SPETTACOLI- Pagina 3

Sanremo Unlimited, in arrivo nuovi artisti e talenti

Anche quest’anno il format prodotto dalla Westitaliaeventi proporrà interpreti canori a
operatori della musica leggera, tutti presenti con il preciso scopo di valutare e
individuare qualche nuovo artista con il quale dare inizio a progetti che poterebbero
sfociare in concrete opportunità di successo.

Con noi Christian Cambareri, responsabile dell’etichetta discografica milanese
Orangle Records insieme al suo stato maggiore, formato da Martina Colavitti,
Veronica Castellani, Gianluca Buonamassa, Maria Pia Frosina e Gianmaria Porchia.

Andrea Amati

Poi Norma Benetti, una delle vocal coach top nel panorama nazionale. Tra i suoi
allievi c’è anche Blanco. Anche Andrea Amati, già in forza con le major Sony Music
e Warner Chappell fa parte del parterre. Andrea ha scritto per Elodie, Annalisa, Nek,
Alessandra Amoroso, Francesco Renga, Emma Marrone, Marco Masini, Valerio
Scanu, Lorenzo Fragola, Michele Bravi. Ancora Antonino Viola, autore e insegnante
di tecnica vocale, artista che può vantare il Master in Musicoterapia presso Divulgacion
Dinamica di Siviglia, master in Music Production, Technology and Innovation presso
il campus del Berklee College of Music di Valencia e il ruolo di docente al Centro
Europeo Tuscolano, il CET di Mogol. Infine Cristian Gallana, manager degli
emergenti che collabora fattivamente con i talent più importanti e con le etichette
discografiche e il produttore discografico Roberto Travaini.

Christian Cambareri

Nel corso dell’evento in veste di Ospite d’Onore interverrà Cristina Lizzul (foto in copertina), attrice con
partecipazione nel film “Distant Vision” diretto da un regista del calibro di Francis
Ford Coppola e “La solitudine della Luna” presentato al Festival del Cinema di Cannes.
Cristina Lizzul, artista della Orangle Records, è una straordinaria songwritter il cui
valore a livello internazionale è dimostrato dal numero di sample packs, che vantano
ben 20 milioni di streams.

 

Durante le esibizioni, con una cerimonia speciale, verranno consegnati i National
Voice Awards, premio al Talento.

Westitaliaeventi per la preziosa collaborazione ringrazia La Vetrina dei Talenti
(Daniele Morelli), Luna Spettacoli (Paolo Formia), Marche in Canto (Claudio
Starnone), Big Stone (Massimo Curzio). A Sanremo a supporto del format non
mancano mai Vietri sul Mare, la stupenda località della Costiera Amalfitana, e l’amico
fraterno Antonio Amoroso, stilista titolare dell’omonimo atelier. Una menzione
speciale a La Source, grandi vini della Valle d’Aosta, e al suo titolare Stefano Celi.

La musica da guardare di Seeyousound: 65 i film in programma, 40 gli ospiti

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Torna Seeyousound dal 21 al 28 febbraio, alla sua undicesima edizione. Il festival di cinema dedicato alla musica attraverso film ,videoclip, corti, documentari, dj set, che compongono le 5 categorie in concorso. Sono 65 i film in programma, 40 gli ospiti. Tutte le proiezioni saranno al cinema Massimo. Vi saranno anche iniziative distribuite fra Off Topic, Magazzino sul Po, Capodoglio, Recontemporary e Circolo del Design. Inaugurazione venerdì 21 alle 21 già sold out con “Blur : To The End”, il documentario sulla reunion della band britannica (alla presenza del regista Toby L. con la performance dei bolognesi Sleap-E).

Il direttore Carlo Griseri a tenuto a precisare che “non è un periodo facile per gli eventi culturali”. “Siamo preoccupati per i tagli alla cultura della Regione”. “Il Festival va’ avanti perché abbiamo un pubblico meraviglioso che ci sostiene”. Delle cinque sezioni in concorso spiccano i lungometraggi come “Rock Bottom”, musical d’animazione ispirato all’album di Robert Wyatt, l’horror-rock giapponese “The, Gesuidouz.” I documentari su Errol Garner, Steppenwolf, Gasnevada (seguito da un dj set al Capodoglio), Mars Volta, Peaches. Vi sono poi le sezioni fuori concorso: “ Rising Sound” e “Into the Groove”. Il film “Soundtrack to a Coup d’Etat” del regista belga Johan Gilmonprez su decolonizzazione , Guerra Fredda e tanto jazz per “Rising Sound”, sarà in corsa per l’Oscar come miglior documentario. Per “Into the Groove” tanti ospiti : Guido Harari e Shel Shapiro per “Guido Harari Sguardi randagi”, I Bluebeaters per “My Way”, Mauro Giovanardi per “Jesus Loves the fools” e tanti altri.

