SPETTACOLI- Pagina 147

“Ti lascio perché mi fai salire il cortisolo”. Allo Spazio Kairos

DOPO IL DEBUTTO NAZIONALE – ANDATO SOLD OUT – DI FEBBRAIO TORNA ALLO SPAZIO KAIROS
Ti lascio perché mi fai salire il cortisolo” con Giulia Pont
Un monologo su amori che finiscono e vita che ricomincia,  la musica leggera che ci ha rovinato con i suoi testi romantici,
le app di dating e le avventure che regalano,  le donne single che ancora vengono viste come “mancanti di un pezzo”

Ha debuttato a febbraio, allo Spazio Kairos, con due date andate subito esaurite,  lo spettacolo “Ti lascio perché mi fai salire il cortisolo”, una produzione di Crack24 di Torino per la regia di Carla Carucci. Da allora, non ci sono state altre repliche.

Per questo, ora si aggiunge una terza data: domenica 16 aprile alle 21 andrà in scena allo Spazio Kairos, via Mottalciata 7.

Se i divorzi sono in aumento, credere nella coppia è un progetto fallimentare? Se Emma Bovary avesse avuto Tinder, come sarebbe finita? Giulia Pont, sola sul palco, snocciola una mitragliata di domande. Come si fa a pensare di aver trovato l’anima gemella al supermercato sotto casa se siamo 7 miliardi sulla Terra? Avranno ragione i poliamorosi? E ancora: la musica leggera ha rovinato la nostra idea di amore?

E se stare da soli, alla fin fine, fosse meglio?

Pont, che ha scritto il testo e che lo interpreta per 70 minuti ininterrotti, spiega: «”Ti lascio perché mi fai salire il cortisolo” nasce come sequel dello spettacolo “Ti lascio perché ho finito l’ossitocina”, monologo che ha debuttato nel 2013 durante la prima stagione del Torino Fringe Festival e che è stato lo spettacolo più visto di quell’edizione». Racconta: «Si riallaccia al tema della fine dell’amore per raccontare, però, un punto di vista nuovo. Narra infatti come la fine possa essere, in realtà, un nuovo inizio: scoperta di se stessi, della propria individualità e liberazione».

In un mondo in cui ancora troppo spesso una donna single è considerata come “mancante di un pezzo”, la protagonista lotta contro i pregiudizi della società e della famiglia per affermare se stessa e i suoi desideri nonostante un padre patriarca, una mamma sessantottina pentita e una zia con l’hobby delle domande inopportune.

«Nel suo percorso di scoperta di sé stessa si confronta anche con un mondo estremamente avventuroso e talvolta insidioso: l’universo del dating, spesso popolato da “casi umani”. Un viaggio nel quale la accompagna una controversa psicologa» sorride Pont.

Tra ritratti di personaggi bizzarri, momenti di stand-up comedy e canzoni, la protagonista affronta anche il tema della ricerca del piacere femminile. Scoprendo, con ironia ed eleganza, le carte di un gioco che per anni alle donne non è stato concesso.

Lo spettacolo ha vinto il Bando Residenze 2022 del Teatro della Caduta. La regia del monologo è di Carla Carucci, che ha già firmato altri due spettacoli della Pont: il monologo “Non tutto il male viene per nuocere ma questo sì” e la commedia “Effetti indesiderati anche gravi” che ha debuttato nel 2018 nella stagione del Teatro Stabile di Torino per “Il Cielo su Torino”.

BIGLIETTERIA

Su www.ticket.it

Intero 13. Ridotto 10.
Info: biglietteria@ondalarsen.org.

