SPETTACOLI- Pagina 198

Un concerto per l’anniversario della breccia di Porta Pia

DOMENICA 20 SETTEMBRE 2020 ORE 17.30

CONCERTO PER IL 150° ANNIVERSARIO

DELLA BRECCIA DI PORTA PIA

DOMENICA 20 SETTEMBRE alle ore 17,30 nella Sala del Parlamento del Museo Nazionale del Risorgimento italiano, l’Orchestra ARSNOVA terrà un concerto, dedicato a musiche patriottiche e risorgimentali, per l’anniversario della BRECCIA DI PORTA PIA.

Si avrà l’opportunità di risentire musiche a noi molto care e riflettere storicamente sul Risorgimento.

Programma del concerto:

  • Amilcare Ponchielli (1834-1886): ROMA! Marcia, op. 133
  • Giovan Battista Lulli (Lully) (1632-1687): MARCHE DE SAVOIE
  • Fulvio Creux (1956): Pietro MICCA. L’ASSEDIO DI TORINO DEL 1706. Evocazione musicale
  • Gaetano Pugnani (1731-1798): LA MARCIA DELLA GUARDIA
  • Paolo Giorza (1832-1914): DAGHELA AVANTI UN PASSO. Elaborazione sinfonica di Fulvio Creux
  • Michele Novaro (1818-1885): ROMA E VENEZIA. Gran Polka nazionale
  • Davide Delle Cese (1856-1938): LA BRECCIA DI PORTA PIA OSSIA IL 20 SETTEMBRE 1870. Fantasia caratteristica per Banda

Narratore: Michele D’ANDREA Direttore: Fulvio CREUX

Pier Franco QUAGLIENI ricorderà la storica data. Il concerto è gratuito, ma è previsto il pagamento del biglietto ridotto d’ingresso al Museo (6,00€) come atto di solidarietà per la forzata chiusura del medesimo. Chi vorrà potrà accedere al Museo per una visita prima dell’ora del concerto che si terrà nell’Aula del Parlamento italiano dove Roma venne votata Capitale del nuovo Regno d’Italia nel 1861.

Prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento dei posti al 3488134847, anche con sms o whatsapp.

 

(Foto Vincenzo Solano)

Il Museo del Cinema rende omaggio a Dario Argento

La mostra si tiene  occasione dei suoi 80 anni. Da febbraio a giugno 2021

In occasione dell’ottantesimo compleanno di Dario Argento, il Museo Nazionale del Cinema di Torino presenta Dario Argento – The Exhibition, la prima grande mostra dedicata al grande maestro italiano del cinema internazionale.

Prodotta in collaborazione con Solares Fondazione delle Arti di Parma e curata da Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema, e Marcello Garofalo, la mostra verrà allestita all’interno della Mole Antonelliana e sarà inaugurata nel mese di febbraio 2021.

“È il nostro primo grande appuntamento del 2021, un progetto inizialmente previsto nell’autunno del 2020, proprio in concomitanza con il compleanno del regista e slittato a causa dell’emergenza Covid – afferma Enzo Ghigopresidente del Museo Nazionale del CinemaUn doveroso omaggio a uno dei grandi autori del cinema italiano e conosciuto in tutto il mondo, che ben si sposa con l’anima misteriosa e magica della Mole Antonelliana e di Torino”.

La mostra ripercorre la sua lunga carriera, proponendo un viaggio nel cinema cult del maestro del brivido attraverso tutti i suoi film (da L’uccello dalle piume di cristallo, 1970, a Dracula 3D, 2012), con centinaia di immagini, fotogrammi e fotografie inedite, installazioni, oggetti di scena, musica, manifesti, costumi, video (con testimonianze di collaboratori e fan illustri), memorabilia, raffronti con le produzioni televisive e cinematografiche odierne.

Dario Argento ha imposto uno stile talmente innovativo da essere stato variamente omaggiato (De Palma, Tarantino, Carpenter solo per citarne alcuni) e imitato, ma mai uguagliato. Il nome di Argento è conosciuto oggi internazionalmente per il contributo personale e moderno che il regista, fin dai primi titoli da lui diretti, ha saputo dare al thriller, al giallo e all’horror, allentando le maglie di una grammatica cinematografica estremamente codificata con soluzioni visive più ancorate all’irrazionale e alla dimensione onirica, oltrepassando fieramente il confine tra cinema di genere e cinema d’autore.

“Con questa mostra – affermano i due curatori Domenico De Gaetano e Marcello Garofalo – intendiamo sottolineare non tanto le valenze horror e sanguinolente del suo cinema, quanto la complessa e raffinata composizione visiva delle immagini che lo pongono come uno dei grandi maestri del cinema contemporaneo, punto di riferimento per generazioni di registi cinematografici fino alle serie televisive di questi ultimi anni.

Il legame tra Dario Argento e Torino è molto stretto. In questa città ha girato le sue prime opere e Profondo rosso, da molti considerato il suo capolavoro che è stato recentemente votato come il migliore lungometraggio di finzione girato sotto alla Mole, secondo un sondaggio realizzato dalla rivista Ciak. Ecco quindi che questa mostra è un omaggio a un grande maestro del cinema italiano, conosciuto e apprezzato a livello internazionale che può essere considerato a tutti gli effetti “torinese”.

“Sono davvero felice – dice Dario Argento – che proprio in coincidenza di questo mio importante compleanno, il Museo Nazionale del Cinema di Torino comunichi alla stampa che tra gli eventi previsti nel 2021 ci sia anche questo “omaggio” dedicato al mio cinema.  Nel corso della mia carriera, iniziata nell’ormai lontano 1970, ho avuto modo di ricevere diversi riconoscimenti in tutto il mondo, specialmente in Francia, in America, in Giappone; in Italia di recente mi hanno consegnato il David di Donatello alla carriera, ma questo riconoscimento del Museo del Cinema di Torino mi entusiasma in particolar modo, non solo perché si svolgerà in una città da me molto amata, dove ho avuto modo di girare diversi film, ma anche perché è organizzata in una sede prestigiosa, simbolica quale è la Mole Antonelliana. Mi pare un modo straordinario per far conoscere anche ai più giovani l’intero mio percorso cinematografico, accompagnandoli all’interno del mio “cinema idealista”, fatto di incubi, sogni e visioni, ove la grigia realtà non è mai arrivata e mai ci arriverà.”

