SPETTACOLI- Pagina 3

Memorial Egidio Forti: “In cil e jé une Stele”

Sabato 15 novembre prossimo, alle ore 21, si terrà al teatro della Provvidenza, in via Asinari di Bernezzo 34/A, un concerto dedicato ad un amico, dal titolo “In cil e jé une Stele”, quinta edizione del Memorial Egidio Forti.

Egidio Forti, Gigi per gli amici, fu direttore del coro Edelweiss di Torino per circa dieci anni, e di lui rimangono bellissimi ricordi e profonda stima in chi l’ha conosciuto e frequentato in amicizia sul lavoro e in ambito corale. Sarà l’eccellenza del coro Cai Uget, giunto quest’anno alla soglia dei suoi ottant’anni di attività, ad avere il piacere di esibirei.

Ingresso a offerta libera – prenotazione  obbligatoria – telefono: 353 3928235 – whatsapp: 340 9941201

Mara Martellotta

Al teatro Astra lo spettacolo che si ispira al vampiro di Bram Stoker

Con Dracula, lo spettacolo che si ispira al vampiro di Bram Stoker, si inaugura martedì 11 novembre alle ore 21 la stagione del Teatro Astra TPE di Torino. Il direttore artistico Andrea De Rosa ha voluto dedicare alle persone che si trovano ad affrontare esperienze estreme questa prima pièce teatrale, tale da farle diventare dei mostri.
“Il mostro è l’essere – secondo Andrea De Rosa – che a qualsiasi prezzo rifiuta la morte. Mostruoso è il desiderio di prolungare la vita oltre ogni limite”.
Il Conte Dracula non è più da tempo un personaggio nato dalle fantasie popolari e dalla penna di Bram Stoker. È un vero e proprio mito dell’età moderna, diventata simbolo di un’immortalità vissuta come una condanna. La sua vicenda, elaborata in una nuova versione da Fabrizio Sinisi, evoca il sogno contemporaneo di un corpo che potrebbe diventare immortale tramite i progressi della tecnologia; mentre il Vampiro, eterno e solo, ricerca una via di fuga dalla propria natura, gli altri personaggi lottano per affermare il valore della mortalità. È davvero un dono vivere per sempre o è invece una maledizione? La nuova produzione del TPE è liberamente ispirata al celebre romanzo di Bram Stoker, e prende vita grazie al testo di Fabrizio Sinisi e alla visione registica di Andrea De Rosa. Sul palco Michelangelo Dalisi, Marco Cacciola, Marco Divsic, Michele Eburnea, Chiara Ferrara e Federica Rosellini, che danno corpo a questa complessa riscrittura del mito. L’allestimento scenico è stato curato dallo stesso De Rosa, in collaborazione con Luca Giovagnoli, le luci sono di Pasquale Mari e il suono di G.U.P. Alcaro. I costumi sono firmato da Graziella Pepe, e Marco Corsucci all’assistenza di regia.
La messa in scena di Dracula ha inizio martedì 11 novembre, alle ore 21, e durerà fino al 30 novembre. Sicuramente una lunga vita sul palcoscenico torinese per questo romanzo che ha un intenso passato teatrale. Furono la mogli di Stoker e l’amico Hamilton Deane a immaginare, a partire dal romanzo, una rappresentazione scenica che mantenesse l’alone di mistero e la forza orrorifica, è al teatro che si deve il mantello di seta nera, ed è dal palcoscenico che emerge la figura di Bela Lugosi, l’attore ungherese protagonista del primo spettacolo su Dracula.
Gli spettatori saranno accolti in un teatro Astra del tutto rinnovato: la particolarissima scelta registica di Andrea De Rosa prevede un ampliamento e un ripensamento dello spazio scenico, che lo porterà ad occupare spazi inusuali, inducendo gli spettatori a guardare lo spettacolo con un nuovo sguardo, e a farsi guidare dalle voci e dai suoni per rintracciarne la fonte misteriosa.

