SPETTACOLI- Pagina 29

Rock Jazz e dintorni a Torino. I Fratelli di Soledad e i La Crus

GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. A Piazza dei Mestieri si esibiscono i Trelilu. Il Blah Blah compie dieci anni. Per il compleanno suoneranno i The Stems.

Mercoledì. A Piazza dei Mestieri suona il trio del pianista Antonio Faraò. All’Osteria Rabezzana è di scena l’Orchestra Terra Madre. Al Blah Blah si esibiscono i Fratelli di Soledad. Al Teatro Colosseo è di scena Michele Bravi.

Giovedì. Al Blah Blah suonano gli Extrema. All’Hiroshima Mon Amour sono di scena i La Crus. Al Magazzino sul Po suonano gli Indianizer.

Venerdì. Al Blah Blah si esibiscono i The Hormonauts.

Sabato. Al Blah Blah suonano i The Peawees. Al Magazzino sul Po sono di scena i Fusaifusa.

Pier Luigi Fuggetta

La Damnation de Carmen

Una rielaborazione dalla Carmen di Bizet e P.Brook;  spettacolo in lingua francese e di tipo collettivo che coinvolge cantanti lirici, coro, musicisti, giovani studenti e cittadini. 
Intero € 5,00 Ridotto € 3,00 (under 25/over 65)
 
ACQUISTO BIGLIETTI:
INFO liricatamagno.to@gmail.com 389 0606202
 
CON LA PARTECIPAZIONE DEL CORO DI VOCI BIANCHE “GOCCE D’ORO” DELL’I.C CADUTI DI CEFALONIA.
Il progetto è vincitore dell’avviso pubblico “Circoscrizione che spettacolo dal vivo!2024” con il contributo della città di Torino.

Società Culturale Artisti Lirici Torinese

“Francesco Tamagno”

Via Pietro Giuria, 40 – 10126 Torino

La Torino oscura di Profondo Rosso

Cinquant’anni fa, nel settembre del 1974, iniziavano a Torino le riprese di Profondo Rosso, un film che sarebbe diventato un riferimento classico per gli appassionati di cinema, uno dei migliori thriller italiani di sempre. Il regista Dario Argento per la terza volte sceglieva la prima capitale d’Italia e le sue atmosfere magiche dove si scorgono, oltre alle piazze e alle vie più note del centro, il Teatro Carignano, la Galleria San Federico e piazza CLN, dove si riconoscono le fontane di fronte alle quali Gabriele Lavia e David Hemmings assistono al primo terribile delitto del film, quello della sensitiva Helga Ullman ( l’attrice Macha Méril). Hemmings (che nel film interpretava il pianista inglese Marc Daly ) incrociò sulla collina torinese alcune dimore importanti come Villa della Regina (residenza storica dei Savoia), lungo la Strada Comunale Santa Margherita, per poi raggiungere l’obiettivo della sua ricerca: Villa Scott, in Corso Giovanni Lanza, 57.

 

È quella, infatti, la lugubre “villa del bambino urlante” che si trova in Borgo Po, sulle colline della città: un edificio bellissimo, uno degli esempi più straordinari dell’art decò. “L’avevo scoperta per caso — confessò il regista — mentre giravo in auto in cerca di posti interessanti dove girare il film. La villa era in realtà un collegio femminile diretto dalle monache dell’Ordine delle Suore della Redenzione e, siccome ne avevo bisogno per un mese, offrii alle occupanti una bella vacanza estiva a Rimini, dove si divertirono tantissimo. Con noi restò una monaca-guardiano, che sorvegliò le riprese con austerità”. Un’ulteriore curiosità merita di essere segnalata. Quando Marc, nel film suonò al campanello di casa del suo amico Carlo, si trovò di fronte la madre di lui (Clara Calamai) che lo fece entrare in un appartamento ricco di cimeli e foto d’ogni sorta. La casa era davvero quella dell’attrice e, quindi, ciò che si vede nel film era probabilmente in gran parte ciò che davvero c’era in quell’appartamento nel 1974, diventato set per l’ultima avventura cinematografica della grande interprete del cinema italiano. Il film, quinta prova dietro la macchina da presa per Dario Argento, uscì nelle sale il 7 marzo 1975 e lo consacrò, grazie al successo, come il vero maestro del brivido made in Italy.