L’iniziativa fa parte di Torino Città del Cinema 2020, un progetto di Città di Torino, Museo Nazionale del Cinema e Film Commission Torino Piemonte, con il sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, in collaborazione con Regione Piemonte, Fondazione per la Cultura Torino. www.torinocittadelcinema2020.it

Teatro Stabile: nuove produzioni, riprese e in prima mondiale “The spank” di Hanif Kureishi

Presentata la prima parte della stagioneNella videoconferenza programmata dallo Stabile torinese per presentare la prima parte del proprio calendario annuale, da ottobre a inizio gennaio, in collegamento dalla sua abitazione londinese, biblioteca d’obbligo alle spalle, appare il viso di Hanif Kureishi, oggi sessantaseienne, origini pakistane ed inglesi, una compagna italiana con cui vive (“forse anche per questo amo molto i vostri scrittori, la vostra letteratura”), uno degli sceneggiatori e drammaturghi più apprezzati sul panorama internazionale.

Basterebbero la scrittura cinematografica di My beautiful laundrette (1985), con l’applaudita colonna sonora di David Bowie, e di Sammy e Rosie vanno a letto (tre anni dopo), entrambi affidati alla regia di Stephen Frears o l’eco del romanzo Il Budda delle periferie per dire del suo successo. Grazie al felice rapporto che lo lega a Monica Capuani, che ne curerà la traduzione, ha affidato la prima mondiale della sua opera più recente, The spank, allo Stabile (debutto 8 dicembre al Carignano), interpreti Valerio Binasco e Filippo Dini, quest’ultimo anche in veste di regista. La storia di Sonny, dentista, e Vargas, farmacista, figli di immigrati, il raggiungimento di un successo professionale, la loro lunga amicizia fatta di confidenze e conversazioni, di chiacchiere al pub tra una birra e l’altra: poi un giorno qualcosa si incrina, si guasta, un insignificante incidente, un litigio per una donna e tra umorismo e piccoli drammi nulla sarà più come prima. Dice Kureishi: “Non mi interessa sentire degli attori recitare in una lingua che non è quella in cui io ho scritto il testo, mi interessano al contrario le reazioni di un pubblico nuovo, soltanto quando un’opera è recitata io la considero veramente completa”.

Una prima parte di stagione che poggia con sicurezza anche sulle ventimila presenze raccolte in estate grazie alle iniziative di “Summer Plays” (organizzata con la Fondazione Tpe) e Blu Oltremare (presenze soprattutto di abbonati che hanno tra l’altro rinunciato al rimborso per gli spettacoli saltati, costruendo così un quantum che ha permesso allo Stabile di stabilire un bilancio in pareggio) e che vede 163 alzate di sipario, con 32 titoli programmati di cui 9 produzioni (3 nuove produzioni esecutive, 3 nuove coproduzioni e 3 riprese, con 10 spettacoli ospiti, per la riapertura in tutta sicurezza, con presenze ridotte, di Carignano, Gobetti e Fonderie Limone. The spank è uno di quei titoli chiamati a formare un calendario definito “Diversamente classico”, una rivisitazione dei classici alla luce della drammaturgia contemporanea. Uno sguardo che si riversa ancor maggiormente in apertura di stagione (5 ottobre, ancora al Carignano) quando finalmente Binasco, portate a termine le prove che oggi fervono alle Fonderie di Moncalieri (“in questi giorni abbiamo un maestro guida, Elia Kazan”, confessa il regista e interprete mentre si chiede ancora: “perché per quest’opera non potremmo parlare di “diversamente contemporaneo”?) e che erano state interrotte con l’arrivo del lockdown, potrà debuttare con Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller, un classico sapore di tragedia greca trasposto tra gli immigrati irregolari nella Brooklyn di metà anni Cinquanta, un dramma familiare soffocato “tra i confini insopportabilmente ristretti della famiglia”. Altri interpreti Vanessa Scalera (eccezionale procuratore Imma Tataranni in tivù), Deniz Özdogan, Dario e Emmanuele Aita. Altro debutto cancellato nei mesi scorsi che vede finalmente la luce è quello di La casa di Bernarda Alba di Federico Garcìa Lorca, interpretazioni tutte al femminile (tra le altre, Orietta Notari, Francesca Mazza e Francesca Bracchino), la regia è affidata al giovane (trentaduenne) ma già affermato Leonardo Lidi, cresciuto alla scuola dello Stabile, un testo di chiusura ma anche di ricerca spasmodica di libertà e felicità, “una tragedia in cui si scontrano il conflitto tra morale autoritaria e desiderio di libertà, dominata dalla figura della madre-padrona del titolo”.

E ancora: Peachum che Fausto Paravidino ha ricavato dall’Opera da tre soldi brechtiana, a sua volta tratta da un altro “classico”, L’opera del mendicante del settecentesco John Gay (10 novembre), al suo fianco Rocco Papaleo; L’anello forte, dall’omonimo testo di Nuto Revelli, le memorie delle donne tra campagna e industria affidate alla drammaturgia (un grande lavoro di selezione fatto sulle interviste condotte negli anni Settanta in Piemonte, tra il Cuneese e le Langhe) di Anna Di Francisca e all’interpretazione di Laura Curino e Lucia Vasini. Ritornano appuntamenti già collaudati, il pirandelliano Così è (se vi pare) con la regia premiatissima di Filippo Dini, Mistero buffo di Dario Fo con Matthias Martelli per la regia di Eugenio Allegri (un testo ancora di recente contestato a 50 anni dalla sua nascita) e La signorina Felicita ovvero la Felicità, uno spettacolo scritto e interpretato da Lorena Senestro.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini: il commediografo e sceneggiatore Hanif Kureishi, di cui sarà messo in scena in prima mondiale “The spank”; due momenti tratti da “La casa di Bernarda Alba” e “Così è (se vi pare)”; Rocco Papaleo interprete di “Peachum” scritto e diretto da Fausto Paravidino

“Spaccapietre”, i fratelli De Serio raccontano il dramma dei braccianti

I fratelli torinesi  acclamati alla Mostra del Cinema di Venezia 

I fratelli Gianluca e Massimiliano De Serio hanno iniziato il tour nei cinema italiani della loro ultima opera Spaccapietre. Il film, accolto con calore pochi giorni fa al Festival del Cinema di Venezia in concorso alle “Giornate degli Autori”, è stato presentato in anteprima  mercoledì scorso ai Due Giardini e al Cinema Massimo.