“Àprile. Festival delle case per l’arte” Porte aperte in sette appartamenti privati a Torino

Per un week end dedicato alle tante, nuove istanze artistiche

Sabato 15 e domenica 16 aprile, dalle 16 alle 21

Chiamiamole “gallerie d’appartamento” o meglio, data l’origine anglofona, “apartment gallery”. Ovvero alloggi privati prestati e aperti gratuitamente al pubblico per ospitarvi mostre e interventi artistici fra i più svariati. Si tratta di una pratica che, negli ultimi anni, ha sempre più preso piede in grandi metropoli occidentali come New York, Los Angeles, Londra e Berlino e su cui Torino intende allinearsi con l’edizione zero di “Àprile. Festival delle case per l’arte” – con un bell’accento sulla “A” di “Àprile” per un gioco di ironica confusione con il nome del mese e per sottolineare invece il concetto di case a “porte aperte” – che si terrà in città sabato 15 e domenica 16 aprile prossimi, dalle ore 16 alle 21. In concreto: sette appartamenti privati, per il prossimo week end, si apriranno al pubblico offrendo la visita a mostre d’arte lì installate, ma non solo.  Accanto a sculture, installazioni, dipinti e fotografie ogni casa presenterà anche eventi performativi site-specific: microteatro, talk, concerti, performance. L’appartamento diventa insomma un luogo per la cultura. “Dal salotto alla toilette – dicono gli organizzatori, artisti e appassionati d’arte aggregati in una sorta di informale associazione – si offre al pubblico un’esperienza culturale alternativa , dove l’artista (performer, pittore o musicista) è lì ben presente”. Mischiato fra pubblico e proprietari di casa.  In questa edizione zero, “Àprile” presenta, tra le altre, opere di Giuseppe GallaceGiuliano Brancale in arte GibrahContatto MeccanoMarco Gagliardi e Federica Moi; concerti di Ludovico Bellucci (classe 2004) al pianoforte, “The Jay Happy” del collettivo internazionale “Donezk”“Chinò e il mare”, dei “Saturno contro” da Bologna e una jam session con “La locanda alla fine del mondo”; per finire con le perfomance di ManueilaCristian RodriguezMatolivetti“Aire Duo” con Cristina Da Ponte. Arricchisce il programma una prima torinese: “Happy life, estratti di vite a caso”, interessante pièce della compagnia “MALES”.

Ad aprire il Festival, venerdì 14 aprile scorso, la personale di Turi Rapisarda e Simona Galeotti “Storie di spettri e di fantasmi” (in collaborazione con “Oolalala art”– progetto artistico nomade) presso l’“Agnelleria” di via Exilles 84, facente parte di “Casa Museo Zona Rosato”, progetto dello scultore avellinese Gerardo Rosato. Da Vanchiglia a Parella il programma coinvolge sette dimorevia Bava 19 (“due vani e cucina di libera espressione”), via Milano 20 (“Piano B”, co-housing che al suo interno custodisce un prestigioso “Bosend-orfer Gran Piano” più unico che raro), via Exilles 84corso San Maurizio 61 (“Apartment Gallery Rooftop”, dove Neri Muccini e Sonja Kristić presenteranno sabato 15, alle 16, “La galleria d’appartamento: un percorso verso nuovi spazi d’arte”, in dialogo con Edoardo Di Mauro, direttore del “MAU”, in zona Campidoglio, primo Museo d’arte urbana all’aperto in Italia e vice direttore dell’“Accademia Albertina” di Torino), via Borgo Dora 16 ( “Casa Moringa”, abitata dall’acrobata, ballerina e performer Manueila), via De Lellis 30 (“Casa Mercanti”, immersa in atmosfere aleggianti  fra il mistico e il misterioso), Via Carena 10 ( “Casa Carena”, in zona San Donato, la “Casa di Yaga”). Sette dimore e una “costellazione di esperienze che, a partire dallo spazio del quotidiano, la casa, sperimenta modalità alternative di vivere e abitare l’arte”.

L’ingresso in ogni casa è completamente gratuito fino a esaurimento posti disponibili. Dall’App Seetizen, disponibile tramite QR code, è possibile visualizzare la mappa del Festival, leggere il programma, conoscere l’affluenza di ogni casa e organizzare la propria visita a piedi, in bus o con un tour in bici.

g.m.

 

Nelle foto:

–       “Casa Museo Zona Rosato”, via Exilles 84

–       Via Bava, 19

Sax Nicosia direttore artistico del Teatro Baretti

TEATRO BARETTI ANNUNCIA IL NUOVO DIRETTORE ARTISTICO PER LA STAGIONE 2023_2024

Il direttivo del Teatro Baretti è lieto di annunciare che a partire dalla stagione 23/24 il nuovo direttore artistico della stagione teatrale sarà l’attore e regista di origini siciliane Sax Nicosia.

