SPETTACOLI- Pagina 43

“Slavika”. Torna a Torino il Festival delle culture slave

Da mercoledì 13 a domenica 17 marzo

Organizzato dall’Associazione Culturale italo-polacca (con sede a Torino) “Polski Kot”, torna in città (alla sua settima edizione) “Slavika Festival”, il primo Festival italiano dedicato alle culture slave. L’appuntamento è articolato in cinque giornate, da mercoledì 13 a domenica 17 marzo, rese possibili grazie al sostegno di “Fondazione CRT”, del “Consolato della Repubblica di Polonia” in Milano, dell’“Istituto Polacco di Roma” e al contributo di “Arci Torino”.

Nato nel 2015 da un’iniziativa di Alessandro Ajres, presidente del “Circolo Polacco Torinese” fino al 2021, dopo una breve pausa dovuta alla pandemia, dal 2023 il Festival è tornato con la consueta generosa “carrellata” di laboratori, ospiti internazionali, musica e reading. E, fresca novità, con un nuovo simbolo, quello della “Rusałka”, figura mitologica riconducibile al folklore slavo, un essere magico associato a fiumi e laghi che assume la forma femminile accompagnata all’ “ombrello nero”, invitante a distogliere lo sguardo dal suo corpo nudo individuale, che a una lettura pubblica si tramuta nel corpo collettivo di tutte le donne vittime di violazioni dei propri diritti in Polonia e altrove.

“Per questa nuova edizione – spiega Daria Anna Sitek di ‘Polski Kot’ – abbiamo ampliato il programma con un cospicuo numero di workshop artistici e letterari con professionisti e artisti internazionali. L’obiettivo è far conoscere le nuove personalità di spicco della cultura dei Paesi slavi, alcune già acclamate a livello internazionale, altre ancora poco conosciute al pubblico italiano, con l’intento di suscitare interesse e curiosità verso l’universo dei linguaggi, scenari e racconti delle culture slave”.

“Arci Torino – dichiara Luca Bosonetto, responsabile ‘Cultura’ del Comitato territoriale- è felice di sostenere nuovamente ‘Slavika”, ospitando quest’anno in due circoli la parte più consistente delle attività, sempre più in linea con il nostro impegno nella realizzazione di eventi, format e attività transculturali capaci di promuovere, attraverso l’aggregazione, l’arte e lo spettacolo, i valori della pace e la cultura dei diritti”.

Il programma di quest’anno prevede l’arrivo a Torino di ospiti internazionali, provenienti principalmente dall’area balcanica, dalla Russia e dalla Polonia, ma anche dall’Italia. Non mancheranno, come sempre, interessanti workshop artistici e letterari per permettere una partecipazione e un coinvolgimento attivo da parte del pubblico, nonché talk con autori e autrici, presentazioni, proiezioni e concerti. Il tutto, coinvolgendo diverse zone di Torino, la maggior parte all’interno della rete “Arci”. La sede principale del Festival sarà il “Kontiki” di via Cigliano 7B, nuovo circolo (dove iniziano, il 13 marzo, gli incontri festivalieri) nato nel cuore di Vanchiglietta, prima sede di “Fridays for Future Italia”. Le perfomance saranno, invece, ospitate al “Magazzino sul Po”(Murazzi del Po Ferdinando Buscaglione, 18). Il Festival trova casa anche allo “Studio Abra” di via Carlo Goldoni 5, nuovo spazio che è contemporaneamente laboratorio e residenza per gli artisti che transitano a Torino, e al “Circolo dei Lettori” di via Bogino, 9. E proprio qui, giovedì 14 marzo, alle 21, è atteso lo scrittore e reporter polacco di fama internazionale Witold Szabłowski che presenterà il suo ultimo libro “Come sfamare un dittatore” (Keller, 2023), in cui si racconta dei grandi tiranni del ‘900 attraverso lo sguardo (curioso!) dei loro cuochi.  A dialogare con l’autore ci sarà Monica Perosino, giornalista de “La Stampa”.

 

Altri (fra i tanti) appuntamenti da segnalare: sabato 16 marzo, al “Kontiki”,dalle 10, il laboratorio di traduzione letteraria dal polacco all’italiano tenuto dallo slavista Riccardo Campion e dedicato alla traduzione di alcune poesie di Joanna Oparek, (con la quale sarà possibile avere un confronto diretto durante il laboratorio), seguito nel pomeriggio (ore 17,30) dalla proiezione degli ultimi due cortometraggi realizzati da Zulfikar Filandra, regista di “Minotaur” (2020), e membro della commissione di selezione del “Sarajevo Film Festival”. In chiusura, domenica 17 (ore 17,30), sempre al “Kontiki”, la premiazione del vincitore del “Premio Polski Kot”, il primo premio in ambito editoriale dedicato alla traduzione dalle lingue slave all’italiano e le note della chitarra di Liuzzi, cantautore pugliese che, per l’occasione, si esibirà con alcune canzoni italiane tradotte in russo, e viceversa.

Per info: slavika.fest@gmail.com; programma completo: https://linktr.ee/polskikot

g.m.