Giuseppe , disoccupato per un incidente sul lavoro, rimane vedovo di Angela, morta schiacciata dalle fatiche di bracciante. Con il figlioletto Antò si trova costretto ad abbandonare la propria casa e chiedere lavoro in un podere e un tetto nella baraccopoli che ospita i lavoratori stagionali per la gran parte immigrati. I protagonisti precipitano in un mondo annichilente condannati a vivere in condizioni abominevoli e a farsi testimoni di una lenta ed inesorabile disintegrazione della dignità umana. Realtà, quella del caporalato, poco visitata e raccontata dall’arte, ben documentata invece dal sindacalista ivoriano naturalizzato italiano Aboubakar Soumahoro. Ma i De Serio non sono nuovi a questi tipi di scelte contro corrente, sempre protesi in tutte le forme espressive che sperimentano insieme dal 1999, dalle video installazioni ai documentari, a illuminare vite ai margini, identità sempre in continua ricerca di un posto nel mondo. Chiamarlo cinema impegnato sarebbe banalizzare il loro lavoro che si è sempre rivelato fuori dai canoni, per quel loro sguardo in grado di catturare una certa umanità o apolide o che sfugge alle categorie. Quello che ci offrono in questo film i De Serio, di questa moderna forma di schiavitù, è un distillato, ci tengono a precisare, edulcorato dal punto di vista che hanno scelto di raccontare. Durante i sopralluoghi nelle campagne pugliesi, dove il film è stato girato, non nascondono, con una certa commozione, di aver scoperto cose indicibili, di una gravità che il film non mostra ma che comunque lascia presagire.

È una storia archetipica, quella di un padre e di un figlio che scendono nelle viscere dell’inferno, insieme ad altri malcapitati, e che cercano comunque un riscatto, segnali di umanità. Questa ricerca, necessaria per mantenere la lucidità e non perdere la speranza nella salvezza, è evidente negli oggetti scelti che si sono portati dietro dalla casa che hanno dovuto abbandonare. Il loro disporli nell’ambiente degradato della baracca come simboli che rimandano ad un’altra vita possibile, con una ritualità quasi liturgica, sembra un tentativo di rimettere insieme i pezzi di un mondo danneggiato, andato in frantumi. Nel sogno di Antò di diventare archeologo in fondo c’è la caparbietà di rintracciare tesori e bellezza sotto la crosta dura della vita, nonostante tutto, e la madre che il padre, contro ogni logica, gli ha promesso. E Antò ci crede, come solo i bambini possono fare. Addirittura è convinto che l’occhio del padre, danneggiato dal lavoro e che lui cura amorevolmente ogni sera, sia il segno di qualche super potere.

Nel bambino-archeologo si intuisce la necessità dei registi di scavare nel proprio passato per ripararlo in qualche modo. La storia di finzione si intreccia con l’autobiografia. Nel 1958 la nonna paterna dei De Serio, che non hanno mai conosciuto, muore lavorando negli stessi campi. Il contrasto tra la tenerezza tra padre e figlio, che percuote tutto il film, e l’abbruttimento della realtà che li circonda è riflesso nel paesaggio, che non è più interiore come nel loro film precedente Sette opere di misericordia (2011). Si sono ispirati al quadro di Courbet “Gli spaccapietre”, sia per le scelte cromatiche sia per come viene mostrato lo scambio tra corpo e paesaggio.

Il crescendo del film è giocato sulle allusioni a brutalità e umiliazioni inflitte dai caporali alle loro vittime, trattate come bestie al macello e in questo l’iconografia è molto esplicita. Ma si sa che le allusioni scatenano l’immaginazione più di quanto riesca a fare una realtà esibita e in questo caso spingono lo spettatore a confrontarsi con crudeltà così indicibili che mostrarle, sembrano volerci suggerire i registi, equivarrebbe a regalargli una ragion d’essere che non meritano. Il realismo qui è sapientemente mescolato con un certo noir alla Tarantino, che non vuole essere una vuota citazione fine a se stessa, ma è il tocco di chi il cinema non solo lo conosce, ma lo sa fare. E lo si capisce dal fatto che si esce dal cinema con un certo malessere fisico e tante domande nella testa.

Giuliana Prestipino

Dedicata ad Alberto Carpani la parata automobilistica 457 Experience

Ruzza Torino e PA74 Music promuovono l’omaggio ad Alberto Carpani a cui sarà dedicata la parata automobilistica 457 Experience del prossimo 31 Ottobre.

“Turbo Diesel” è certamente uno dei brani musicali a tema motoristico più famosi, fenomeno di quella italo disco da esportazione di cui uno dei grandi interpreti è stato proprio Alberto Carpani – per tutti Albert One – spentosi lo scorso 11 Maggio.

La positività e la genuinità dell’artista sono state alla base di quella sua personale carriera che lo ha portato poi una seconda volta alla ribalta mondiale con la più recente “Sing a song now now” ma sono anche gli elementi che hanno stimolato l’assegnazione del Fritz d’Argento 2020.

Il premio è riservato alle personalità che brillano con gli elementi fondamentali della scuola motoristica torinese, condividendone lo spirito, e verrà assegnato ad Albert One con la motivazione:

< Il brano “Turbo Diesel” ha rappresentato nel mondo musicale la stessa capacità di esportazione che ha avuto la scuola motoristica torinese, divenendo un cult mondiale al pari delle più iconiche automobili nate a Torino. >

La più iconica di tutte le auto nate a Torino è certamente la FIAT 500, il cui appuntamento più atteso è fissato al prossimo 31 Ottobre, con la 457 Parade Experience, che porterà in passerella tutto il meglio di 500 dalla Palazzina di Caccia di Stupinigi sino al Milano Monza Motor Show.

