SPETTACOLI- Pagina 3

“COMÈ?” A Torino  il nuovo “Festival Performativo Diffuso” rivolto alla “generazione Z”

Dal 14 al 22 dicembre

E’ un comune modo di dire, un’espressione convenzionale o “idiomatica” (direbbero quelli che hanno fatto le scuole lunghe): “Comè?”. Che vuol dire tutto e niente, in sostituzione del “Come stai, come ti vanno le cose?”“Coma l’è?”, direbbe un buon piemontese a un altro che, di fisso, risponderebbe “I soma si” (“Siamo qui, ancora qui per fortuna”!). Classici, sbrigativi saluti. Che nascondono significati e contenuti anche importanti ma che, per fretta o pigrizia o per scarsa volontà di raccontare i fatti nostri agli altri, faticano a venire allo scoperto. Eppure in quel “Comè?”, quante cose, quante vite, quante gioie e dolori potremmo estrapolare. Parte da questa constatazione, presuppongo, dall’esigenza di interrogarsi sul mondo odierno e sulla realtà di malessere che spesso pervade il presente, il “Festival Performativo Diffuso”, dal titolo, appunto, “Comè?” pensato e realizzato per “dare voce alla cosiddetta ‘generazione Z’” (ai giovani nati fra gli anni ’90 del secolo scorso e i primi Duemiladieci, figli dei “baby boomer”) e per interrogarsi “sulle azioni necessarie per favorirne il benessere sociale”. A spiegarlo sono gli ideatori stessi del “Festival”: “Cubo Teatro” e “Teatro della Caduta”, Compagnie teatrali piemontesi, che da anni collaborano su iniziative radicate, soprattutto, sul territorio di “Vanchiglia” e “Vanchiglietta”, sotto la consulenza scientifica di Matteo Ghisolfi – laureando in medicina con la passione per la divulgazione scientifica – coinvolto nell’ideazione e sviluppo dei talk” di approfondimento tematico.

Il via, sabato 14 dicembre (dalle 18) con un “Laboratorio di Fotografia” a “OFF TOPIC” (via Giorgio Pallavicino, 35) e con lo spettacolo “Beata Conoscenza HIV? Parliamone …” alla “Fabbrica delle ‘e’” (ore 20, corso Trapani, 91/b) in programma lunedì 16 dicembre, proseguendo fino a domenica 22 dicembre (ore 17), con lo spettacolo “Baby Miss”, di e con Marco Bianchini, di nuovo negli spazi di “OFF TOPIC”.

“’Comè?’ non è solo un Festival – spiega Girolamo Lucania, direttore artistico di ‘Cubo Teatro’ – ma un viaggio collettivo verso il benessere, la creatività e la scoperta. L’obiettivo è quello di offrire un’esperienza unica, in cui l’approccio artistico possa essere un mezzo per riflettere, interagire e affrontare le sfide contemporanee”Numerose sono infatti le tematiche che saranno affrontate nel corso del Festival attraverso spettacoli, talk e laboratori per cercare davvero un dialogo su temi presenti nelle vite di tutti e tutte, ma che hanno una cassa di risonanza più forte sulle nuove generazioni”.

“Comè” non nasce dal nulla. Nulla è improvvisato o ideato senza un’attenta riflessione sul programma e sugli ospiti partecipanti. Le molteplici attività del Festival hanno, infatti,  avuto inizio a settembre, coinvolgendo la fascia degli adolescenti con un “Laboratorio di drammaturgia” incentrato sul rapporto fra utente e algoritmi (“Anche le AI sognano milioni di followers”) a cui sono seguite attività nelle scuole: tra Elementari e Liceo è stato aperto un dialogo su temi come “ambiente” (“Il pianeta lo salvo io”di e con Francesco Giorda, “social”“algoritmi” e “depressione” (presentazione e discussione del Primo Studio di “Molly”di Girolamo Lucania con Letizia Russo, “malattie sessualmente trasmissibili” (“Beata Conoscenza! HIV? Parliamone…” di e con Francesco Giorda.

Importante è stata ed è anche la collaborazione con “FLIC Scuola Circo Torino”, che con il suo “Circo in pillole” porta esibizioni potenti che si distinguono anche come occasioni di riflessione sul corpo e sull’importanza dell’attività sportiva. E poi ancora, “residenze artistiche” che hanno permesso le restituzioni dello spettacolo “We are the war” del “BALT Collettivo” (formatosi nel 2019 con Alessandro Ballestrieri e Francesco Altilio, affiancati in seguito da Eleonora Paris) e che hanno portato a compimento lo spettacolo di Marco Bianchini in replica al termine del Festival. Infine tra novembre e inizio dicembre la “stand-up comedy” tutta al femminile “CHIPS!”, per smontare gli stereotipi di genere.

Per info e programma dettagliato: “Il Cerchio di Gesso / Cubo Teatro APS”, via F.lli Faà di Bruno 2, Torino; tel. 327/4660984 o www.cuboteatro.it

g.m.