“Nel romanzo di Bram Stoker -afferma De Rosa – il male prende forma nel personaggio di Dracula, che viene definito Nosferatu, il non morto. Il Vampiro è l’incarnazione di un corpo che non può morire, ma che non riesce neanche a vivere davvero, perché per mantenersi in vita è costretto a nutrirsi del sangue di altre creature, condannando le sue vittime a una sorta simile alla sua. Credo che il grande successo di questo mito leggendario moderno dipenda dal fatto che riusciamo a ritrovare quel desiderio universale di sfuggire alla morte che ci accompagna, rivelandone il lato mostruoso: vivere per sempre significa portare con sé il peso di una solitudine eterna. Dracula è la storia di un uomo che non riesce a morire, e di un pubblico che accetta di guardare negli occhi questo suo desiderio mostruoso, cosiccome il Conte Dracula non è solo un personaggio letterario, ma un vero e proprio archetipo della nostra modernità, e anche il suo castello è diventato un luogo che appartiene al mito. La dimora del Vampiro è un teatro di apparizioni ed epifanie, un luogo onirico dove le leggi dello spazio-tempo vengono sovvertite. Il castello di Dracula è il luogo di uno sprofondamento, di un deragliamento del pensiero e del sogno. Per questo motivo abbiamo trasformato in modo radicale la normale struttura del teatro Astra, facendone uno spazio evocativo e misterioso, livido e asettico, un grande altare spettrale dove si svolge un rito antico e, contemporaneamente, moderno”.
“Perché Dracula è un mostro ?– si chiede Fabrizio Sinisi – non solo perché si nutre del sangue delle sue vittime, ma perché è mostruoso il dono che porta: un’eternità che pesa come una condanna, un tempo estenuante e interminabile, un forte desiderio di non morire che diventa quasi negazione della vita stessa. Dracula è un mostro, in quanto simile al Dioniso de ‘Le Baccanti’ o al ‘Mefistofele’, perché introduce nel mondo umano qualcosa di estraneo, affascinante, prodigioso e terribile, che ci spaventa, ma che non può fare a meno di attrarci”.

I suoni sono ferrosi, ruvidi e lividi, espressioni di una prigione dell’anima e di un battito pulsante che squarcia le vene, e che finalmente apre un varco alla luce per un attimo, per sempre. I costumi di Dracula raccontano invece una figura che attraversa epoche, contamina luoghi, sospesa tra la vita e la morte, come una malattia che non guarisce. Intorno a lui ogni personaggio è bloccato nel proprio presente, prigioniero di un tempo immobile. Gli abiti evocano eleganza e inquietudine, tracciando il segno di questa dannazione eterna.

TPE Teatro Astra – via Rosolino Pilo 6, Torino

Info e biglietti: disponibili su tpeteatroastra.it

Mara Martellotta

In scena al Gobetti la pièce “Anna Cappelli” dell’autore napoletano Annibale Ruccello

Debutto martedì 11 novembre, alle ore 19.30, presso il teatro Gobetti, della pièce teatrale “Anna Cappelli” di Annibale Ruccello, diretta dal drammaturgo e regista argentino Claudio Tolcachir, interpretato da Valentina Picello, recentemente insignita del premio ANCT -Associazione Nazionale dei Critici di Teatro. La scenografia è di Cosimo Ferrigolo, le luci di Fabio Bozzetta. Lo spettacolo, co-prodotto da Carnezzeria, Teatro di Bari e Teatro di Roma, Teatro Nazionale in collaborazione con AMAT & Teatri di Pesaro per RAM Residenze Artistiche Marchigiane, resterà in scena al Gobetti fino a domenica 16 novembre prossimo. Al centro del testo di Ruccello, che il regista argentino Claudio Tolcachir non aveva conosceva prima, cosiccome le precedenti interpretazioni italiane di Anna Marchesini o di Maria Paiato, vi è la protagonista femminile Anna, giovane impiegata, oppressa dalla famiglia e dalla padrona di casa, una giovane che tenta con tutte le sue forze di emanciparsi per costruire la vita che ha sempre desiderato. Cruciale nel suo percorso è l’incontro con l’ingegnere Tonino Scarpa, che le propone una convivenza a due condizioni: no al matrimonio e ai figli. Nonostante l’offerta di Tonino non rispecchi del tutto i sogni di Anna, lei accetta, e i successivi tentativi della donna di autodeterminarsi si trasformeranno presto in ossessione, fino ad approdare a un tragico epilogo.