Pier Luigi Fuggetta

Magici tamburi al Laboratorio del Graal

 

Il 24 gennaio sera, presso la consueta sede di Piazza Statuto 15, il LABORATORIO DEL GRAAL ha organizzato il secondo appuntamento dell’anno in corso intitolato Drumming Ensemble Session di tamburi. L’anima del Gruppo Rosalba Nattero ha presentato per un pubblico – da subito ‘caldissimo’ (e dotato di tamburo personale) – l’originale spirito della serata.

Per una volta il noto gruppo torinese di musica celtica non sarebbe salito sul palco (anche se succederà nuovamente in tempi brevi) ma avrebbe creato una compartecipata forma di non ortodossa jam session di tamburi rullanti, cioè musicisti incarnati nel pubblico riunito l’altra sera nel salone ritrovi de Il Club Garage di Arte & Cultura.

Tutti sono stati per una sera musicisti, gestiti dal batterista del Gruppo Gianluca Roggero, coadiuvato da Luca Colarelli, chitarrista e pipe-player ad ogni concerto (il quarto musicista, Andrea Lesmo, si è goduto lo spettacolo senza attivare le sue meravigliose tastiere e il sitar).

Come precisato dai coadiutori, il tamburo è strumento particolare, antichissimo, non complicato nell’uso, a patto che si possieda almeno un discreto senso ritmico.

Immaginabile il risultato sonoro di decine di ritmati tamburi che suonano all’unisono, con cadenza sincopata e senza altri accompagnamenti strumentali.

Gianluca Roggero ha saputo prendere per mano decine di entusiasti ‘tamburini’ (termine per altro non esaustivo) portandoli nel giro di una ventina di minuti a saper creare tutti insieme melodie e ritmi caldi, istintuali, esicasmici, se non tribali. Le distinte masse sonore create da due gruppi rimbalzavano da una parte all’altra della sala come anarchiche reminiscenze in grado di scuotere anche il più disincantato spirito.

E’ questo d’altronde il segreto-madre del LABORATORIO.

Grazie ai suoi profondi, antichi, lontanissimi ritmi, è da sempre in grado di trasformare tranquille persone alle prese con i problemi di tutti i giorni… in antichi druidi, masse guerriere provenienti da ogni dove, adoratori del sole e chissà quante altre figure archetipiche sonnolenti nel nostro inconscio ma che, se ben sollecitate, erompono potentemente ad ogni concerto..

E domani?

Con le stesse logiche compartecipative, alle 21 del 31 gennaio, è prevista un’Introduzione alle Danze Celtiche con il gruppo di danza Triskel, a cura di Mirella Zamboni e Daniela Giraudo. Presenterà naturalmente la serata la vocalist del Labgraal Rosalba Nattero.

Come sempre, ingresso gratuito, indirizzo ancora in Piazza Statuto 15, Torino.

Tutti invitati

IL LABORATORIO DEL GRAAL, info@eco-spirituality.org, www.eco-spirituality.org, 011-530.846

FERRUCCIO CAPRA QUARELLI

La “Risata Intelligente”

Al torinese “Spazio Kairòs – Circolo Arci”, fine settimana teatrale dedicato alla “Stand Up Comedy”

Da giovedì 30 gennaio a domenica 2 febbraio

Per chi non lo sapesse. Dicesi “Stand Up Comedy” o “Stand Up Show” o “Live Comedy”“Una forma di comicità che si svolge in un teatro, in cui un comico si esibisce da solo sul palco, senza l’aiuto di musiche o altri effetti … Uno degli obiettivi principali della ‘Stand Up Comedy’ è quello di creare un legame con il pubblico facendolo ridere e divertire” (Google: “Messinscena – Associazione Culturale e Teatrale”). E ancora, tanto per fare un po’ di storia teatrale: si ritiene che la prima manifestazione di “Stand Up Comedy” siano stati gli spettacoli di “vaudeville” tenuti dall’attore americano Charlie Case, fra il 1880 ed il 1890. Da allora, tant’acqua è passata sotto i ponti e oggi quel genere di esibizione teatrale (un attore “solo al comando” in piedi sul palco) è indubbiamente fra i più gettonati dai comici nostrani e particolarmente gradito al grande pubblico.