Nelle foto:

–       Francesco Giorda: “Beata Conoscenza HIV?Parliamone …”

–       Giulia Bellucci: “La Fornarina. La Sposa segreta di Raffaello”

–       Marco Bianchini: “Baby Miss”

Tra Virginia e Vita il mutamento di “Orlando”

All’Astra, si replica sino a domenica 15 dicembre

Supponi che Orlando si riveli essere Vita e che sia tutto su di te e la lussuria della tua carne e la seduzione della tua mente… ti secca? Di’ sì o no”: e Vita Sackville-West accettava di diventare l’interlocutrice e lo specchio e l’anima di un personaggio e di un nuovo romanzo di Virginia Woolf, in un intreccio forte e duraturo di letteratura e vita, lei divenuta sua confidente e amante, al centro della esistenza dell’autrice di “Gita al fato” che si alternava tra ispirazioni e crisi depressive. Nacque “Orlando”, nel 1928, un viaggio avventuroso attraverso lunghi decenni, attraverso lo spazio e il tempo, un “libricino” lo ebbe a definire la Woolf ma considerato uno degli esempi più alti di rivendicazioni femministe, “la più lunga lettera d’amore della storia” come lo ebbe a definire Nigel Nicholson, il figlio di Vita. “Straordinaria e spericolata” la descrive Andrea De Rosa – con un nuovo progetto a cui pensare, considerata la conferma per il prossimo triennio 2027/2027 alla carica di direttore di Teatro Piemonte Europa – impaginandola nella traduzione di Nadia Fusini sul palcoscenico dell’Astra per l’attuale stagione del TPE (60’), protagonista Anna Della Rosa. Intercalando con intelligenza il racconto – la drammaturgia è dovuta a Fabrizio Sinisi – e accrescendo il gioco di specchi che non si rivela soltanto letterario ma si immerge nell’esistenza delle due donne con brani dell’epistolario a Vita, una bellezza di parole, “scrivi sempre a mezzanotte” è la parola d’ordine, giorno dopo giorno, necessità dopo necessità, sfrontatezza dopo sfrontatezza, sino a quel giorno di marzo del ’41 in cui, riempitasi le tasche di sassi, Virginia si lascerà immergere nell’acque dell’Ouse, nei pressi di casa sua, per sottrarsi in maniera definitiva a “questa terribile malattia” che non è più in grado di combattere.

La nascita nella seconda metà del Cinquecento, i suoi tratti descritti bellissimi, la famiglia agiata del protagonista in epoca elisabettiana e il suo ingresso a corte, cortigiano prediletto della regina, la sua relazione con Sasha, la figlia dell’ambasciatore russo, nel freddissimo inverno del 1603, dove anche i corpi ghiacciano ed è difficile staccare gli indumenti di dosso, e l’abbandono di lei, la settimana di sonno che lo vedrà risvegliarsi tra i minareti della Costantinopoli settecentesca “misteriosamente transitato nel Femminile”, il ritorno a Londra e la passione per la poesia, la condizione non più di comando ma di seduzione, la frequentazione dell’alta società e l’amore di un avventuriero. Una cavalcata, queste e altre le avventure che “Orlando”, essere e personaggio di “inesauribile vitalità”, descrive, e non era cosa facile uscire dalla pagina scritta per racchiuderle all’interno di un teatro. Non una lettura ma una vitale e autentica partecipazione nel gioco condotto nella nuova scrittura e nella scelta dei brani e nella regia ariosa e puntuale di parole e di frasi e di silenzi che danno vita e colore ad altre immaguni, nella esposizione di azioni e di sentimenti. Tutto armoniosamente descritto e accresciuto anche grazie alla scenografia inventata da Giuseppe Stellato, tra rintocchi di campane e la “Patetica” di Čajkovskij: un grande prato verde riquadrato e al centro un poderoso tronco d’albero, le cui fronde sono inaspettatamente sostituite dall’insieme delle luci e dai tralicci della macchina teatrale, dove le foglie nella loro caduta sono sostituite dai fogli del romanzo che vengono a ricoprire lo spazio nella sua quasi totalità, a invaderlo, natura e realtà di oggi che si confondono.

Al centro la prova eccellente di Anna Della Rosa – la rivedremo su questo stesso palcoscenico ad aprile nell’”Erodiàs + Mater strangosciàs”, seconda e terza tappa di quei “Lai” testoriani che il primo interprete Sandro Lombardi ha ora regalato a lei -, una prova di grande attrice, alla ricerca millimetrica non certo dell’effetto ma della ricchezza della lingua, del tono di voce appropriato, dolce e greve, angosciato e felice, del gesto impercettibile come di quello che occupa grande spazio, visibilissimo, la camminata e la corsa e l’abbandono a terra, gli sfinimenti e tutta l’irruenza. E la sua presenza riempie il personaggio e l’intero spettacolo, senza tregua, definisce, completa, vive. Immersa appieno dentro quella vita reale e scritta che una donna ha dedicato a un’altra donna.

Elio Rabbione

Nelle foto di Andrea Macchia alcuni momenti dello spettacolo.

Una serata dedicata a Elda Lanza, la prima presentatrice della televisione italiana

Elda Lanza è stata nel 1952, in una Rai in fase sperimentale, quando ancora il termine non esisteva e quindi coniato appositamente per lei, la prima “presentatrice” della televisione italiana. Nel centenario della nascita, venerdì 13 dicembre, alle ore 21, alla Sala Pessini, in piazza Vittorio Veneto 2, a Castelnuovo Scrivia, in provincia di Alessandria, si svolgerà una serata in suo onore con il racconto della preziosa attività al servizio culturale e sociale della località dove scelse di vivere, arricchita dai ricordi di chi l’ha conosciuta e la narrazione del suo grande amico Mariano Sabatini, giornalista, scrittore ed autore di numerosi programmi televisivi come Unomattina, Parola mia e Tappeto volante. Elda Lanza, arrivata per caso da giornalista, a fare ben 14 provini alla Rai, venne scelta per testare programmi passati alla storia del piccolo schermo, quali Arrivi e partenze e Una risposta per voi.