Dopo 3 stagioni dirette da Rosa Mogliasso, scrittrice e preziosa risorsa dell’Associazione Baretti da molto tempo, periodo nel quale Rosa ha saputo raccontare il mondo che sta dietro il sipario e ha saputo reagire con forza e creatività allo stop dovuto alla pandemia, crediamo sia giunto il momento di fare un cambiamento.

Sax Nicosia vive il Baretti da molti anni ormai, lo vive come amico, come attore, come regista e il Direttivo, composto da Alberto Giolitti, Federica Ceppa, Monica Luccisano, Eleonora Sabatini e tutti i soci sono contenti che abbia deciso di accettare questa sfida; sarà affiancato da tutto lo staff del Baretti e chiaramente da Rosa Mogliasso che continuerà a essere la responsabile di produzione e organizzazione della stagione teatrale.

Nato nel 2002, “il Baretti”, è un progetto scaturito grazie all’energia trascinante di Davide Livermore e di Damiano Accattoli, Alberto Giolitti, Valentina Arnello, Cristina Voghera, Marco Vernetti, Andrea Chenna e soprattutto con la grande visione di Don Piero Gallo
Attori, scrittori, registi, amici musicisti e tecnici di produzione si unirono in una associazione culturale che dopo 20 anni è ancora centrale nella progettualità culturale della città di Torino e non solo.
Una sala di 112 posti divenuta ben presto molto altro rispetto all’iniziale sala oratorio della chiesa di San Salvario: don Gallo ne voleva infatti fare uno spazio polifunzionale e l’Associazione Baretti fu in grado non solo di inventare un luogo di cultura nel centro di un quartiere molto diverso da oggi, ma di mantenere accesi i riflettori nonostante il passare degli anni e le grandi difficoltà di un comparto messo a dura prova dai tagli alla cultura e dalle nuove forme di intrattenimento.

Nato anche come incubatore di professionalità il CineTeatro Baretti è divenuto presto un punto di riferimento per i teatranti torinesi e italiani ed è proprio da qui che intende ripartire la nuova direzione artistica: dai fasti del teatro inteso non solo come luogo ma come forma di espressione e di aggregazione. Sax intende riportare sul palco del Baretti i grandi nomi del teatro e i grandi nomi del teatro di domani.

Sax ha già iniziato a lavorare ai prossimi progetti insieme al team del Baretti, l’Associazione, infatti vive la precarietà tipica del teatro e della cultura percui solo quando ci sarà la conferma della vittoria dei bandi pubblici si potranno annunciare i titoli e gli ospiti che calcheranno il palco di via Baretti.

“Ho accettato la sfida propostami dal direttivo del Baretti perché ho sempre respirato l’energia di quel luogo e amato l’atmosfera che si creava in una sala così intima. Il mio desiderio è quello di riportare sul palco i grandi nomi del teatro italiano come fu nel passato della sala, insieme a giovani talenti, e di dialogare concretamente con le altre realtà teatrali presenti sul territorio torinese. La prossima stagione proverà ad indagare e raccontare le infinite declinazioni del femminino: le Donne, da Eva a Samantha Cristoforetti passando per la sublime dichiarazione d’amore che la maschera teatrale della Drag Queen fa alla femminilità, saranno le protagoniste della stagione teatrale 23/24, perché una partIl direttivo del Teatro Baretti è lieto di annunciare che a partire dalla stagione 23/24 il nuovo direttore artistico della stagione teatrale sarà l’attore e regista di origini siciliane Sax Nicosia.

Dopo 3 stagioni dirette da Rosa Mogliasso, scrittrice e preziosa risorsa dell’Associazione Baretti da molto tempo, periodo nel quale Rosa ha saputo raccontare il mondo che sta dietro il sipario e ha saputo reagire con forza e creatività allo stop dovuto alla pandemia, crediamo sia giunto il momento di fare un cambiamento.

Sax Nicosia vive il Baretti da molti anni ormai, lo vive come amico, come attore, come regista e il Direttivo, composto da Alberto Giolitti, Federica Ceppa, Monica Luccisano, Eleonora Sabatini e tutti i soci sono contenti che abbia deciso di accettare questa sfida; sarà affiancato da tutto lo staff del Baretti e chiaramente da Rosa Mogliasso che continuerà a essere la responsabile di produzione e organizzazione della stagione teatrale.