Con la regia di PA74 Music, una serie di approfondimenti radio presenteranno nelle prossime settimane l’iniziativa realizzata in collaborazione con Ruzza Torino. Anche Roberto Turatti (Storico produttore di Albert One e di tante altre icone della Italo Dance) e Fred Ventura, co-autori del mitico brano “Turbo Diesel”, interverranno presentando aneddoti e curiosità della persona di Carpani e della genesi dei suoi successi principali.

Artista, disk-jockey e produttore, Albert One aveva conosciuto la ribalta mondiale e anche collaborato con le amatissime Raffaella Carrà, Heather Parisi e Lorella Cuccarini: si è spento la scorsa primavera a 64 anni, per una grave polmonite.

In forma classica, il Fritz d’Argento viene assegnato come riproduzione in scala dell’elefante che animò gli eventi presso la Palazzina Reale di Stupinigi ed è in palio nel Gran Gala Ceirano – Trofeo del motorismo di origine torinese : in un calendario 2020 fortemente rivisitato in ragione dell’emergenza nazionale, il Fritz d’Argento verrà assegnato in forma dinamica, con il logo di Albert One affiancato ad un elefantino su tutte le vetture in parata.

Ulteriori informazioni sui portali Ruzzatorino.com e Pa74music.com.

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Delude Christopher Nolan per una storia fragorosa, dove gioca con il tempo e annoia

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione / “Tenet” inaugura la stagione cinematografica

 

Confidando negli strilli pubblicitari o nelle parole benauguranti di certi ben informati, Tenet sarebbe dovuto essere il film con le più ampie capacità di riportare la gente al cinema. Il che dovuto non soltanto ad una programmazione di inizio stagione fatta di curiosità e di sospirata liberazione dai ristretti sche(r)mi televisivi, ma soprattutto alla necessità di un (buon) cinema visto (e gustato) in sala, con tutte le sacrosante paure e difese di e da pandemie, contagi, ricadute e ogni altra apocalisse; e poi alla grande opera di un regista che negli ultimi vent’anni ha disseminato lo schermo di tanti capolavori, da Insomnia ai vari Batman, da Inception a quel Dunkirk del ’17, suddiviso in triplice visione tra cielo, mare e terra, che tanto abbiamo amato.

Certo di questi tempi vorranno dire qualcosa i 400mila euro d’incasso il primo giorno di proiezioni italiane, certo è stato davvero l’occasione giusta per riaprire le porte al cinema, il giorno sognato: ma l’ultimo titolo di Christopher Nolan si chiude con le pagine finali dell’amaro in bocca per un’opera che in una sceneggiatura estremamente trombona ha rovesciato strizzate d’occhio agli 007 come a noiosi trattati fisico/filosofici, affondati nella percezione e nell’uso del tempo alla rovescia, immersi nel piacere di mescolare e rimescolare le carte, con il menefreghismo più assoluto nei confronti di un pubblico in attesa e orante. Non ci si può affidare al bum bum bum di certe scene fragorose, impetuose, tonanti, tra fiamme e spari; non ci si può affidare al crash di un enorme aereo che come un arrabbiato uccellaccio si cala sull’hangar di un aeroporto e ne fa strage; non ci si può divertire per l’ennesima volta di fronte a inseguimenti di auto, con montaggi superveloci, dai cui interni, da uno all’altro, rimbalzano palleggi di rossi contenitori di parti di armi; non si può pendere dalle labbra di una dottissima scienziata indiana che di tanto in tanto rispunta in aiuto nostro (e forse del regista) a farci partecipi di un qualche chiarimento che, a costo di passare per deficienti, lascia davvero il tempo che trova.

E non chiedetemi della trama, pasticciata, arruffata, chiusa in se stessa con tanto di arroganza, stupidamente didascalica a tratti, che s’impegna oltre misura ad annaspare in un mare che poteva rimanere un poco più liscio con buona pace di tutti, magari benignamente per noi povera di dialoghi nella prima parte e poi grondante parole e termini che un buon vocabolario in aula di proiezione farebbe fatica a chiarire. Alla Storia più o meno recente si riallaccia l’inizio, con tanto di truppe in tenuta antisommossa che irrompono nel Teatro dell’Opera di una non meglio identificata città di Santa Madre Russia (forse Kiev, ma non ha molta importanza) per mandare l’intero pubblico nel mondo dei sogni. La parola d’ordine diventa sventare la terza guerra mondiali e di lì in avanti si comincia a lavorare. E a confondere. Panorami diversi e suggestivi (Mumbai, la Costa amalfitana, Londra, Oslo in tutta la sua bellezza, gran bello spettacolo: persino le sotterranee città dell’URSS, proposteci come fantasmi, portano una loro bella suggestione), due giovani eroi, un nero e un bianco – John David Washington, il figlio di Denzel e la scoperta di Spike Lee, e Robert Pattinson, una carriera di ex vampiro alle spalle, all’occorrenza capace pure di affiancare la saputella indiana per buttare nel calderone qualche idea in più: entrambi facilmente sostituibili con qualsiasi altro collega rimasto a Hollywood – che non peccano certo di fiducia reciproca e che si devono buttare in missioni pressoché suicide, proiettili che sparati dalla solita pistola hanno ora la sorpresa di invertire la traiettoria e rientrare nell’arma (e come i proiettili anche i personaggi hanno questo vizio del vado e rieccomi qua), algoritmi e una nebulosa ragnatela dentro cui, alzando bene le orecchie, ci si accorge che viene pure scomodato il “Quadrato del Sator” nascosto in qualche cognome o società (ricordate le enigmatiche cinque parole latine, esempio di palindromo, qui capace di impossessarsi e governare il mondo intero, enigmaticamente lette da sinistra a destra e viceversa sui banchi di scuola?), un cattivissimo Kenneth Branagh che accarezza un simile sogno accanto ad una bionda e longilinea moglie (di un attimo erotico tra primi piani di visi occhi e altre parti corporali della signora, manco a parlarne) che non gioca ad altro che a mettergli il bastone tra le ruote e che anzi non ci pensa su dallo scaraventare il mare il poveretto pur di vederlo morto, azioni catapultate nel futuro che hanno già avuto a che fare con il passato, incontri al vetriolo veri o immaginati, azioni contemporanee viste ai nostri occhi diverse, è sufficiente che un vetro le separi e ce le renda come è piaciuto a Christopher Nolan: con l’inghippo dello sdoppiamento dei protagonisti. Qualcuno, per un paio di volte almeno, ha il buon gusto di avvertirci “non tentare di capire, senti soltanto”. Il rovinoso finale altro non è che la resa dei conti tra il micidiale cattivone e consorte, con la domanda “di tutto il resto come scriviamo la parola fine?”