Nelle foto:

–       “Rusalka”, logo del Festival

–       Witold Szablowski

–       Joanna Oparek

–       Zulfikar Filandra, ph. Nemanja Knezevic

 

De Rosa decifra “Edipo”, il “suo” sovrano antieroe

Da venerdì 8 a domenica 17 marzo

Seduto al tavolino del vecchio caffè, Andrea De Rosa decifra il “suo” “Edipo re”, sul palcoscenico dell’Astra da venerdì 8 a domenica 17 marzo, accanto a tutti i suoi attori e ai collaboratori che lo hanno coadiuvato nel costruire la tragedia greca, “considerata uno dei testi teatrali più belli di tutti i tempi”, “a ritrovare un senso, il senso di se stessi, delle parole, delle cose”. Guardando con occhi nuovi il testo di Sofocle, “la mia impressione è che Edipo sappia sin dall’inizio di conoscere la verità e quella conoscenza deriva dalle parole – “Sei tu”: sei tu l’assassino, sei tu che hai ucciso tuo padre, sei tu a giacere con tua madre e ad essere allo stesso tempo padre e fratello dei tuoi stessi fratelli – che Tiresia, il dito puntato con decisione, gli pronuncia. Entro immediatamente nella storia, con più immediatezza di quanto normalmente succeda. Come ho affidato ad un unico attore il ruolo di Tiresia e di tutti i messaggeri: non si tratta solo di uno stratagemma registico, ma di mettere in scena un personaggio che, di volta in volta, rappresenti una manifestazione del dio Apollo, della sua voce oscura, dei suoi oracoli. Questo spettacolo sarà per me un proseguimento del lavoro iniziato con “Le baccanti”. Se in quello tutto ruotava intorno alla figura e alla voce di Dioniso, in questo il protagonista nascosto sarà Apollo.”

Sottolineando fortemente come non sia lo spettacolo a inserirsi nei venti e più titoli della stagione del TPE ma al contrario tutto quanto ruoti dalla necessità di impaginare in scena “Edipo” da parte di De Rosa, sei attori stanno al centro dell’adattamento del regista (reduce del successo ottenuto al Regio con il verdiano “Ballo in maschera” diretto da Riccardo Muti) che si è avvalso della traduzione di Fabrizio Sinisi – drammaturgo, poeta e scrittore, collaboratore di De Rosa per il “Processo Galileo” della scorsa stagione e dei maggiori teatri nazionali, del quale vanno almeno ricordati la menzione dell’American Playwrights Project, il Premio Testori per la Letteratura e il Premio Nazionale dei Critici di Teatro -: il protagonista è Marco Foschi, un Edipo antieroico, spaventato dai lati oscuri della vicenda e schiacciato dagli eventi, Frédérique Loliée (già sbalorditiva Elettra e Maria Stuarda e lady Macbeth: “c’è sempre una rilettura, rapportata all’oggi, ci deve essere, sia che tu metta in scena Sofocle o Shakespeare”) assume tutta la disperazione di Giocasta, Roberto Latini è Tiresia, Francesca Cutolo e Francesca Della Monica il coro, Fabio Pasquini Creonte. A Daniele Spanò si devono gli specchi in plexiglas, diversamente ambientati, magari in via di definizione in questi ultimi giorni di prove (“quello realizzato è un allestimento spaziale dal carattere fortemente installativo che dichiara con crudezza la sua funzionalità: dare luce”), di Graziella Pepe i costumi (un tempo) regali che a poco a poco, allorché la verità verrà svelata, perdono la loro ricchezza. Estremamente importanti nella costruzione della tragedia le luci di Pasquale Mari (felicissimo collaboratore di Martone e Moretti, Sorrentino e Bellocchio e Ferzan Ozpeteck), un ruolo fondamentale nel porsi di fronte alle cecità di Edipo, esiliato a Colono e di Tiresia, colpevole d’aver visto la nudità di Athena: entrambi hanno guardato troppo dappresso e si sono confrontati con il dio, con Apollo che “porta vita e conforto agli umani ma può anche annientarli.”

Verità e non verità, annientamento e salvezza, il vedere e il non vedere, colpa e fato, differenti strade s’incrociano in “Edipo”: al regista è questo intersecarsi a interessare maggiormente, anche a costo di mettere in secondo piano il rapporto tragico tra madre e figlio e le teorie freudiane. Si va alla ricerca della “aletheia” che in greco non è soltanto la verità, quanto piuttosto l’atto di togliere il velo da qualcosa per scoprirla: atto di protezione prima, atto di distruzione poi, perché la verità acceca. Ma è della natura umana ricercare, andare addentro a ogni cosa, e Edipo vuole sapere, vuole conoscere: farà di quella conoscenza la propria grandezza ma anche la propria rovina. Ogni azione vissuta nella paura in una città che sta morendo, colpita dalla peste, dalla pandemia ci sarebbe più facile dire oggi, ogni azione mentre si arriva alla lettura e alla scoperta di un passato, che si fa con dolore presente: “Non dite mai di un uomo che è felice, finché non sia arrivato il suo ultimo giorno”, reciterà in ultimo il coro.

A completamento dello spettacolo – continuiamo a definirlo così, ma ci aspettiamo “altro”, lontano dai canoni che siamo abituati a incontrare a teatro -, Daniele Spanò ha inventato “Ultimo movimento”, una installazione visibile nell’Astra Room, “riflessione sulla bulimia odierna di immagini e sulla paradossale indifferenza che ne scaturisce”. Mentre domenica 10 marzo la replica è destinata a spettatori non udenti, tramite l’aiuto di uno speaker che guiderà in cuffia lo spettatore attraverso una descrizione riassuntiva della vicenda.

Elio Rabbione

Immagini delle prove di “Edipo re”

Le novità del 42° Torino Film Festival diretto da Giulio Base: 6 sezioni per un totale di 120 film

Torino, 22-30 novembre 2024

Il Torino Film Festival è sempre stato e resta un festival cinefilo e autoriale, una mostra e un concorso di film dallo spirito libero, originale, fresco, indipendente, graffiante.

Questa edizione del TFF – diretta da Giulio Base – è in continuità con il passato e al tempo stesso stringe l’occhio alle nuove generazioni, capaci di vivere, interpretare e condividere quell’anima forte e di ricerca che il TFF ha sempre avuto e portato avanti.

