SPETTACOLI- Pagina 3

«Quadila Festival» ad Albugnano: teatro, letteratura e luoghi non comuni

Il 13 e 14 giugno anteprima 

 

Il Festival ideato da Lo Stagno di Goethe Ets tornerà a luglio 2025

 

Uno spazio per permettere al teatro di recuperare il proprio carattere autentico, magico e sociale, in relazione con le altre arti, con la letteratura, la storia e le scienze. Ed è per questo che il Quadila Festival è teatro, musica e saperi con una quinta edizione dedicata al tema “Tragedia e Libertà”, in programma ad Albugnano e nei paesi vicini del Basso Monferrato, da giovedì 10 a domenica 27 luglio.

Il festival, ideato e organizzato dall’associazione culturale e compagnia teatrale Lo Stagno di Goethe Ets, sarà preceduto – a giugno – da una due giorni di anteprime ospitate ad Albugnano, il balcone del Monferrato: si tratta di iniziative pensate per creare un filo diretto tra la passata edizione e quella del prossimo luglio che trasformano luoghi non comuni in esperienze immersive.

«Il Quadila Festival prevede spettacoli, concerti, scambi di sapere, installazioni letterarie e passeggiate – spiega Diego Coscia, coordinatore del Festival insieme a Marco Gobetti –. Quest’anno, con il tema “Tragedia e libertà”, si cercherà di sviluppare gli esiti delle riflessioni pubbliche, delle suggestioni, delle emozioni e degli scambi empatici che hanno caratterizzato le precedenti quattro edizioni per declinarli in alcune domande che attraversano e ispirano l’intera proposta: quando, la libertà può diventare una tragedia? E viceversa? Si può raggiungere la libertà attraverso il sapere?». Il tema di quest’anno estende, dunque, le riflessioni delle edizioni precedenti e invita a un dialogo profondo sulla relazione tra conoscenza, destino e autodeterminazione.

Vediamo il programma. Venerdì 13 e sabato 14 giugno, in occasione della festa patronale primaverile di Albugnano, il Quadila Festival inizierà a contaminare anime e pensieri. Venerdì 13 giugno, alle 17,30 alla Rsa “Il Giglio”, è in programma un momento dal grande valore simbolico e dal potente impatto emotivo con uno scambio di sapere sulle risultanze di “Come sogni stesi al sole: le fiabe della buona vita”, il laboratorio teatrale per anziani e bambini condotto da Enrica Brizzi e Cristina Sertorio durante l’edizione 2024 del Festival. Il pomeriggio è infatti il punto di incontro tra il passato e il futuro di Quadila Festival, mentre sabato 14 giugno, dal sorgere del sole al tramonto, dalle 5,40 fino alle 21,17, Albugnano ospita “Furore dall’alba al tramonto”, installazione letteraria con, tra gli altri, Marco Gobetti, Diego Coscia, Chiara Galliano, Paolo Andriano, Paolo Forsennati, Gloria Bruno, Luis Abel Valencia Ardiles, Silvia Binello, Gabriele Cico. Attori e attrici, ma anche abitanti del luogo o semplici turisti, si alterneranno nella lettura teatrale ininterrotta di “Furore” il capolavoro di John Steinbeck e intersecheranno la versione in lingua originale – incontrando, così, anche la curiosità dei turisti stranieri – a quelle tradotte in italiano e in spagnolo (due delle quattro lingue parlate ad Albugnano): una storia di cultura contadina, sradicamento e di migrazione che anticipa e introduce l’azione Rerooted, protagonista del primo weekend di luglio di Quadila Festival. Per partecipare attivamente, ed essere parte integrante della lettura collettiva, è sufficiente avvicendarsi via via ad attrici e attori. La maratona letteraria si svolgerà in due luoghi: dal mattino fino alle 12 al Prato dei cinque cipressi accanto all’Abbazia di Vezzolano, poi dalle 14 fino a sera in piazza Serra, nel centro di Albugnano. Infine, alle 21,30, la Corte del Gelso Antico in via Roma, ospiterà “I buoi e la memoria del presente”, uno scambio di sapere, un ragionamento pubblico con attori e attrici de Lo stagno di Goethe per scandagliare il rapporto fra le attività umane e la tradizione, che diventa motore di riflessione sul tempo presente e futuro.

L’azione è in programma in occasione della Festa Patronale di Albugnano, dedicata a Sant’Antonio da Padova, e nell’ambito delle attività derivanti dall’adesione del Comune di Albugnano al protocollo per la creazione della Rete Italiana per la Salvaguardia e Valorizzazione di ‘Uomini, buoi e fiori. Processioni devozionali e cerimoniali agrari’, sotto il coordinamento di Ufficio UNESCO del Ministero della Cultura. La giornata propone anche un excursus sugli esiti delle iniziative messe in atto ad Albugnano negli ultimi anni, per vivificare la tradizionale festa, studiandone le radici e mettendo a confronto la ritualità sopravvissuta con quella di altri cerimoniali di Comuni aderenti alla Rete e non solo.

   

Il festival è realizzato da Lo stagno di Goethe – Ets con il patrocinio, la collaborazione e il sostegno di Comune di Albugnano e con la co-operazione e il sostegno di Fondazione Enrico Eandi. Ha inoltre il sostegno di Regione Piemonte, Fondazione CRT, Comune di Aramengo e Comune di Casalborgone, cui si aggiunge il patrocinio di Comune di Montafia, Comune di Moncucco, Comune di Berzano San Pietro e Comune di Pino d’Asti; fra tutti, collaborano anche le Pro Loco di Albugnano, Aramengo e Castelnuovo Don Bosco, il Politecnico di Milano – Dipartimento di Design e Ideazione srl (nell’ambito di “Trame Locali: Percorsi Sostenibili e Narrativi nel Basso Monferrato”, un progetto PNRR – Changes, finanziato da Next Generation EU), associazione culturale La Cabalesta, associazione Incollina e Direzione Regionale Musei Piemonte.