Nolan non è mai stato facile, è tortuoso, espone una sua filosofia e tu dovresti già esser lì, tremante davanti a lui, come il più preparato degli studenti. Certo non è mai bassamente banale, ti fa lavorare ad ogni immagine. In altre occasioni ha saputo tuttavia intrappolarci con acutezze, con montagne russe che ti piaceva un sacco salire e ridiscendere, con la curiosità allegra di addentrarti in certi meccanismi, in sulfurei giochi di specchi, in passaggi improvvisi, in liquefazioni pronte a ricomporsi immediatamente: qui ha soprattutto il sopravvento il cinema del movimento, del guazzabuglio meccanico, del giochino proposto in ogni suo attimo per testimoniare i 200 e passa milioni di dollari spesi nell’operazione. Ti alzi dalla poltrona e di Tenet ti porti a casa davvero poco. Anzi pochissimo. Nelle mani di Nolan, che ne è rimasto del povero spettatore che cercava un altro capolavoro e una inaugurazione di annata cinematografica diciamo con qualche leggero entusiasmo?

Con “Furore” al Valsusa Film Fest

Narrazione scenica liberamente ispirata al romanzo “Furore” di John SteinbeckEvento della XXIV edizione del Valsusa Filmfest

 

venerdì 4 settembre 2020 – ore 21

Cortile Casaforte, via Abegg 15, SAN DIDERO (TO)

In caso di maltempo presso il Salone Polivalente di Piazza Europa

Ingresso gratuito e contingentato sino ad esaurimento dei posti disponibili

www.valsusafilmfest.it

 

  

La 24^ edizione del Valsusa Filmfest, originariamente prevista nel mese di aprile, si sta svolgendo in diversi momenti del periodo estivo in seguito al rinvio causato dall’emergenza sanitaria e venerdì 4 settembre propone una narrazione scenica liberamente ispirata al romanzo “Furore” di John Steinbeck, con protagonista Paolo Bertini, adattamento testi e regia di Giovanna Caffo, luci e suono di Alessandro Bertini.

 

L’evento viene organizzato in collaborazione con il Comune di San Didero, con l’associazione Alexanser Circus e inizierà alle ore 21 nel Cortile Casaforte di San Didero, in via Abegg 1, con ingresso gratuito e contingentato fino ad esaurimento dei posti disponibili.

 

Non un vero e proprio spettacolo ma un racconto che, prendendo le mosse dal romanzo di John Steinbeck, prova ad attraversare luoghi vissuti e paesaggi dell’anima, ad incrociare storie ed esistenze con personaggi incontrati tra le pagine di un libro. 

Una narrazione per parlare di migranti e migrazioni di ieri con lo sguardo rivolto all’oggi, per toccare con mano come il dolore della partenza e la speranza dell’approdo siano rimasti, in fondo, sempre gli stessi.

Una possibilità, dunque, per provare a trasformare il romanzo di Steinbeck in una fragile imbarcazione sulla quale mettersi in viaggio e poter ritrovare, sulla riva opposta, un sguardo nuovo per leggere l’attualità dei giorni che viviamo.

Non uno spettacolo, dunque, ma forse un’occasione per non farsi cogliere impreparati e per ritrovarsi un po’ più attenti ad affrontare le quotidiane miserie e le consuete ingiustizie armati di un sano e acceso “Furore”.

 

L’associazione Valsusa Filmfest ha scelto come filo conduttore metaforico della XXIV edizione il romanzo capolavoro di John Steinbeck intitolato “Furore” che nel 1939 affrontava l’immigrazione, l’intolleranza verso il diverso e l’importanza della dignità umana, temi cruciali oggi come allora, che il festival ha riproposto e ancora propone, in seguito al superamento dell’acuta emergenza sanitaria, con ancora maggior forza e attualizzazione.

 

Nel mese di aprile il Valsusa Filmfest ha mantenuto aperto “canale narrativo virtuale” con il proprio pubblico attraverso la pubblicazione – nel sito e sui canali social – di video, testi e riflessioni sui temi importanti dei nostri tempi, tra i quali video con brani tratti da “Furore” di John Steinbek letti da Peppino Mazzotta, Sara D’Amario, Laura Curino, Mohamed Ba, Beppe Gromi ed altri amici del festival.

Pagella non solo rock: la finale

Capienza max 200 persone. Ingresso fino ad esaurimento posti.

SPECIAL GUEST:

BUD SPENCER BLUES EXPLOSION

 

SABATO 26 SETTEMBRE 2020

sPAZIO211 – Via Cigna 211, Torino

apertura porte ore 18:30

INGRESSO GRATUITO

La Città di Torino in collaborazione con sPAZIO211 è lieta di annunciare i finalisti dell’edizione 2020 di Pagella Non Solo Rock

Il celebre concorso rivolto ai gruppi musicali emergenti continua a scrivere la storia della musica giovanile della nostra città dando spazio alla creatività con un’edizione 2020, o “Virus Edition“, che arriva al capitolo conclusivo dopo una serie di selezioni live a porte chiuse trasmesse in diretta Instagram. Gli applausi e i voti del pubblico, in questa edizione particolare, sono quindi arrivati attraverso il web.

 

Tutti i gruppi sono stati ascoltati attentamente e valutati da una giuria professionale che ha scelto i musicisti e le musiciste che suoneranno nella finale di sabato 26 settembre.

 

Pagella Non Solo Rock si inserisce a pieno titolo nel quadro delle politiche rivolte alle e ai giovani creativi/e della città con l’obiettivo di sostenere e promuovere la produzione culturale e la musica dal vivo.