“Il suo entusiasmo si tocca con mano. Lo abbiamo già visto e sono convinta che ne avremo prova ancora nei prossimi mesi: Giulio Base si dedicherà a questa nuova avventura con tutta la passione che da sempre nutre per il cinema, custodendo l’eredità del festival e contribuendo con le sue idee a dare ulteriore lustro e slancio a una rassegna che in Italia e dall’estero è vista come uno degli appuntamenti più attesi nel mondo del cinema. Puntare sui giovani, una chiave vincente” commenta il Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni.

 

“Il festival di Giulio Base mantiene saldo il timone sull’anima fondante del TFF ma sicuramente saprà stupirci con delle importanti novità, interpretandolo con le sue tante anime di autore, regista, attore e produttore – sottolinea Enzo Ghigopresidente del Museo Nazionale del Cinema. Lo ha dimostrato sia nel suo progetto presentato in occasione del bando e lo confermerà, ne sono sicuro, anche da oggi in avanti. Non posso che augurare buon lavoro a lui e a tutta la squadra”.

“Mancano otto mesi al prossimo Torino Film Festival ma già si delineano le linee principali di questa edizione, nato dai giovani e per i giovani, e che ai giovani deve continuare a rivolgersi, utilizzando anche i nuovi linguaggi del cinema e le sue evoluzioni – dichiara Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema. Resta un festival originale e indipendente, legato al territorio ma al tempo stesso capace di intercettare i grandi cambiamenti della critica cinematografica internazionale”.

“Ho visto nascere il Torino Film Festival, che allora si chiamava Festival Internazionale Cinema Giovani, ho respirato l’aria di quegli anni anche se ancora giovane, sono stato testimone del fermento e del cambiamento sociale e culturale nella Torino di inizio anni ’80 – racconta Giulio Base, direttore artistico del Torino Film Festival. L’ho seguito a distanza negli anni e ora essere qui è per me molto emozionante. Il 42° TFF l’ho costruita pezzo per pezzo, annodando idee, pensieri, contatti e desideri per dar vita a quella trama che è sicuramente uno dei sogni della mia vita”.

Queste le prime novità.

INAUGURAZIONE

 

L’apertura del 42TFF avrà luogo il 22 novembre 2024 nella splendida cornice del Teatro Regio, una serata di charme che vedrà la proiezione di un film in anteprima internazionale e ospiti di livello nazionale e internazionale.

IL PROGRAMMA E LE SEZIONI

 

La 42° edizione del Torino Film Festival sarà divisa in 6 sezioni per un totale di 120 film.

Quattro le sezioni competitive: il concorso principale (16 film in anteprima mondiale o internazionale), il concorso documentari (16 titoli in anteprima italiana, senza distinzione tra italiani e internazionali), il concorso cortometraggi (24 titoli in anteprima europea, senza distinzione fra produzioni italiane o straniere) e il “leopardiano”Zibaldone (24 titoli in uno spazio totalmente libero

ed eterogeneo, con titoli di ogni genere, senza nessun vincolo di durata, di formato, di data o di anteprima e prevederà un premio del pubblico)

Due le sezioni non competitive: il fuori concorso(16 titoli) e la retrospettiva dedicata a Marlon Brando (24 titoli)

 

LA SQUADRA

 

La squadra è composta da giovani già con numerose esperienze alle spalle. Tre uomini e tre donne, con età compresa tra i 22 e i 32 anni, scelti perché capaci di raccontare e intercettare visioni, sguardi e linguaggi dei loro coetanei, senza però rinnegare il passato. Si rendono così, in qualche modo, intermediari e garanti nel preservare e mantenere vivo quello spirito originale e fresco che ha da sempre caratterizzato il TFF.

I selezionatori del 42TFF sono, in ordine alfabetico, Davide AbbatescianniMartina Barone,Ludovico CantisaniElvira Del GuercioVeronica Orciari e Davide Stanzione.

MARLON BRANDO

 

Il grande omaggio a Marlon Brando (del quale quest’anno ricorre il centenario dalla nascita) comprende 24 titoli che ne ripercorrono la carriera dagli esordi del 1950 fino a una delle ultime interpretazioni del 1996. Carismatico e dotato di grande talento, Brando ha interpretato ruoli molto diversi tra loro, imponendo uno stile recitativo lontano dai canoni dell’epoca e che ha contribuito a consacrarlo come uno dei mostri sacri della storia del cinema.

Anche il manifesto della 42°edizione del TFF è dedicato Marlon Brando, ritratto nel 1972 sul set del controverso “Ultimo Tango a Parigi” diretto da Bernardo Bertolucci. È una delle rare foto in cui guarda direttamente dentro l’obiettivo, uno scatto complice e sornione, che seduce e mostra, senza mezzi termini, sua inarrivabile bellezza. (Ph. Eva Sereny / Iconic Images)

ACCESSIBILITÀ

Da quest’anno il TFF si impegna a essere anche un festival accessibile. Con l’associazione “+ Cultura Accessibile” si è deciso che tre titoli della retrospettiva dedicata a Marlon Brando saranno resi accessibili non solo alle disabilità motorie (lo sono già tutte le sale utilizzate) ma anche a quelle sensoriali e cognitive.

APERTURA CALL

Da stamattina sono aperte le iscrizioni al 42° Torino Film Festival e fino al 6 settembre incluso sarà possibile inviare i film per la selezione. Sul sito del TFF sarà possibile trovare la procedura, leggere il regolamento, compilare il formulario di FilmFreeway online – https://filmfreeway.com/torinofilmfest – e seguire le istruzioni.