Marco Travaglini

Equinozio d’autunno ai Musei Reali

Una serata speciale con l’apertura straordinaria dalle 19.30 alle 23.30del Museo di Antichità al costo speciale di 5 euro e, nel Giardino Ducale, con lo spettacolo Cabaret Vertigo a cura di Fondazione Cirko Vertigo e Centro di Produzione blucinQue Nice.

Sabato 21 settembre 2024, ai Musei Reali di Torino si tiene l’ultimo appuntamento con il nuovo format Echi di antichità, un palinsesto di performance teatrali e di spettacoli che, al calar della sera, esplora connessioni tra arte antica e contemporanea, valorizzando il patrimonio dei Musei Reali. Echi di antichità è parte di Estate Reale, la tradizionale rassegna di musica, teatro e svago, organizzata dai Musei Reali con il sostegno della Direzione Generale Spettacolo del Ministero della Cultura, che quest’anno celebra il 300° anniversario del Museo di Antichità, una delle istituzioni più longeve d’Europa.

 

Come anticipazione delle GEP – Giornate Europee del Patrimonio (European Heritage Days), la più estesa e partecipata manifestazione culturale d’Europa, promossa dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea e coordinata per l’Italia dal Ministero della Cultura, sabato 21 settembre 2024 è in programma la serata Equinozio d’Autunno, che prevede l’apertura serale dalle 19.30 alle 23.30, con uno straordinario percorso di visita al Museo di Antichità al costo speciale di 5 euro.

 

Nel corso di Equinozio d’Autunno, alle ore 21 nel Giardino Ducale si può assistere a Cabaret Vertigo, a cura della Fondazione Cirko Vertigo e del Centro di Produzione blucinQue Nice, uno spettacolo all’insegna del circo contemporaneo. Gli artisti di Fondazione Cirko Vertigo, acrobati e danzatori provenienti da tutto il mondo, portano in scena numeri inediti. Tra questi si segnalano le performance sulle cinghie aeree di Sara Frediani e Nicolas Jacques Francois Benezech-Imbert, quelle sui tessuti aerei di Elena Andreasi e Filippo Vivi, o ancora l’originale numero di multicorda di Angel Villa. Cerchio aereo, mano a mano e corda molle saranno le altre discipline portate in scena da un cast internazionale.

 

Per i programmi e i costi delle iniziative consultare il sito ufficiale dei Musei Reali: https://museireali.beniculturali.it/; per informazioni sui singoli eventi, scrivere a: mr-to.eventi@cultura.gov.it

 

“Ci vorrà molto per trascinarmi via da te”

MUSIC TALES LA RUBRICA MUSICALE

Ci vorrà molto per trascinarmi via da te

Non c’è niente che cento o più uomini potrebbero fare

Benedico le piogge laggiù in Africa

Ci vorrà un po’di tempo per fare le cose che non abbiamo mai fatto

I cani selvatici ululano nella notte

Mentre crescono irrequieti desiderando qualche solitaria compagnia

So che devo fare ciò che è giusto

Sicuro come il Kilimangiaro si eleva come l’Olimpo sopra il Serengeti

Cerco di curare ciò che c’è nel profondo, spaventato da ciò che sono diventato”

Sono certa che se dico “Toto” tutti voi sappiate di chi parlo; ma potrebbe esserci qualcuno che ha sentito Africa ma magari sa poco della band che l’ha portata alle classifiche mondiali.

I Toto sono un gruppo musicale rock statunitense formatosi a Los Angeles nel 1976, famosi per uno stile musicale che combina elementi provenienti dalla musica rock, in particolare progressive rock, hard rock, con pop, soul, funk, R&B e jazz, che li rende apprezzati da un pubblico molto variegato. Durante la loro carriera hanno pubblicato, ad oggi, quattordici album in studio, otto dal vivo, una colonna sonora di film (Dune del 1984), diverse raccolte di successi e venduto più di 40 milioni di dischi.

