SPETTACOLI- Pagina 143

Fino al 10 giugno Festival di Danza Contemporanea, 23 compagnie da 9 paesi diversi

I N T E R P L A Y /23

23 MAGGIO > 10 giugno 2023
TORINO

Direzione artistica Natalìa Casorati
a cura dell’Associazione Culturale Mosaico Danza

 

23 compagnie da 9 paesi diversi, 4 teatri e 4 spazi multidisciplinari della Città conquistati dalla danza, 7 prime nazionali, 14 compagnie italiane e 9 dall’Europa e dal mondo per un viaggio sempre attuale fra punti di vista, geografie e coreografie che interpretano un’attualità mutevole, qualche volta straniante e sempre sorprendente.  Un mondo di giovani artisti che parlano lingue diverse e che, nel gesto e nella danza, trasformano la babele delle lingue in codice universale insieme agli spettacoli di molti fra i nomi più interessanti del panorama nazionale e internazionale.

Può il festival essere uno strumento di indagine sociale e rappresentare la complessità del presente, le sue contraddizioni, forze e fragilità?  Ci può parlare di disorientamento? Può essere un investimento culturale necessario? La ventritreesima edizione di Interplay cerca di dimostrarlo attraverso un programma di impatto, che indaga il reale ed è attento al futuro, sostenendo la ricerca, i giovani artisti e proposte di spettacoli da tutto il mondo.

SUPERAMENTI. Il 23 maggio, giornata di opening del Festival, la Casa del Teatro accoglierà i lavori di Moritz Ostruschnjak e Carlo Massari, due artisti estremamente focalizzati sul sociale e capaci di intrecciarsi con l’attualità politica.

MARTEDì 23 MAGGIO
CASA DEL TEATRO
°°°1 h prima degli spettacoli APERITIVO INTERPLAY con food truck Fernandito QB cucina e arte
ORE 21:00 – INDOOR
TANZANWEISUNGEN (it won’t be like this forever)
MORITZ OSTRUSCHNJAK (DE)
Di: Moritz Ostruschnjak

Con: Daniel Conant e Moritz Ostruschniak
Performance selezionata alla Tanz Plattform Berlin 2022 e Aerowaves Twenty21
PRIMA REGIONALE

L’assolo di trenta minuti TANZANWEISUNGEN (istruzioni di danza) è pieno di riferimenti autoriflessivi e ironici che sfidano qualsiasi definizione specifica, è un fuoco d’artificio di passi, giri e calci. Ostruschnjak rimane fedele allo stile eclettico delle sue ultime produzioni e consente al suo solista di passare senza sforzo da uno Schuhplattler a un grand jeté, dal gioco di gambe della boxe ai movimenti di break dance e da una référence al salto con la corda; l’elemento comune è il suono, il martellare, battere le mani, respirare, saltare, rimbalzare che riempie lo spazio come un ritmo costante.
A questo link la scheda completa


Moritz Ostruschnjak “Tanzanweisung” foto di Wilfried Hösel
+ORE 21:45 – ARENA OUTDOOR
METAMORPHOSIS – Blatta
C&C COMPANY (IT)
Creazione originale ed interpretazione: Carlo Massari
Performance presentata al festival Oriente Occidente 2022
PRIMA REGIONALE

Un nuovo, delicato progetto di ricerca di uno dei più interessanti coreografi e performer del panorama italiano sul sottile confine tra uomo e bestia; un’indagine sulle trasformazioni, sul cambiamento, l’alterazione fisica e spirituale dell’essere, la ricerca della propria natura, identità, forma. Partendo dal concetto di uomo come animale pensante e dotato di una coscienza individuale, lo si va a scoprire, denudare, mettere in relazione con i suoi istinti più veri, le paure che rendono impotenti, la sua faccia più animalesca, la pura verità del corpo. Questo lavoro non nasce certo con l’intento di sottolineare un incattivimento, un imbruttimento del genere umano, ma piuttosto di ricercare connessioni interiori tra corpo e mente ed esteriori attraverso le relazioni animali e naturali, che possano innescare una piccola idea di rinascita, di nuovo Rinascimento. Un’evoluzione, una rivoluzione nella quale non si ha più necessità di dare un nome ad ogni forma differente, di arrogarsi del “diritto divino” di battezzare una cosa definendola con un “tu sei…”, nella quale non esistono ricette e manuali d’uso sul come comportarsi, come relazionarsi con se’ stessi e con il mondo circostante.
A questo link la scheda completa