Il Torino Film Festival è realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino

 

Al Teatro Baretti “Donne informate sui fatti”

Giovedì 7 e venerdì 8 marzo 2024 ore 20:00

con

la migliore amica: Laura Marinoni

la figlia: Olivia Manescalchi

la giornalista: Pia Lanciotti

la bidella: Paola Roscioli

la volontaria: Valentina Virando

la poliziotta: Paola Benocci

la barista: Francesca Piccolo

e con: Tina Boglione

contrabbassista: Barbara Betti

regia Maria Grazia Solano

luci Alberto Giolitti

ASSOCIAZIONE BARETTI

si ringrazia AMAT Accademia Musica Arte Teatro

A dieci anni dalla morte di Carlo Fruttero, Torino si prepara a ricordare la figura dello scrittore insieme a quella dell’inseparabile Franco Lucentini, con l’intitolazione a loro nome dei Giardini di Piazza Arbarello.

Alla morte dell’amico fraterno, Carlo Fruttero smise di scrivere per un lungo periodo, come testimoniano le figlie Carlotta e Federica, per poi uscire dal silenzio pubblicando il romanzo “Donne informate sui fatti”, un affresco sociale vorticoso e ironico di una Torino alta e bassa raccontata da otto eterogenei personaggi femminili.

L’Associazione Baretti, con il sostegno delle eredi di Carlo Fruttero, produce una performance dedicata al romanzo diretta da Maria Grazia Solano e interpretata da cinque prestigiose attrici tra le più accreditate nel panorama nazionale: Laura Marinoni, Pia Lanciotti, Olivia Manescalchi, Paola Benocci, Paola Roscioli, affiancate da Valentina Virando e Francesca Piccolo.

Nella Torino della buona borghesia si compie un delitto. Otto donne, otto ritratti femminili orbitano intorno al cadavere di una ex prostituta rumena sposata a un ricco banchiere torinese. Ciascuna racconta ciò che ha visto o sentito, ciò che sa o crede di sapere, o non sa di sapere, o finge di non sapere. Otto voci incalzanti, rabbiose, pietose, che si susseguono, si intrecciano, si smentiscono raccontando di: “Milena la bellissima, Milena la santa santissima…”.

“il titolo della stagione contiene la parola regine in minuscolo, a simboleggiare uno status personale di consapevolezza, una regalità che proviene dalla coscienza di sé e non concessa da altri, la virgola e lo spazio vuoto suggeriscono poi un elenco potenzialmente infinito di declinazioni, ruoli, condizioni possibili del genere femminile. Esplorare, sfidare e celebrare il femminino in tutte le sue molteplici sfaccettature: ecco il cuore di questa nuova stagione teatrale, che mi vede nell’inedita veste di direttore artistico.” Sax Nicosia

Una stagione speciale resa possibile grazie alla collaborazione con Piemonte Dal Vivo nell’ambito del bando CortoCircuito, e con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo.

Per avere altre informazioni sulla stagione è sufficiente cliccare qui

BIGLIETTERIA:
INTERO 12€
RIDOTTO 10€ (studenti/over65/anpi)
ABBONAMENTO 5 SPETTACOLI 45€
BIGLIETTERIA ONLINE:
È consigliato l’acquisto dei biglietti online su anyticket.it | L’acquisto prevede il diritto di prevendita di 0,70€. | Non sono possibili prenotazioni telefoniche o via mail.
PREVENDITA IN CASSA:
Qualora fossero ancora disponibili dei posti in sala è possibile acquistare i biglietti degli spettacoli teatrali prima dell’inizio dell’evento.

Riccardo Bisatti dirige l’Orchestra e il Coro di voci bianche del teatro Regio

In un  prezioso dittico di Giovanni Pergolesi

Nell’ambito del programma dei concerti 2023 2024 del Regio, al Piccolo Regio Puccini l’8 marzo prossimo alle ore 20, con replica sabato 9 marzo alle ore 16, l’Orchestra del Teatro, i Solisti del Regio Ensemble e il Coro di Voci bianche saranno dirette dal talentuoso Riccardo Bisatti, inserito da Fortune Italia nella lista dei “40 under 40” più influenti della cultura italiana, più volte apprezzato dal pubblico del teatro Regio nella stagione 2023. Il Coro di voci bianche  è istruito dal maestro Claudio Fenoglio.

In programma un prezioso dittico di Giovanni Battista Pergolesi, con Salve Regina e Stabat Mater, che il compositore scrisse a soli 26 anni nel 1736 quando, indebolito dalla tubercolosi, diede vita a queste due creazioni alle quali fu capace di imprimere una spiritualità e una bellezza tale da garantirsi una fama immortale.

Nel repertorio sacro del Settecento italiano spiccano i due capolavori in programma, pieni di tenerezza, ma anche di sequenze drammatiche, stilemi operistici e passaggi singhiozzanti.

Capolavoro indiscusso fra i titoli della produzione di Pergolesi, lo Stabat Mater fu considerato a lungo un modello stilistico ideale nel genere della musica da camera. L’opera fu probabilmente commissionata da Marzio IV Carafa, duca di Maddaloni, per i Cavalieri dell’Arciconfraternita della Beata Vergine dei sette Dolori, scritta tra il 1735 e il 1736, negli ultimi mesi di vita di Pergolesi. Il successo straordinario e la tradizione ininterrotta della composizione nel corso di Settecento e Ottocento sono la ragione di una così cospicua presenza di fonti manoscritte, conservate presso le biblioteche di tutto il mondo. Il Salve Regina in la minore reca un’antifona per soprano, archi e continuo.

Le parti soliste saranno interpretate dal soprano Irina Bogdanova e Ksenia Chubunova, mezzosoprano, entrambe artiste del Regio Ensemble.

È anche prevista una matinée dedicata agli studenti fino ai 18 anni giovedì 7 marzo alle ore 10.30.