Forse non tutti sanno che la scelta del nome della band deriva dal batterista Jeff Porcaro, che al momento della registrazione delle prime demo aveva appena visto il film Il mago di Oz, in cui il cane di Dorothy, la protagonista del film, si chiama “Toto”. Toto, dunque, venne utilizzato da Jeff Porcaro per personalizzare le prime cassette-demo registrate in studio. Solo successivamente il nome divenne definitivo: fu David Hungate, bassista del complesso, a far notare che in Latino la parola toto significa “totale”, “che comprende tutto”. Toto venne così ritenuto il nome ideale per identificare il repertorio musicale della band che nella sua carriera avrebbe abbracciato a 360 gradi tutti i generi.

Il singolo Africa dei Toto, rilasciato il 10 maggio 1982 in Europa e qualche mese più tardi, il 30 ottobre 1982, negli Stati Uniti d’America, è diventato nel tempo un brano conosciuto in tutto il mondo e amato da milioni di persone.

Appartenente all’album “Toto IV” e scritta nel 1981 da David Paich e Jeff Porcaro, Africa ha conquistato il cuore del pubblico e ha raggiunto la vetta della classifica Billboard Hot 100 negli Stati Uniti.

Nel video musicale, diretto da Steve Barron, la band si trova all’interno di una biblioteca, mentre vengono mostrati spaccati della cultura africana.

La canzone è stata utilizzata innumerevoli volte in film e serie televisive, ma ci furono polemiche quando la CBS la utilizzò durante la copertura televisiva del funerale dell’ex presidente sudafricano, Nelson Mandela.

Nonostante questa controversia, Africa continua a rimanere un brano emozionante e coinvolgente riguardo al Continente africano e ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della musica.

L’aria, in Africa, ha un significato ignoto in Europa: piena di apparizioni e miraggi, è, in un certo senso, il vero palcoscenico di ogni evento.”

Karen Blixen

Adoro la versione di questa ragazza… spero piaccia anche a voi

CHIARA DE CARLO

https://www.youtube.com/watch?v=0xLvn5wU68o

Chiara vi segnala i prossimi eventi …mancare sarebbe un sacrilegio!

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Carlo Chatrian è il nuovo direttore del Museo nazionale del Cinema

Carlo Chatrian ha ricevuto oggi l’incarico di Direttore del Museo Nazionale del Cinema – Fondazione Maria Adriana Prolo, e resterà in carica per un quinquennio.

 

La scelta di Carlo Chatrian è stata unanime. Il Comitato di Gestione dell’Ente ne ha apprezzato la visione strategica, maturata nel corso della lunga esperienza internazionale, e la notevole chiarezza di vedute in relazione al posizionamento del Museo negli anni a venire, ritenendo il suo profilo il più idoneo a ricoprire il ruolo di Direttore della Fondazione.

 

«Accolgo questa nuova avventura con entusiasmo», dichiara Carlo Chatrian. «Non vedo l’ora di iniziare a lavorare con il personale del Museo e di affiancare la loro competenza e professionalità mettendo al servizio di quest’istituzione, che sento vicina, le conoscenze maturate in anni di lavoro all’estero e la passione che da sempre mi anima».

 

Il Comitato ringrazia Domenico De Gaetano per aver guidato il Museo in questi anni complessi, riuscendo nell’impresa di far crescere i visitatori e renderlo un polo culturale attrattivo e di caratura internazionale, aprendolo ai nuovi linguaggi del cinema.

 

Carlo Chatrian (Torino, 1971), scrittore e giornalista, ha iniziato la sua carriera collaborando con riviste di cinema. È stato programmatore e consulente di diversi e istituzioni: Museo Nazionale del Cinema di Torino, Filmmaker Doc di Milano, Alba International Film Festival (di cui è stato anche vicedirettore), Courmayeur Noir in Festival, Festival dei popoli di Firenze, Cinéma du Réel di Parigi, Cinémathèque suisse di Losanna, Visions du Réel di Nyon e direttore della Fondazione Film Commission Vallée d’Aoste.

Dal 2012 al 2018 è stato direttore artistico del Festival di Locarno, e dal 2020 al 2024 direttore artistico del Festival di Berlino.