Nato nel 2002, “il Baretti”, è un progetto scaturito grazie all’energia trascinante di Davide Livermore e di Damiano Accattoli, Alberto Giolitti, Valentina Arnello, Cristina Voghera, Marco Vernetti, Andrea Chenna e soprattutto con la grande visione di Don Piero Gallo
Attori, scrittori, registi, amici musicisti e tecnici di produzione si unirono in una associazione culturale che dopo 20 anni è ancora centrale nella progettualità culturale della città di Torino e non solo.
Una sala di 112 posti divenuta ben presto molto altro rispetto all’iniziale sala oratorio della chiesa di San Salvario: don Gallo ne voleva infatti fare uno spazio polifunzionale e l’Associazione Baretti fu in grado non solo di inventare un luogo di cultura nel centro di un quartiere molto diverso da oggi, ma di mantenere accesi i riflettori nonostante il passare degli anni e le grandi difficoltà di un comparto messo a dura prova dai tagli alla cultura e dalle nuove forme di intrattenimento.

Nato anche come incubatore di professionalità il CineTeatro Baretti è divenuto presto un punto di riferimento per i teatranti torinesi e italiani ed è proprio da qui che intende ripartire la nuova direzione artistica: dai fasti del teatro inteso non solo come luogo ma come forma di espressione e di aggregazione. Sax intende riportare sul palco del Baretti i grandi nomi del teatro e i grandi nomi del teatro di domani.

Sax ha già iniziato a lavorare ai prossimi progetti insieme al team del Baretti, l’Associazione, infatti vive la precarietà tipica del teatro e della cultura percui solo quando ci sarà la conferma della vittoria dei bandi pubblici si potranno annunciare i titoli e gli ospiti che calcheranno il palco di via Baretti.

Ho accettato la sfida propostami dal direttivo del Baretti perché ho sempre respirato l’energia di quel luogo e amato l’atmosfera che si creava in una sala così intima. Il mio desiderio è quello di riportare sul palco i grandi nomi del teatro italiano come fu nel passato della sala, insieme a giovani talenti, e di dialogare concretamente con le altre realtà teatrali presenti sul territorio torinese. La prossima stagione proverà ad indagare e raccontare le infinite declinazioni del femminino: le Donne, da Eva a Samantha Cristoforetti passando per la sublime dichiarazione d’amore che la maschera teatrale della Drag Queen fa alla femminilità, saranno le protagoniste della stagione teatrale 23/24, perché una parte della mia storia attoriale è fortemente legata a questo racconto e perché questo è il racconto che rende ogni donna una Regina.” (Sax Nicosia)

Otello, Lirica a Corte nella Palazzina di Caccia di Stupinigi

Domenica 16 aprile, ore 19, Salone d’Onore

Penultima tra le opere di Giuseppe Verdi, composta dopo un silenzio di sedici anni, Otello (Milano, Teatro alla Scala, 1887) è il coronamento del sogno shakespeariano del maestro di Busseto, che aveva già musicato un soggetto del grande drammaturgo elisabettiano agli inizi della sua carriera (Macbeth, Firenze 1847). Costruita sul libretto di Arrigo Boito, straordinario traduttore e poeta, l’opera mette in scena il conflitto del potere e della gelosia che muove Jago a ingannare Otello e Otello a uccidere l’innocente moglie Desdemona. Un dramma della gelosia che obbliga a confrontarsi con i peggiori istinti mossi dall’ambizione e dalla sete di potere che si annidano nel cuore dell’uomo.

CAST

Raffaella Angeletti, Desdemona

Fernando Cisneros, Jago

Piero Giuliacci, Otello

Achille Lampo, pianista

Roberto Tagliani, guida al concerto

 

PROGRAMMA

Già nella notte densa (Otello, Desdemona)

Vanne; la tua meta già vedo… Credo in un Dio crudel (Jago)

Desdemona rea… Sì, pel ciel marmoreo giuro (Otello, Jago)

Dio ti giocondi, o sposo (Otello, Desdemona)

Dio! Mi potevi scagliar… Ah, dannazione! (Otello, Jago)

Mia madre aveva una povera ancella (Canzone del salice) (Desdemona)

Ave Maria (Desdemona)

Chi è là? Otello (Desdemona, Otello)

Niun mi tema (Otello)

 

Lirica a Corte è organizzata dal Teatro Superga in collaborazione con STM e Fondazione Ordine Mauriziano.