Fra gli altri partner e collaboratori: Unione Culturale Franco Antonicelli, STEMS – Istituto di Scienze e Tecnologie per l’Energia e la Mobilità Sostenibili, Accademia dell’Agricoltura di Torino, AstaroTheatro, biblioteca comunale “Sarboraria-Giachino”, Casa Rosa aps, PIAM Onlus: Progetto Integrazione Accoglienza Migranti, EO Arte, Associazione Albugnano 549, Enoteca Regionale dell’Albugnano, Azienda agricola Pianfiorito, azienda agricola Cascina Sarassi, Ca’ Mariuccia, Agriturismo Arcobaleno, Terra e gente, Bed & Breakfast Ca d’ Pinin, Ristoro dell’Abbazia di Vezzolano.

 

Informazioni su www.quadila.com/edizioni/2025

Per il triennio 2025-2028 al teatro Astra le Persone al centro

Un viaggio nell’identità e nelle sue trasformazioni. Tre le tematiche scelte, Mostri per il 2025-2026, Guerra e Amore per gli anni successivi

Il Teatro Astra svela il triennio 2025-2028 che sarà  intitolato “Persone, un viaggio nell’identità e nelle sue trasformazioni”. Di fronte ad un’epoca in cui le certezze vacillano e la realtà ci costringe a riflettere su chi siamo, il direttore artistico del TPE Teatro Astra, Andrea De Rosa, ha scelto per il triennio di esplorare le sfaccettature più intime e complesse del concetto di identità, attraverso le tre tematiche dei Mostri, della Guerra e dell’Amore.

“La Fondazione TPE- Teatro Piemonte Europa- si distingue per l’importanza e la rilevanza all’interno del panorama culturale italiano e internazionale.  Il progetto culturale consolida il TPE nella dimensione di un  teatro regionale- afferma il Presidente Giulio Graglia – ma posizionandolo anche come attore chiave nella scena culturale del Paese, ruolo comprovato dalle tantissime recite fuori sede delle produzioni in tournée.  Il suo fondamento istituzionale vanta soci fondatori di rilievo quali la Regione Piemonte, la Città di Torino e l’Associazione Teatro Europeo e sostenitori multistrato,  quali il MIC, la Regione Piemonte, la Città di Torino, la Fondazione Compagnia di Sanpaolo,  la Fondazione CRT, Intesa Sanpaolo, che evidenziano la stabilità della fondazione, stabilità confermata anche in termini numerici.  La stagione 2024-2025  ha visto la crescita degli abbonati del 10%. Un dato che vogliamo sottolineare è quello dell’incremento dei fruitori under 30 che registra un significativo +19%. Ciò significa che il TPE non è semplicemente un teatro, ma un bene culturale riconosciuto”.

“Il teatro- spiega il direttore artistico Andrea De Rosa – ci permetterà  di giocare e di indossare una maschera, ma il gioco funzionerà  solo se, al calare delle luci in sala, saremo disposti ad ammettere  che, dietro quella maschera, ci sono persone, che potremmo essere anche noi”.

“Nell’etimologia della parola latina- aggiunge Andrea De Rosa – mònstrum è colui che rivela qualità buone o cattive che oltrepassano i limiti della normalità, uomini e donne che si ritrovano, per scelta o per necessità, a diventare qualcosa che non rientra  nei parametri prestabiliti, eroi, assassini, geni, squilibrati, artisti, maghi, maniaci… creature straordinarie, ma pur sempre umane ( fin troppo umane). Il mostro appare all’improvviso nelle nostre vite e le sconvolge perché altera il fluire quotidiano degli eventi . Ci fa paura, ma non lo possiamo ignorare perché ci costringe a guardare come in uno specchio l’immagine di cosa potremmo diventare  e ci pone davanti a un bivio, tra luce e oscurità.

Chi sono le persone che si trasformano in mostri? Dalle leggende più antiche fino ai racconti della cronaca contemporanea,  ogni spettacolo offre una prospettiva unica, trasformando il palcoscenico in uno specchio delle nostre ombre più profonde.

Abbiamo domandato a registe e registi chi fosse il mostro nel loro spettacolo ed essi hanno risposto dandoci  un punto di vista inedito sul loro lavoro. Ci sono mostri inequivocabili come il leggendario Dracula di Bram Stocker per la regia di Andrea De Rosa e quelli reali, come il Charles Manson in “Fanny & Alexander”, ci sono fatti mostruosi come quelli narrati da Nicola Lagioia in “La città dei vivi”, per la regia di Ivonne Capece, e quelli descritti da Günther Anders dal pilota che sganciò la bomba atomica su Hiroshima, in “Atomica” dei Muta Imago. Quindi ci sono “Gli Angeli dello sterminio” di Testori, per la regia di Antonio Latella, “Antigone” , per la regia di Roberto Latini, Macbeth e lady Macbeth protagonisti di “Anatomia di un assassinio”, un progetto di Chiara Muti in collaborazione con il teatro Regio di Torino; Sesto Tarquinio, l’orrido violentatore di Lucrezia  nei Poemetti di Shakespeare di Walter Malosti, Shakespeare stesso per Lucilla Giagnoni nella piéce intitolata “A pelle nuda sul palco”, il Cancro, l’animale mitologico inteso come simbolo di un femminile orgogliosamente mostruoso in “iGirl” di Marina Carr, per la regia di Federica Rosellini. Infine vi sono le mostruosità della realtà,  individuale e collettiva, contenute  nei 26 spettacoli in cartellone: il decadimento ( come in Enrico IV, per la regia di Giorgia Cerruti), la natura umana ( “Improvvisamente l’estate scorsa” per la regia  di Stefano  Cordella), la marginalità ( come in “Bloomsville”, per la regia di Valentina Renna), i regimi ( LUI di Ashkan Khatibi), la normalità ( “Pinocchio” di Davide Iodice), i limiti ( “Biancaneve”, per la regia di Andrea Lucchetta), il Mediterraneo  ( “A place of safety” di Enrico Baraldi  e Nicola Borghesi). Perché in fondo il mostro siamo noi, come dimostra il testo shakespeariano de “La Tempesta” per la regia di Alfredo Arias”.

Dopo una stagione in tournée con la produzione di Edipo Re di Andrea De Rosa e Wonder Woman di Antonio Latella, che ha toccato le principali città italiane, la nuova produzione in circolazione nei teatri sarà  Orlando da Virginia Woolf, con Anna Della Rosa, per la regia di Andrea De Rosa, che partirà da Torino per un’attesissima ripresa. A grande richiesta continuerà il suo tour Wonder Woman di Antonio Latella, la cui delicatissima tematica, la storia di uno stupro di gruppo ai danni di una ragazza di Ancona che ha dovuto lottare per ottenere giustizia, ha riscontrato urgenza di discussione e visione.