‘Manon Manon Manon’, un viaggio affascinante per la prima volta al Regio

‘Manon Manon Manon’ rappresenta un viaggio affascinante che, per la prima volta in Italia, il teatro Regio di Torino propone dal 1 al 29 ottobre 2024. Si tratta di una lunga soggettiva dedicata  a Manon Lescaut, giovane protagonista del romanzo dell’abate Prévost che, a partire dal suo successo settecentesco, ha ispirato ben tre compositori: Daniel Auber, che ha dato vita a Manon Lescaut nel 1856, Jules Massenet, che compose la sua Manon nel 1884 e Giacomo Puccini che ne scrisse nel 1893. Si tratta di tre opere autonome ma complementari, con tre direttori d’orchestra, tre interpreti per una protagonista unica, tre diversi cast per una trilogia che si compone di tre nuovi allestimenti e ventuno recite in un mese, una vera e propria sfida artistica e produttiva capace di mettere in luce la forza del teatro Regio.

Punto di partenza e centro di questo progetto è  Giacomo Puccini, di cui quest’anno cade il centenario della morte e che presentò Manon Lescaut proprio al teatro Regio il 1 febbraio 1893. Puccini è  per il teatro Regio un autore fondamentale,  visto che scelse il teatro subalpino per due prime assolute e il sovrintendente del teatro Regio, Mathieu Jouvin e il suo direttore artistico Cristiano Sandri hanno presentato ben sette titoli, per riservare uno spazio speciale alla Manon all’inizio della stagione 2024/2025.

Deus ex machina è il regista Arnaud Bernard, cui è stata affidata la messinscena dei tre spettacoli e che ha scelto di raccontarli sotto la lente di ingrandimento del cinema, attraverso tre epoche iconiche della cinematografia francese, così strettamente legata a Torino “città del cinema”.

“Queste tre opere danno vita – spiega Mathieu Jouvin – a un unico personaggio di incredibile fascino, che risulta scolpito sotto tre punti di vista. Benché composte nell’arco di appena quaranta anni tra il 1856 e il 1893, rappresentano l’evoluzione del gusto musicale di tre secoli, dal Settecento al Novecento. Auber  guarda al belcanto, Massenet rappresenta in pieno il linguaggio dell’Ottocento francese, mentre Puccini si proietta verso la modernità,  anticipando sensibilità musicali del XX secolo.Un’occasione unica e affascinante che, per me, ha il sapore di una degustazione di vini. Come ogni annata, ogni terreno, ogni vignetomettono in luce le caratteristiche di uno stesso vitigno, così ogni allestimento saprà esaltare le differenze di un’unica protagonista, a volte frivola, a volte torturata, a volte ribelle. Il teatro sarà  aperto ogni giorno e il pubblico, turisti compresi, potranno assistere ogni sera a un titolo diverso, scegliendo le date del mese di ottobre. Manon Manon Manon sarà al centro dell’interesse europeo, perché il teatro Regio ospiterà dal 24 al 26 ottobre 2024 la Conferenza d’Autunno di Opera Europa, principale organizzazione europea che riunisce teatri e festival lirici di oltre 44 Paesi”.

Pubblicato per la prima volta nel 1731 come Histoire du Chevalierde Grieux et de Manon Lescaut, ultimo capitolo dell’ampia opera di Antoine Francois Prévost ‘Mémoires et aventure d’un hommede qualité’, il romanzo narra dell’amore travagliato tra un giovane studente divenuto cavaliere, Des Grieux, e l’affascinante e volubile Manon Lescaut.

Punto di partenza del regista Arnaud Bernard è  la domanda “Chi sono le tre Manon?” la Manon di Prévost è  piuttosto avventurosa, ma anche una donna libera che scopre solo tardi il vero amore. La Manon di Auber è un uccello in trappola, quella di Massenet una donna alla ricerca di sé stessa, per Puccini una donna libera e ribelle. È l’unione di tutte le Manon a fare Manon, rappresentare le tre Manon è il punto centrale di questa impresa colossale. Le tre opere sono autonome e si reggono nella loro indipendenza, ma sono le differenze a alimentarsi a vicenda. Di qui l’idea di pensare a Manon come ‘Manon Manon Manon’, uno spettacolo in tre serate con un fil rouge che le accomuna, il cinema  o meglio tre epoche simbolo del cinema francese.