INFO E BIGLIETTI

Palazzina di Caccia di Stupinigi, piazza principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino

Posto unico: 35 euro.

Info e prenotazioni: 011.6279789 biglietteria@teatrosuperga.it

www.teatrosuperga.it biglietteria@teatrosuperga.it

IG + FB: teatrosuperga

Telegram: https://t.me/tsnteatrosuperga

Doppio appuntamento per “Cyrano”

DOPPIA DATA PER LA COPRODUZIONE TORINESE
LA PIECE DI ROSTAND TRA COMICITA’ E LIRISMO

 

Venerdì 14 aprile chiude la stagione di Monteu da Po
Sabato 15 aprile è allo Spazio Kairos di Torino

 

 

Doppio appuntamento per “Cyrano”, fedele riduzione in versi della famosa pièce di Edmond Rostand che mette al centro il dramma della disparità tra l’essere e l’apparire e il rapporto con la parola poetica. Venerdì 14 alle 21 è al Teatro di Monteu da Po a chiudere la stagione “Luci su Monteu” mentre sabato 15 alle 21 va in scena allo Spazio Kairos, via Mottalciata 7.

 

Lo spettacolo è una co-produzione tutta torinese: è prodotta da Onda Larsen e Crab Teatro. A mettere in scena il testo scritto da Edmond Rostand sono Pierpaolo Congiu, che firma anche adattamento e regia, Luca Ferrara e Lia Tomatis.

 

Cosa aspettarsi? Una fedele riduzione della famosa pièce di Rostand che mette al centro il dramma della disparità tra l’essere e l’apparire, tra comicità e momenti di lirismo. Cyrano ama, non ricambiato, la bella cugina Rossana, a sua volta innamorata del giovane e Cristiano che però “non sa parlare d’amore”.Cyrano, per amore di entrambi, presta al giovane penna e capacità oratoria e i tre saranno legati dal segreto delle celate identità.

«La parabola di Cyrano ci tocca perché ci ricorda quanto può costare non cedere all’ingiustizia e alle prepotenze, e quanto sia difficile esprimere e capire i nostri sentimenti più profondi – afferma Pier Paolo Congiu – Abbiamo tutti, in qualche momento della nostra vita, indossato la maschera di Cyrano, ne abbiamo sentito il peso, molte volte possiamo aver pensato quanto sia duro vivere con un naso che sempre di un quarto d’ora ci precede».

 

BIGLIETTERIA PER ENTRAMBI GLI SPETTACOLI

In teatro o su www.ticket.it

Intero 13.

Ridotto 10 per under 18, over 65, studenti.

Info: www.ondalarsen.org.

Prendete posto, dimenticate gli altri impegni: su Rai 5 è di scena il Teatro Regio

Venerdi 14 alle 22.45, e domenica 16 aprile alle ore 20.15, Rai 5 trasmetterà il documentario  “Regio 50. Ci si mette molto tempo per diventare giovani”, di Roberto Giannarelli e Francesca Nesler, che racconta il Teatro Regio di Torino in occasione del cinquantenario dalla sua riapertura.

Nella notte tra l’8 e il 9 febbraio 1936 un violento incendio distrusse il Teatro Regio. La città perse un simbolo del potere, un luogo di cultura ma anche un gioiello dell’architettura settecentesca. La città affidò immediatamente agli architetti Morbelli e Morozzo della Rocca la ricostruzione del teatro, ma quel progetto non vide mai la luce.

Nel 1965 i lavori di ricostruzione passarono in mano a un pazzo visionario: Carlo Mollino. Architetto, designer, fotografo e studioso torinese, Mollino rappresenta a pieno l’assunto che spesso il confine tra genialità e follia è impercettibile.