“Si tratta di un testo che si interroga sul ruolo della donna nel tempo – dichiara Claudio Tolcachir – l’indipendenza, la prospettiva di futuro e la solitudine, la mancanza di mezzi e risorse emergono con un umorismo pungente e assurdo all’interno della pièce, che ci conduce attraverso i labirinti della mente di un personaggio inconsueto e pieno di contraddizioni, commovente e imbarazzante al tempo stesso. Ognuno di noi potrebbe incrociarla nella propria vita, ma potremmo anche sentirci come lei, così impotenti da prendere le decisioni peggiori. La pièce teatrale è un gioiello sul corpo di un’attrice unica, Valentina. La sua sensibilità, la sua immaginazione, l’infinita delicatezza del suo humour danno a questo testo un’impronta unica e fresca. Una proposta molto netta: questa donna, il pubblico e la vita in mezzo a loro, lo humour e la tragedia mischiati, quel sorriso doloroso che attraversa gli spettatori e non li lascia mai indifferenti”.
Annibale Ruccello, scomparso nel 1986, a trent’anni, è oggi un autore di culto, dalla voce lirica e beffarda. Arrivato dalla scuola di Roberto De Simone, rappresenta la punta di diamante della drammaturgia napoletana accanto a Enzo Boscato e Manlio Santanelli. Attraverso i suoi testi ha raccontato la deriva della nostra società servendosi di una scrittura oscillante tra la verità del dialetto e la parodia, intrecciando echi storici con il quotidiano. “Anna Cappelli” si può considerare come una black comedy tra ossessione e solitudine.

Teatro Gobetti – via Rossini 8, Torino

11 – 16 novembre “Anna Cappelli”

Orario: martedì, giovedì, sabato ore 19.30 / mercoledì, venerdì ore 20.45 /dedicata ore 16

Biglietteria: teatro Carignano, piazza Carignano 6, Torino – 011 5169555 – biglietteria@teatrostabiletorino.it

Mara Martellotta

Rock Jazz e dintorni a Torino: Edoardo Bennato e Richard Galliano

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA

Lunedì. Al Lambic suona il fisarmonicista Richard Galliano. Al Teatro Alfieri arriva Edoardo Bennato.

Mercoledì. Al teatro Colosseo si esibisce Filippo Graziani. All’Off Topic è di scena il trio Fonema- Garau- Giachino. All’Hiroshima Mon Amour suonano i Mùm.

Giovedì. All’Hiroshima sono di scena gli Studio Murena. Al Magazzino sul Po si esibiscono gli Aldways + Dirty Noise. Al Blah Blah suonano i Fvzz Popvli + Giulia.

Venerdì . Al teatro Colosseo si esibiscono i 40 Fingers. All’Off Topic è di scena Anna And Vulkan. Al Magazzino sul Po suonano gli Earth Ball + Shizune. All’Hiroshima si esibiscono i Sarafine. Al Cap 10100 sono di scena Generic Animal and Devin YU. Al Circolino suonano gli After Dark Experience. Al Blah Blah si esibiscono I Monaci del Surf.

Sabato. Allo Spazio 211 è di scena Mille. Al Blah Blah suonano gli Scream 3 Days + Deathox.

Domenica. Alla Divina Commedia si esibiscono i Girinsoliti. Al Blah Blah suona Bob Wayne special guest Munly J Munly.