Per Puccini il punto di vista sarà quello del realismo poetico del cinema francese degli anni Trenta, quello de Il porto delle nebbie, di Amanti perduti e l’Angelo del male, il cinema di Jean Gabin e Michèle Morgan, che romanticizza, mettendo in risalto, le questioni drammatiche. Per Massenet saranno Brigitte Bardot e la Parigi anni Sessanta, contraddistinti dall’emancipazione femminile, dal ruolo della femme fatale, anticonformista, con i suoi atteggiamenti ribelli, il lato selvaggio, l’emblema della tentazione e del peccato.

L’estetica  del cinema muto è la chiave per interpretare al meglio la Manon di Auber, la più fragile, la più delicata, la più vecchio stile delle tre Manon. È l’occasione per ricordare non solo Georges Meliès, ma anche Alice Guy, una donna oggi sconosciuta, che fu la prima regista nella storia del cinema.

“La Manon di Auber – spiega Arnaud Bernard- costituirà il legame tra il nostro progetto e Torino, la città dove è nato gran parte del cinema italiano e che ha sviluppato maggiori produzioni di fama internazionale “.

Le tre produzioni vedranno impegnati l’Orchestra e il Coro del Teatro Regio, istruito dal maestro Ulisse Trabacchin.

L’inaugurazione sarà martedì 1 ottobre con Manon Lescaut di Giacomo Puccini su libretto di Luigi Illica, Domenico Oliva e Marco Praga. In scena per sette recite fino a sabato 26 ottobre, sotto la direzione del maestro Renato Palumbo, tra i massimi esperti mondiali d’opera italiana. Nel ruolo del titolo protagonista Erika Grimaldi, Roberto Aronica in quello di Renato Des Grieux, Alessandro Luongo è  Lescaut e Carlo Lepore è Geronte di Levoir.

Nei due ruoli principali si alterneranno Maria Teresa Leva e Carlo Ventre.

Sabato 5 ottobre alle ore 19 andrà in scena Manon di Jules Massenet, su libretto di Henry Meilhac e Philippe Gille, in scena per sei recite fino a martedì 29 ottobre,  sotto la direzione del maestro Evelino Pidò, nato a Torino ma residente a Parigi, il più francese dei grandi direttori d’orchestra italiani. L’opera debuttò all’Opera Comique di Parigi nel 1884, ottenendo uno stravolgentesuccesso. Giovedì 17 ottobre alle ore 19 il Regio presenterà in prima esecuzione a Torino, Manon Lescaut di Daniel Auber su libretto di Eugene Scribe, in scena per cinque recite fino a domenica 27 ottobre, per la direzione del maestro Guillaume Tournaire, che debutta al teatro Regio.

Tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta dell’Ottocento Daniel Auber e il drammaturgo Eugène Scribe furono i veri protagonisti del teatro parigino dell’Opera Comique e il segreto del loro successo consisteva nel mettere in scena drammi in cui i protagonisti affrontavano difficoltà di gravità  crescente, abbinati a partiture leggere e melodie irresistibili.

In abbinamento alla trilogia su Manon, in collaborazione con il teatro  Regio, il Museo Nazionale del Cinema presenterà un omaggio al cinema francese venerdì 1, sabato 2 e domenica 3novembre; tra i film in programma anche Manon di Henri Georges Cluzot, Vie privée di Louis Malle, La Bete Humaine di Jean Renoir e Le Quai des brumes di Marcel Carne.

MARA MARTELLOTTA

Rock Jazz e dintorni a Torino: il duo Giddens-Turrisi e i The Gories

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Alle Cricca Matteo Castellano , Orlando Manfredi e Jacopo Perosino, rendono un tributo a  Luigi Tenco e Johnny Cash.

Giovedì. All’Osteria Rabezzana si esibiscono i Moi-Gea. Allo Spazio 211 punk con i The Gories. Al Sound Garden dell’Hiroshima Mon Amour è di scena Emma Nolde. Inaugurazione della nuova stagione per il Folk Club con il duo Giddens- Turrisi per 2 serate consecutive.