Nella stagione del TPE si inserisce la rassegna di Palcoscenico Danza, diretta da Paolo Mohovich, che ha voluto anch’egli imprimere quest’anno la programmazione di creature mostruose: i due vulcani Fuji e Etna dello spettacolo di Roberto Zappalà intitolato “Brother to Brother” in programma il prossimo 25 gennaio,  i “Divine Monsters”, mostruose divinità proposte dalla Hung Dance Taiwan dal 28 febbraio 2026 al 1 aprile 2026, il mostro sacro Maria Callas interpretato da Roberto Tedesco, Adriano Bolognino, Carlo Massari per l’Opus Ballet in “Callas, Callas, Callas” del 5 febbraio 2026; le figure umane deformate grazie all’arte libera di Emanuela Tagliavia, in “Short Cuts” il 24 marzo; le donne insetto create dal trio guidato da Cristiana Casadio  dal titolo “Of restless nature”, cui si aggiungono Interplay link e Made4you di Eko Dance Project il 22 e 23 aprile, giunto alla sua decima edizione.

È giunto alla sua trentesima edizione il Festival delle Colline Torinesi, la cui gestione e realizzazione dal 2018 fa capo al TPE. La riapertura del teatro Astra spetterà proprio al Festival delle Colline e punto di condivisione artistica  sarà “iGirl” di Marina Carr per la regia di Federica Rosellini. Il festival si terrà dall’8 ottobre al 3 novembre prossimo e si snoderà come location tra teatro Astra, Fondazione Merz, Palazzo degli Istituti Anatomici, Fonderie Limone, Museo del Risorgimento,  San Pietro in Vincoli e Le Roi Music Hall

Mara Martellotta

Primo concerto della Stagione 2025 dell’Orchestra Polledro, “Viaggio sinfonico nel ‘700 europeo”

Sul podio il direttore stabile dell’Orchestra Federico Bisio

La stagione 2025 ha inizio per l’Orchestra Polledro, diretta dal maestro Federico Bisio, con un concerto che si terrà al teatro Vittoria mercoledì 11 giugno prossimo alle 20.30.

Il concerto è intitolato “Viaggio sinfonico nel ‘700 europeo” e si riferisce ad un periodo di straordinaria trasformazione culturale e musicale. Il barocco lascia spazio a nuovi ideali estetici, nasce lo stile galante, si affermano i principi del classicismo e il genere sinfonico, che da semplice ouverture operistica diventa una forma indipendente, capace di raccontare emozioni e visioni attraverso l’orchestra.

Protagonisti del concerto “Viaggio sinfonico nel ‘700 europeo” sono figure celebri come Mozart, ancora adolescente, ma pienamente consapevole della struttura orchestrale, e Luigi Boccherini, raffinato innovatore capace di fondere grazia italiana e spirito iberico. Accanto a loro riscopriamo la voce solida ed energica di Michael Haydn, esponente autorevole della scuola salisburghese, e quella sorprendente ma purtroppo dimenticata di Giovanni Battista Miroglio, compositore piemontese oggi riproposto per la prima volta al pubblico moderno.

Ogni Sinfonia rappresenta  una tappa di questo viaggio, ognuna con un’identità distinta, dalla brillantezza classica alla cantabilità italiana, dalla chiarezza formale alla ricerca timbrica, il pubblico sarà  accompagnato in un’esperienza d’ascolto che unisce conoscenza, scoperta e bellezza.

Di Luigi Boccherini verrà eseguita la Sinfonia n. 16 in Mi bemolle maggiore Op. 35 n. 2. G 510

Composta intorno al 1782, questa Sinfonia è un esempio splendido  dello stile maturo di  Boccherini, compositore lucchese stabilitosi in Spagna. La Sinfonia G510 si distingue per la sua scrittura chiara e ben strutturata, con una particolare attenzione all’equilibrio tra le sezioni orchestrali. Boccherini, pur essendo noto per la sua musica da camera, dimostra in questa composizione una notevole capacità  di adattare il suo stile alla forma Sinfonica, mantenendo un linguaggio elegante e accessibile.

L’opera si articola in tre movimenti Allegro con spirito – Un movimento vivace e brillante, un tema principale energico e ritmicamente incisivo, che mostra la maestria di Boccherini nel trattare  le dinamiche e le sonorità  orchestrali – Andante, movimento più lirico e meditativo in cui la melodia si sviluppa in modo fluido e cantabile, evidenziando la sensibilità melodica del compositore – Allegro giusto, il tema deriva da uno utilizzato nell’Andante precedente e contribuisce  a sviluppare un finale energico e ritmicamente incisivo, che chiude la Sinfonia con un senso di coesione e completezza.

Il sesnndo brano del concerto sarà la Sinfonia in re maggiore P 42 di Michael Haydn, fratello minore del più celebre Joseph, figura centrale della musica sacra e sinfonica a Salisburgo. Questa sinfonia, vivace e incisiva, evidenzia un linguaggio orchestrale compatto e diretto. Concepita con chiarezza formale e un gusto per il contrasto tematico, l’opera riflette il classicismo nascente, ma conserva una certa espressività barocca, specie nei movimenti lenti. La brillantezza del tono, in re maggiore, e l’equilibrio tra i movimenti, fanno di questo movimento una gemma austrotedesca di fine secolo. La Sinfonia è conservata solo in parte in manoscritti dell’epoca della sua composizione, poiché le parti portano alla data del 1778, dobbiamo concludere che l’opera sia stata composta prima di quella data. La strumentazione prevede due oboi, due corni, primo e secondo violino, viola da basso. Inizia con una introduzione lenta affidata agli archi. L’introduzione sfocia in una Allegro molto con l’intera orchestra all’unisono, motivi brillanti di terzine e accordi enfatici di triadi, che segnano le misure di questo movimento. Come spesso accade in Haydn, ai fiati è assegnato un ruolo di supporto, senza che vi sia una sorta di indipendenza idiomatica. L’Adagio è ricco di sentimento, il Finale Presto mostra la mano di un compositore il cui campo principale era la musica sacra. Gli archi dominano il movimento e si abbandonano a fughe e imitazioni.