Nella trasmissione “Vetrine” da lei ideata e condotta inventò la prima rubrica di cucina della televisione e date le telecamere giganti di allora, la sua prima idea fu quella di mettere uno specchio sopra il piano di lavoro, in modo tale che queste potessero riprendere quello che succedeva anche nelle pentole. Anni fa raccontò che si rese conto di quanto questa rubrica, con la partecipazione di Luisa De Ruggeri che non soltanto cucinava ma dava consigli pratici, ebbe successo quando diede la ricetta del Pesce di tonno, in cui metteva l’impasto in una forma di pesce di alluminio, e tutte le telespettatrici chiesero dove trovare quello stampo perché tutti i negozi l’avevano esaurito. Elda Lanza abbandonò il piccolo schermo a metà degli anni ’70 per dedicarsi alle pubbliche relazioni nell’agenzia di comunicazione fondata dal marito, il pubblicitario Vitaliano Damioli, occupandosi di grafica, giornalismo, architettura e arredamento. Ma ciò che davvero amava era scrivere e per tutta la vita ha scritto per quotidiani, periodici, novelle, romanzi e saggi.

Dopo una lunga pausa tornò ospite in tante trasmissioni tv, prima su La7 con Benedetta Parodi, e poi da Caterina Balivo, per una serie di tutorial sul “bon ton” a Detto fatto su Rai2. Nel 2012 esordì come giallista con “Niente lacrime per la signorina Olga” e le avventure dell’avvocato napoletano Max Gilardi, protagonista di numerosi titoli, tutti pubblicati da Salani. Nata a Milano il 5 ottobre 1924, scompare a Castelnuovo Scrivia, dove viveva, il 10 novembre 2019. La sua vita meriterebbe una fiction!

Igino Macagno

Con quella faccia un po’ così: l’omaggio dell’Accademia dei Folli all’avvocato più famoso della canzone italiana

Dal 12 al 15 dicembre, al Teatro Studio Bunker

 

Si chiude la stagione 2024 del Teatro Studio Bunker curata dall’Accademia dei Folli, con in scena, dal 12 al 15 dicembre, una nuova produzione del filone Portrait, con cui la compagnia dipinge ritratti di grandi artisti della musica italiana e internazionale del Novecento.

“Con quella faccia un po’ così” è un omaggio all’avvocato più famoso della canzone italiana, Paolo Conte. Con questo portrait, i Folli cercano di stabilire un punto di contatto tra l’America sognata, quella dei film hollywoodiani e del jazz di Duke of Ellington ed Ella Fitzgerald, e le campagne astigiane.

Lo spettacolo è ambientato nel 1961 al Mocambo, il caffè di Asti narrato da Conte in più di una canzone, e a parlare è il padrone del locale, che ripercorre le proprie vicissitudini: la giovinezza in campagna, sotto un cielo bardato di stelle, la scoperta del jazz e l’amore per una ragazza che lo lascia da solo nei pomeriggi estivi e lunghi, che lo tradisce in crociera e lo fa andare alla deriva onda su onda. Il locale è aperto solo da due anni e rischia già di fallire, se ne sta occupando un avvocato dai capelli rossiccio e dalla fronte aggrottata. Di giorno svolge la professione legale, di notte canta in un quartetto jazz con quella faccia un po’ così, con quell’espressione un po’ così.

Lo spettacolo chiude dunque la stagione 2024 del Teatro Studio Bunker, la nuova stagione inizierà il 16 gennaio con “Buonasera Signor G.”, il portrait dedicato a Giorgio Gaber. L’Accademia dei Folli sarà ancora in scena dal 26 al 31 dicembre al Teatro Gobetti , all’interno della stagione del Teatro Stabile di Torino con “Don Chisciotte e Donna Aldonza”, spettacolo scritto da Tiziano Scarpa su ispirazione del celebre romanzo di Miguel de Cervantes.

Dal 12 al 15 dicembre – Teatro Studio Bunker, Via Niccolò Paganini 0/200, Torino. Giovedì e venerdì ore 21.00/sabato ore 19.30/domenica ore 16.

 

Mara Martellotta

 

 

Due grandi interpreti per il film (di un maestro) che lascia dubbi

La stanza accanto”, sugli schermi il Leone d’oro di Venezia

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

In fondo quel melodramma che gli è caro, certo quei tanti autentici sentimenti che gli abbiamo da sempre riconosciuto all’interno di non pochi capolavori – “Tutto su mia madre” e “Parla con lei” sopra tutti, per restare tra i titoli più celebri, e non dimentichiamo il grande “Dolor y gloria” -, quella passione smoderata per le architetture e gli interni, per l’arte che qui compare con Hopper, per l’esposizione di alto design, per quei colori che riempiono le immagini, per il cinema che qui s’affaccia con l’antico Buster Keaton e con “The Dead” ultimo film di John Huston e per la letteratura che qui rovista nella vita di Virginia (Woolf) e di Vita (Sackville-West), per la guida perfetta, senza nessun ripensamento da parte di chi guarda, delle sue tante attrici che per blocchi temporali si sono susseguite nel suo cinema, quel cinema che ha già visto l’Oscar e coronato tra gli altri lo scorso settembre con il Leone d’oro veneziano: ogni cosa resta, ben salda. Lo sottoscriviamo. Pedro Almodòvar tante volte ci ha appassionato e coinvolto, innanzi tutto per quel lavoro d’attenzione e di raffinato cesello drammaturgico, pur spingendosi più volte ben sopra le righe, che stava alla base delle sue opere, in alcuni momenti ci ha deluso con spazi vuoti che sembravano memento di tempi del tutto trascorsi o scommesse perdute o interruzioni di un lungo cammino, tutto completamente buttato via (“La pelle che abito” o “Gli amanti passeggeri”). Oggi, davanti alla storia che il regista stesso ha tratto in prima persona e liberamente dal romanzo “Attraverso la vita” di Sigrid Nunez e alle immagini e all’avvicendarsi dei fatti della “Stanza accanto” non ci sentiamo di gridare all’ennesimo capolavoro, inconfutabile, senza se e senza ma: innegabile la fermezza nel suo primo film in lingua inglese dell’immaginario e delle doti che in questi decenni ci ha regalato, le radici di una architettura filmica almodovariana, ma qualche dubbio, mentre scorrono i titoli di coda, sulla scrittura, su un certo schematismo che attraversa la vicenda, su certi flashback che disturbano nella loro visiva narrazione (per chi vorrà vedere il film, l’incendio della vecchia casa, una forzatura), sui dialoghi che i due personaggi femminili si scambiano, davvero più recitati che vissuti, quasi imposti da una certa interna geometria, su quel tanto di artefatto e di obbligato dal momento in cui noi – ovvero la terra intera intesa come natura, paesaggio, verde, ambiente: in totale sopravvivenza – viviamo e ci dibattiamo: avverti che qualcosa non sta al punto giusto, scricchiola, non ti convince appieno. Anche se continueremo ad accompagnare Almodòvar con la parola “maestro”.