Parte di qui, l’iniziativa di “Spazio Kairòs”, Circolo Arci e Casa Teatrale della torinese compagnia “Onda Larsen”, con sede in via Mottalciata 7 (al confine fra Barriera di Milano, Regio Parco e Aurora), di tornare a proporre dopo le prime edizioni andate in scena lo scorso anno, quattro date di “Stand Up Comedy” che sicuramente scalderanno a dovere, per gli appassionati del genere, il fine settimana in “Zona Cesarini” del mese di gennaio. Ad organizzarle è “Onda Larsen” che, in questi anni, sta lavorando molto per avvicinare nuovo pubblico, soprattutto giovane, al teatro. E, in quest’ottica, la “Stand Up Comedy” è proprio il “genere ideale” un “genere moderno”, strumento di “satira forte sulla società”, che permette ancora di ironizzare su argomenti ormai intoccabili, attraverso la trasgressione del buon costume e del politically correct”.

“Per il terzo anno consecutivo – spiega Riccardo De Leo, vicepresidente di ‘Onda Larsen’ – diamo spazio a questo genere che ha preso molto piede in Italia e anche nel nostro teatro riscuote grande successo, attirando pubblico di tutte le età. Nella nostra epoca c’è bisogno di ridere del presente e ridere di noi. La ‘stand up comedy’ è perfetta per questo scopo. Così, aggiunge: “Abbiamo selezionato artisti diversi, da Roma, Torino e Livorno, per spettacoli che non siano mai volgari e che non abbiano solo lo scopo di far ridere: vogliamo un intrattenimento di qualità che faccia riflettere e sia critico rispetto al presente. La Risata che vogliamo e che ci piace deve essere sempre una ‘Risata Intelligente. “Risata” che, in questo caso, durerà per quattro giorni, con quattro spettacoli diversi, proposti nel teatro di “Spazio Kairòs”, con inizio sempre alle ore 21.

Ad aprire i giochi (giovedì 30 gennaio) sarà il torinese Giordano Follacon un monologo irriverente (“Come tanta gente”) su ansie e contraddizioni che si celano nella vita quotidiana di un giovane.

A seguire (venerdì 31 gennaio), un altro enfant prodige torinese, Francesco Giorda, che torna in via Mottalciata con un nuovo one-man-show (“Alcune cose da dire”) firmato “Teatro Della Caduta” e dialogo aperto col pubblico che affronta l’attualità tra provocazioni e comicità tagliente in equilibrio tra fake news, allarmismi e finte paure del nostro tempo.

Quindi, sabato 1 febbraio sbaraglia il pubblico la comicità del livornese Stefano Santomauro con “God save the sex”, spettacolo che parte da una ricerca mondiale del “Censis”, che sostiene che noi “uomini dell’oggi” facciamo meno sesso della generazione precedente. Sarà un monologo al vetriolo.

Chiude (domenica 2 febbraio), da Roma, Davide Grillo con “Come se niente fosse”, una produzione “Teatro Metastasio” di Prato, dove si affronta con ironia il tema del “precariato”, del “post-fordismo” e il continuo “senso di inadeguatezza” che attanaglia il presente.

“Onda Larsen” scommette con sicurezza sul progetto e ci crede così tanto da organizzare nei suoi spazi, fra i numerosi corsi di teatro, anche un percorso dai 18 ai 99 anni (?) di “Stand Up Comedy” tenuto dall’attore, regista ed improvvisatore valenzano Dario Benedetto.