Mollino progettò un teatro dalle linee futuristiche, una navicella spaziale che sembra sospesa nell’aria e fu per questo molto criticato. I torinesi inorridirono scoprendo di non ritrovare il teatro che fu inghiottito dalle fiamme. Il teatro riaprì tra critiche feroci il 10 aprile 1973. Cinquant’anni dopo, la Rai celebra Mollino con un documentario che andrà in onda, su Rai 5, venerdì 14 alle 22.45 e domenica 16 aprile alle 20.15, all’interno di una lunga maratona di opere liriche prodotte e messe in scena al Teatro Regio.

E allora scopriamo che Mollino ha concepito il teatro pensando al corpo di una donna, simbolo di fertilità e che il palco ne rappresenta il ventre. L’intero spazio è a forma di uovo, senza coordinate, dove lo spettatore è destinato a perdersi. Ed ancora, il boccascena ricorda un televisore anni 60, il soffitto richiama la forma di una conchiglia, la platea è un’unica struttura di cemento armato degradante con una catena di palchi anch’essi degradanti, dalla visuale perfetta.

50 anni fa Mollino regalò alla città un capolavoro d’ingegneria capace di ospitare coloro che lo avrebbero riempito di cultura, bellezza, innovazione. Nel documentario ritroviamo dunque il direttore Noseda e lo scenografo e regista Poda, ma anche i grandi nomi della lirica come Raina Kabaivanski, ingaggiata nel 1973 per inaugurare il teatro insieme a Maria Callas. E della Casta Diva, Kabaivanski racconta con affetto e ammirazione gli insegnamenti su postura e canto

Lo speciale, che nasce dallo storico sodalizio tra Rai e Teatro Regio, è intitolato “Ci si mette molto per diventare giovani”, da una frase di Pablo Picasso. “Un documentario che racconta la storia del teatro ma che cerca di indagare anche le prospettive per il futuro” ha commentato Francesca Nesler, di Rai Cultura, alla presentazione per la stampa.

Il documentario fa parte di una serie di eventi per celebrare il 50 anni del Regio. Sabato e domenica è possibile, con visite gratuite, visitare la struttura e ficcare il naso dietro le quinte, scoprire l’incredibile groviglio di scale che si rincorrono a partire dall’ingresso o ammirare la maestosa torre del palcoscenico. Il sovrintendente Jouvin ha sottolineato la volontà di continuare a progettare eventi per attirare un pubblico quanto mai vasto, a cominciare dai giovani che con la Carta dedicata agli Under 30, possono acquistare biglietti a prezzi agevolati.

La mia sensazione, entrando qui, è sempre quella di essere in un luogo che potrebbe esser stato inaugurato ieri. Più che sospeso nel tempo, a me sembra che il Teatro Regio sia sempre un passo avanti, ad anticipare mode, infischiandosene delle critiche. L’esempio perfetto del carattere torinese. Buon compleanno caro Teatro Regio.

Lori Barozzino 

“Beepop Fest”, alle ex Fonderie di via Foligno

L’appuntamento con la terza edizione del Festival, coprodotto dal Community Hub “Beezonam”

Sabato 15 e domenica 16 aprile

Sotto la direzione artistica dell’Associazione Culturale “Pigmenti” (nata a Torino nel 2011 con l’intento di sviluppare progetti artistici legati all’arte visiva in Piemonte), il “Beepop Fest”, coprodotto dal Community Hub “Beeozanam” (e realizzato nell’ambito del progetto “Beecult”) torna a riproporsi in città con la sua terza edizione articolata in due giornate, sabato 15 e domenica 16 aprile (dalle 11 del mattino alle 24, a seconda degli eventi programmati) con una fitta serie di azioni volte a rigenerare un’area rimasta ai margini delle grandi trasformazioni urbane degli ultimi vent’anni. Cuore pulsante dell’evento sono infatti le ex “Fonderie” di via Foligno 14, complesso industriale realizzato tra il 1938 e il 1941 dall’architetto bulgaro Nicolaj Diulgheroff(fra i nomi di spicco del cosiddetto “Secondo Futurismo Torinese”, insieme a Fillia, Mino Rosso, Pippo Oriani, Enrico Alimandi e Franco Costa) ed unico esempio d’architettura futurista a Torino diventato oggi, per l’appunto, “spazio ibrido e plurale” dove si “producono idee e comunità”, con l’intento di diventare “casa del quartiere” per quest’area.