Pier Luigi Fuggetta

 Eleonora Setaro e Giulia Donini in “Gigi e Luigi”

Il Piccolo Teatro Comico, con il patrocinio di Regione Piemonte, Città di Torino e Città Metropolitana di Torino, Circoscrizione 2 di Torino, e in collaborazione con altri Enti, presenta la stagione teatrale 2025/2026, il cui tema è “Punti di vista, armonie”. Una stagione unica comprendente diverse forme teatrali: dal teatro comico a quello di prosa, da quello del genere lgbtq+ al teatro danza, dalla stand up comedy al cabaret e musica, fino alla commedia. Il progetto nasce da un’esigenza del Piccolo Teatro Comico nel rendere la cultura un via da percorrere, incrociando il cammino di uomini e donne con esperienze diverse, tutte preziose, che si arricchiscono incontrandosi, scontrandosi e premiandosi a vicenda, tenendo conto del rispetto, in tutte le sue forme, verso gli altri e la natura che li circonda. Gli spettacoli danno spazio all’idea di integrazione.
Venerdì 14 novembre, alle ore 21, Eleonora Setaro e Giulia Donini interpreteranno la pièce  “Gigi e Luigi”(lgbtq+). Gigi e Luigi sono due frizzanti cabarettiste della Ville Lumière di Parigi, negli anni Venti del secolo scorso, che una sera esagerano con la baldoria e si ritrovano per qualche ragione catapultati nel 2025. Questo viaggio nel tempo, apparentemente irreversibile, li costringe a provare a integrarsi nella società odierna, e cercare di mantenersi come artiste squattrinate, da grandi star quali erano. In un ritmo incalzante di gag e sagace comicità, lo spettacolo affronta tematiche come l’identità di genere, l’orientamento sessuale, il transfemminismo, il precariato nel mondo dell’arte e la crescente limitazione delle libertà individuali, destreggiandosi tra clown, drag queen, drag king, danza e teatro fisico.

Il Piccolo Teatro Comico, costituito nel 2002, è la continuazione di un progetto artistico e di una poetica teatrale iniziata nel 1988 con uno stesso staff denominato, all’epoca, ‘Canovaccio’. Obiettivo artistico e di programmazione del Piccolo Teatro Comico, la rivalutazione del concetto di teatro, partendo dalla commedia e dal “classico”, da proporre nella sua essenza primordiale fino a performance di spettacolo eterogeneo, dalla danza al cabaret, al teatro multietnico e di genere, creando uno spazio organico vivo, che possa raggiungere un pubblico vario che frequenti il teatro in modo attivo e creativo.

Info e prenotazioni: Franco Abba – 339 3010381

Piccolo Teatro Comico: via Mombarcaro 99/B, Torino

Mara Martellotta

Le vincitrici di Contemporanea Film Festival

Si è svoltaal Circolo dei lettori di Torino la cerimonia di premiazione della quarta edizione del Contemporanea Film Festival, il festival di cinema e arti visive dedicato alle donne e ai loro sguardi sul mondo, che si concluderà domani con l’ultima giornata di proiezioni e incontri.

 

Uno degli elementi distintivi del festival è l’attenzione riservata alle nuove generazioni, testimoniata dal concorso dedicato alle registe emergenti. In questa edizione sono stati presentati 24 cortometraggi, selezionati tra oltre 1000 opere provenienti da tutto il mondo in risposta all’open call torinese.

 

Il festival ha ospitato due sezioni competitive, una internazionale e una nazionale. La giuria, presieduta dalla regista Laura Luchetti, era composta dalla sceneggiatrice Federica Pontremoli, dal produttore Giovanni Pompili e da Chiara De Togni, Content Development Manager di Paramount. A loro è spettato il compito di assegnare i premi per la migliore opera e la migliore regia in entrambe le sezioni.

 

Il premio per il miglior cortometraggio del  Concorso internazionale è andato a Bitter Chocolate” di Sahar Sotoodeh, regista, attrice e musicista nata a Tehran. L’opera affronta con intensità la condizione femminile in Iran, raccontando la storia di una giovane ragazza costretta a ricorrere a un aborto clandestino.