Ecco (in ordine alfabetico) i nomi delle band che si esibiranno in finale:

FOLIAGE – FOUR LEAVES LEFT – HYPERURANION – PROTOTIPI DI UN SOFISTICATO CREDERSI INVANO SODDISFATTI DALL’INSAZIABILE ENTROPIA SONORA – REFLECTA – VELO DI MAYA

Oltre ai 6 finalisti del concorso si esibiranno i DEEPNORTHMAFIA, band già decretata vincitrice della sezione fuori concorso 2020.

 

PRESENTERÀ L’EVENTO IAN MENEGUZ

SPECIAL GUEST:

BUD SPENCER BLUES EXPLOSION

Bud Spencer Blues Explosion

l duo alt-rock Bud Spencer Blues Explosion nasce all’inizio del 2007 a Roma. Nella primavera del 2007 viene pubblicato l’esordio dei BSBE: si intitola “Happy” ed è un autoprodotto fulminante. Nello stesso anno sono finalisti dell’Heineken Jammin’ Contest e si esibiscono sul palco dell’Heineken Jammin’ Festival di Mestre dove verranno poi premiati come miglior band del Contest 2007.

Nel 2008 partecipano al Primo Maggio dove si aggiudicano il Premio S.I.A.E. Nello stesso anno esce l’album omonimo “Bud Spencer Blues Explosion”, contenente 12 tracce registrate in studio (tra cui la cover in italiano di Hey Boy Hey Girl dei Chemical Brothers). In seguito la band parte per un tour di sei date negli Stati Uniti.In vista del loro nuovo album, registrano in studio a Milano la cover degli LCD Soundsystem “Daft Punk is playing in my house”, che vede la collaborazione alla voce del cantante e dj italiano Alessio Bertallot e del bassista Saturnino Celani, compositore e storico bassista di Jovanotti, assieme ai quali terranno un tour di 10 date nei più importanti live club d’Italia. Nel 2011 esce “A Fuoco Lento Live Ep che contiene solo cover completamente reinterpretate, come Voodoo Child di Jimi Hendrix e Killing In The Name dei Rage Against the Machine. Nell’agosto dello stesso anno Adriano Viterbini vince il Premio KeepOn 100% Live nella categoria “Miglior musicista live”.

Il 4 novembre 2011 esce il loro nuovo album, dal titolo “Do It. Seguirà un tour di oltre 100 date in Italia e un mini tour in Europa.

Nel febbraio 2012 i BSBE si esibiscono a Memphis, in occasione dell’IBC (International Blues Challenge). Nello stesso anno pubblicano il DVD live in studio “DO IT YOURSELF – Nel Giorno Del Signore”. Nell’agosto 2012 si esibiscono alla 20ª edizione dello Sziget Festival, in Ungheria. Il gruppo ritorna nell’aprile 2014 con il singolo “Duel”. Il 3 giugno 2014 viene pubblicato l’album “BSB3”.

segue un tour di più di un anno e mezzo che li porta a vincere il premio PIMI come “Miglior spettacolo live” e il premio KeepOn come “Best Live” Il gruppo ritorna nell’aprile 2014 con il singolo “Duel”, pubblicato assieme a un videoclip diretto da Alex Infascelli. La B-side del singolo è una cover del brano “Altitude” di Chris Whitley. Viene inoltre comunicato che il terzo album del gruppo è prodotto da Giacomo Fiorenza e sarà pubblicato dalla 42Records. Il 3 giugno 2014 viene pubblicato l’album “BSB3”.

Sempre nel giugno 2014 viene pubblicato il secondo singolo “Miracoli”, con un videoclip sempre diretto dal regista Alex Infascelli.

Segue un tour di più di un anno e mezzo che li porta a vincere il premio PIMI come “Miglior spettacolo live” e il premio KeepOn come “Best Live”. Il 23 marzo 2018 è uscito, per La Tempesta, “Vivi Muori Blues Ripeti”, il nuovo disco di inediti da cui sono stati estratti i singoli “E tu?” e “Io e il demonio”.

Una delle tante altre novità di quest’edizione è stata la collaborazione con la redazione MusiDams Torino che ha dato vita alla scrittura delle recensioni, che da sempre animano la competizione, e alla pubblicazione di vere e proprie pagelle in formato Instagram Stories così che i concorrenti potessero condividerle e fare rete, specialmente in un periodo dove la scuola e l’aggregazione sono state lontane dai ragazz*. Inoltre la redazione ha istituito un premio della critica: un’intervista per i microfoni di Sound Tube, piattaforma di podcasting digitale.

Soundtube

Soundtube

Anche per la finale sarà presente lo stand e la postazione mobile di RadioOhm, in diretta streaming con interviste e podcast disponibili all’indirizzo www.radioohm.it

RADIO OHM - Sono come suono

I PREMI DI PAGELLA NON SOLO ROCK 2020:

1° VIAGGIO, SOGGIORNO ED ESIBIZIONE AL M.E.I. DI FAENZA*

2° VIDEOCLIP BY OMAGE PRODUCTION

3° PACCHETTO “CLASSIC” BY OFF THE CORNER:

  • Registrazione Audio/Video di 2 brani in presa diretta
  • Diffusione sui canali YouTube, Facebook e Instagram di Off the Corner
  • Pubblicazione dell’audio su Spotify
  • Promozione sponsorizzata
  • Foto promo

4° MERCHANDISE PERSONALIZZATO BY SERICRAFT:

  • 40 T-Shirt
  • 20 Shopper
  • 100 Spillette

5° BUONO ACQUISTO MATERIALE MUSICALE PER UN VALORE DI 250 EURO

6° BUONO ACQUISTO MATERIALE MUSICALE PER UN VALORE DI 150 EURO

 

* Nell’eventualità che, per l’aumento dei casi di Covid-19, venissero nuovamente chiusi i confini regionali, sarà disponibile in alternativa la registrazione di 4 brani in presa diretta su tracce separate con sovraincisione di voci più missaggio e mastering digitale presso lo studio di registrazione di 211dB.

info & contatti:

Sito ufficiale – www.comune.torino.it/pagerock

Facebook – www.facebook.com/pagellanonsolorock

Instagram – www.instagram.com/pagellanonsolorock

Parole e musica in Monferrato

Sarà il Monferrato, sito Unesco, ad ospitare dal 1° settembre la quindicesima edizione di una rassegna di incontri, racconti e musica che è diventata da tempo un punto di riferimento ben oltre i propri confini.