Prossimo appuntamento con i concerti sarà sabato 30 marzo, alle ore 20, quando il maestro Diego Ceretta salirà sul podio dell’Orchestra e Coro del teatro Regio, istruito dal maestro Ulisse Trabacchin,  per dirigere Vetrate di Chiesa di Ottorino Respighi e il Requiem di Luigi Cherubini.

Mara Martellotta

“Quando qualcosa di così vicino e caro alla vita esplode dentro di te…”

Music Tales, la rubrica musicale 

“Quando qualcosa di così vicino e caro alla vita

Esplode dentro di te, senti che la tua anima è in fiamme

Quando qualcosa di così profondo e così lontano e ampio

Cade accanto alle tue grida possono essere ascoltate

Così forte e chiaro”

I Queen avevano terminato il tour britannico del 1974 il 2 aprile, con un concerto spettacolare al Barbarellas di Birmingham, ravvivato da un fuoriprogramma.

Roger Taylor aveva scommesso una bottiglia di champagne con i roadies e con i Nutz.

Il gruppo spalla, che nessuno di loro avrebbe avuto il coraggio di attraversare nudo il palco durante il concerto dei Queen.

Il cantante dei Nutz e due roadies non avevano invece paura di nulla e attraversando più volte il palcoscenico da una parte all’altra con proprio niente addosso.

Subito dopo, i Queen partirono per l’America, dove insieme agli Aerosmith avrebbero fatto da spalla ai  Mott the Hoople di Ian Hunter.

La prima data era prevista il 1 maggio alla  Farm Arena di Harrisburg, un luogo ameno, un gigantesco recinto che per tutto l’anno conteneva centinaia di mucche.

Le mucche erano state fatte sgombrare il giorno prima e il loro odore si sentiva ancora forte e chiaro. In aggiunta, gli organizzatori non erano riusciti ad eliminare tutti i bisogni corporali delle mucche, che facevano dunque bella mostra di sé in tutto il campo.

A poche ore dall’inizio, non era ancora stato deciso l’ordine di apparizione delle band di apertura: prima gli Aerosmith o prima i Queen?

I due management cominciarono a litigare furiosamente.

Brian May e Joe Perry si guardarono, decisero che ne avevano abbastanza di parole gridate, dissero che a loro non fregava un beneamato cavolo di chi si sarebbe esibito per primo.

Joe tirò fuori una bottiglia di Jack Daniel’s e cominciarono a bere. E a bere. E a bere.

Salirono entrambi sul palco completamente ubriachi.

Alla data successiva, si incontrarono nuovamente e  Joe Perry chiese: “ma alla fine chi ha suonato per primo? “

Ho trovato un piccolo gioiello di Freddie, di cui mi ero dimenticata.  È meravigliosa. In realtà, è stata una vera scoperta. Viene dalle ‘Miracle Sessions’.

Si nascondeva in bella vista, mi piace, spero piaccia anche a voi.

«Siamo i campioni, amici miei, e continueremo a combattere, fino alla fine.»

Buon ascolto

https://www.youtube.com/watch?v=_yJBd99tLdU

CHIARA DE CARLO

 

 

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!

 

Patrizia Conte La voce femminile del jazz italiano

Osteria Rabezzana, via San Francesco d’Assisi 23/c, Torino

Mercoledì 6 marzo, ore 21.30

 

Tarantina di origine e milanese di adozione, Patrizia Conte è riconosciuta come una delle più belle voci del panorama jazzistico italiano. In più di 25 anni di carriera ha collaborato con musicisti italiani e stranieri di grande spessore, quali Lee Konitz, Cedar Wolton, Bill Higgins, Mark Murphy, Jimmy Owens, Bobby Durham, Nuccy Guerra, Massimo Moriconi, Guido Manusardi, Bobby Watson, Jay Rodriguez, Victor Louis, Nando de Luca, Dado Moroni, Carlo Atti, Mario Rusca. Sul fronte del jazz italiano spicca il lungo sodalizio con Tullio De Piscopo. È stata inoltre vocalist stabile nella Jazz Studio Orchestra diretta dal Maestro Paolo Lepore.

Nel 1999 Patrizia Conte ha debuttato ne “L’opera da tre soldi” di Kurt Weill nel ruolo di Frau Peachum, con Glauco Onorato e la Jazz Studio Orchestra diretta da Paolo Lepore. Nel 1998 ha partecipato a un “Omaggio a Max Roach” con Tullio De Piscopo, organizzato dall’Associazione Culturale 2° Maggio presso l’Auditorium della Camera del Lavoro di Milano. Nel 1997 ha cantato l’inno di apertura dei Giochi del Mediterraneo accompagnata dall’Orchestra Sinfonica di Bari. Nell’ambito del Festival Internazionale delle vocalist nel 1989 si è esibita con il Brass Group di Palermo. Nel 1988 ha tenuto un concerto al Teatro Olimpico di Roma in omaggio a Nino Rota dedicato a Fellini.

Formazione

Patrizia Conte, voce

Davide Calvi, pianoforte

Giorgio Allara, contrabbasso

Giorgio “doc” Diaferia, batteria

Ora di inizio: 21.30

Ingresso:

15 euro (con calice di vino e dolce) – 10 euro (prezzo riservato a chi cena)

Possibilità di cenare prima del concerto con il menù alla carta

Info e prenotazioni

Web: www.osteriarabezzana.it

Tel: 011.543070 – E-mail: info@osteriarabezzana.it

Silvia Mezzanotte e Carlo Marrale cantano i Matia Bazar ad Alessandria

Giovedì 14 marzo alle ore 21.00 al ‘Teatro Alessandrino’ il grande show  con tutte le hits più famose della storica band italiana.

Riparte dal Piemonte, e più precisamente Giovedì 14 Marzo alle ore 21.00 al Teatro Alessandrino di Alessandria, il tour celebrativo dei 40 anni di ‘Vacanze Romane’ impareggiabile capolavoro dei Matia Bazar.

