che rifiuta Conti, Marchesi e Cavalieri, per impalmare Fabrizio, umile borghese quanto lei, al fine – neanche troppo dissimulato – di governare meglio la locanda, non può che essere una tipica allusione alla novità dei rapporti tra borghesia e nobiltà, nel particolare momento storico in cui l’intrigante vicenda si sviluppa. In Mirandolina, si visualizza, attraverso l’artificio scenico, quel mutamento, già ampiamente in atto nella vita reale, che vede la borghesia conquistare maggior spazio a danno della nobiltà veneziana e non solo (non dimentichiamoci che la commedia è ambientata a Firenze), dapprima quasi pacificamente coesistendo, per poi acquisire un primato che andrà via via consolidandosi negli anni successivi. L’immagine che Mirandolina mostra di sé, ammiccando con il pubblico e con la «storia», zittisce ogni commento critico sul suo personaggio: la locandiera, più che onesta o crudele, più che infida o virtuosa, è un’efficiente donna d’affari, che pone la locanda al centro della sua vita e che al suo buon andamento, subordinerà sempre e oltre qualsiasi apparenza, ogni motteggio ed ogni lusinga. In questo forse, è riconoscibile uno dei primi veri ritratti di donna «moderna» che il teatro ci ha offerto”.

 LA LOCANDIERA

sabato 15 novembre ore 21 e domenica 16 novembre ore 16

presso la Cappella San Filippo, via Vittorio Emanuele 63 – Chieri

posto unico: € 11 – ridotto under 26 e over 60, persona con disabilità e accompagnatore € 9

Acquisto biglietti direttamente al sito www.torinospettacoli.it

Informazioni e Prevendite: tel. 011.6615447/011.6618404/320.9050142 – info@torinospettacoli.it

“Sfavola. La non favola dei tre non supereroi”, il nuovo spettacolo di Onda Larsen

Sabato 15 e domenica 16 novembre alle 16 allo Spazio Kairos

Debutto nazionale sabato 15 e domenica 16 alle 16 per “Sfavola – La non favola dei tre non supereroi”, il nuovo spettacolo di Onda Larsen. La compagnia torinese, questa volta, mette in scena un testo, scritto da Lia Tomatis, per bambini dai 5 anni in avanti: firma la regia Paolo Carenzo, sul palco c’è la formazione al completo con Gianluca Guastella, Lia Tomatis e Riccardo De Leo.

Si tratta di uno spettacolo nella cifra di Onda Larsen: per tutte le età, con ironia e profondità, racconta il viaggio di una Fata, un Mago e un Principe verso la riscoperta di sé come “condividui”, superando la solitudine dell’eroe malinconico per abbracciare la forza della comunità.

Lo spettacolo

“Nessuno si salva da solo” – monito e pungolo che risuona ovunque dalla notte dei tempi tanto da sembrare incontestabile, quasi banale. E, si dice, quando tutti l’avranno capito ci sarà la salvezza. Eppure una voce contraria si alza da quella stessa notte dei tempi: “Sarà Uno che salverà tutti!”.  E, si  sostiene, che sia divino o superumano, è l’Uno che va cercato, perché è l’Uno che indicherà, condurrà sulla strada della salvezza.

Due visioni di mondo, due rappresentazioni di umanità messe da sempre a confronto che, ben lungi dall’essere soluzione, sono esse stesse il germe del conflitto. La terza voce sale dalle scoperte biologiche degli ultimi decenni e dalla moderna antropologia: “Nessuno è da solo”. Il verbo essere va qui inteso come esistere, realizzarsi, vivere.  Tecnicamente si usa il termine “condividuo”, per superare l’idea erronea dell’individuo a sé stante che può vivere/essere/svilupparsi da solo indipendentemente dal mondo. L’interdipendenza così evidente e ormai accettata dai più in campo biologico stenta, a volte, a prendere piede nelle scienze umane. Eppure è proprio qui il qualificante salto concettuale da “ognuno è e può dare il proprio contributo” a “ognuno è Uno solo in quanto persona”.