 Sabato e domenica prossimi, il Festival farà  incontrare arte, sostenibilità ambientale,rigenerazione urbana e inclusione sociale, grazie ad un programma ad hoc, capace di mettere insieme, con un meccanismo di perfetta concertazione, laboratori sull’autoproduzione per adulti (tra le proposte anche e perfino il corso per prodursi a casa il dentifricio), tour di “street art” che partono dal Parco Dora e indagano il quartiere, ma anche musica e performance come il dj set dei “Discomoderni” che accompagnerà, sabato sera, l’aperitivo nel cortile di “Beeozanam”.

Poi, ecco, il sabato mattina il laboratorio per costruire giganteschi pupazzi da portare in una simbolica parata, e la presenza, domenica mattina, dell’illustratore di libri per ragazziGabriele Pino che condurrà i partecipanti invitandoli a progettare e a disegnare una “bestia fantastica”. E, dulcis in fundo, le vibrazioni ancestrali del “bagno di Gong”.

 “Sono gli ingredienti di un festival di quartiere che raccoglie ospiti da tutto il Piemonte – spiega Riccardo Colombo di “Pigmenti”  – Un’occasione per passare a conoscere il community ‘Hub Beeozanam’ e sperimentare nuove attività”.

A chiusura, venerdì 21 aprile dalle 19 alle 2 di notte, ci sarà la serata di musica elettronica “Earth Night – Beeozanam disco Party”, data italiana del progetto “Djs4climate”dove l’ospite Disco Amor verrà accompagnato dai dj locali “Onda Pacifica” e “Discomoderni”.

Per info sul programma in dettaglio: www.beeozanam.com o www.pigmenti.org

g. m.

Nelle foto:

–       Esterni “Beeozanam” Murales @tellas

–       Bagno di Gong

–       Barca di pupazzi vaganti

“Fuori”, la storia del più grande Manicomio d’Italia

Dopo 17 repliche e 17 sold out (l’ultimo a luglio 2021) quattro date alla Lavanderia a Vapore

La storia del più grande manicomio d’Italia torna sul palco. Vite, drammi, casi di cronaca, la follia ma anche quello spazio sottile che separa la “normalità” dalla pazzia, la battaglia per arrivare alla legge Basaglia. Dopo 17 repliche e 17 sold out (l’ultima a luglio 2021), torna a grande richiesta e per soddisfare le continue domande del pubblico “Fuori. Storie dal manicomio di Collegno”, regia di Serena Ferrari e Fabrizio Rizzolo. Uno spettacolo prodotto da Lab22 che coinvolge qualcosa come 42 artisti, di cui 28 ballerini, e 14  tra attori, cantanti e musicisti.

L’appuntamento venerdì 14 aprile alle 21, con replica sabato 15 alle 21, domenica 16 alle 17 e alle 21, alla Lavanderia a Vapore di Collegno, spazio oggi punto di riferimento per il teatro e la danza in Piemonte ma che, un tempo, era proprio la lavanderia della struttura psichiatrica. Dentro i muri di cinta, che separavano la realtà dei “matti” da quella del paese, costruiti su progetto dell’ingegner Luigi Fenoglio, rivive così una pagina di storia locale e nazionale, e soprattutto rivivono le vite di chi, adulto o bambino, fu rinchiuso in quei corridoi, sottoposto a crudeli terapie sperimentali, a una vita stravolta, distrutta da sveglie alle 5 e cene alle 17, da punizioni, da costrizioni, psicologiche e corporali.