Venerdì. Al Magazzino sul Po suonano i GO!YA!.

Sabato. Al Blah Blah si esibiscono i Machno’s. Al Sound Garden dell’Hiroshima, concerto in favore di Casa UGI con l’esibizione del gruppo Mon-Keys.

Pier Luigi Fuggetta

Peter Greenaway al Museo Nazionale del Cinema di Torino

 

 

Lunedì 23 settembre 2024, alle 20.30, al Cinema Massimo, verrà presentato il libro “100 disegni della Mole” e il volume “Greenaway – morte e decomposizione del cinema” di Stefano Bessoni. A seguire la proiezione del film “L’alfabeto” di Peter Greenaway di Saskia Boddeke. Martedì 24 settembre 2024, alle 18.30, il Museo Nazionale del Cinema darà vita a una live performance con il regista e la consegna del premio “Stella della Mole”. Il Museo Nazionale del Cinema di Torino celebra il genio creativo dell’artista britannico Peter Greenaway, considerato uno dei più grandi registi sperimentali viventi al mondo. Greenaway è autore di film magistrali, quali “I misteri del giardino di Compton House” del 1982, “Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante” del 1989, “L’ultima tempesta” del 1991 e la trilogia de “Le valigie di Tulse Luper”; mostra un preponderante interesse per l’arte pittorica che trasporta nei suoi lavori, sempre caratterizzati da immagini forti e tematiche estreme. Con il suo stile inconfondibile e la sua capacità di reinventare il linguaggio cinematografico, Greenway propone una importante riflessione sul ruolo dell’arte visiva nel cinema contemporaneo, molto più importante dell’intreccio narrativo e della spettacolarità.

“In che modo la Mole Antonelliana echeggia il cinema, se pensiamo che l’edificio venne terminato nel 1939 in Italia, sette anni prima che il cinema fosse inventato in Francia nel 1895 – racconta Peter Greenaway – l’architettura è esotica e bizzarra, difficilmente definibile come convenzionale, ma che vale la pena proteggere. Stranamente una struttura per tutte le stagioni, un po’ come il cinema stessa, e forse vi è una corrispondenza. L’edificio è molto visibile e rappresentativo per Torino, come la Tour Eiffel lo è per Parigi, e altrettanto liberamente interpretabile. Si diceva che tutto esistesse solo per essere messo in un libro. Ora possiamo dire che tutto esiste per essere messo in un film, e poiché sembra che il cinema stia morendo, un giorno si dirà che tutto esiste per essere messo in un museo del cinema”.

“Sono passati quasi trent’anni da quando Peter Greenaway è entrato nella Mole Antonelliana – sottolinea Enzo Ghigo, Presidente del Museo Nazionale del Cinema – in questi decenni il monumento simbolo di Torino è diventato uno dei musei più importanti al mondo, è stato visitato da milioni di persone e ha ospitato molte delle star più importante del cinema. Il ricordo della Mole è rimasto vivido nel cuore e nella mente di Greenaway, al punto da diventare quasi un’ossessione, tanto da raccontarla e disegnarla con una penna e una matita su quello che aveva sottomano: ritagli di giornale, di libri, filtri di caffè. Il grande regista britannico ha plasmato cento variazioni del capolavoro di Alessandro Antonelli, e abbiamo ritenuto fondamentale vivere la sua arte sia con una live performance sia con la stampa di un volume che racconta le cento anime della Mole Antonelliana”.