Di Giovanni Battista Miroglio (1725-1785), verrà eseguita la Sinfonia in Fa maggiore op.2, che rappresenta la prima esecuzione dei tempi moderni. Miroglio, piemontese, attivo nella seconda metà del XVIII secolo, realizzò questa bellissima Sinfonia, che era un brano quasi dimenticato. La partitura, ricostruita dal Maestro Federico Bisio, mostra un linguaggio elegante con tratti italiani nello stile cantabile dei temi. È una struttura tripartita tipica della prima fase sinfonica. La scrittura orchestrale è significativa e rivela un autore da scoprire. Tre delle sue prime quattro  opere pubblicate sono dedicate a parigini, che a quanto pare erano suoi mecenati o allievi. Nel 1765 iniziò un’impresa che sarebbe stata molto più importante delle sue composizioni e insegnamenti: insieme al pittore tedesco Johann Anton De Peters, fondò il il Bureau d’Abonnement de musique. Per due anni, la Chevardière e altri editori, combatterono il nuovo Bureau in tribunale, coinvolgendo un centinaio di musicisti da una parte e dall’altra. La decisione della Corte fu a favore del Bureau, che continuò a operare fino al 1789. Miroglio è citato come compositore e insegnante almeno fino al 1785. Le sue composizioni presentano caratteristiche francesi, italiane e Mannheim, tipiche della Parigi di quel periodo.

Ultimo brano del concerto è la Sinfonia n.11 in re maggiore K 84 di Mozart. Attribuita a Mozart, che l’avrebbe composta all’età  di circa quindici anni, questa Sinfonia rientra nella produzione giovanile del compositore, probabilmente scritta durante il soggiorno in Italia nel 1770. L’opera è breve e brillante, strutturata in tre movimenti, e riflette l’influenza dello stile italiano appreso durante i viaggi. Il primo movimento si apre con una vivacità dell’Opera Buffa, il secondo propone un Andante dal tono lirico e raccolto, mentre il finale è un Allegro di chiusura. Nonostante la giovane età del compositore, si percepiscono già il talento melodico e l’intelligenza formale che caratterizzano tutta la sua opera.

A dirigere l’Orchestra Polledro è il direttore Federico Bisio che, parallelamente agli studi umanistici, ha frequentato i corsi di Composizione Sperimentale presso il Conservatorio Verdi di Milano. Si è dedicato allo studio della direzione d’orchestra, e ha completato i suoi studi con il Maestro Gilberto Serembe. Dal novembre 2012 è direttore stabile dell’Orchestra Polledro.

Concerto a ingresso libero.

info@orchestrapolledro.eu

Mara Martellotta

Al Teatro Regio “Andrea Chénier” di Umberto Giordano

Direttore d’orchestra Andrea Battistoni, regista Giancarlo del Monaco

 

In scena dal 18 al 29 giugno prossimo, al Teatro Regio di Torino, un grande dramma d’amore e ideali reso celebre da arie immortali, l’André Chénier, capolavoro di Umberto Giordano, che chiuderà la stagione d’opera del Regio 2024-2025. Sul podio dell’Orchestra e del Coro del Teatro Regio vi sarà Andrea Battistoni, al suo primo impegno in veste di direttore musicale, dopo oltre un decennio di collaborazioni con i complessi artistici del teatro. Il nuovo allestimento risulta di forte impatto scenico ed emotivo, ed è firmato da Giancarlo del Monaco. Protagonisti Gregory Kunde, Maria Agresta e Franco Vassallo. Il Coro è istruito come al solito dal Maestro Ulisse Trabacchin. Il libretto di Luigi Illica, rielaborato in modo sostanziale dal compositore, trasforma la biografia del poeta André Chénier, realmente esistito e ghigliottinato durante il Terrore, in una tragedia di amore e ideali. Chénier, travolto dalla violenza rivoluzionaria, è innamorato della nobile Maddalena, che lo seguirà fino alla morte. Accanto a loro il personaggio complesso di Gérard, ex servitore diventato accusatore, ma segnato da umanità e passione. L’ambientazione è nella Parigi rivoluzionaria, e permette a Illica e Giordano di riflettere sul valore dell’ideale dell’amore come slancio vitale. L’opera diventa così una meditazione anche sulla giovinezza, sull’evoluzione individuale attraverso le prove della storia e dei sentimenti. In questo senso André Chénier, titolo che chiude la stagione 2024-2025, si inserisce naturalmente nella narrazione de “La meglio gioventù”, ponendo al centro la forza trasformativa dell’età giovane, capace di scegliere, amare, ribellarsi e sacrificarsi.

L’André Chénier è un dramma di ambientazione storica ispirato alla vita del poeta Chénier all’epoca della Rivoluzione Francese. Il personaggio di Gérard trova il suo modello, invece, nel rivoluzionario Jean Lambert Taglien. Il 28 aprile 1896 avvenne la prima assoluta al Teatro alla Scala di Milano, diretta da Rodolfo Ferrari, con Giuseppe Borgatti, che sostituì il tenore designato Alfonso Garulli. Grazie a lui, al soprano Evelina Carrera e al baritono Mario Sammarco il successo fu trionfale.

“Come nel pop – afferma Andrea Battistoni, direttore musicale – anche nella musica colta e nell’opera non mancano i compositori ricordati quasi esclusivamente per un unico capolavoro, tanto celebre da eclissare il resto della loro produzione: ‘è il destino che accomuna gli A-AH di Take on Me ad autori del verismo come Cilea o Leoncavallo, e lo stesso Giordano con Chénier: gioiello splendente di una corona che comprende anche Fedora, Siveria e Malavita’”.

“André Chénier è un’opera incandescente, da riscoprire per la sua raffinatezza musicale e la sua forza emotiva – prosegue Battistoni – una partitura lussureggiante attraversata da passioni ardenti, in cui l’Orchestra non accompagna soltanto i cantanti, ma diventa un personaggio a sé, amplificando l’azione scenica. Il protagonista emerge come una forza generativa che innesca cambiamenti intorno a sé. Nella sua figura, Giordano sembra aver colto il simbolo dell’artista puro, mosso da un’stanza interiore di verità e bellezza: l’amore assoluto che i due protagonisti invocano nel duetto finale, diventa un gesto di resistenza lirico e civile più che mai attuale”.