Una canzone senza tempo che nel 2023 ha visto sbocciare una nuova e altrettanto raffinata versione a opera di due fra i più noti e amati membri storici della band nata nel 1975 a Genova: la voce di Silvia Mezzanotte e il canto e la chitarra di Carlo Marrale, tra i fondatori del gruppo nonchè coautore di tutte le loro hit più famose.

Uno spettacolo rodato e coinvolgente in cui i due musicisti, per la prima volta sul palco insieme proprio perché hanno fatto parte dei Matia Bazar in formazioni diverse, rivelano una sorprendente affinità artistica e umana insieme come se avessero cantato insieme da sempre.

Scorrono così, audaci e affascinanti come sempre, melodie indimenticabili e sperimentazioni pop-rock nuove e di gran classe che rispondono al nome anche di Stasera che sera, Per un’ora d’amore, Solo tu, Mister Mandarino, C’è tutto un mondo intorno, Che male fa, E Volo anch’io, Ti sento, Dedicato a Te e Brivido caldo.

Arrivando sino a Messaggio d’amore che ha visto i Matia Bazar con la voce di Silvia Mezzanotte trionfare per la seconda volta al Festival di Sanremo nel 2002, mentre Carlo Marrale lo vinse con loro nel 1978 con E dirsi ciao.

«Io e Carlo – conferma Silvia Mezzanotte – abbiamo vissuto il mondo Matia Bazar in modo parallelo, in tempi diversi. Ma quando abbiamo cominciato a cantare insieme ci siamo riconosciuti, come chi ha già fatto un pezzo di strada mano nella mano».

Uno show ricco di note, sorrisi, aneddoti ed emozioni capace di conquistare il pubblico dal primo all’ultimo istante, prodotto come sempre in esclusiva da ‘Baldrini Produzioni’ in collaborazione con ‘Vie Musicali Eood’.

Biglietti ancora disponibili in prevendita sul circuito www.ticketone.it, sul sito www.teatroalessandrino.it e alla cassa del Teatro Alessandrino in Via Giuseppe Verdi, 12 ad Alessandria tutti i giorni, domenica esclusa, dalle 17.00 alle 19.00.

Per informazioni, tel. 0131 252644.

 

Per la prima volta in italia ‘Manon Manon Manon’: tre compositori diversi al teatro Regio nell’autunno 2024

 

 

Dal primo al 29 ottobre prossimo il teatro Regio di Torino condurrà lo spettatore attraverso un viaggio affascinante che, per la prima volta, avviene in Italia. Darà vita a una lunga soggettiva dedicata a Manon Lescaut, la giovane protagonista del romanzo dell’abate Prévost che, a partire dal successo riscosso nella metà del Settecento, ha ispirato ben tre compositori: Daniel Auber, che ha dato vita a Manon Lescaut nel 1856, Jules Massenet, che compose la sua Manon nel 1884, e Giacomo Puccini, che raggiunse il suo primo grande trionfo con Manon Lescaut nel 1893. Si tratta di tre opere autonome, e al tempo stesso completamentari, tre direttori d’orchestra, tre interpreti per una protagonista unica, tre diversi cast per un inedito trittico: 21 recite in un mese, una vera sfida artistica e produttiva che mette in luce la forza del teatro Regio. Centro di questo progetto è il compositore Giacomo Puccini, di cui nel 2024 si celebrerà il centenario della morte. Il teatro Regio vuole dedicare all’inizio della Stagione 2024/2025 uno spazio speciale alla sua Manon Lescaut, che presentò in prima assoluta il primo febbraio 1893 proprio al teatro Regio, proseguendo l’omaggio iniziato nella stagione in corso, in cui vengono presentati ben sette titoli del compositore lucchese.

“Abbiamo voluto programmare le tre opere – dichiara il Sovrintendente del teatro Regio Mathieu Jouvin – in modo da permettere al pubblico di assistere ogni sera a un titolo diverso, oltre alla possibilità di seguire il trittico Manon anche nell’arco di un unico weekend, lo spazio ideale per chi visita Torino e vuole aggiungere una preziosa offerta al già ricco carnet culturale sabaudo. Abbiamo reso ancora più accessibile l’offerta attraverso una politica dei prezzi che rende estremamente conveniente l’abbonamento ai tre titoli, in modo da assaporare lo spettacolo in tre serate, come il regista lo ha concepito. Questa occasione unica e affascinante, per me ha il sapore di una ‘degustazione di vini’. Così come ogni annata e ogni vigneto mettono in luce le diverse caratteristiche di uno stesso vitigno, così ogni allestimento saprà esaltare le differenze di un’unica protagonista: a volte frivola, a volte torturata o ribelle. Un’esperienza sensoriale che saprà sorprendere e far innamorare”.

“Manon Manon Manon – sottolinea Jouvin – sarà al centro dell’interesse europeo, in quanto il teatro Regio ospiterà dal 24 al 26 ottobre 2024 la conferenza d’autunno di Opera Europa, la principale organizzazione europea che riunisce teatri e festival lirici, e che conta oltre 233 membri provenienti da 44 Paesi. La riunione rappresenta un’importante opportunità per tutti i soci di confrontarsi e sviluppare collaborazioni e progetti innovativi”.

“Abbiamo affidato al regista Arnaud Bernard – spiega il direttore artistico del teatro Regio Cristiano Sandri -la messa in scena di tre spettacoli. Un unico deus ex machina che ha scelto di raccontare le tre opere attraverso la lente d’ingrandimento del cinema, e per la precisione attraverso tre epoche iconiche della cinematografia francese legata strettamente a Torino, città del Cinema”.