Per cui, quasi per eccesso, ti metti a seguire gli sguardi e i silenzi, le rabbie e le commozioni, la malinconia soffusa di due attrici, Tilda Swinton (semplicemente da applauso incondizionato) e Julianne Moore, che qualcuno ha detto potrebbero leggere l’elenco del telefono e sarebbero altrettanto perfette. Non ci ha pensato la giuria di Isabelle Huppert, rimedieranno le cinquine degli Oscar? Procedono ferme e lucide, costruiscono sguardi e sospensioni ed è fuori di dubbio che l’asse portante dell’intero film siano quelle due interpretazioni. Sono Martha che è stata una fotoreporter del New York Times, un’inviata di guerra che alleggeriva le immagini dolorose e furiose con un sesso offerto a piene mani, e che ora è ricoverata in una camera d’ospedale a subire un tumore impossibile da curare; e Ingrid, scrittrice di successo, che nell’apprendere la notizia decide di starle accanto e accompagnarla lungo quella strada di ultimi istanti di vita quando la bionda amica ritrovata deciderà di morire nella pienezza della propria volontà, nella piena dignità della morte. Hanno avuto momenti di felicità comune in gioventù (“Ti ricordi quanto casino negli anni ottanta a New York”: e quanto ne ha fatto Pedro a Madrid, in quegli stessi anni?), hanno condiviso lo stesso uomo, si sono poco a poco abbandonate ma un solo richiamo è sufficiente a riavvicinarle, con solidarietà, con intrigo, con una amicizia che non ha confini. Martha, nell’avvicinarsi della fine, guarda anche con rammarico alla sua realtà di madre che una figlia (la figlia che apparirà per alcuni istanti, ha i tratti ancora della Swinton, con parrucca nera) l’ha allontanata, messa da parte, ignorata, incapace di rispondere alla insistente domanda di chi fosse il padre, mentre si dispera per le cure che non approdano all’effetto sperato, mentre rivela di aver trovato sul dark web quella pillola che l’aiuterà nel gesto finale, che ora affida all’amica, rivelandogliene il nascondiglio. Tanti momenti di passaggio e di scrittura controversa, momenti che raccolgono l’ospedale mentre la neve cade sulla città, rosata per il cambiamento climatico, e la casa di Martha e il rifugio all’interno del bosco dove il disegno del regista rimanda a un impianto teatrale, dove l’allegria dei colori – un maglione, una parete, un vaso di Venini, l’ultimo abito – giallo – indossato da Martha sconvolge in un attimo l’atmosfera di morte, guidata e accolta: un tragitto, una componente di sorellanza dove forse il momento più rabbioso e doloroso allo stesso tempo è la presenza indagatrice e accusatrice del poliziotto Alessandro Nivola, nel chiuso di una stazione di polizia, a forzare le domande e le risposte di Ingrid, nel considerarla “una delinquente”, nel volerla degradare completamente.

Siamo d’accordo, i messaggi che Almodòvar manda al suo pubblico sono autentici, innegabili, fanno parte di un cinema alto: ma allo stesso tempo non supportati da altrettanta altezza del racconto, toccato a tratti da una debolezza che, stranissimo a dirsi, ce lo fa apparire lontano da noi, forse preso troppo nell’ingranaggio di due persone, per vederlo espandersi in una più dolorosa universalità.

Torino festeggia il nuovo anno con due concerti in piazza

Anche quest’anno la Città di Torino saluterà il nuovo anno con due concerti in piazza Castello. Il 31 dicembre, nella notte di San Silvestro, torinesi e visitatori attenderanno la mezzanotte al ritmo della musica trip hop, urban, rap e pop di Morcheeba, Rose Villain e Malika Ayane. Il primo gennaio, giorno di Capodanno, l’appuntamento sarà con la musica classica, in un concerto che celebrerà la storia di Torino e d’Italia e il patrimonio museale della nostra città.

“Per Torino è stato un anno all’insegna dei grandi eventi – dichiara il sindaco Stefano Lo Russo – e non possiamo che chiuderlo in bellezza con due grandi appuntamenti musicali di piazza. Daremo il benvenuto al nuovo anno con un programma di musica più contemporanea mentre il primo gennaio riproporremo il concerto di musica classica. Siamo certi che torinesi e turisti risponderanno positivamente al nostro invito a festeggiare insieme”.