“Opera di ‘Cappa e Spada? – conclude Andrea Battistoni – l’André Chénier alterna duelli, scene corali, spettacolari e momenti di intimità struggente in un susseguirsi di emozioni che conquistano al primo ascolto”.

“André Chénier – confìda Giancarlo del Monaco, intervistato da Susanna Franchi – è un’opera che amo profondamente; mio padre la cantò accanto a Callas e Tebaldi, e la studiò direttamente con Giordano. E’ un’opera vocale e potente che richiede un grande cast. Nella mia carriera ho firmato molti Chénier, tra cui la prima francese al Théatre de la Bastille. Ciò che più mi interessa oggi è guardare alla figura del poeta rivoluzionario come punto di partenza per una riflessione sulle rivoluzioni, sul sogno utopico che si trasforma in incubo. Le utopie non funzionano perché generano mostri. La Rivoluzione Francese ha aperto la strada a Napoleone, alle guerre, alla repressione e al terrore. Da Marx a Mao, la storia ci insegna che l’idea di un mondo migliore può trasformarsi in tragedia. La parabola di Gérard è il cuore di questo crollo ideale, da servo carnefice, poi a uomo distrutto dalla consapevolezza. In questa storia l’amore ha un valore salvifico. Chénier, come un Assange ante litteram, viene ucciso per aver detto la verità. Maddalena, da ragazza frivola diventa eroina. Morire insieme, stretti in un ultimo abbraccio, rappresenta la loro apoteosi: in quel momento l’amore diventa l’unica rivoluzione possibile”.

 

Mara Martellotta

 

 

 

Rock Jazz e dintorni a Torino: Mauro Giovanardi e Marracash

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Mercoledì. All’Inalpi Arena si esibisce Shiva. Al Vinile è di scena La Banda.

Giovedì. All’ Hiroshima Sound Garden, Massimo Zamboni presenta il nuovo album e anche un reading concerto “P:P:P Profezia è Predire il Presente”, dedicato alla memoria di Pier Paolo Pasolini. Al Parco della Certosa Reale di Collegno si esibisce Mauro Giovanardi. Per EverGreen Fest alla Tesoriera, concerto di Federico Sirianni.

Venerdì. Allo Ziggy suonano Laboa+Tragic Carpet+ Elettrica. Al Blah Blah è di scena il trio Christian The Seagull. Al Magazzino sul Po suona la Sandrin Jazz Ensemble Orchestra. Al Vinile si esibisce il Trio Marciano & Silver. Al Circolino suona Chiara Nicotra Trio. Per Evergreen Fest alla Tesoriera è di scena la Vitelloni Orchestra.

Sabato. Allo stadio Grande Torino arriva Marracash. Allo Ziggy si esibiscono Sexblood+ Djs DoctorJeep & Angelo Diba. Al Blah Blah suonano i Witchorious. Al Vinile sono di scena i Charlatown. Per Evergreen Fest si esibisce il rapper Grido.

Domenica. Al Blah Blah suona il Brant Bjork Trio + Mos Generator. Al Vinile è di scena la Shut Up Band.

Pier Luigi Fuggetta

Attraverso Festival, un viaggio tra le terre Unesco

Con una partecipata festa al castello di Grinzane Cavour, è stato presentato insieme al Comune il programma della X edizione di Attraverso Festival. In scena dall’11 luglio al 10 settembre prossimo tra Langhe, Roero, Monferrato e Appennino piemontese. Si tratta di un traguardo importante per questo progetto, nato per questa scommessa, e che oggi, 10 anni dopo, è diventato un punto di riferimento culturale per il sud del Piemonte.

È tanta la soddisfazione per il percorso costruito con costanza e passione, per la rete di Comuni e persone che ogni anno si allarga, per il pubblico affezionato che segue tappa dopo tappa e per i tanti artisti che hanno scelto Attraverso come luogo di incontro in territori autentici e profondamente umani. Guardando al futuro, la sfida è quella di mantenere intatto lo spirito originario che è quello di una manifestazione sostenibile e in ascolto, capace di crescere in sintonia con i paesi che la ospitano e valorizzarne identità, ritmi ed energie. Per questa decima edizione il programma intreccia oltre 40 appuntamenti pensati ad hoc per le specificità architettoniche e paesaggistiche dei luoghi. È u  Festival che si attraversa, geograficamente e emotivamente, costruendo un dialogo tra generazioni, linguaggi e sensibilità.

Tra i tanti protagonisti Goran Bregović, con la Wedding and Funeral Band, nel parco della Zizzola, a Bra; il jazz raffinato di Paolo Fresu & Omar Sosa, a Novi Ligure e Cherasco; l’omaggio a Calvino di Isabella Ragonese e Rodrigo D’Erasmo, ad Alba; la poesia civile di Franco Arminio a Bergolo e Maurizio Lastrico con il suo monologo ironico e toccante a Saluzzo.

Nel cuore dell’astigiano, Lella Costa dà voce alla figura storica di Giovanna d’Arco, a Canelli; Arianna Porcelli Safonov porta in scena la sua satira sull’ossessione per il cibo, a Nizza Monferrato, dove sarà ospite anche Alessandro Barbero, con una delle sue amate lezioni-spettacolo. Sempre ad Asti, Pablo Trincia guiderà il pubblico in un’intensa riflessione sul potere delle storie vere, tra Nizza e Saluzzo. La provincia di Alessandria si conferma fra le più vivaci: a Serravalle Scrivia, Manuel Agnelli propone un viaggio tra parole e silenzi nella Tenuta La Bollina; a Gavi, Elio tornerà con uno spettacolo ispirato alla comicità milanese, e sarà anche protagonista a Grinzane Cavour, in una versione intima, per piano e voce. Il pensiero filosofico sarà affidato a Umberto Galimberti, a Mornese, e la narrazione teatrale a Stefano Massini, a Castellazzo Bormida. Ancora, al Forte di Gavi, sarà protagonista Wu Ming 4; Gianrico Carofiglio a Rocca Grimalda, Vera Gheno, Fabio Geda, Raffaella Romagnolo, con le loro storie, a Ovada e Gamalero, insieme a giovani voci come Edoardo Prati e Gianluca Gotto. Sul versante più comico e contemporaneo, la stand up di Turbo Paolo “Mamma di merda”; Stefano Rapone coinvolgerà un pubblico trasversale, curioso e partecipe.