Il termine Persona implica l’essere fascio di relazioni con i simili e l’ambiente vicino e lontano, è costruzione ed evoluzione continua del sé.  Questa visione di mondo e di umanità, che si potrebbe anche riassumere con il motto della Gestalt: “Il tutto è più della somma delle parti”, è – se non vera in assoluto – sicuramente utile per trovare soluzioni efficaci ai problemi.

Questo è il percorso teorico e pratico che compiono Smemorina (la fata), Merlino (il mago) e Azzurro (il principe) che da super-eroi del passato, in piena crisi d’identità e in bolletta, nel tentativo di adattarsi ai moderni modelli di super eroi, infine si  riconoscono – felicemente – semplici condividui, comprendendo che convivere significa creare comunità, cioè collaborare e condividere. Azzurro abbandonerà la torre in cui si era volontariamente recluso non sentendosi adeguato e all’altezza del mondo fuori (proprio come troppi giovani oggi); Smemorina si spoglierà dei panni e dei ruoli fissi che le sono stati cuciti addosso per sostituirli con quelli che sente più adatti a sé; Merlino, alla ricorsa affannata – ma pasticciata e inconcludente – dell’intelligenza artificiale, affronterà il nuovo con più spirito critico e, essendo questa una “Sfavola”, il lieto fine ci sarà ma di fatto sarà un lieto inizio.

Sfavola non è solo uno spettacolo “per bambini”, ma per “condividui” di qualsiasi età, con un linguaggio comprensibile e coinvolgente per i più piccoli, ma costruito in modo da avere livelli di fruizione per permettere a tutti  di riflettere su questi temi. Quello che è certo è che  bambini “sentono” di essere condividui forse ancora più profondamente degli adulti, perché sperimentano quotidianamente il valore della socialità, hanno esperienza dell’impossibilità della vita stessa senza il rapporto con il mondo circostante.  Loro lo sanno che ci sono i Merlino, gli Azzurro e le Smemorina che a volte hanno paura, che si sentono soli, incompresi, svalutati, dimenticati e, per questo, sanno capire molto bene che ognuno va valorizzato per ciò che è e può diventare in relazione e all’interno del mondo circostante.

I personaggi dello spettacolo sono Una Fata, Un Mago e un Principe azzurro, personaggi iconici estremamente riconoscibili, provenienti dalle favole del passato, ma inseriti in un contesto che rompe con gli schemi delle favole classiche. I personaggi, infatti, hanno una loro profondità psicologica, paure, desideri e “fanno i conti” con le nuove mode e i nuovi schemi narrativi: i bambini si appassionano ormai a eroi e personaggi fantastici diversi, gli stessi modelli di cui sono portatori sono superati. Insomma: i nostri protagonisti non c’è più lavoro nelle nuove storie che vengono raccontate.  Per una serie di eventi i tre personaggi si ritrovano bloccati nella torre in cui il Principe vive ormai da tempo immemore segregato e in solitudine: devono capire come uscirne, ma soprattutto devono capire, una volta usciti, cosa fare delle loro vite. Tra un goffo tentativo di fuga e un altro rifletteranno sul loro posto/ruolo nel mondo e sull’irrealistico e anacronistico progetto di essere un eroe: “Uno Solo che salva tutti è impossibile”– dice il Principe – “tempo fa ne ho parlato anche con Superman, anche lui dice che sono tutti matti!”. Una delle peggiori minacce di oggi è la solitudine che il concetto stesso di “individuo” porta con sé, e da quella non ci si salva da soli, né tantomeno grazie ad un solo eroe.

Da Spazio Kairos, lo spettacolo è sempre anticipato da merenda, alle 16, offerta alle famiglie.
Biglietto unico 9 euro. Pacchetto famiglia (acquisto di minimo di 4 biglietti per lo stesso evento): 28 euro.   