Per il Concorso italiano, il premio per il miglior cortometraggio è stato assegnato a Majonezë” della regista maceratese Giulia Grandinetti, che narra la vicenda di Elyra, una giovane donna albanese decisa a ribellarsi alle rigide regole imposte dal padre e da una società patriarcale.

 

Il premio per la migliore regia internazionale è stato attribuito a The Real Truth About the Fight della croata Andrea Slaviček (nella foto), cortometraggio già presentato alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes. Ambientato in un liceo croato, il cortometraggio si distingue per la freschezza del cast composto da adolescenti non professionisti.

 

Nel Concorso italiano, il premio per la migliore regia è stato conferito a Goodbye Pig” di Roberta Palmieri, regista originaria di Chieti e diplomata al DAMS di Bologna. Il film, girato in soggettiva, racconta con originalità e poesia l’ultimo giorno di vita di un maialino, che ripercorre i propri ricordi e immagina un futuro migliore.

 

La giuria ha inoltre assegnato due menzioni speciali: a Ultraviolet” della regista belga-olandese Veerle De Wilde, già presentato al Festival di Locarno; e a Corte della regista altoatesina Magdalena Mitterhofer, che mette in scena lo scontro generazionale tra un gruppo di millennial e un famoso scrittore in un ex villaggio per lavoratori dell’Eni sulle Alpi.

 

 

Alla cerimonia di premiazione hanno partecipato la regista Magdalena Mitterhofer;i membri della giuria Laura Luchetti, Federica Pontremoli Chiara De Togni; la giuria del Premio DAMS – CAM; la presidente di Women in Film, Television & Media Italia Domizia De Rosa; l’attrice e co-fondatrice di Amleta Eleonora Giovanardi;la responsabile di Creative Europe Desk Italy Media Silvia Sandrone; e la produttrice di Indyca Francesca Portalupi.

“Ritratti di Donne” Concerto a favore di ABIO Torino

 Giovedì 20 novembre 2025 – ore 21.00

 Teatro del Collegio San Giuseppe – Via San Francesco da Paola 23, Torino

Una serata di musica e solidarietà per sostenere i bambini in ospedale.

Il The Queens Choir, diretto da Davide Motta Frè, porterà sul palco le più belle canzoni dedicate all’universo femminile, in un mix emozionante di soul, pop e swing.

 Il ricavato sarà interamente devoluto ad ABIO Torino, per la formazione dei volontari che ogni giorno portano sorrisi e conforto ai piccoli pazienti degli ospedali Regina Margherita e Martini.

 Offerta da 15€

Prenotazioni: g.martorella@abiotorino.org

Un’occasione per godere di buona musica e fare del bene.

Unisciti a noi: ogni nota può diventare un gesto di speranza.

Rai Teche conquista l’Oscar degli Archivi

Con il progetto di digitalizzazione che comprende i servizi del TG Rai in onda dal 1952 al 1985

La Rai ha vinto il premio “Fiat/Ifta in Media Preservation Award”, riconoscimento prestigioso che equivale a un Oscar, assegnato la scorsa settimana a Rai Teche, la struttura della Rai che si occupa della conservazione e della valorizzazione del materiale audiovisivo prodotto e trasmesso dall’azienda. Questo progetto, che ha vinto sulla terna finalista delle televisioni di Singapore e Polonia, è stato voluta dal Ministero della Cultura, e coinvolge 320 mila pellicole di 600 mm, l’equivalente di 8 ore di servizi, prima che la cosiddetta sindrome acetica li deteriorasse. con i servizi dei TG Rai in onda dal 1952 al 1985, ivi comprensivi due anni di fase sperimentale, visto che la prima trasmissione televisiva italiana risale al 1954. Questo patrimonio monumentale di vecchie pellicole trasformate in file digitali, con standard di alta qualità e una risoluzione superiore ai 2K, ci permettono di ripercorrere trent’anni della storia italiana e mondiale che confluiscono nel catalogo multimediale Rai. Entro fine anno verrà completata tutta la digitalizzazione, mentre ora siamo all’80%. Il prossimo step, entro il 2026, sarà quello di inserire il materiale sul portale pubblico gestito dal Ministero della Cultura, e quando il sito sarà online ognuno di noi potrà ripercorre i momenti salienti della storia d’Italia e di Torino.