MORCHEEBA, ROSE VILLAIN E MALIKA AYANE PER IL CONCERTO DEL 31 DICEMBRE

Torino wasn’t built in a day è il concerto con cui la nostra città saluterà il 2024, celebrando un anno che ha contribuito a fare di Torino una capitale della musica, della cultura e dell’innovazione. Uno spettacolo che saprà intrattenere un pubblico di tutte le età, dagli appassionati di ogni generazione alle famiglie, grazie a un palinsesto capace di unire nomi di prestigio nazionale e internazionale e talenti locali.

“Torino dimostra di saper stupire con la sua bellezza, la sua cultura e la sua versatilità – dichiara l’assessore ai Grandi eventi Domenico Carretta –, per questo anche nel dare il benvenuto al 2025, la Città ha deciso di offrire un programma ricco di momenti musicali e di divertimento, con l’obiettivo di coinvolgere non solo i torinesi, ma anche quanti più turisti e visitatori possibili, affinché possano vivere un’esperienza indimenticabile”.

Torino wasn’t built in a day è un progetto della Città di Torino, frutto di sodalizio tecnico e creativo tra la Fondazione Reverse (Sonic Park Stupinigi, Ritmika, Todays 2024) ed E23 (Salone Internazionale del Libro di Torino, Portici di Carta) con la partecipazione nella direzione artistica di Francesco Astore, con il contributo di Edit Torino, FiorFood Coop e Ali Systems, partner Giardino Forbito e CPD – Consulta per le persone in difficoltà. L’immagine grafica è affidata all’artista, street artist e attivista BR1, le cui mostre si sono tenute a Milano, Berlino, Parigi, New York, Boston, Madrid, alla Fondazione Pistoletto e a Matera Capitale della Cultura.

Sul palco di Piazza Castello si esibiranno i Morcheeba, band simbolo della musica europea, con 10 album registrati in studio e il singolo Rome wasn’t built in a day che nel 2000 diventò una hit mondiale; Rose Villain, fresca di nomina a Sanremo 2025, stella del panorama musicale italiano e internazionale, cantante, autrice e regista, con all’attivo milioni di stream grazie ai suoi due album di successo e alle hit che hanno conquistato l’Italia intera; e Malika Ayane, artista poliedrica e dalla voce inconfondibile, vincitrice di numerosi premi e con all’attivo 13 certificazioni di platino e 2 d’oro per singoli e album, che salirà sul palco nella doppia veste di interprete e presentatrice. Insieme a lei condurranno la serata Marco Maccarini, presentatore, autore televisivo e speaker radiofonico, e Davide D’Urso, comico e content creator torinese.

Spazio anche ai talenti emergenti del territorio, con Giøve, artista già apprezzata dal pubblico torinese per la sua partecipazione a festival di prestigio come Sonic Park, Ritmika e, la scorsa estate, al Todays Festival. Sempre a Capodanno nasceranno i Bass Monkeys: l’unione – in anteprima assoluta – tra il collettivo torinese Sweet Life Society, pionieri italiani dell’electro-swing con oltre un decennio di successi internazionali e gli Ottoni Animati, la brass band siciliana che fonde tradizione e modernità in una performance dal forte impatto.

Fondazione Reverse ed E23, che organizzano l’evento, aggiungono: “Il concerto durerà quattro, intensissime ore di musica live, interventi e momenti di intrattenimento del pubblico, con un continuo alternarsi degli artisti creando così un flusso di musica, immagini e parole che coinvolgerà le persone presenti tra brani indimenticabili, grandi hit, poesia e ritmo. Un’occasione unica per festeggiare un Capodanno in piazza indimenticabile, nell’elegante cornice di Piazza Castello. L’apertura della piazza avverrà dalle 19 in poi, consentendo a tutti di acclimatarsi grazie alla vasta scelta di street food e realtà del territorio presenti”.

L’after party nei club della città

Dopo il conto alla rovescia in piazza Castello, la notte di Capodanno proseguirà nei club della città, grazie alla sinergia con Club Supermarket, Nasty, Cap10100, Azimut, OffTopic, che svilupperanno una proposta musicale rivolta a diversi target. Il Supermarket con il Minimarket proporrà la storica serata Avanzi di Balera, l’aftershow degli Sweet Life Society, Radio Kantina & Tury in una serata alternativa con sonorità rock, indie e disco music. OffTopic si avvicinerà maggiormente al pubblico studentesco amante della musica house, electro e acid. Azimut punterà su una proposta più elettronica di stile techno come è sua tradizione. Il Cap10100 proporrà Euphoria Lumina: L’Esplosione del Nuovo Inizio in un live set con un luci, proiezioni e DJ set che trasformeranno la notte in una celebrazione visiva e sonora senza precedenti in un lungo viaggio tra la musica dagli anni ‘90 al 2020, mentre il Nasty proporrà la storica serata dedicata al mondo LGBTQ+ “Bananamia”.

Un evento che accoglie

Numerosi accorgimenti saranno fatti al fine di rendere il concerto del 31 dicembre più inclusivo e attento alle persone con disabilità, grazie anche alla collaborazione con CPD – Consulta per le persone in difficoltà. Parcheggi per disabili in prossimità del luogo dell’evento, uno spazio dedicato nella piazza, siti web accessibili e sottotitolazione per le persone con difficoltà uditive e un servizio di interpretariato Lis per non udenti con interpreti-performer sul palco.