Martedì 24 settembre, alle ore 18.30, avverrà la consegna del premio “Stella della Mole”, il riconoscimento che viene assegnato a figure di spicco del cinema internazionale, che con la loro arte hanno dato contributi significativi al mondo del cinema. A seguire, Peter e Pip Greenaway saranno i protagonisti di una live performance che include il reading di una selezione di trenta racconti brevi scritti da Greenway, e mai pubblicati, raccolti nel libro “He read deep into the night”. Di lunghezza variabile tra le due e le venti righe, sarà l’occasione per ripercorrere il rapporto tra l’ambito letterario e la narrazione cinematografica. Seguirà la proiezione del cortometraggio “The missing Nail”, progetto dedicato all’Ultima Cena di Leonardo, un’opera multimediale unica e capace di fondere narrazione, docufilm e musica per svelare misteri irrisolti aperti da anni. Verrà presentato in anteprima mondiale il volume “100 disegni della Mole”, a cura di Domenico De Gaetano, lunedì 23 settembre alle 20.30 presso il Cinema Massimo. Il volume è edito da Silvana Editoriale. La serata sarà anche l’occasione per presentare il volume “Greenaway- morte e decomposizione del cinema” di Stefano Bessoni, realizzato e pubblicato da Bakemono Lab in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema, che lui stesso definisce “un quaderno di appunti, riflessioni e illustrazioni su Peter Greenaway, colui che mi ha fatto capire che un film non è che un contenitore illimitato in cui inserire concetti, teorie e ossessioni”. A seguire, Greenaway e Saskia Boddeke introdurranno la proiezione di “The Greenaway Alphabet”, di Saskia Boddeke, moglie del regista e artista innovativa visiva e multimediale che in questo documentario racconta il marito in maniera ironica e sperimentale, seguendo un alfabeto filmico, poetico e surreale. Le tematiche care al regista vengono sviluppate attraverso uno scambio generazionale con la figlia Pip.

 

Mara Martellotta

La cultura dietro l’angolo: feste di fine estate

Riprendono dopo la pausa estiva gli appuntamenti de La cultura dietro l’angolo, che dallo scorso maggio porta la cultura in tutta la città. Obiettivo della manifestazione, giunta alla sua terza edizione, è la costruzione di relazioni di comunità e per questo, più che ai grandi numeri, mira alla cura e alla valorizzazione di ogni persona coinvolta. Il primo appuntamento di settembre saranno le feste di fine estate, giovedì 12 e venerdì 13 settembre, tra concerti, spettacoli teatrali, performance artistiche, giochi e molto altro nei dieci presidi territoriali.

LE FESTE DI FINE ESTATE

Ognuna delle dieci feste nasce dalla co-progettazione di un ente culturale e di un presidio territoriale e sarà un’occasione per promuovere e far scoprire alla cittadinanza tutti gli eventi e le opportunità del ricco programma dell’edizione 2024 , che conta oltre 240 attività culturali diffuse in tutto il territorio cittadino.

Giovedì 12 settembre 2024

Dalle 16:30 la Biblioteca civica Don Milani ospiterà Spiriti della Luna, una lettura teatrale di Lucilla Giagnoni a cura di TPE – Teatro Piemonte Europa; dalle 17 Più Spazioquattro ospiterà Gold Show, uno spettacolo teatrale di e con Giorgia Goldini, a cura di Fondazione TRG; dalle 17 la Casa del Quartiere di San Salvario ospiterà un laboratorio tra scatti di polaroid e le suggestioni del concerto di Shuai Kanno, a cura di Gallerie d’Italia; dalle 17 il Centro Interculturale ospiterà il laboratorio Di foglia in foglia, ispirato al tema del paesaggio e ai lavori dell’artista Stefano Arienti, a cura di GAM – Galleria d’Arte Moderna; dalle 17 la Biblioteca civica Calvino ospiterà Tubology – La scienza del tubo, uno spettacolo bizzarro e sorprendente, a cura di CentroScienza Onlus.

Venerdì 13 settembre 2024

Dalle 17 Beeozanam ospiterà il laboratorio Storie egizie a colori, a cura del Museo Egizio; dalle 17 Fabbrica delle E / Binaria ospiterà lo spettacolo Tubology – La scienza del tubo, a cura di CentroScienza Onlus; dalle 17 i Bagni pubblici di Via Agliè ospiteranno Dante Giullare, incontro spettacolare di e con Matthias Martelli, a cura del Teatro Stabile di Torino; dalle 17:30 la Casa nel Parco ospiterà il concerto di Kosobate Quartet a cura di Unione Musicale; dalle 18:30 Officine Caos – Casa del Quartiere Vallette ospiterà la lettura teatrale Se ci sei batti un colpo con Irene Ivaldi, a cura di TPE – Teatro Piemonte Europa.