Per info: “Spazio Kairòs”, via Mottalciata 7, Torino; tel. 351/4607575 o www.ondalarsen.org

Gianni Milani

 Nelle foto: immagini spettacoli di Giordano Folla, Francesco Giorda e Davide Grillo

“Sostituisci una conviviale con una sera a teatro” con il Rotary Club Torino Duomo

Il Rotary Club Torino Duomo, nella persona del suo Presidente Raffaello Lucchese, sosterrà il Cineteatro Baretti sostituendo l’usuale serata conviviale rotariana con un evento speciale, il cui ricavato verrà devoluto al Cineteatro Baretti, che a sua volta aprirà le sue porte agli ospiti con uno spettacolo. Il titolo della serata sarà “Sostituisci una conviviale con una sera a teatro”, che avrà luogo venerdì 31 gennaio prossimo, al Cineteatro Baretti, in via Baretti 4, a Torino, con la mise en place di “Madame S. Una storia molto parigina” di Corrado Rollin. L’attrice è Olivia Manescalchi, al pianoforte Achille Lampo. Alle 20 si terrà il cenino con gli artisti e alle 21 lo spettacolo. Il contributo della serata sarà di 35 euro.

Bruna con occhi blu e una voce affascinante, madame Marguerite Steinheil è una femme fatale molto in vista nella Parigi della Belle Époque. Il suo salotto è frequentato da intellettuali di primissimo piano come Zola, Gounod, Massenet e Lalique. Nel 1899 finisce su tutti i giornali con l’accusa, neppure troppo velata, di aver causato la morte del suo amante, nientemeno che Félix Faure, Presidente della Repubblica Francese. Pochi anni dopo, nel 1908, si trova coinvolta in un nuovo scandalo che riguarda il duplice omicidio di sua madre e di suo marito. Il processo la assolve, ma la sua figura resta avviluppata dal mistero. Nel monologo brillante “Madame S. – una storia molto parigina” sarà Olivia Manescalchi a portare sulla scena Madame Steinheil. Il suo salotto risuonerà delle musiche di Gounod, Chaminade, Massenet, Marchetti, Chabrier, Satie, Hahn, Fauré, Debussy, Bonis, Severac e Saint-Saëns, eseguite dal vivo dal pianista Achille Lampo.

Il contributo per la serata è di 35 euro. Chi volesse prendere parte può contattare il Presidente del Rotary Club Torino Duomo, Raffaello Luccchese, al 347 8620735, oppure per prenotazioni e informazioni scrivere a rc.torinoduomo@gmail.com

 

Mara Martellotta

Sconcertante: ma per i Cahiers di cinéma è il miglior film del ‘24

Sugli schermi “L’uomo nel bosco” di Alain Guiraudie

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Colpisce e sconcerta. Non mantiene le promesse se è vero come è vero che tu pensi di dover vedere un buon giallo ma ti trovi davanti a cento altre cose. Perché “L’uomo nel bosco” di Alain Guiraudie, sceneggiatore e regista in solitaria, strasuccessone sugli schermi francesi e promosso anche da noi nonché insignito del Prix Louis-Delluc che è un po’ quel che il Goncourt è per la letteratura, è cento altre cose. Non prende vie dirette ma imbocca scorciatoie tra quei sentieri di bosco e montagna illuminati in autunno di giallo e marrone, prende variazioni e altri suggerimenti, crea confusione di percorso, s’inerpica e si accende. È un ritratto di gente d’oltralpe come sarebbe piaciuto alla pipa di Simenon o ai serrati intrighi di Chabrol, chiusa, sfuggente, che dice una cosa e pensa l’opposto, che non è mai quel che appare e coltiva il proprio doppio, è una favola nera che sarebbe potuta uscire dalla penna dei Grimm e quel titolo adottato da noi in luogo dell’originale “Miséricorde” può voler dirla lunga, è un giocare già a carte scoperte visto che sappiamo dopo una mezz’ora chi ha fatto fuori chi, è un manifesto omosex – con tanto d’ammiccamenti, con quei membri maschili non proprio in riposo – inquadrato con i contorni del desiderio che si fa strada qua e là, in mezzo alle inquadrature, non soltanto nel protagonista Jérémie, nella normalità di una faccia e un corpo, ma pure in quegli altri omaccioni grandi e grossi, visi feriti e corpi sfatti e massicci, per nulla patinati a portare ancora fuori strada (l’estetica non trova spazio in casa Guiraudie), dall’amichetto d’infanzia a quell’altro che gira con il fucile e minaccia ma al quale è facile ripetere come un tempo, dopo un paio di bicchieri di pastis, “mi sei sempre piaciuto”: sino al parroco, corpulento e indecifrabile (sino ad un certo punto) pure lui, tra il divino e il carnale, che preferisce confessarsi che confessare e ospita volentieri nel letto della canonica.