Attraverso Festival è un progetto dell’Associazione Culturale Hiroshima Mon Amour e Produzioni Fuorivia.

“Siamo orgogliose di essere arrivate a questa decima edizione di Attraverso Festival – affermano le direttrici del Festival Paola Farinetti e Simona Ressico – è il risultatomdinuna costruzione certosina, e soprattutto di una grande passione, di un mettersi in ascolto nei confronti delle esigenze s aspettative di ciascun Comune, pur restando fedeli alla nostra linea guida, che è quella di proporre un programma di qualità attento alle problematiche della contemporaneità. È segno di una crescita e un consolidamento costruito negli anni di un Festival che ha trovato il suo solido posto nell’estate piemontese che, pur nel suo essere atipico, con una durata che sfiora i due mesi e il coinvolgimento di molti Comuni grandi e piccoli, la proposta di generi diversi, il teatro, senza dubbio, ma anche la musica e i talk, ha trovato il suo giusto equilibrio ed è diventato un avvenimento atteso ogni anno”.

Fin dalla sua prima edizione, Attraverso porta la sua proposta culturale e artistica in paesi e città del Piemonte meridionale e, negli anni, è riuscito ad abbattere frontiere immaginarie e reali tra province, intessendo rapporti forti e duraturi con ognuno dei Comuni coinvolti, e che del Festival sono l’anima e l’ossatura, riuscendo a sviluppare senso di appartenenza e comunità nel segno della bellezza e del paesaggio umano, agricolo e architettonico.

Un risultato importante con numero tondo da festeggiare è, per questa felice ricorrenza, dopo Resistenze, Parole nuove e Comunità, il tema della della decima edizione è “#Dieci”, un numero che ricorda il compleanno e che diventa inevitabilmente un momento di bilanci e rilanci.

200 km di territorio di Basso Piemonte, dalle Alpi agli Appennini, passando per le dolci colline delle Langhe, del Monferrato e del Roero, oltre 40 appuntamenti di incontri e spettacoli con un’integrazione armonica con le iniziative che già venivano programmate in queste zone, dalla Pedalata Wine & Bike tra le colline del Gavi alla Festa della Vendemmia nella tenuta di Fontanafredda di Serralunga d’Alba, a Cuneo, vera chiusura dell’estate.

“Attraverso è un Festival intenso, emozionale e originale – concludono le direttrici – di quelli che hanno l’ambizione di radicarsi al luogo in cui nascono. Un festival fatto di relazioni che durano tutto l’anno, che nasce dal territorio e non sul territorio, dal basso e non calato dall’alto, con un programma artistico originale pensato ad hoc, che cerca di unire la qualita della proposta al giusto tasso di popolarità, e si declina perfettamente ai luoghi che lo ospitano, perché accanto a noi ci sono centinaia di persone, amministratori, operatori turistici, vignaioli, volontari, associazioni locali e amanti del territorio”.

Mara Martellotta

“La trota” di Schubert protagonista del concerto delle Domeniche all’Auditorium Rai di Torino

Domenica 8 giugno alle 10.30 all’Auditorium Rai Arturo Toscanini di Torino per le ‘Domeniche all’Auditorium’ è  previsto un concerto che si apre con uno dei brani più  celebri del repertorio cameristico,  il Quintetto per pianoforte in La maggiore op. 114  D 667 di Franz Schubert detto “La trota”. L’appuntamento è registrato su Radio 3 che lo trasmetterà domenica 15 giugno alle 20.30.

Il brano di Schubert , scritto nel 1819, è intitolato “La trota”,  in  quanto il compositore utilizzò la melodia del suo omonimo Lied nell’Andantino come tema per le successive variazioni. L’opera fu composta da uno Schubert ventiduenne e non venne pubblicata prima del 1829, un anno dopo la sua morte.

Piuttosto che un normale quintetto per pianoforte e quartetto d’archi, Schubert scrisse un pezzo per violino, viola, violoncello e contrabbasso. Lo stesso gruppo musicale si trova nel Klavierquintett in mi minore  op. 3 del compositore boemo Josef Labor, che chiude il concerto  del “Quintetto Lab” formato da Valentina Busso, al violino, Giorgia Cervini alla viola, Luca  Magariello al violoncello e Friedmar Deller al contrabbasso, a cui si aggiunge Francesco Bergamasco al pianoforte.

I biglietti, proposti al prezzo unico di 5 euro, sono in vendita online sul sito dell’OSN Rai e presso la biglietteria dell’Auditorium Rai di Torino in piazza Rossaro.

Mara Martellotta

Una stagione di successi, come un lungo “viaggio in mare aperto”

Presentati i programmi teatrali di Alfieri e Gioiello

 

Mentre conia un’immagine che vede una stagione teatrale come un lungo “viaggio in mare aperto”, lui amante da sempre di “quella distesa d’acqua vasta e misteriosa che non si lascia mai dominare del tutto”, Fabrizio di Fiore, General Manager di Alfieri e Gioiello, uomo abituato a vivere seriosamente nel mondo della finanza, produttore lungimirante e spericolato, si lascia trascinare simpaticamente dagli interpreti maschili, Lorenzo Grilli e Vittorio Schiavone, in un amarcord di “Cantando sotto la pioggia” che ha siglato con pieno successo il finale della stagione appena conclusa e che verrà ripreso tra capodanno e la befana sul palcoscenico di piazza Solferino. Un grande avvenire (attoriale, forse già) dietro le spalle, alla Gassman. Ma uno dei tanti momenti indovinati della serata che ha visto la presentazione delle stagioni dei due teatri – che ancora oggi continuano a essere “un’eredità importante” dello scomparso Gian Mesturino, storico gestore, appassionato uomo di teatro, scopritore e inventore, “generoso e instancabile” -, passato e presente ad avvolgere progetti e scommesse, titoli, attrici e attori importanti e beniamini, la prosa e la musica e il balletto, i più suggestivi appuntamenti nazionali e internazionali, un divertimento sempre “alto”, un teatro che sappia interessare e far riflettere, emozionare e soprattutto divertire. Teatro “popolare” nel senso più nobile del termine. 