Carlo Massari, foto di Guido Mencari

+

ORE 22:15 – ARENA OUTDOOR
PUBLIC TALK in collaborazione con il SALONE DEL LIBRO OFF
Incontro con la critica ELISA GUZZO VACCARINO in occasione della pubblicazione del suo ultimo libro “Confini, Conflitti, Rotte. Geopolitica della Danza” per Scalpendi Editore. Dialogo con il pubblico e i coreografi sulla relazione tra la danza e il corpo sociale e politico.
La danza, arte minore, per pochi eletti, […] sempre in lotta tra corpo e spirito, tra meccanica e cuore, in realtà è tutt’altra cosa, altamente simbolica, specchio privilegiato di regimi, riti e civilizzazioni. Trova le sue condizioni di esistenza nelle strutture sociali e nelle scelte politiche di ogni luogo del pianeta Terra in cui si dispiega con la sua tecnica, estetica, messaggi, nel tempo e nello spazio.”

INFO
Mosaico Danza
info@mosaicodanza.it | (39) 011.661.24.01 | mosaicodanza.it

Jerry Calà con la sua JerrySuperBand apre la rassegna  Parco Dora Live

8 giugno

Un fuoriclasse della comicità italiana: Jerry Calà, che con la JerrySuperBand porta il suo entusiasmante show musicale ripercorrendo 50 anni di carriera attraverso irresistibili racconti di vita vissuta, divertenti gag e canzoni indimenticabili. Coinvolgendo il pubblico nel racconto di una storia che ha scritto molte pagine della commedia all’Italiana. Un concert-show interamente cantato e suonato dal vivo con le canzoni e la comicità interamente al “Sapore di mare”. Ritroviamo, dunque, il Jerry Calà uomo di spettacolo capace di vestire con eguale disinvoltura i panni dell’attore di cabaret, tv e cinema. Jerry reinterpreta, accompagnato dalla JerrySuperBand , il suo leggendario repertorio degli anni ’60, ’70 e ’80 alternando momenti di spettacolo musicale a gag esilaranti e irresistibili dagli albori con il gruppo dei Gatti di Vicolo Miracoli fino ai momenti più recenti della sua inarrestabile carriera artistica. Un giusto mix tra musica comicità e coinvolgimento del pubblico che Jerry Calà mescolerà con il suo effervescente umorismo, sempre attuale.

«La comicità nasce da una situazione tragica– dice Jerry Calà in una sua celebre citazione– uno cade su una buccia di banana e si fa male. A noi comici tocca la fatica di ribaltare la tragedia in commedia, la battuta per noi è un’ossessione. Forse è per questo che ci viene facile interpretare ruoli drammatici, perché abbiamo uno sforzo in meno da fare. Gli attori drammatici, invece, devono fare uno sforzo in più.»

Data spettacolo: Giovedì 8 giugno ore 21,00

Biglietti: Intero € 7,00, ridotto da 6 a 12 anni € 5,00 Da 0 a 5 anni gratuito.

I biglietti sono acquistabili online su Ticket.it o presso Centro Servizi presente in galleria nei seguenti orari:

Tutti i giorni dalle 13,30 alle 19,30. Nei giorni di spettacolo sino alle 21,00

Tutto l’incasso sarà devoluto in beneficenza

Jerry Calà

Jerry Calà, pseudonimo di Calogero Alessandro Augusto Calà (Catania, 28 giugno 1951), è un attore, regista, comico, cabarettista, sceneggiatore e cantante italiano. Componente del gruppo cabarettistico I Gatti di Vicolo Miracoli agli albori della sua carriera, ha raggiunto la popolarità negli anni ’80 interpretando commedie di successo e divenendo uno dei volti più noti della commedia italiana dell’epoca. Ha interpretato anche ruoli drammatici in film di Gian Luigi Polidoro (Sottozero), Pupi Avati (l’episodio d’apertura di Sposi) e Marco Ferreri, vincendo sotto la regia di quest’ultimo il Premio del Gotha della Critica italiana come miglior attore al Festival internazionale del cinema di Berlino nel 1993, per la sua interpretazione in Diario di un vizio. E’ stato anche regista, soggettista, sceneggiatore e doppiatore.

“Non abbiamo bisogno di un altro eroe…”

Music Tales, la rubrica musicale

“Non abbiamo bisogno di un altro eroe Non ci serve di conoscere la strada di casa

Tutto ciò che vogliamo è la vita oltre la cupola del tuono”

Il tema del brano è principalmente un inno contro la guerra e la violenza. La versione utilizzata durante il brano differisce da quella pubblicata su album e singolo per lunghezza.