Nell’”Uomo nel bosco” – che, per inciso, la sacra bibbia dei Cahiers du cinéma, e un’istituzione, hanno eletto miglior film del 2024 – c’è dunque un tranquillo e assonnato paesino di una manciata di anime (è Saint-Martial, in Occitania), vaso di Pandora di segreti, dove il nostro Jérémie arriva (dalla certo più vivace Tolosa) dopo un interminabile e zigzagante percorso che occupa i titoli di testa, là chiamato per la morte del panettiere di cui fu forse giovane garzone in un misto di lavoro e affetti. Tutti attorno al tavolo della cucina di casa (quelli di cui s’è detto sopra), in aggiunta la vedova per nulla in lacrime, che si fa ospitale verso il ragazzo, non vorrai mica tornartene da te, la strada è lunga, e poi di notte, rimani qui, c’è una stanza al piano di sopra. Tentennamenti e accettazione. Ma il figlio della signora prende male l’invito e non per nulla d’accordo, vede immediatamente la liaison farsi strada e non accetta: nel bosco dove tutto il paese va per funghi, cittadini e villeggianti, tutti si ritrovano (quelli di cui s’è detto sopra) in aggiunta una coppia di gendarmi che paiono usciti dalle pagine antiche (e polverose? non poi tanto) di Collodi, a tentar di chiarire. Perché sotto quelle foglie ci sta il morto e sopra ci crescono abbondanti le morchelle – vulgo “spugnole” -, il cappello bruno e buono per farci le frittatine la sera a cena: una verità che nessuno conosce e che soltanto il rappresentante della Chiesa acutamente e giustamente intuisce, prima che stringa a sé il pargolo e si veda il gendarme, che possiede il passepartout per ogni toppa, di quelle case che sembrano prigioni di azioni e sentimenti, entrare in camera sua. Anche la signora boulangère fa gli occhi dolci al ragazzotto, più amante felicemente accondiscendente che maman dolce e protettiva: e allora come volete che termini “L’uomo nel bosco” se non con i due che si tengono mano nella mano dentro il lettone di lei?

Anche boccaccesco o commedia quantomai leggera, innaffiata di abbondante ironia, negli sguardi, nelle smorfie, nei fatti che si succedono a volte con il sorriso (dello spettatore)? parabola a tratti inspiegabile dei giorni nostri? E alle radici, un po’ Pasolini che faceva irrompere Terence Stamp dentro il suo preciso “teorema” o un po’ Visconti con le grazie del Konrad di Helmut Berger catapultato in quel “gruppo di famiglia in un interno”, un po’ Bunuel con il suo “oggetto del desiderio”, qui nient’affatto oscuro. Gli attori stanno al gioco di corpi e di desideri e di sentimenti del regista, da Félix Kysyl che s’insinua a Catherine Frot – che fu già in “Marguerite” di Giannoli, la vita di Florence Foster Jenkins cantante stonata quante mai al mondo, tanto brava da superare Meryl Streep, stesso soggetto negli States – a tutti gli altri. Sconcertante comunque in quel percorso inventato da Guiraudie di seduzione e mistero, striscianti entrambi. Prendere o lasciare, accettare oppure no (dove non mancano le riflessioni al di fuori della sala). Con buona pace di Simenon e della sua pipa.

Al Regio “L’elisir d’amore” di Donizetti nella nuova produzione di Daniele Menghini

Per la prima volta coprotagonisti i burattini e le marionette della famiglia Grilli

 

Al Teatro Regio di Torino debutta stasera, martedì 28 gennaio, in scena fino al 5 febbraio 2025, “L’elisir d’amore”, melodramma giocoso in due atti di Gaetano Donizetti sul libretto di Felice Romani. L’opera è presentata nel nuovo allestimento, firmato da Daniele Menghini, in coproduzione con il Teatro Regio di Parma. Sul podio dell’Orchestra e del Coro del Regio salirà il Maestro Fabrizio Maria Carminati e Ulisse Trabacchin istruisce il Coro. I protagonisti sono Federica Guida (Adina), René Barbera (Nemorino), Paolo Bordogna (Dulcamara), Davide Luciano (Belcore) e Albina Tonkikh (Giannetta).