Punto di partenza del regista Arnaud Bernard è innanzitutto una domanda: “ Chi sono le tre Manon?”

La Manon di Prévost è piuttosto avventurosa, ma è anche una donna libera che scopre tardi il vero amore. La Manon, per Aubert, sarà un uccello in trappola; per Massenet, invece, una donna alla ricerca di se stessa, per Puccini una donna libera e ribelle.

È l’unione di tutte le Manon che fa Manon, e rappresentare le tre Manon insieme è il punto centrale di questa impresa colossale. Tutte le Manon si allontanano e si avvicinano alla loro sorella maggiore letteraria, creata dall’ampia opera dell’abate Prévost, nessuna le è fedele e nessuna la tradisce. Le tre opere sono autonome, si reggono nella loro indipendenza, ma sono le differenze ad alimentarsi a vicenda, e occorre un prisma comune attraverso il quale guardarle tutte e tre.

MARA MARTELLOTTA

I vincitori di SEEYOUSOUND International Music Film Festival

 

X edizione | 23 febbraio – 3 marzo 2024 | Torino

La X edizione di SEEYOUSOUND International Music Film Festival si è conclusa dopo 10 giorni dal ritmo intenso e accordi decisamente riusciti che hanno confermato ancora di più come sia una iniziativa di riferimento per un pubblico composto non solo da appassionati, ma anche da molti professionisti della musica e del cinema torinesi e non, che si sono uniti agli spettatori per godersi Seeyousound; un indubbio sintomo di qualità e apprezzamento.

 

I numeri in termini di presenze ripagano decisamente le aspettative di una X edizione con cui si è voluto puntare in alto: sono ben oltre 8.000 quelle registrate dal 23 febbraio al 3 marzo trasversalmente ai 70 appuntamenti che hanno incluso le proiezioni di 90 titoli (lungometraggi di finzione, cortometraggi, documentari e videoclip in concorso e non) e 24 tra talk, live, dj set, performance e installazioni in 7 location cittadine, inclusa l’exhibition di TUTTO QUESTO SENTIRE che ha visto la partecipazione di circa 300 persone da Recontemporary.

 

Sold out 10 spettacoli: Let the Canary Sing di Alison Ellwood, Fatboy Slim, Right Here, Right Now di Jak Hutchcraft, Crass: The Sound of Speech di Brandon Spivey, Mutiny In Heaven: The Birthday Party di Ian White, Max Roach: The Drum Also Waltzes di Sam Pollard e Ben Shapiro, Joan Baez: I Am Noisedi Miri Navasky, Maeve O’Boyle e Karen O’Connor, il Best Of di Christophe Chassol e le proiezioni di 3 film di Julien Temple che ha ricevuto il nuovo Seeyousound Career Achievement Award. A questi si aggiungono altri titoli hanno richiamato in sala un numero eccezionale di persone: Little Richard: I Am Everything di Lisa Cortés, Sankara di Yohan Malka, e Subotnick: Portrait of an Electronic Music Pioneercon live SOLAR PULSERS di Giorgio Li Calzi, Paolo Dellapiana, Sara Berts con i visual di Giampo Coppa, e la proiezione dedicata ai cortometraggi ULTIMI IMPERI.

 

Il budget del festival ammonta a circa 145.000 euro, di cui 13.000 assegnati da Fondazione CRT e 5.000 da sponsor privati, mentre la copertura della quota rimanente è stata stimata sulla base di fondi derivanti dai bandi pubblici ancora non assegnati e gli incassi da sbigliettamento. Una voce, quest’ultima che, a dieci anni dalla nascita del festival, è diventata la vera garanzia di Seeyousound.

 

«In un passaggio delicato della nostra storia, la vicinanza del pubblico e di chi ha partecipato al festival è stato decisivo e ci ha fatto capire che Seeyousound è necessario e che non continuare significherebbe lasciare un vuoto importante nella proposta culturale di Torino. Questo festival è protetto dal pubblico.” afferma Carlo Griseri, direttore del festivalE non solo grazie a titoli attesi o a ospiti di spicco, il festival è partecipato in tutte le sue forme e vedere come sia anche luogo e momento di incontro, con ospiti hanno vissuto il festival al di là delle proiezioni che li hanno visti protagonisti, ma che sono tornati a vedere altri artisti ci dà fiducia e soprattutto conferma le nostre scelte».

                                                                                                  

«Anche quest’anno molti addetti ai lavori sono arrivati a Torino per Seeyousound, siamo ormai un appuntamento fisso nelle loro agende. In più abbiamo accolto numerosi ospiti anche provenienti da fuori regione e dall’estero. Sono state 43 le stanze in cui hanno alloggiato gli artisti, con una permanenza media di 3 giorni» dichiara Patrizia Pirrotta, Project Manager di Seeyousound «La decima edizione ha così distribuito sul territorio risorse per 58.700€ tra costi di alloggi e pasti, trasporti e spese vive di affitto e gestione degli spazi in cui si è svolto il festival».

I VINCITORI 2024

La giuria di LONG PLAY FEATURE – Concorso lungometraggi di finzione composta da Roberto Angelini, Linda Messerklinger e Gianni Santoro assegna il premio Best feature film LP FEATURE Francesca Evangelisti (1000€ assegnati col supporto di BTM Banca Territori Del Monviso) a

THE INVISIBLE FIGHT di Rainer Sarnet

Motivazione: Visionario, esagerato, divertente, iconoclasta, sotto gli occhi vigili dei numi tutelari Black Sabbath, è una ventata di voglia di libertà che parte dall’Unione Sovietica degli anni Settanta e passando per la Cina arriva in Estonia oggi attraversando eserciti, religioni, dogmi e pregiudizi. Abbiamo deciso di premiare questo film coraggiosissimo che coniuga lì, sopra le righe, i Monty Python con Quentin Tarantino e Wes Anderson con un lavoro di sound design che sa trovare il tono giusto dove sembra che la cacofonia prenda il sopravvento.