La canzone ricevette una candidatura ai Golden Globe nella categoria “miglior canzone originale” nel 1986 ed ai Grammy Award nella categoria “Miglior performance femminile pop”.

Oggi ho scelto, come prevedibile, un brano di Tina Turner, volata altrove da pochi giorni.

Tina, pseudonimo di Anna Mae Bullock (Brownsville, 26 novembre 1939 – Küsnacht, 24 maggio 2023), è stata una cantante statunitense naturalizzata svizzera, tra le più famose e acclamate interpreti della musica rock.

Con una carriera lunga più di mezzo secolo, che va dagli anni sessanta agli anni duemila, è stata definita “La regina del rock and roll”.Nel 1991 è stata inserita assieme all’ex marito Ike Turner nella Rock and Roll Hall of Fame, e nel 1967 fu la prima artista afrostatunitense e la prima donna ad apparire sulla copertina della rivista Rolling Stone.

Nel 1986 ricevette una stella sulla Hollywood Walk of Fame.

Tina Turner nacque a Brownsville, nello stato del Tennessee. All’età di dieci anni cantava già nel coro della chiesa della sua città, dove il padre Richard era pastore. Nel 1956 i genitori si separarono; Anna Mae e la sorella Alline andarono a vivere a Saint Louis, dove Anna Mae incontrò il musicista Ike Turner.

Nel 1958 registrarono il brano Boxtop che segnò il debutto discografico della cantante con lo pseudonimo Little Ann. Nel 1960, accompagnati dalle vocalist The Ikettes, pubblicarono A Fool in Love (primo singolo in cui fu utilizzato lo pseudonimo Tina Turner), che ottenne subito un notevole successo giungendo ai primi posti nelle classifiche internazionali.

Tina e Ike si sposarono alla fine del 1960 a Tijuana, ma il matrimonio venne invalidato perché Ike non ottenne il divorzio dalla prima moglie; comunque Tina assunse il cognome di Ike. La relazione con Ike fu però funestata dai continui abusi di lui, esasperati dalla sua grave dipendenza dalla cocaina, situazione che compromise gravemente il suo rapporto con Tina, tanto da condurlo a commettere su di lei abusi verbali e fisici continuati. Durante uno di questi litigi, al culmine dell’esasperazione, la Turner fuggì dall’hotel in cui la coppia si trovava. Nel 1976 la cantante chiese istanza di divorzio, che fu finalizzato il 29 marzo 1978.

Nel 2013, dopo avere vissuto quasi vent’anni con il compagno Erwin Bach nel paesino di Küsnacht, nei pressi di Zurigo, ricevette la cittadinanza svizzera. Il 24 ottobre dello stesso anno rinunciò al passaporto statunitense e alla doppia cittadinanza, mantenendo solo quella elvetica.

Il 4 luglio 2018 si suicidò a 59 anni Craig Raymond Turner, il primogenito della cantante, avuto a 18 anni da Raymond Hill, sassofonista della sua band Kings of Rhythm.

La Turner si definiva battista buddista, alludendo alla sua educazione nella chiesa battista e alla sua successiva conversione al buddismo. Durante la sua infanzia e la prima età adulta la Turner appartenne alla religione battista, ma in un’intervista del 2016 dichiarò Mi considero definitivamente una buddista. La Turner iniziò a praticare il buddismo di Nichiren nel 1973 dopo averlo scoperto tramite un’amica di Ike di nome Valerie Bishop.

In un’intervista dell’agosto 2011 allo Shambhala Sun, Turner dichiarò di avere aderito agli insegnamenti e ai valori dell’associazione buddista Soka Gakkai International. Turner dichiarò in un’intervista dell’agosto 2018 a World Tribune che durante i periodi più difficili della sua vita praticava il buddismo quattro ore al giorno e che, sia pure in forma ridotta, ne manteneva una pratica quotidiana.

Il 9 dicembre 2022 il figlio Ronnie, 62 anni, morì nella casa di Los Angeles. La moglie Aida ne diede l’annuncio su Instagram. Secondo il sito del New York Post, il figlio della Turner e del secondo marito Ike Turner aveva avuto molti problemi di salute tra cui un cancro.

Vita tortuosa fino alla fine, provata da malattie potenzialmente letali.