Una prospettiva tutta in divenire. Che rispecchi i nuovi linguaggi di comunicazione. Dice Luciano Cannito, direttore artistico: “Il nostro sguardo è anche rivolto al futuro. La nuova stagione continuerà ad aprirsi ai linguaggi del presente e del web, offrendo spazi a quei giovani artisti che hanno saputo costruire un seguito straordinario online – con milioni di visualizzazioni – e che hanno dimostrato, spesso con ironia e grande capacità narrativa, un talento autentico e immediatamente riconosciuto dal pubblico. È anche attraverso di loro che intercettiamo un pubblico giovane, curioso, desideroso di vivere il teatro come un’esperienza contemporanea, accessibile e stimolante.” Un intento e una prospettiva che non inizia oggi, sono i numeri a parlare in modo chiaro: “Tra i due teatri abbiamo ormai superato la soglia stabile dei 200.000 spettatori a stagione. Un dato importante, se si considera che la città di Torino conta circa 850.000 abitanti, questo sta a significare che, ogni anno, quasi un torinese su quattro sceglie di entrare all’Alfieri o al Gioiello.”

39 titoli all’Alfieri e 52 al Gioiello a riempire le serate della stagione 25/26, uno sguardo e un preciso progetto da parte dell’intera organizzazione dei teatri, la scelta di andare “oltre” nei prossimi otto mesi di programmazione, all’interno di una stagione intitolata “I confini della realtà”, a significare “un teatro che non si limita a raccontare il mondo com’è, ma che osa spingersi oltre, giocando con l’immaginazione, l’umorismo, l’assurdo, il sogno, la poesia.Un teatro che confonde le barriere tra vero e verosimile, tra quotidiano e straordinario, tra palcoscenico e platea. Perché il teatro, come la vita, comincia davvero solo quando smettiamo di limitarci alla realtà.”

Contaminazione di generi, anche, come quando il teatro guarda al cinema che lo ha preceduto. Segnatevi, all’Alfieri, tra ottobre e novembre, “Brokeback Mountain”, dal racconto di Annie Proulx con i due mandriani d’altura portati sullo schermo da Ang Lee, qui interpretati da Edoardo Purgatori e Filippo Contri con l’apporto di Malika Ayane e “Il vedovo”, tappa non secondaria nella filmografia di Dino Risi e accoppiata vincente per Alberto Sordi e Franca Valeri qui ripresi da Massimo Ghini e Paola Tiziana Cruciani per la regia di Ennio Coltorti. Ma non soltanto: arriveranno “Magnifica presenza” di Ferzan Ozpetek, con Serra Yilmaz, “La febbre del sabato sera” dal successo targato John Travolta, produzione della mai troppo lodata Compagnia Rancia, musiche e liriche dei Bee Gees, con l’astro nascente Simone Sassudelli, l’interrazziale “Indovina chi viene a cena” costruito da mostri sacri e oggi nelle mani di Cesare Bocci e Vittoria Belvedere; torneranno “Perfetti sconosciuti” di Paolo Genovesi, il musical “Saranno famosi” affidato, tra l’altro, in aria prenatalizia alla voce insuperabile di Barbara Cola – l’altra sera ha regalato all’Alfieri gremitissimo una canzone dello spettacolo ed è stato un furore di successo: come ha fatto Giulia Ottonello poco dopo per la sua Adriana di “Rocky”. Due belle presenze femminili, vincenti, sullo stesso palcoscenico, due interpretazioni che da sole meritano il biglietto. E ancora il doppio appuntamento di Ale e Franz – ad inaugurare la stagione l’11 ottobre e ad aprile -, il più che tagliente Giuseppe Cruciani con “La zanzara show” in compagnia di David Parenzo, Paolo Ruffini, Neri Marcorè che sarà Sherlock Holmes, Drusilla Foer in “Frida il Musical”, tra arte rivoluzione e passione per la regia di Andrea Ortis, ancora una volta “Aggiungi un posto a tavola” con Scifoni e Cuccarini, Flavio Insinna in “Gente di facili costumi” che fu un successo di Nino Manfredi commediografo e attore, Alessandro Siani in”Fake News”, Luca Barbareschi – l’altra sera stoicamente a salire sul palco con l’aiuto di due stampelle, fresco di protesi al titanio – e Chiara Noschese (anche regista) in “November” di David Mamet, satira affilata e feroce sul potere, la manipolazione e il cinismo della politica americana: testo scritto nel 2007 ma mai troppo attuale e teso verso i tre anni che ci attendono.

E sul palcoscenico del Gioiello? Oltre la bella abitudine dei “Mercoledì da leoni” – con tra gli altri Mariagrazia Cucinotta, Milena Miconi e Samuel Peron, Anna Mazzamauro, Giorgio Montanini ed Ezio Greggio e Alice De André con un cognome importante e una ragazza che prova a diventare se stessa -, saliranno Raoul Bova con “Il nuotatore di Auschwitz”, ispirato alla vera storia di Alfred Nakache, nuotatore francese di origine ebraica, numero 172763 nel campo di concentramento, che non ha mai smesso di allenarsi tuffandosi anche nelle acque gelide di un bacino idrico; Giacomo Poretti con “Condominio mon amour”, il ritorno del “Fu Mattia Pascal” visto da Giorgio Marchesi e della “Locandiera” goldoniana, un abito ormai abituale per Miriam Mesturino, un gruppo di attori clandestini in un paese dittatoriale in “A mirror” di Sam Holcroft, con Ninni Bruschetta e Claudio ‘Greg’ Gregori, “Ubi maior” con madre e figlio Sabrina Knaflitz e Leo Gassmann, “Chicchignola” di Petrolini (cavallo di battaglia di un grande del teatro: Mario Scaccia) riproposto da Massimo Venturiello, Marianna e Marco Morandi che con “Benvenuti in casa Morandi” si voltano a guardare gli anni della loro fanciullezza, tra copertine di rotocalchi, canzoni riflettori e set cinematografici. Gianluca Ramazzotti ci spiega quel che possa accadere in una coppia con “Non aprire quella mail”, testo di successo scritto da Sébastien Thiéry e scoperto a Parigi, Enzo Decaro che cuce insieme “L’avaro” e “Il malato immaginario” di Molière mentre Emilio Solfrizi rivisita l’”Anfitrione” plautino e Giampiero Ingrassia riscopre quanto possa essere ancora divertente “Ti ho sposato per allegria” di Natalia Ginzburg, Laura Morante propone “Insieme” scritto e diretto da Fabio Marra e Marisa Laurito “Persone naturali e strafottenti” testo di Peppino Patroni Griffi osceno e pericoloso nella mentalità dei primi anni Settanta.