“L’elisir d’amore” di Gaetano Donizetti esplora il tema della gioventù attraverso i suoi protagonisti e le loro esperienze di amore, ambizione e crescita personale. Nella visione di Daniele Menghini, Nemorino, fragile e puro, si rifugia in un mondo di marionette. L’allestimento, unendo tradizione e inventiva trasforma il percorso di Nemorino in un racconto di formazione universale e, a sua volta, il racconto d’amore in una fiaba onirica popolata da burattini e marionette, reinventando il mondo di Nemorino come un “mondo di legno” in cui il protagonista plasmerà i personaggi della sua storia con la fantasia.

Daniele Menghini ha dichiarato: “Perché in un’opera che vuole avere un carattere buffo, giocoso troviamo un’aria come ‘una furtiva lagrima’? Perché sprofondiamo in quell’abisso a pochi minuti dalla fine? E cosa scopriamo in quel baratro sull’animo del protagonista? Queste domande mi hanno costretto ad aprire un dialogo profondo con la natura di un personaggio nuovo come Nemorino […], uomo fragile che non ha ancora trovato il suo posto nel mondo, un giovane alla ricerca di sé stesso, un uomo troppo sensibile che cerca rifugio dal cinismo della realtà, un nascondiglio dagli occhi disincantati dei suoi simili, lontano dai giudizi della gente. Forse un artista, forse no, ma sceglie un palcoscenico come tana. Non sa come si vive là fuori, non sa come si ama, come fare allora? Rimesso in funzione un vecchio banco sega della falegnameria del teatro, comincia a costruirsi un mondo possibile in cui vivere, dove poter finalmente amare; un mondo di legno che risponde ai suoi desideri e prenda le forme della sua fantasia […]. Tutti i personaggi sono intagliati dalla mano di Nemorino, plasmati dalla mano di un uomo che diventa demiurgo e autore della sua storia. Si tratta di una sorta di Geppetto contemporaneo che si troverà a fare i conti con l’intemperanza delle sue creature proprio nel momento in cui, grazie alla magia della musica, esse prendono vita”.

Tra le novità assolute di questo allestimento vi è la presenza in scena dei burattini della Fondazione Marionette Grilli di Torino, capaci di creare un dialogo costante tra personaggi e cantanti. In scena prenderanno vita ben 30 burattini e marionette manovrato da Augusto Grilli. Alcuni esemplari provengono dalla storica collezione del Settecento, mentre altri sono stati realizzati appositamente per questa produzione, distinguendosi dall’originale andata in scena a Parma. Alcuni burattini raggiungono anche il metro di altezza.

L’opera è ispirata al dramma “Le philtre” del contemporaneo Eugène Scribe e, composto in appena 14 giorni, e andò in scena il 12 maggio 1832 a Milano, riscuotendo un successo tale da meritare oltre 30 repliche consecutive. La ricchezza melodica, i sentimenti e la profondità psicologica, la sua ironia rendono questo capolavoro uno dei più apprezzati del repertorio settecentesco, a metà strada tra l’opera buffa italiana, di cui conserva gli aspetti più brillanti, e una sensibilità tipicamente romantica. Nemorino, un contadino innamorato della capricciosa Andina, tenta di conquistarla con un elisir d’amore che si rivela essere un semplice vino rosso vendutogli dal ciarlatano Dulcamara. A trionfare su tutto, dopo grandi equivoci e peripezie, sarà la sincerità dei sentimenti di Nemorino.

Il prossimo titolo in programma al Teatro Regio, dal 28 febbraio all’11 marzo, sarà un nuovo riallestimento del Rigoletto, una delle opere più amate di Giuseppe Verdi, la cui regia è firmata da Leo Muscato, che ha recentemente inaugurato la recente stagione del Teatro alla Scala di Milano.

 

Mara Martellotta

“Rimanete seduti e allacciate le cinture”, OFT al Conservatorio Verdi

IL concerto di martedì 28 gennaio dell’Orchestra Filarmonica di Torino

 

Martedì 28 gennaio, alle 21, presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, si terrà il concerto “Rimanete seduti e allacciate le cinture”, in cui salirà sul palco del Conservatorio la prima delle giovani stelle protagoniste della stagione “One Way Together”. Il violoncellista Ettore Pagano, che ha nel suo bagaglio primi premi in oltre 40 concorsi, torna ospite di OFT dopo la prima applauditissima esibizione nel febbraio 2023.

Pagano e l’orchestra, diretti dal direttore musicale di OFT Giampaolo Pretto, eseguiranno il Concerto n.2 in si minore per violoncello e orchestra op.104 di Antonin Dvořák, considerato tra i più concerti scritti per questo strumento solista.