È morta il 24 maggio 2023 all’età di 83 anni nella sua casa di Küsnacht vicino Zurigo, dopo diversi anni di malattie.

In seguito alla sua scomparsa, diverse celebrità dello spettacolo e non l’hanno commemorata, come Beyoncé, Mick Jagger, Mariah Carey, Diana Ross, Madonna, Dolly Parton, Elton John, Oprah Winfrey, Angela Bassett e Priscilla Presley, così come il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e i suoi predecessori Barack Obama e Bill Clinton.

“Ciò che mi spaventa non è la violenza dei cattivi; è l’indifferenza dei buoni.”

Buon ascolto

https://www.youtube.com/watch?v=kDERlmd2NS4&ab_channel=TinaTurner-Topic

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

CHIARA DE CARLO

Ecco a voi gli eventi da non perdere!

Addio a Isa Barzizza la soubrette di Macario e Totò

Isa Barzizza, una delle più grandi e note soubrette del teatro, della rivista di avanspettacolo e del cinema italiano è morta a 93 anni. Originaria di Sanremo, si trasferì a Torino dove frequentò il Liceo Gioberti iniziando  a recitare in ruoli secondari nel mondo dello spettacolo. Erminio Macario la scoprì e la portò con sè nelle sue  riviste.  Barzizza debuttò con Le educande di San Babila nel 1947, poi recitò in Follie di Amleto del 1948. Dopo Macario lavorò con  Totò  sia in teatro che al cinema. Partecipò a più di 30 film tra il 1950 ed il 1953.

“Attica”, anteprima nazionale

film candidato ai Premi Oscar® 2022

per l’APERTURA DELLE ISCRIZIONI al concorso cinematografico LiberAzioni

 

Lunedì 29 maggio, ore 20.30

Cinema Massimo (sala 2), Via Verdi 18, Torino

Ingresso libero

Attica, l’emozionante e scottante documentario di Stanley Nelson sulla rivolta della prigione di Attica del 1971, è un film essenziale che ora può essere considerato una visione definitiva di quell’evento epocale.

Variety

Lunedì 29 maggio, alle ore 20.30 al Cinema Massimo di Torino, si aprono ufficialmente le iscrizioni per partecipare alla quarta edizione del concorso cinematografico nazionale LiberAzioni – le arti dentro e fuori, primo passo di avvicinamento al festival LiberAzioni curato dall’Associazione Museo Nazionale del Cinema (AMNC) che si svolgerà in autunno. In occasione del lancio del concorso viene presentato, in anteprima nazionale, Attica di Tracy Curry e Stanley Nelson (2021, 116’), prodotto da Showtime e Firelight Films, candidato come miglior documentario ai Premi Oscar® del 2022.

Attraverso scioccanti materiali d’archivio il film racconta la più grande rivolta carceraria della storia degli Stati Uniti, iniziata il 9 settembre 1971 presso il penitenziario di Attica (New York). Dopo lunghe trattative durate cinque giorni, la polizia fece irruzione nella struttura con sconvolgente brutalità, causando quarantatré morti e oltre duecento feriti, seguiti da feroci rappresaglie contro i sopravvissuti e da un elaborato insabbiamento. Fu il più sanguinoso scontro dai tempi della guerra civile americana. Oggi, cinquant’anni dopo, quando gli Stati Uniti vantano il più alto tasso di incarcerazione al mondo, la storia di ciò che accadde ad Attica merita attenzione, in particolare dopo la nascita del movimento Black Lives Matter e l’omicidio di George Floyd avvenuto il 25 maggio 2020 a Minneapolis.

Il regista Stanley Nelson si è distinto per una carriera incentrata sulle storie di lotta della comunità nera. Per raccontare la storia di Attica, ha condotto decine di interviste con ex detenuti, giornalisti e altri testimoni. Fa un uso potente dei filmati di sorveglianza e dell’ampia copertura giornalistica che ha reso Attica un evento nazionale. Nel film si possono ascoltare i nastri della Casa Bianca in cui il presidente Richard Nixon chiede al governatore Nelson Rockefeller: “Sono soprattutto neri quelli con cui avete a che fare?“. La storia di Attica è stata a lungo evocata nella cultura popolare, dal film di Sidney Lumet Quel pomeriggio di un giorno da cani, alla serie Orange is the New Black, come simbolo di ribellione. Il film aiuta a capire la profondità della storia che ha creato questi riferimenti: i detenuti si opposero ad anni di brutalità da parte delle guardie, al sovraffollamento e al cibo rancido, tutti fattori aggravati per i detenuti neri dal razzismo dilagante.