Prato Nevoso accende l’inverno con l’Open Season più lungo di sempre

Sabato 6 e domenica 7 dicembre grandi show musicali, sci e divertimento a sostegno della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro e dell’Istituto di Candiolo IRCCS. Tra gli ospiti Fred De Palma.

Prato Nevoso si appresta a inaugurare ufficialmente la stagione invernale 2025/2026 con l’Open Season, il grande show che quest’anno si rinnova e si allunga, rendendo l’intero weekend del 6 e 7 dicembre una imperdibile “due giorni” sulla neve, che unisce musica, sci, spettacolo e solidarietà. Si comincerà alle 10 di sabato 6 dicembre con l’Open Season Village, una giornata di festa a Prato Nevoso Village, ricca di soprese anche per i più piccoli, che si concluderà sul palco centrale allestito in Conca. A seguire, dalle 18, a Stalle Lunghe, andrà in scena un imperdibile dj set, mentre alle 20 tornerà l’iniziativa benefica “Un notturno per Candiolo”. L’intero ricavato della vendita di Ski Pass per lo sci notturno sarà devoluto alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro. Il tutto, a l’ardire dalle 21, sarà accompagnato dallo show musicale “Prato Nevoso in Wonderland”, animato da Alo Vox.

Domenica 7 dicembre Prato Nevoso vivrà una notte unica, e mai vista prima, impreziosita dalla presenza di Sarah Castellana, giornalista di Sky Sport e TV8, aperta dalle note del dj set con Alo Vox. Successivamente sarà la volta di Fred De Palma, rapper che ha collezionato oltre trenta dischi di platino, e protagonista di una carriera costellata di successi e collaborazioni internazionali. Tra i suoi brani più celebri figurano “Una volta ancora”, “Extasy” e “D’estate non vale”. La festa proseguirà quindi con il dj set di Albert Marzinotto. L’ingresso all’evento del 7 dicembre, per ragioni di sicurezza e ordine pubblico, sarà a numero chiuso, fino a esaurimento posti. I biglietti sono in vendita sul sito di Ticketone, al costo di 10 euro. Una cifra simbolica, capace però di tramutarsi in concreta speranza. L’incasso sarà infatti devoluto alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, confermando la solita “charity partnership”, che lega Prato Nevoso a un’iniziativa dall’importante valore sociale, che mira a sostenere l’attività di cura e ricerca dell’Istituto di Candiolo.

“L’Open Season è un’occasione per dimostrare che anche la passione per la montagna può trasformarsi in solidarietà – afferma Alberto Oliva, amministratore di Prato Nevoso Spa – con soli 10 euro si può assistere a una serata straordinaria e contribuire a una causa per chi lotta quotidianamente contro il cancro. È un gesto minimo, ma dal valore enorme. Bastano pochi euro per fare la differenza”.

Peraltro l’Open Season rappresenta da sempre il semaforo verde per la stagione sciistica a Prato Nevoso, tuttavia laddove nelle settimane antecedenti si manifestassero condizioni meteorologiche favorevoli, l’apertura sarà anticipata. Ogni informazione sarà diffusa mediante i canali social di Prato Nevoso Ski (Instagram, Facebook, Tik Tok) e il sito www.pratonevoso.com.

Mara Martellotta

Lingotto Musica: Pierre-Laurent Aimard sostituisce Maria Joào Pires

La pianista Maria Joào Pires annuncia il ritiro dalle scene. Il maestro Pierre-Laurent Aimard la sostituirà nel concerto di Lingotto Musica del 27 gennaio 2026 con la Camerata Salzburg diretta dal suo violino concertatore Giovanni Guzzo. Il programma prevede l’esecuzione dell’Ouverture da L’anima del filosofo di Haydn. A seguire il Concerto n. 27 per pianoforte e Orchestra e i Minuetti KV 599 n. 1,2,5 e 6 di Mozart. In chiusura al posto della sinfonia n. 5 di Schubert, verrà eseguito sempre di Mozart il concerto per pianoforte e orchestra n. 17. I biglietti e gli abbonamenti già acquistati mantengono la loro validità.

Pier Luigi Fuggetta