Mara Martellotta

Torino accoglie il cinema del mondo tra “curiosità, passione e orgoglio”

Esplode il 43mo TFF, s’inizia il 21 novembre, inaugurazione al Teatro Regio

Gli occhi azzurri di Paul Newman – catturati da Eva Sereny nel 1981 durante le riprese di “Diritto di cronaca” di Sidney Pollack -, sin dall’inizio, a marchio indelebile di questo 43mo Torino Film Festival che prenderà avvio da venerdì 21 novembre. A lui è dedicata la retrospettiva (la passata edizione, la prima del reame Base, aveva visto l’omaggio al grande Brando), 24 titoli (dai debutti degli anni Cinquanta alle sfide vinte al botteghino, dai grandi successi internazionali alle prove più intense e mature: si rivedranno tra gli altri “Il colore dei soldi” che gli valse quell’Oscar nel 1986 in cui forse non sperava più, nemmeno la sua prova migliore, arrivato un anno dopo quello alla carriera che poteva essergli già parso come un contentino, e “Nick mano fredda”, “Hud il selvaggio” e “Lo spaccone”, “L’uomo dei sette capestri” e “La lunga estate calda”, “Lassù qualcuno mi ama” e “Era mio padre” e “La dolce ala della giovinezza”, ad ogni tappa splendidamente guidato da Houston e Scorsese, Ritt e i fratelli Coen, Rossen e Penn, Mendes e Wise; considerando qui che mettere in calendario almeno un paio delle cinque opere che lo videro nelle vesti di regista non sarebbe poi stato del tutto sbagliato).

Ottimi soggiorni e buon setacciamento del direttore Giulio Base e della di lui consorte Tiziana Rocca – “Global Talent and International Relation”, che più di lui se possibile sembra sapere in quali angoli cinematografici di mezzo mondo o intero andare ad allacciare rapporti – nei tanti festival e nelle mecche del cinema che contano e che la coppia nel calendario dei dodici mesi ha frequentato, vale a dire non soltanto Cannes e Venezia ma un giro che nemmeno il gentleman Pholeas Fogg compì tra le pagine di Verne. Questo per cominciare a dire dei 120 titoli (una scelta che è il frutto dei 5500 titoli arrivati in selezione, il medesimo numero di titoli della passata edizione, “non un accumulo bulimico – specifica Base – ma una scelta accurata”) suddivisi nelle tre sezioni di concorso (lungometraggi, documentari e cortometraggi), affidate alle buone cure di altrettante rappresentanti del mondo cinematografico al femminile, Ippolita di Majo, Giovanna Gagliardo e Lina Sastri, avvicinate al Fuori Concorso e allo Zibaldone, titoli di sicurissimo interesse, con vari interpreti che riempiranno le sale di fan e appassionati e cinefili e curiosi, a presenziare e reclamizzare opere che, speriamo nella maggior parte, vedremo in stagione nelle nostre sale. Tra gli ospiti che hanno già detto sì, Barbora Bobulova e Pippo Delbono, James Franco e Matilde Gioli, Franco Nero e Dominique Sanda e Hanna Schygulla; mentre, ad ampliare il già lungo elenco delle “Stelle della Mole”, arriveranno tra gli altri, Juliette Binoche e Jacqueline Bisset, Terry Gilliam e Spike Lee (che presenterà il recentissimo “Highest 2 Lowest” passato a Cannes, Denzel Washington protagonista), Claude Lelouch a rivedere con noi “Un uomo, una donna” del lontano 1966 e la nostra Sandrelli superstite dal “C’eravamo tanto amati” di Scola, l’immensa Vanessa Redgrave che accompagnerà il figlio regista Carlo Gabriel Nero per la presentazione di “The Estate”, dove per i debiti una famiglia aristocratica inglese rischia di perdere la vecchia dimora di campagna, infelice situazione accompagnata da apparizioni che iniziano a perseguitarne i componenti, costringendoli a confrontarsi con le ingiustizie che loro stessi e altri proprietari terrieri, passati e presenti, hanno provocato.