MENZIONE SPECIALE: AFTER di Anthony Lapia

La giuria di LONG PLAY DOC – Concorso Documentari composta da Carlo Massarini, Marco Philopat e Virginia Eleuteri Serpieri assegna all’unanimità il premio Best documentary LP DOC (1.000€ assegnati grazie al supporto di BTM Banca Territori Del Monviso) a

ELIS & TOM di Roberto de Oliveira

Motivazione: racconto, quasi da fly-on-the-wall, dell’incontro nel 1974 in uno studio di Los Angeles fra Elis Regina e Antonio Carlos ’Tom’ Jobim, uno dei padri della musica brasiliana. Nel documentario il materiale d’archivio si intreccia con interviste recenti mettendo in luce una storia universale in cui convergono difficoltà e incomprensioni del duetto più celebre della bossa nova. Le due personalità sono alla ricerca di un loro modo di coesistere che sembra realizzarsi con la loro canzone capolavoro ‘Aguas de Marco’, un trionfo musicale – siamo ai vertici della musica del nostro tempo – che oltre a portarsi dietro una narrazione fatta di pura gioia ed emozione diventa celebrazione della creatività e della bellezza.

MENZIONE SPECIALE ex-aequo: EVEN HELL HAS ITS HEROES di Clyde Petersen; FATBOY SLIM: RIGHT HERE, RIGHT NOW di Jak Hutchcraft

La Giuria di 7INCH – Concorso Cortometraggi composta da Lara Casirati, Cateno Piazza e Maria Teresa Soldaniassegna il premio Best short film – 7INCH (500 €) a

I THOUGHT THE WORLD OF YOU di Kurt Walker

Motivazione: Una biografia chimerica in cui si perdono le coordinate tra realtà e finzione, tra linguaggio documentaristico, sperimentazione ed estro narrativo. Un’opera che segue le ombre della vita di un artista a cui non possiamo – e forse non vogliamo – dare concretezza. Perché non è più necessario sapere esattamente dove ci troviamo, quello che importa è il viaggio fantasmagorico in cui il regista è capace di trasportarci.

MENZIONE SPECIALE: ECHO di Ross McClean

La giuria di SOUNDIES – Concorso Videoclip composta da Camilla Colibazzi, Francesco Stella e Marco Santi assegna il premio Best Music Video – SOUNDIES (500€) assegnato col supporto di Machiavelli Music a

A BARELY LIT PATH diretto da Freeka Tet per OPN Oneohtrix Point Never

Motivazione: Per l’armonia unica tra musica e video in cui quest’ultimo è posto a servizio del brano. Compatto, anticonvenzionale e distaccato dalle dinamiche mainstream del mondo del videoclip. Un crash-test emotivo, travolgente dal primo all’ultimo frame.

MENZIONE SPECIALE: ABSOLVE diretto da Paul Trillo per Jacques

La giuria del Premio Miglior Film Italiano selezionato tra tutti i film in programma dai giurati Benedetta Pallavidino, Sebastiano Pucciarelli e Alberto Spadafora assegna i premi

Best Italian Movie – SYSX – lungometraggio a

ASFALTO CHE SUONA. UN VIAGGIO SENZA META DI 19’40’’ di Roberto Delvoi

Motivazione: Per la volontà di esplorare, attraverso il ritratto dei protagonisti, il valore della cultura della musica, intesa come espressione di curiosità che annulla confini, generi, metodi e regole.

Best Italian Movie – SYSX – cortometraggio a
VIVA LA NOTTE di Francesco Zanatta

Motivazione: Per il lavoro di ricerca altamente estetica sui filmati di repertorio e per l’intenzione audiovisiva fortemente sperimentale di generare un’esperienza ipnotica e lisergica.

La giuria di FREQUENCIES – Concorso Sonorizzazioni Originali composta da Ginevra Nervi, Camilla Battaglia e Simone Blasioli assegna il Best Silent Movie Ost – FREQUENCIES (500€  assegnato col supporto di Denmark Street Torino) a

MANUEL SIROTTI e ETTORE MANCUSO

Motivazione: Colonna sonora fluida che ha saputo creare un continuum con la sequenza del corto, mettendo in risalto la scrittura, la ricerca timbrica e l’attinenza con l’immagine.

MENZIONE SPECIALE: Jolanda Moletta

La giuria composta dai lettori di TORINOSETTE – Cristina Disavino, Marco Nicolai e Violetta Zannino – assegna il premio Audience Award – TORINOSETTE a

THE CORD OF LIFE di Oiao Sixue

Motivazione: Presenta in modo toccante e poetico, ma spesso anche divertente, il tema del rovesciamento con il trascorrere degli anni del rapporto di cura madre-figlio, simbolicamente ben rappresentato dal passaggio dal cordone ombelicale della nascita alla corda con cui per sicurezza il figlio tiene legata la genitrice. Nell’attuale momento caratterizzato da guerre e conflitti, afferma la possibilità di un’armonia tra grande città e steppa mongola, modernità e tradizione, musica elettronica e folklore, mostrando che la musica è ovunque nel mondo che ci circonda.

Seeyousound International Music Film Festival è organizzato da Associazione Seeyousound con la collaborazione di Museo Nazionale del Cinema, il patrocinio di MiC – Ministero della Cultura e Città di Torino, e il contributo di Regione Piemonte, Fondazione CRT e Camera di Commercio di Torino. Sponsor Red Bull, BTM Banca Territori Del Monviso, Pizzeria Fradiavolo Torino, Onclusive, Iren Luce Gas e Servizi, Denmark Street, Machiavelli Music.