Il Concerto n.2 per violoncello e orchestra di Dvořák è uno tra i più suonati e registrati. Fu l’ultimo dei concerti del compositore e fu scritto nel 1894-1895 per un suo amico, il violoncellista Hanuš Wihan, ma eseguito per la primo volta dal violoncellista inglese Leo Stern. È riconosciuto come uno dei grandi capolavori di Dvořák e risulta un’opera di grande intensità, in cui l’orchestra dialoga armoniosamente con i virtuosismi del violoncello, ed è stata composta durante il soggiorno americano del musicista. Dvořák vi mise mano anche in seguito tornato in Europa, e il brano, è anche un sorta di testamento spirituale nel quale condensa il suo amore verso la musica popolare, che nobilita e plasma in un corpo nuovo attraverso trame talora malinconiche, talora travolgenti.

L’OFT nella seconda parte della serata eseguirà la Sinfonia n.2 in do maggiore op.61 di Robert Schumann. Frutto di anni dolorosi, la Sinfonia prende vita mentre il celebre compositore è tormentato dal dolore all’orecchio e dall’insonnia. Verso la fine del 1945 l’estro creativo di Schumann porta nell’arco di pochi giorni la stesura effettiva dell’opera, un lavoro comunque lungi dall’essere compiuto, poiché soltanto l’anno successivo il compositore approderà alla stesura finale e alla prima esecuzione in pubblico, avvenuta il 5 novembre del 1846 al Gewandhaus di Lipsia sotto la direzione del Mendelssohn. Suddivisa in 4 movimenti, risente dell’influenza di Beethoven e di quella di Bach, essendo lui e l’amata moglie Clara, in quel periodo, impegnati nello studio dell’arte del contrappunto. Il risultato tuttavia è un lavoro unico, dove le miserie della vita vengono elevate a lirismo e trasformate in una musica che irradia una poetica serenità.

Il viaggio musicale di gennaio targato OFT è introdotto da un titolo, “Rimanete seduti e allacciate le cinture”, che ne riassume potenza e senso, nonché raccontato attraverso l’immagine che accompagna il concerto, realizzata con la tecnica del collage sulla base dei brani in programma e delle suggestioni personali offerte da Ettore Pagano. Un percorso suggestivo completato dal microracconto che apre il concerto del Conservatorio, scritto appositamente per l’OFT dal giornalista e musicista Lorenzo Montanaro. La lettura del testo è affidata all’associazione Liberi Pensatori Paul Valery e all’Accademia di Formazione Teatrale Mario Brusa di Torino.

Il concerto di martedì 28 gennaio al Conservatorio, alle 21, in piazza Bodoni, è preceduto sempre da due momenti di prova aperti al pubblico. L’OFT offre la possibilità di vedere i suoi musicisti al lavoro la domenica mattina, mentre studiano e si esercitano con il direttore costruendo il concerto nota dopo nota, e lunedì mentre eseguono l’ultima prova prima della grande serata al Conservatorio del martedì. La prova generale è in calendario lunedì 27 gennaio alle ore 18.30 presso il teatro Vittoria di via Gramsci 4, a Torino.

 

Mara Martellotta

Rock Jazz e dintorni a Torino. Il trio Tavolazzi-Zirilli-Di Gennaro e Daddy G

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Alle OGR il trio Tavolazzi-Zirilli-Di Gennaro. Al Blah Blah il progetto Rome+Guest TBA.

Mercoledì. All’Osteria Rabezzana suona il quartetto di Federico Ponzano. A Eataly Lingotto si esibisce Leo Pari.

Giovedì. Alla Divina Commedia sono di scena i Soul Time Band. Al Cafè Neruda suona Simona Palumbo Latin Quartet. Il trombonista Gianluca Petrella è di scena al Banco. All’Off Topic Didie Cara presenta: Canzoni al telefono.

Venerdì. Alla Divina Commedia si esibisce la Marconi Blues Band. Al Folk Club è di scena Dalen. Al Magazzino sul Po si esibisce Ella Nadì. Al Blah Blah suonano gli Extrema.

Sabato. Al Magazzino sul Po sono di scena i Dub Pigeon. Al Blah Blah suonano i Game Over+ Damnation. Allo Ziggy si esibiscono i Witchunter+Axeblade. Alle OGR è di scena Daddy G.

Pier Luigi Fuggetta