Sarà lo stesso direttore Base, con la collaborazione di Laura Chiatti – che nessuno s’azzardi a chiamarla madrina ricordandosi bene del suo ruolo di coconduttrice -, nel prestigioso Teatro Regio, ad aprire le danze. In una invidiabile serata piena di stelle del firmamento cinematografico, con la consegna delle “Stelle della Mole”, il regista David Freyne presenterà in anteprima la sua commedia “Eternity”, di prossima programmazione, portandoci in un aldilà in cui ogni anima ha sette giorni per scegliere con chi condividere la propria vita eterna, tra gli interpreti Miles Teller e Da’Vine Joy Randolph; mentre, dopo la affollata lunghissima scorpacciata – tanto per farci una veloce idea: 23 anteprime mondiali, 11 anteprime internazionali, 9 anteprime europee e 42 anteprime italiane, a voi il coraggio di affrontarle tutte – e consegna dei premi, la chiusura sarà affidata a James Vanderbilt e al suo “Nuremberg”, con Rami Malek e Russell Crowe nei panni di Goering, storia di un giovane psichiatra dell’esercito americano incaricato di valutare lo stato mentale degli imputati per stabilire se siano in grado di affrontare il processo.

Sottolinea ancora il direttore del Festival guardando alle scelte fatte, al pacchetto confezionato per chi sino a fine novembre vorrà riempire le sale del Massimo e del Romano (a proposito, saranno sufficienti alle richieste?): “Nessuna serie televisiva: il cuore del nostro festival continua a essere il cinema concepito per la sala”, e sin qui ragionissima, con buona pace di Netflix e piattaforme cantando e dei salotti futuri di casa nostra. Carlo Chatrian, direttore del Museo del Cinema, parla di Torino e del “suo” festival, di come la città sia pronta a riceverlo con il solito mix di “curiosità, passione e orgoglio”: “Dai grandi ospiti, che ancora una volta verranno a illuminare il red carpet, ai nomi nuovi che speriamo segneranno gli anni a venire, il Torino Film Festival si conferma un punto di riferimento del panorama nazionale e internazionale e un appuntamento imprescindibile per chi cerca nel cinema non solo intrattenimento, ma ricerca, libertà e scoperta.” Un festival che è altresì “un’estensione naturale” della missione che il Museo svolge, ovvero “rendere il cinema accessibile, vivo e capace di interpretare il presente attraverso sguardi sempre nuovi”, chiosando – e questo è fermo nel cuore di chi stende queste note – con l’idea di “collettività” che, pur oggi forse “fragile”, abbraccia il pubblico quando si spengono le luci di una sala e le prime immagini iniziano a scorrere, un rito che da circa centotrent’anni incanta e accomuna. Durante la presentazione romana del festival, gli ha fatto eco l’assessore alla Cultura della Regione Marina Chiarelli: “Investire nel cinema significa investire nelle pewrsone. Il Piemonte vuol essere una casa per chi crea aperta, generosa, capace di riconoscere e valorizzare i talenti che scelgono di raccontare storie qui. La cultura non è un accessorio, ma una radice profonda del nostro vivere comune. Il cinema ci unisce, ci fa crescere, ci rende comunità.”cinema