Elio Rabbione

Nelle immagini: una scena di “Cantando sotto la pioggia”, Raoul Bova nel “Nuotatore di Auschwitz”, Neri Mercorè in “Sherlock Holmes il Musical” e Luca Barbareschi e Chiara Noschese in “November” di David Mamet (ph. F. di Benedetto).

Vladimir Luxuria confermata alla direzione del Lovers Film Festival

Vladimir Luxuria è stata confermata alla direzione del Lovers Film Festival, il Festival a tematiche LGBTQI +, promosso dal Museo Nazionale del Cinema di Torino. Luxuria resterà in carica fino al 2027, anno in cui Torino, dal 18 al 26 giugno, ospiterà l’Europride.

“Siamo lieti di affidare le prossime edizioni di Lovers a Vladimir Luxuria – sottolineano Enzo Ghigo e Carlo Chatrian, rispettivamente Presidente e Direttore del Museo del Cinema di Torino – siamo certi con la sua passione, verve e ironia saprà continuare a sorprendere e sorprenderci, esaltando il potere del cinema come strumento di condivisione e cambiamento. La sua riconferma è un passo per portare il Festival, il più antico in Europa e il terzo al mondo dedicato a tematiche LGBTQI+, verso un appuntamento d’eccezione come l’Europride 2027”.

“Ringrazio il Presidente e il Direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino, il comitato di gestione – dichiara Vladimir Luxuria – tutti coloro che hanno lavorato non per me, ma insieme a me, per la comunità LGBTQI+ torinese che incontrerò questo sabato al Pride, e alla Città di Torino, che considero una bellissima location per il Lovers. Continuer a lavorare con passione e condivisione per i prossimi due anni, con un occhio particolare al 2027, anno in cui Torino, città dei diritti, ospiterà l’Europride. Non prometto effetti speciali, ma mi adopererò per un Festival che faccia effetto sulle coscienze con l’arma pacifica delle emozioni”.

Gian Giacomo Della Porta

Il bilancio della stagione 2024-2025 del Teatro Superga

Il teatro Superga chiude la stagione teatrale 2024-2025 con più di 7 mila spettatori, e oltre 30 mila partecipanti tra affitti ed eventi privati. 9 sono stati i sold out su 24 spettacoli in programma, 18 in cartellone al teatro Superga di Nichelino, 6 concerti di “lirica e musical a corte” nel Salone d’onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi. Hanno registrato il sold out il nuovo spettacolo di Alessandro Bergonzoni “Arrivano i dunque (avannotti, sole blu e la storia della giovane saracinesca)” e il debutto di Alice Mangione “Cruda e nuda”, il primo spettacolo di stand up comedy da solista di una delle protagoniste dei più noti programmi comici italiani (La prova dell’8 di Caterina Guzzanti su MTV, Mai dire Martedì e Colorado), che ha raggiunto la notorietà nel 2022 con “LOL 2” su Prime Video. “Delirio a due” con Corrado Nuzzo e Maria Di Biase è stato un piccolo capolavoro del teatro dell’assurdo, e “Bouquet of madness”, il primo podcast tre crime dal vivo che tratta casi misteriosi e irrisolti. “Perestrojka e pancake” è stato l’ultimo spettacolo di stand up comedy, che ha debuttato come comico a Colorado, su Italia 1, e dal 2017 nel cast di Stand Up Comedy su Comedy Central. Su Rai 2 ha fatto parte del cast di “Battute?” e su Italia 1 è tornato come monologhista a Le Iene. Sold out anche u o dei tre spettacoli di TSN Next, con le compagnie emergenti del territorio: “Il mio Doc della compagnia C’è trippa per gli atti”, tratto da “Toc Toc”, commedia francese del 2005 di Laurent Baffie, riafattata e rielaborata da Davide Piconese, e “Shakespeare in musical” per la rassegna Lirica e Musical a Corte. Tra i protagonisti della stagione figurano anche Andrea Pennacchi con il suo nuovo spettacolo, e Paolo Benvegnù, che a vent’anni dalla pubblicazione del suo esordio solista “Piccoli fragilissimi film” ha portato sul palco una nuova versione “Reloaded” in uno dei suoi ultimi spettacoli.

“Siamo orgogliosi che il teatro Superga sia diventato un punto di riferimento per la cultura sul nostro territorio – commenta il Sindaco di Nichelino Giampiero Tolardo – vedere così tante persone scegliere di partecipare a una stagione così ricca e diversificata, dimostra che la comunità necessita di emozioni, cultura e condivisione dal vivo. Il nostro impegno è quello di continuare a sostenere una proposta teatrale cala e di includere, coinvolgere e far crescere in ogni senso la nostra città”.

“Questa stagione – spiegano i direttori artistici Alessio e Fabio Boasi, e Claudia Spoto – è il risultato di una visione che unisce passione, ascolto e sperimentazione. Abbiamo cercato di creare un programma che potesse sorprendere e accogliere, portando sul palco artisti noti, ma anche nuove voci da scoprire. I numeri confermano che il pubblico ha risposto con entusiasmo e partecipazione. Per noi ogni spettacolo è un’occasione per creare connessioni  tra palco e platea, tra tradizione e innovazione, tra teatro e comunità”

La stagione 24/25 del teatro Superga è promossa dalla Città di Nichelino e da Sistema Cultura, con il sostegno di Fondazione CRT e Regione Piemonte, in collaborazione con Piemonte dal Vivo.

Info – Teatro Superga – 011 6279789 biglietteria@teatrosuperga.it

Mara Martellotta