LA CONNESSIONE CON MITO PER LA CITTÀ

Con la terza edizione, La cultura dietro l’angolo rafforza la sinergia con MITO per la Città – la rassegna che affianca la programmazione principale di MITO SettembreMusica con l’aspirazione di coinvolgere anche chi, per varie ragioni o impedimenti, non potrebbe partecipare al festival -, portando piccoli concerti e interventi musicali secondo il seguente calendario.

Giovedì 12 settembre h 17, Biblioteca civica Don Milani: Three Bones, trio di tromboni

Giovedì 12 settembre h 18, Casa del Quartiere di San Salvario: Shuai Kanno, pianoforte

Venerdì 13 settembre h 18, Beeozanam: Psyché, quartetto di flauti

Sabato 14 settembre h 18, Bagni Pubblici via Aglié: Psyché, quartetto di flauti

Martedì 17 settembre h 17, Casa del Quartiere Vallette: TrentaDuo, duo di contrabbassi

Mercoledì 18 settembre h 17, Biblioteca civica Calvino: Psyché, quartetto di flauti

Giovedì 19 settembre h 17, Centro Interculturale: Shuai Kanno, pianoforte

PROSEGUE IL PROGRAMMA DELLA TERZA EDIZIONE

Riprende da settembre il programma principale degli appuntamenti de La cultura dietro l’angolo, che proseguirà fino a dicembre con un ricco calendario di appuntamenti gratuiti di musica, teatro, scienza, arte, storia e fotografia, consultabile sul sito www.laculturadietrolangolo.it.

La card

Per partecipare alle attività de La cultura dietro l’angolo basterà recarsi in uno dei dieci presidi territoriali, dove verrà rilasciata una tessera, che permette anche di accedere gratuitamente o a prezzi scontati a preziose proposte e occasioni culturali. La card consente infatti di visitare gratuitamente le collezioni permanenti del Museo Egizio, della GAM e delle Gallerie d’Italia fino alla fine dell’anno e di usufruire di riduzioni sul prezzo dei biglietti per concerti, spettacoli e incontri delle stagioni di Unione Musicale, TPE, Fondazione TRG, Teatro Stabile di Torino e Associazione CentroScienza Onlus. I biglietti, in numero limitato per ciascuno spettacolo, sono acquistabili esclusivamente recandosi nei diversi presidi territoriali muniti di card.

I partner

La cultura dietro l’angolo è un progetto della Fondazione Compagnia di San Paolo e della Città di Torino, in collaborazione con la Fondazione per la Cultura Torino. L’iniziativa è sviluppata con la Fondazione Ufficio Pio, Arci Torino, la Rete Case del Quartiere, la Rete di Torino Solidale. La realizzazione del programma 2024 è resa possibile grazie alla sinergia, all’impegno collettivo e allo scambio di competenze tra queste realtà e tutti i soggetti coinvolti nella co-programmazione e nella co-progettazione, che per quest’anno sono: Associazione CentroScienza Onlus, Museo Egizio, Unione Musicale, Fondazione TRG, TPE – Teatro Piemonte Europa, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, Gallerie d’Italia – Torino di Intesa Sanpaolo, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, coordinati dall’Associazione Abbonamento Musei, in collaborazione con dieci presidi civici territoriali: Casa nel Parco nella Circoscrizione 2; Fabbrica delle E/Binaria nella Circoscrizione 3; Più SpazioQuattro nella Circoscrizione 4; Officine CAOS – Casa del Quartiere Vallette e Beeozanam nella Circoscrizione 5; Bagni Pubblici di via Agliè, Biblioteca civica “Don Lorenzo Milani” e Centro Interculturale della Città di Torino nella Circoscrizione 6; Biblioteca civica “Italo Calvino” nella Circoscrizione 7; Casa del Quartiere di San Salvario nella Circoscrizione 8. Il programma si avvale, inoltre, del prezioso contributo di altri presidi della Rete Torino Solidale, come Cascina Roccafranca, Gruppo Abele e la Consulta per le Persone in Difficoltà.

(foto archivio)