Il testo è stato scritto da Serena Ferrari partendo dalle inchieste e dagli scritti dei giornalisti Alberto Papuzzi e Alberto Gaino, dal libro diBruna Bertolo “Donne e follia in Piemonte”, ma anche dalle vite dei protagonisti del tempo, come lo spregiucato Professor Coda, vice direttore dell’Ospedale psichiatrico di Collegno, processato nel periodo 1970-1974 per maltrattamenti con relativa condanna a cinque anni di detenzione, al pagamento delle spese processuali e all’interdizione dalla professione medica per cinque anni.
Ma la storia intreccia anche l’amore nei versi di Alda Merini e in quelli cantati da Simone Cristicchi e da Franco Battiato. Racconta quel mondo e la battaglia che nacque al suo interno e condusse, poi, alla promulgazione della legge relativa agli “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori”, comunemente nota come Legge Basaglia: portò alla chiusura dei manicomi. Già l’anno precedente l’Amministrazione Comunale di Collegno aveva fatto abbattere il primo tratto del muro di cinta che circondava il Manicomio, precorrendo la coraggiosa misura legislativa che decretò il definitivo superamento degli ospedali psichiatrici, con una conseguente e rinnovata sensibilità nei confronti del disagio psichico.

«E’ stato un lavoro complesso, raccontare cosa è stato il manicomio-carcere-lager – spiega Serena Ferrari – Questo è uno spettacolo di denuncia. E’ costruito sulla commistione di più arti, il teatro, la danza, la musica con un’orchestra dal vivo e dei cantanti, un intreccio che, nel dolore, riesce a far emergere la poesia di vite, persone, ridona loro la dignità che avevano perso». Ci sono storie d’amore. Storie di bambini. Storie di violenze e aborti: «E’ uno spettacolo che fa memoria, certamente, e se ha avuto successo è perché tanti vogliono conoscere. Ma è anche uno spettacolo che punta a far sì che non accada mai più, che parla del diverso, che parla di noi, di confini e di muri solo creati in una società confusa e spesso sofferente».

Ballerini

Aiyanyor Osamende Victoria, Botticella Alice, Borello Sofia, Benna Alessandra, Caputo Asia, Castello Matilde, Cimadomo Francesca, Cimadomo Marta, Clemente Giada, Chamtouri Ali, Comoli Desirèe, Comoli Ilary, Comunale Laura, Ferro Vittoria, Di Renzo Aurora, De Vita Sara, Grosso Alice, Ienco Elisa, Leone Martina, Mannarino Elisa, Mannarino Mattia, Marchitelli Giada, Morelli Syria, Morelli Viola,  Matilde Sole Poponi, Simionato Giulia, Volpe Sofia, Zappata Elena.

Attori:
Fabrizio Rizzolo, Ettore Scarpa, Cristina Lella, Simone Valentino, Paolo Bergonzi, Annalisa Platania, Andrea Narducci, Giuliano Zacco, Francesca Capone, Morelli Syria, Morelli Viola.

Musicisti:
Francesca Chiofalo, Marcello Iaconetti, Jacopo Angeleri.

Biglietti: 25 euro.

In vendita su: https://www.vivaticket.com/it/Ticket/fuori-storie-dal-manicomio-di-collegno/204571

“Mutamorfosi” alla Lavanderia a vapore di Collegno

Il 13 aprile, alle ore 20.45, presso la Lavanderia a Vapore di Collegno, verrà portato in scena lo spettacolo “Mutamorfosi”, ideato dall’artista salernitana Sara Lisanti e introdotto da un reading di poesia del poeta torinese Gian Giacomo Della Porta.
La performance avrà inizio col momento poetico denominato “La calma della crisalide”, simbolo dell’imminente trasformazione, un’interpretazione contemporanea della poesia del cambiamento, la forza che precede l’esplosione in bellezza e che prepara lo spettatore alla fase in cui la parola lascia spazio ai colori, al silenzio e, infine, alla musica di un’immagine in movimento interpretata dalla talentuosa artista Sara Lisanti che, partendo da un bozzolo, si troverà rinchiusa all’interno della propria sofferenza, quasi fosse la consapevolezza ultima atta a innescare le fasi della metamorfosi, fino alla nascita, o alla rinascita.
Attraverso una continua stratificazione di suoni che andranno a determinare l’intensità delle varie fasi dello spettacolo, la Lisanti cambierà pelle più volte, prendendo spunto dalla muta tipica dei rettili e armonizzandosi nel più umano concetto di “venire al mondo”, nella fatica che precede il primo vagito del neonato, nella voce liberatoria di una nuova bellezza.
“Mutamorfosi”
Lavanderia a Vapore, Collegno
Per prenotazioni: 3389357120

Lello Arena in “Oh, that Chaplin”. Al teatro Concordia