Il Capodanno di Torino svilupperà anche azioni volte alla sostenibilità ambientale, dall’incentivare la mobilità sostenibile alla gestione dei rifiuti, all’utilizzo di fonti di energia rinnovabile e materiali biodegradabili o riciclabili. Attraverso il partenariato con l’Associazione Giardino Forbito verranno donati e messi a dimora tre alberi in prossimità delle scuole superiori Liceo Alfieri, Istituto Regina Margherita e Istituto Giulio. Tre alberi simbolo volti a una campagna di sensibilizzazione che rappresenta un’occasione preziosa per innescare cambiamenti e comportamenti utili al rispetto delle aree urbane e pubbliche. Durante la serata del concerto di Capodanno saranno donati 20mila semi. Un gesto volto a incentivare tutti i cittadini a rendere più verdi le loro case, facendo capire che anche piccoli gesti, se fatti da tutti, possono avere un impatto positivo.

UN PRIMO DELL’ANNO IN MUSICA PER CELEBRARE LA STORIA DI TORINO E D’ITALIA

Il primo gennaio la Città di Torino festeggia il nuovo anno all’insegna della grande musica classica, della cultura e della storia, con un concerto che celebra due ricorrenze significative per il nostro Paese e per la nostra storia: i 160 anni dell’atto di unificazione legislativa d’Italia (1865) e gli 80 anni della Liberazione d’Italia (1945), in collaborazione con il Museo Nazionale del Risorgimento e il Museo Diffuso della Resistenza.

“Il concerto di Capodanno – dichiara l’assessora alla Cultura Rosanna Purchia – sarà l’occasione per rivivere i momenti fondamentali del Risorgimento e della Resistenza, che continuano a ispirare il nostro presente, e di celebrare due istituzioni museali fondamentali per la memoria storica di Torino e del nostro Paese. Un ringraziamento speciale va a Piero Maranghi e Paolo Gavazzeni, ai musicisti dell’Orchestra Filarmonica di Torino, ai cantanti e al direttore Marco Alibrando. Il loro talento darà vita a un evento di assoluta qualità, aperto a tutti, che ci invita a iniziare l’anno con consapevolezza, valorizzando le radici culturali che ci uniscono”.

“Torino in due atti” è un progetto della Città di Torino, curato dalla Fondazione per la Cultura Torino, da un’idea di Piero Maranghi e Paolo Gavazzeni, in collaborazione con il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano e il Museo Diffuso della Resistenza, con il sostegno di Fondazione CRT e Iren.

da un’idea di Piero Maranghi e Paolo Gavazzeni, rispettivamente editore e direttore di rete e direttore artistico di Classica HD (Sky, canale 136), Torino in due atti è uno spettacolo inedito di musica e immagini che lega il grande repertorio classico con il patrimonio iconografico e storico delle due istituzioni torinesi. Una selezione di pagine musicali popolari che offre suggestioni e riflessioni per celebrare le due ricorrenze dell’anno 2025. Un vero e proprio viaggio musicale nella nostra storia, tra ouverture, arie, duetti e pagine orchestrali dal repertorio operistico italiano, da Rossini a Puccini, passando per Bellini, Verdi, Ponchielli e Giordano, oltre a un’incursione in ambito cinematografico con il grande Nino Rota, il tutto accompagnato dalle immagini dei protagonisti e degli eventi del Risorgimento, dei luoghi della memoria e delle figure simbolo della Resistenza, per riflettere sul nostro presente e futuro. Musica, immagini, parole, insieme in un caleidoscopio di significati, suggestioni ed emozioni.

Il concerto del primo gennaio sarà presentato da Lucilla Agosti, attrice, conduttrice televisiva e speaker radiofonica, e da Paolo Gavazzeni, direttore artistico di Classica HD. L’evento sarà trasmesso in diretta su Classica HD (Sky, canale 136), il canale televisivo interamente dedicato alla musica classica.

“Orgogliosi del nostro legame con la città di Torino e il suo patrimonio artistico, fieri di celebrare due eventi fondamentali della storia del nostro Paese – afferma Paolo Gavazzeni – Il melodramma e i suoi compositori hanno avuto un ruolo fondamentale nella nostra società e anche nella nostra storia. Le trame raccontate in palcoscenico sono state satira politica, scherno sociale, o addirittura attacco al potere. Il melodramma italiano ottocentesco ha contribuito a creare una coscienza politica e una coscienza di popolo fondamentale per la spinta risorgimentale”.

“È un grande dono per il Museo – dichiara la presidente del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano Luisa Papotti – poter celebrare in musica l’inizio del 2025 nel ricordo di un passo fondamentale per la costruzione dell’Italia: l’unificazione legislativa del 1865. Non soltanto un atto normativo, ma la base concreta per garantire al nuovo paese quel futuro di unità, integrazione e pace che era stato il sogno e la speranza del Risorgimento”.

“Molto lieti all’idea di trascorrere insieme – e in musica – questo primo giorno dell’anno 2025 – dichiara Daniele Lupo Jallà, presidente del Museo diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà –. Siamo grati a chi ha pensato e promosso questo concerto. Il 2025 è un anno importante per il nostro museo e penso per tutti, perché festeggeremo l’ottantesimo anniversario della Liberazione, a cui dobbiamo questo lungo periodo di pace e di democrazia, consapevoli di quanto il nostro impegno di memoria sia connesso alla speranza che la pace, la democrazia e la libertà si affermino ovunque, in particolare in questo momento in cui sono negate in tante parti del mondo”.