È “PeM ! Parole e Musica in Monferrato”, la manifestazione piemontese che si snoderà tra San Salvatore, Lu-Cuccaro e Valenza e che anche quest’anno ha in serbo una serie appuntamenti di grande rilievo lungo il mese di settembre, tutti a ingresso gratuito.

Una edizione particolarmente importante questa, perché vuole essere, dopo la pandemia dei mesi scorsi, anche un segnale di rinascita per il Monferrato, una terra di grande suggestione, incastonata nella provincia di Alessandria, a un’ora da Torino, Milano e Genova.

Sette gli appuntamenti in programma, che confermano la vocazione della manifestazione a toccare mondi musicali e culturali diversi.

Parte consistente di “PeM!” è quella costituita da incontri con cantanti e cantautori che si raccontano accompagnati da una manciata di canzoni. Non concerti quindi, ma occasioni per scoprirli meglio al di là della musica. Quest’anno saranno: Motta, esponente di spicco della nuova scena rock, che presenterà il suo libro “Vivere la musica”, uscito per il Saggiatore (in programma il 1° settembre a San Salvatore), Enrico Ruggeri, punto fermo della miglior canzone d’autore italiana, recentemente anche apprezzato conduttore televisivo (il 13 settembre a Lu-Cuccaro alle ore 18) e Tosca, interprete di raffinatezza unica che l’ultimo Sanremo ha fortemente rilanciato (il 17 settembre a San Salvatore). Dal mondo musicale arrivano anche un personaggio di grande notorietà come Carlo Massarini, che porterà un volume prezioso, “Dear Mister Fantasy”, uscito per Rizzoli Lizard, che ripercorre parte della sua storia umana e professionale (il 16 settembre a Valenza), e Gildo Farinelli, storico fonico valenzano che festeggerà i suoi 70 anni con molti musicisti locali (il 24 settembre a Valenza).

PeM!” però vuole come sempre anche scavalcare il confine strettamente musicale e quest’anno ricordare il centenario di Gianni Rodari con due appuntamenti: quello con Fabio Troiano, attore noto al pubblico sia televisivo che cinematografico in una serata in cui si racconterà e leggerà testi dello scrittore e pedagogista piemontese (il 18 settembre a San Salvatore), e la tradizionale passeggiata sulle colline, che quest’anno sarà in compagnia del poeta e paesologo Franco Arminio (il 27 settembre a San Salvatore).

PeM ! Parole e Musica in Monferrato” si avvale della direzione artistica di Enrico Deregibus, coadiuvato da Riccardo Massola, ideatore della manifestazione nel 2007.

Tutti gli eventi sono a ingresso gratuito ma con prenotazione su www.pem2020.eventbrite.it (per info: 3240838829 dalle 10 alle 12 dal lunedì al venerdì oppure biglietteria@valenzateatro.it )

Tutti gli aggiornamenti su: www.facebook.com/PAROLEeMUSICAinMONFERRATO

La rassegna negli anni ha ospitato nomi come Nada, Diodato, Zen Circus, Luca Barbarossa, Irene Grandi, Roy Paci, Ex-Otago, Frankie hi nrg, Marina Rei, Giovanni Truppi e, in ambiti non musicali, Guido Catalano, Ernesto Ferrero, Rosetta Loy, Gianluigi Beccaria, Natalino Balasso, Guido Davico Bonino, Anita Caprioli.

PROGRAMMA

1 settembre, ore 21: incontro con Motta (San Salvatore Monferrato)

13 settembre, ore 18: incontro con Enrico Ruggeri (Lu-Cuccaro Monferrato)

16 settembre, ore 21: incontro con Carlo Massarini (Valenza)

17 settembre, ore 21: incontro con Tosca (San Salvatore Monferrato)

18 settembre, ore 21: Fabio Troiano legge Gianni Rodari (San Salvatore Monferrato)

24 settembre, ore 21: “La musica di Gildo” (Valenza)

27 settembre, ore 17: Passeggiata in collina con Franco Arminio (San Salvatore Monferrato)

PeM! è organizzato dai Comuni di San Salvatore Monferrato, Valenza, Lu-Cuccaro Monferrato

Grazie a Fondazione CRT e Fondazione CRA

Media Partner: RadioGold, Mei, Traks

Con il patrocinio di Provincia di Alessandria, Regione Piemonte, Associazione Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato sito Unesco

Le schede degli appuntamenti e degli ospiti di PeM

MOTTA

Vivere la musica, specie se è rock

martedì 1 settembre – ore 21, Parco Torre, San Salvatore Monferrato

Cantautore e rocker fra i più importanti delle ultime leve, Motta ha da poco scritto un libro, “Vivere la musica” (Il Saggiatore), in cui racconta cosa spinge a voler diventare musicisti, che ostacoli si incontrano e in che modo affrontarli. Un libro in cui condivide, riavvolgendo il nastro della sua vita, storie e riflessioni. Di questo parlerà con Enrico Deregibus, ma anche del suo suono, unico in Italia, e delle sue canzoni, forti, ipnotiche, emblematiche. Che farà sentire voce e chitarra, nude come sono nate.

ENRICO RUGGERI

Il signore della canzone

domenica 13 settembre – ore 18, Via Colonnello Mazza, 1 (Località Cuccaro), Lu-Cuccaro Monferrato

Le canzoni scritte per sé (Il portiere di notte, Mistero, Polvere), quelle per altri (Il mare d’inverno, Quello che le donne non dicono), quelle di altri (Si può dare di più), il punk e la chanson. È un mondo pieno di sfaccettature quello di Enrico Ruggeri, che sarà intervistato da Enrico Deregibus e regalerà alcuni di quei brani, tasselli di un ormai lungo percorso. Dal 1972 e dalla sua prima band sino ad oggi, quando ha affiancato alla musica la conduzione televisiva. Cadute e rinascite, profondità e leggerezze, domande e risposte. Ad esempio: Contessa era dedicata a Renato Zero?