Al centro della grande festa, il Concorso Lungometraggi, 16 film che si sperano “d’autore”, pronti a darsi battaglia per la conquista del premio per il miglior film da 20.000 euro, provenienti da Francia e Canada e Perù/Colombia, dal Giappone e dalla Turchia, dal Ciad e dagli States, dalla Slovenia e dall’Estonia, dall’Italia che presenterà “Eva” di Emanuela Rossi, con Carol Duarte ed Edoardo Pesce – la sparizione di un gruppo di bambini e una donna misteriosa che incendia un campo di girasoli – e “Il protagonista” di Fabrizio Benvenuto – storia di un attore che non trovando più ruoli decide di recitare nella vita quotidiana, inventando identità e personaggi. Vite di giovani donne, vite di rivoluzionari andini del XVIII secolo o di contadini nel Giappone del XIX secolo, tra fatica e solitudine, il regime dei talebani e un undicenne che nella baraccopoli di Manila sogna di diventare un gangster come nella Polonia di oggi un ragazzo ventenne sogna di fuggire dalla fattoria di famiglia, il mondo del cinema che guarda all’umanità di oggi tra problemi e speranze, tra spettacolo e riflessioni.

Elio Rabbione

Nelle immagini: a Vanessa Redgrave e Spike Lee verranno consegnate, nella serata inaugurale del Festival, le “Stelle della Mole”; scene tratte dai film italiani in concorso, “Eva” di Emanuela Rossi e “Il protagonista” di Fabrizio Benvenuto.

Solo tu sei la cura per me”

Music Tales, la rubrica musicale 
“Non so più quante volte ti ho cercato
Per quegli occhi, per quegli occhi che fanno da luna
Non so più quante notti ti ho aspettato
Per finire a ingoiare tutta la paura
Di rimanere sola
In questa stanza buia
Solo tu sei la cura per me”
“La cura per me” di Giorgia: quando il rispetto per la musica dovrebbe venire prima di tutto
Il talento di Giorgia è, da sempre, una certezza. La sua voce, la sua sensibilità interpretativa, la sua capacità di rendere ogni canzone un’esperienza emotiva: tutto in lei parla di arte e di misura. Può piacere o non piacere, ma, indiscutibilmente, pratica un bel canto.
Nella nuova versione, “La cura per me”, Giorgia ha deciso di affidarsi anche alla voce di Blanco. E qui, inevitabilmente, qualcosa si incrina. Sin dai primi secondi, la voce di Blanco appare grezza, ineducata, quasi stonata rispetto alla purezza e all’equilibrio del brano originale. Si ha l’impressione che quella magia di grazia e raccoglimento che Giorgia e gli autori  avevano costruito venga bruscamente interrotta.
Mi dispiace scriverlo, perché non è mai bello demolire il lavoro di un artista, e soprattutto perché riconosco a Blanco una sua personalità e un suo linguaggio musicale. Ma ci sono canzoni che non si possono, o meglio, non si dovrebbero,  cantare in qualsiasi modo. Ci sono brani che chiedono rispetto, che richiedono una preparazione vocale, un ascolto interiore e una misura espressiva che non tutti possono (o vogliono) avere.
E lo dico da persona che, in molte occasioni, ha trovato nelle cover delle vere e proprie rivelazioni: interpretazioni che riuscivano addirittura a superare l’originale, donandogli nuova vita, nuove sfumature, nuova anima. Ma non è questo il caso. Non per me.  Qui, più che una rilettura, sembra esserci una forzatura: un contrasto che non arricchisce, ma disturba, e non poco.
Forse Giorgia ha voluto offrire un’occasione a un giovane artista per mostrare la propria sensibilità. Oppure, paradossalmente, ha voluto mettere ancora più in luce la differenza tra il talento costruito con gli anni e quello ancora acerbo sostenuto in modo esagerato e stucchevole da un autotune che perde il suo ruolo originario.
In ogni caso, il risultato  mi lascia l’amaro in bocca.
“La cura per me”, in qualunque versione, resta un inno alla delicatezza e all’amore incondizionato. Ma certe opere, forse, andrebbero custodite così come sono, senza bisogno di “aggiornamenti” che rischiano solo di impoverirle.
“Il problema non sono le cose fatte male, ma piuttosto l’abitudine di accettare come ben fatto ciò che è stato fatto male.”
CHIARA DE CARLO
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