Protagonista della serata l’Orchestra Filarmonica di Torino diretta dal giovane e affermato direttore d’orchestra Marco Alibrando. Sul palco si alterna un cast di interpreti di rilievo internazionale: Irina Lungu, Laura Verrecchia, Antonio Poli, Ernesto Petti.

Apre il programma, accompagnato dalle immagini del Museo Nazionale del Risorgimento, il finale dal Guillaume Tell di Gioachino Rossini, una pagina che racconta la possibilità di realizzare un nuovo mondo dopo la liberazione dalla dominazione straniera. Il duetto “Le minacce e i fieri accenti” da La forza del destino di Giuseppe Verdi è l’occasione per rievocare due figure decisive del Risorgimento come Giuseppe Mazzini e Camillo Benso conte di Cavour. Nino Rota ne Il gattopardo di Luchino Visconti ci riporta poi ai momenti salienti della Spedizione dei Mille condotta da Giuseppe Garibaldi.

È invece un duetto tra due grandi figure femminili del melodramma a introdurci alla celebrazione degli 80 anni dalla Liberazione, mettendo l’accento sulla donna come protagonista del Risorgimento e della Resistenza: “L’amo come il fulgor del creato” da La Gioconda di Amilcare Ponchielli. E ancora, pagine dal Tancredi di Gioachino Rossini, Norma di Vincenzo Bellini, Andrea Chénier di Umberto Giordano, per ulteriori spunti e suggestioni. Infine, una celeberrima pagina di Giacomo Puccini: ideale congedo dal 2024, centenario dalla scomparsa del compositore. La romanza Nessun dorma da Turandot, chiusa dalle tre grandiose esclamazioni “Vincerò!”, accompagnata dalle immagini dei protagonisti della Resistenza a Torino.

Iren, partner del progetto di Capodanno della Città di Torino, sosterrà in particolare il concerto del primo gennaio, offrendo ai partecipanti una cioccolata calda: un sostegno con il quale il Gruppo conferma il proprio impegno a fianco delle manifestazioni realizzate dalla Città per il periodo delle festività, per contribuire al clima di convivialità e condivisione.

Grazie alla collaborazione con Confesercenti, Ascom Confcommercio e Epat, sulla scia del successo dello scorso anno, in occasione del concerto del primo gennaio saranno nuovamente distribuiti voucher per gustare una cioccolata calda presso gli esercizi che aderiranno all’iniziativa, spendibili dal primo al 6 gennaio.

In occasione dell’evento, il primo gennaio il Museo Nazionale del Risorgimento e il Museo diffuso della Resistenza osserveranno un’apertura straordinaria dalle ore 15 alle 20.

MODALITÀ D’INGRESSO

Entrambi gli eventi, aperti a ogni fascia d’età, saranno a ingresso gratuito fino a esaurimento posti. Non saranno previsti posti a sedere.

Per garantire un’esperienza piacevole e sicura a tutti i partecipanti, sono state introdotte modalità di accesso semplici e innovative.

Il 31 dicembre, al fine di agevolare la gestione del pubblico e assicurare che tutti possano godere della serata, sarà possibile prenotare il proprio posto e partecipare in totale tranquillità a una delle serate più attese dell’anno. A tal fine, è richiesta una spesa di 5 euro a titolo di cauzione. Questo importo verrà interamente rimborsato se viene effettuato l’accesso alla piazza, direttamente sul metodo di pagamento utilizzato in fase di prenotazione, entro una settimana. La cauzione sarà trattenuta solo in caso di mancata partecipazione, un accorgimento che mira a evitare prenotazioni non utilizzate e a lasciare spazio a chi desidera realmente prendere parte all’evento.

Grazie al supporto di Satispay, la prenotazione sarà possibile tramite il circuito Vivaticket, a partire dalle ore 12 di martedì 17 dicembre.

Prenotare è facile: basta seguire le istruzioni disponibili sul sito www.comune.torino.it/capodanno.

Il primo gennaio l’accesso all’area sarà senza prenotazione.

Tutte le informazioni sul programma degli eventi e su modalità di prenotazione e d’accesso sono disponibili sul sito www.comune.torino.it/capodanno.

“Attraverso lo specchio” con la Gypsy Musical Academy

Da Micheal Jackson a Saturday Night Fever  al Teatro Concordia di Venaria sabato 14 dicembre

 

Due decenni di successi e trionfi, tra i quali la finalissima di Italia’s Got Talent 2019 e la carriera di alcuni suoi allievi, oggi vere star. La Gypsy Musical Academy, una delle più importanti accademie di musical in Italia, che ha sede in via Pagliani 25 a Torino, è pronta a festeggiare i suoi primi vent’anni con lo spettacolo “Attraverso lo specchio”, in scena il 14 dicembre al Teatro Concordia di Venaria. Lo show è realizzato con la supervisione artistica di Reece Richards, protagonista di grandi musical nel West End di Londra come “Hair Spray” e “Mootown”, nonché protagonista di “Sex Education”. Reece sarà la guest star della serata e creatore delle coreografie, insieme a Cristina Fraternale Garavalli e il contributo di Federica Nicolò. La direzione musicale è di Marta Lauria e la regia è di Neva Velli.

In scaletta pezzi tratti dai grandi Jukebox dei musical londinesi: “MJ”, il musical sulla vita di Micheal Jackson che debuttò a Broadway nel 2021; “&Juliet”, musical molto in voga nel West End di Londra come sequel di Romeo e Giulietta (cosa sarebbe successo se Giulietta non si fosse uccisa ?) con le musiche di Britney Spears, Backstreet Boys, Katy Perry, Bob Jovi, Justin Timberlake e molti altri; “Moulin Rouge”, che nella nuova versione comprende diversi mush up di brani di Lady Gagà e di Annie Lennox, altri brani tratti dal musical “Tina”, sulla vita di Tina Turner, fino ad arrivare al più classico Jukebox musical con le musiche dei Bee Gees “Saturday Night Fever”.