Intervengono alla proiezione del documentario Valentina Noya, Vice Presidente dell’AMNC e direttrice del festival LiberAzioni e Monica Cristina Gallo, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Città di Torino.

Il progetto LiberAzionidichiara la direttrice Valentina Noya – è nato con l’intento di stimolare e promuovere la creatività attorno al tema del carcere e della pena e in particolare realizzare, attraverso laboratori a beneficio delle detenute e dei detenuti del carcere di Torino, eventi culturali, opportunità di incontro, conoscenza e scambio tra chi in carcere vive e il territorio che il carcere ospita. Il progetto si svolge a Torino, ma ha un respiro nazionale quanto di catalizzatore della comunità locale. Due concorsi, di cinema e scrittura, quest’ultimo esclusivamente destinato a detenuti delle carceri d’Italia grazie alla prestigiosa collaborazione con il Premio “Carlo Castelli”, avranno la propria restituzione tra fine settembre e la prima metà di ottobre 2023. Dopo la lunga interruzione dovuta alla pandemia, siamo particolarmente orgogliosi di poter tornare a creare un dialogo tra la popolazione detenuta e la società civile. Il nostro lavoro si arricchisce di nuovi partner e del supporto fondamentale del nostro presidente onorario Davide Ferrario, da sempre attento alle questioni carcerarie e grazie ai tantissimi donatori che hanno partecipato alla campagna di raccolta fondi Tessiamo LiberAzioni”.

“Negli anni ho visto alcuni progetti all’interno del carcere consolidare la propria presenza e offrire alle persone detenute laboratori di grande valore – sottolinea la garante Monica Cristina Gallo. Il lavoro dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema attraverso il progetto LiberAzioni è un generatore di creatività dentro il carcere e uno strumento di conoscenza fuori dal carcere. Il diritto alla cultura è in grado di riconfigurare il percorso detentivo: con corsi e percorsi formativi di scrittura, arte, cinema e teatro cambia la prospettiva che passa da un tempo vuoto ad un tempo di qualità”.

 

LiberAzioni è un progetto a cura di Associazione Museo Nazionale del Cinema in collaborazione conl’Ufficio della Garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Torino con il sostegno di Regione Piemonte, Fondazione CRT, Otto per mille della Chiesa Battista, Gruppo Itas Solidale, Nova Coop, Cooperativa Arcobaleno e ai donatori che hanno partecipato alla campagna di crowdfunding Tessiamo LiberAzioni.

Il bando di concorso cinema ha un montepremi di 5.500 Euro e rimarrà aperto fino al 31 agosto 2023; il regolamento e le modalità di partecipazione saranno disponibili dal 29 maggio sul sito web www.amnc.it.

Rock Jazz e dintorni a Torino Irreversible Entanglements e Rossana Casale

Lunedì. Al Circolo della Musica di Rivoli è di scena Marco Fracasia. Al Concordia di Venaria si esibisce giANMARIA.

Martedì. Al Jazz Club è di scena il duo Federico Biglietti e Sonia Infriccioli.

Mercoledì. Al cinema Massimo omaggio a Ryuichi Sakamoto recentemente scomparso, con il documentario “Coda”. Al Lambic suona il quintetto Pablo e il Mare.

Giovedì. Allo Ziggy si esibiscono gli If I Die Today. Al Circolo della Musica suonano i Gatto Ciliegia, Grande Freddo e Simone Bosco. Alla Piazza dei Mestieri si esibisce il duo Flavio Boltro e Fabio Giachino.

All’Hotel Hilton del Lingotto recital di Rossana Casale dedicato a Joni Mitchell.

Venerdì. Allo Spazio 211 comincia la festa di Radio Blackout con protagonisti :EyalTalmor, Xato, Andreh y Manuela, Younes Zarhoni, Nze Nze e Modulaw.

Sabato. Al Bunker il collettivo Ivreatronic presenta in concerto : Bitch Volley, Ramzi e Not Waving. Alla festa di radio Blackout suonano i Viscera, Jack Of Heart e gli Unsane. Al cinema Massimo per “Jazz is Dead”! si esibiscono gli Irreversible Entanglements.

Domenica. Alla festa di Radio Blackout allo Spazio 211 suonano Gli Addict Ameba, i Uochin Toki e i The Telescopes.