CARLO MASSARINI

Dear Mister Fantasy

mercoledì 16 settembre – ore 21, Arena Carducci, via Carducci 4, Valenza

Dai Rolling Stones al prog rock e ai primi grandi concerti in Italia, dalle voci della West Coast ai cantautori, attraverso il punk e la scena newyorkese. Carlo Massarini presenterà, con Enrico Deregibus e Riccardo Massola, un volume prezioso, “Dear Mister Fantasy” (Rizzoli Lizard), in cui ripercorre gli anni 70 e 80 con parole e fotografie, ricordi di un giornalista e vj che ha fatto storia portando in Rai, per primo e prima di Mtv, la “musica da vedere”. Una serata per raccontare il sogno di una generazione che, grazie al rock, si è aperta al resto del mondo.

TOSCA

La classe, la voce, lanima

giovedì 17 settembre – ore 21, Parco Torre, San Salvatore Monferrato

Ascoltarla cantare è come entrare in un universo sospeso, piccolo e immenso, lontano dalla superficialità, dalle mode, dalla musica fatta a tavolino. Ed è stata ed è così la carriera di Tosca, fra tante collaborazioni, in Italia e all’estero, una vittoria insieme a Ron a Sanremo nel 1996, molto teatro e vari, mirati, dischi. Fino all’ultimo, “Morabeza”, e a “Ho amato tutto”, il brano che l’ha riportata a una popolarità che negli anni non ha mai anteposto ad una ricerca di qualità e di autenticità. Di questo e altro la cantante romana converserà con Enrico Deregibus, inframezzando alle parole una abbondante manciata di canzoni.

Ci vuole (sempre) un fiore

FABIO TROIANO legge Gianni Rodari

venerdì 18 settembre – ore 21, Parco Torre, San Salvatore Monferrato

A 100 anni dalla nascita, 50 dal Premio Andersen, 40 dalla morte, verrà ricordato il genio di Gianni Rodari. Lo faremo insieme all’attore Fabio Troiano (Cado dalle nubi al cinema, RIS in televisione), che leggerà pagine rodariane, all’editore Roberto Cicala e a Fabio Prevignano. Introdurrà Riccardo Massola. I ragazzi del coro del quarantesimo Campanone dArgento eseguiranno il brano scritto da Gianni Rodari, musicato da Sergio Endrigo e arrangiato da Luis Bacalov Ci vuole un fiore. In collaborazione con Fondazione Carlo Palmisano e Biennale Junior di Letteratura per ragazzi.

GILDO FARINELLI

50 anni di musica a Valenza e dintorni

giovedì 24 settembre – ore 21, Arena Carducci, via Carducci 4, Valenza

Intervistato da Fabrizio Laddago e Luca Ficalbi di Radiogoldtv, Gildo Farinelli racconterà 50 anni “al servizio” della musica come fonico. Per una sera si esibiranno per lui: Andrea Amisano (Utopia), Jo Jo Giolo (Asilo Republic), I Mambo, Max Charlie Chiarlone (Anime in plexiglass), Lucio Milano (Amici del jazz Valenza) e il chitarrista Roberto Pasino. Un modo per sottolineare l’indispensabile contributo di tutti gli addetti ai lavori del settore musicale, un comparto economico di vitale importanza per il nostro Paese.

CAMMINATA POETICA RICORDANDO RODARI CON FRANCO ARMINIO e la COLTELLERIA EINSTEIN

domenica 27 settembre – partenza ore 17, Crossodromo Rizzetto Loc. Valdolenga, San Salvatore Monferrato

Camminata di circa 5 km, al tramonto, sulle colline del Monferrato accompagnati da Franco Arminio, poeta e “paesologo” che come sempre “porterà la poesia ai generosi”, e omaggerà la figura di Gianni Rodari. Letture a cura della Coltelleria Einstein. In collaborazione con la Biennale Junior di Letteratura per ragazzi

“Ho tutta la vita da vivere. Ho tutto il mio amore da dare”

Music tales, la rubrica musicale

Ho tutta la vita da vivere

Ho tutto il mio amore da dare

E sopravviverò

Sopravviverò (Hey-hey)

Ho preso tutta la forza che avevo

Per non andare in pezzi

Ho continuato a provare duramente a mettere insieme

I cocci del mio povero cuore infranto

E ho passato oh così tante notti

Proprio a compiangermi

Piangevo

Ma adesso tengo la testa alta

E tu mi vedi

Rinnovata”

Poco tempo fa una mia allieva mi disse:” e niente maestra, dopo anni ed anni a temere di non farcela ho messo un piede fuori dalla teca e, voilà, non mi sono rotta”.

I Will Survive, sopravviverò.

Canzone di Freddie Perren e Dino Fekaris, interpretata e resa nota da Gloria Gaynor nel 1978, descrive in prima persona l’esperienza del narratore che trova una nuova forza interiore dopo essersi ripreso da una rottura col partner, ora abbandonato. La canzone è stata spesso usata sia come un inno dell’empowerment (lett. “potenziamento”, cioè presa di coscienza e assunzione di responsabilità) femminile, sia come inno gay. La Gaynor stessa è diventata una icona gay indiscussa. (pensavate fosse solo Cher eh!? n.d.r.)

L’hanno ripresentata e ri-arrangiata una quantità industriale di artisti, d’altra parte parliamo di un brano che ricevette un enorme airplay nel 1979, tanto che giunse alla vetta della classifica statunitense di Billboard; un classico della discomusic ancora molto in voga nelle discoteche e nelle radio. I will survive ha ricevuto il Grammy Award per la Miglior Canzone Disco nel 1980, l’unico anno in cui fu assegnato quel premio.

Insomma mica pizza e fichi!

Senza indulgenza alcuna Freddie Perren ha dato una chiara e nitida idea di come si possa rialzarsi senza arrendersi dopo la più o meno tragica fine di una storia. 

Minimizza il significato tristissimo dell’abbandono con un sound Disco-dance che tende quasi a renderlo gioioso…per modo di dire.

Io penso che alla fine tutta la vita non sia altro che un atto di separazione, ma la cosa che crea più dolore è non prendersi un momento per un giusto addio…ma si sa, le persone non hanno più tempo.

Meravigliosa la versione di Mario Jose, un po’ electro -funky, spero vorrete dirmi che ne pensate.

https://www.youtube.com/watch?v=XYeuvbhKy4I

Chiara De Carlo


Chiara vi segnala i prossimi eventi …mancare sarebbe un sacrilegio!