Teatro Concordia – corso Puccini, Venaria Reale / 14 dicembre, ore 16.30 e ore 21

Info e prenotazioni: 349 1446282

 

Mara Martellotta

“Gran Varietà di Natale” al Teatro Vanchiglia di “Casa Fools”

I classici della commedia, della danza e dell’opera lirica con artisti e Compagnie del territorio

Venerdì 13 e sabato 14 dicembre, ore 21

Sarà davvero un “gran Varietà”. Con tutti i crismi del caso. E il clima di festa natalizio è proprio il momento giusto per proporre un siffatto spettacolo che è perfetto “mix” di classici teatrali, di danza e musica lirica, coinvolgendo artisti e compagnie del territorio. Il tutto “in un’atmosfera informale ed accogliente”, come tengono a precisare gli attori della torinese Compagnia “Casa Fools”, promotrice dell’evento. “Sarà una festa fra amici – aggiungono – con ospiti artisti pazzi, maglioni improbabili, musica e felicità. Il modo migliore per iniziare le feste! Gingol bell … gingol bell … gingol gingol beeelll …”. Come resistere a tanto entusiasmo?! Uniamoci al coro!

Il “Gran Varietà di Natale” è l’ultimo lavoro del 2024 di “Consonanze”, la stagione teatrale 2024-2025 di “Casa Fools/Teatro Vanchiglia”, sostenuta dalla “Fondazione Compagnia di San Paolo” e patrocinato da “Regione Piemonte” – in programma da ottobre 2024 a marzo 2025 per un totale di 21 repliche di 10 diversi titoli – che propone “un calendario multidisciplinare teso a promuovere linguaggi espressivi di classici contemporanei attraverso la riscrittura di grandi capolavori o nuove opere e adattamenti in chiave ‘pop’ che affrontano temi universali”.

Nato  come incontro tra amici, artisti e attori, a “Casa Fools”, lo spettacolo (in programma venerdì 13 e sabato 14 dicembre, ore 21, presso il “Teatro Vanchiglia” di via Bava, 39) è diventato oggi un vero e proprio “rito” per il pubblico che partecipa attivamente allo spirito conviviale e spontaneo creato dagli artisti.

In scena verranno rappresentati gli scherzi comici, i classici, le improvvisazioni e le performance tipiche del “teatro di varietà”, accompagnate dalla musica dal vivo del poliedrico pianista jazz Riccardo d’Angelo.

“Ipotesi di realtà” è il tema scelto quest’anno che propone di vedere il mondo attraverso gli occhi del teatro, da una prospettiva diversa, tra leggerezza e riflessione”.

Danza, teatro, comicità, canto, hip hop si alterneranno sul palco e il resto sarà tutto un brioso divenire, con Silvia Laniado del “Circo Madera”, performer e clown; Paola Bertello, cantante soul e jazz; SOS – Singers on Stagealle prese con il musical “Les Misérables”; Giorgia Goldini, attrice, autrice e comica e i “padroni di casa”, i “Fools” Roberta Calia, Luigi Orfeo e Stefano Sartore, che dal 2006 “in una Casa con un Teatro dentro” (come dicono loro) “lavorano per ricostruire la comunità attraverso l’arte e per abbattere le barriere e i pregiudizi legati a certi luoghi della cultura, facendo partecipare attivamente il pubblico, ad esempio, alla vita del teatro, coinvolgendolo fin dall’inizio nella direzione artistica tramite un’esperienza di decisione collettiva del cartellone”.

Per info: “Casa Fools /Teatro Vanchiglia”, via Bava 39, Torino; tel. 392/3406259 o www.casafools.it

g.m.

Nelle foto: immagini di scena

“Que viva Tina!”, l’arte e la vita di Tina Modotti nel documentario di Silvano Castano

 

Giovedì 12 dicembre, alle 18.30, nella sala Gymnasium, verrà approfondita la vicenda umana e artistica di Tina Modotti presso Camera, fino al 2 febbraio 2015, con la proiezione “Que viva Tina!” di Silvano Castano, risalente al 1997 e girata in Francia. Si tratta del viaggio nella vita avventura e girovaga della fotografa friulana, da Udine a Città del Messico, passando per la Hollywood degli anni Venti, la Russia e la Spagna della guerra civile degli anni Trenta. Migrante, attrice artista e attivista, quella di Tina Modotti è la storia di tante vite, opere, luoghi e incontri, tra i quali troviamo Edward Weston, Roubaix de l’Abrie, detto Robo, Diego Ribera, Julio Antonio Mella e Vittorio Vidali, e che il documentario ci restituisce attraverso una lunga ricerca tra gli archivi di tutto il mondo, collezionando documenti, testimonianze e, naturalmente, fotografie. 

Con gli interventi del curatore della mostra, Riccardo Costantini, e di Carlo Chatrian, direttore del Museo Nazionale del Cinema, l’incontro sarà un’occasione per soffermarsi anche sul lavoro di studio e ricerca attorno alla storia cinematografica di Tina Modotti. Partendo dal caso dell’unico film ritrovato e restaurato con Tina Modotti attrice “Tiger’s Coat” del 1920, verranno approfondite quali siano le pratiche, le necessità e le opportunità per far sì che la storia del cinema sia viva nel tempo. 

La proiezione verrà realizzata in collaborazione con Cinema Zero. 

Mara Martellotta