Pier Luigi Fuggetta

“Vacanze Romane”: il capolavoro musicale compie 40 anni

A celebrarlo Carlo Marrale e Silvia Mezzanotte, già membri storici dei Matia Bazar.

Sono felice di proseguire il mio viaggio accanto ai fondatori dei Matia Bazar: ieri Piero Cassano e Giancarlo Golzi, oggi Carlo Marrale con cui sto percorrendo un nuovo, importante tratto di strada”.

Sono parole di Silvia Mezzanotte, raffinata interprete bolognese il cui sodalizio con il chitarrista-cantante storico e coautore dei più grandi successi del gruppo è iniziato nel 2019, poco prima della pandemia.

Concretizzatosi poi in uno show coinvolgente dal titolo “La Nostra Storia”, in cui i due grandi artisti raccontano, fra musica e parole, i più grandi successi nei Matia Bazar.

Sono queste le premesse che ora tengono a battesimo “Vacanze Romane 40th – Celebration”, progetto nato per festeggiare i primi 40 anni di un capolavoro immortale: canzone-icona di un gruppo, ma anche di un’epoca, stupì tutti quando, al debutto sul palco del Teatro Ariston, nel 1983 mise d’accordo per la prima volta platea, critica e pubblico televisivo.

Certe magie nascono una volta sola. Sono attimi, istantanee nella vita di un autore di canzoni”, ricorda Carlo Marrale, genovese, che la concepì, affidandone il testo al bassista-paroliere Aldo Stellita che, per consentirne l’iscrizione alla ‘Siae’, lo fece firmare, con generosità, al batterista Giancarlo Golzi.

Ma un compleanno così importante merita un’attenzione speciale. Ed ecco che insieme a Silvia, cui mi lega una perfetta sintonia artistica nonostante i percorsi paralleli nei Matia Bazar, abbiamo scelto di riproporla tornando all’origine della sua genesi: semplicemente una chitarra e una voce. In questo caso, anzi, due”.

Il risultato è un concentrato di emozioni che restituisce per l’intero ascolto, in chiave interpretativa, tutta la potenza evocativa e il fascino di un testo dall’atmosfera senza eguali, ben reso dalle immagini del videoclip ufficiale girato nell’austera cornice di Palazzo Ferrajoli a Roma per la regia di Eleonora Maggioni.

Qui il link al video ufficiale: https://www.youtube.com/watch?v=q3QMA69YB7Y.

Poter dare voce alla creatività infinita di un autore come Carlo Marrale è per me l’ennesimo dono del Cielo. Da emiliana, mentre stiamo celebrando queste nuove vacanze romane, il mio pensiero va alle popolazioni in difficoltà della mia terra. Ho deciso di devolvere in loro favore le royalties del brano, mentre con Carlo siamo pronti a portare il nostro contributo artistico negli eventi organizzati per raccogliere fondi, perché l’estate ormai alle porte possa tornare ad essere anche per loro sinonimo di vacanze serene” chiosa Silvia Mezzanotte.

Il brano sarà disponibile in radio e negli stores digitali a partire da venerdì 26 maggio.

Pubblica l’etichetta ‘PlayAudio’ di ‘Azzurra Music’.

“Vacanze Romane 40th – Celebration” è un progetto di ‘Vie Musicali Eood’.

Carlo Marrale e Silvia Mezzanotte saranno in tour tutta l’estate, per poi proseguire anche in autunno nei migliori teatri italiani ed esteri.

A dieci anni dalla morte del regista Massimo Castri

Un convegno promosso dall’Università degli Studi di Torino e dal Teatro Stabile di Torino ne ripercorre le tappe più significative

 

Il Teatro Stabile di Torino, Teatro Nazionale e l’Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione, hanno promosso un convegno nazionale per celebrare il regista Massimo Castri, in programma il 25 e 26 maggio al Teatro Gobetti, nella sala Pasolini.

Il convegno si intitola “Per uso di memoria. Massimo Castri e la regia teatrale nello spazio della polis. Scritture, pedagogie, comunità” (1972-2013).

Pensato per ripercorrere l’esperienza di Castri in una prospettiva di continuità con le nuove generazioni, il convegno vuole restituire la singolarità di un regista sempre guidato da un approccio sperimentale e innovativo nei confronti dei suoi testi.

Artista della ricerca permanente, in Massimo Castri regia, drammaturgia e pedagogia per e con l’attore si sono intrecciate alla riflessione sul teatro pubblico e alla responsabilità del gesto poetico nello spazio sociale.

Il titolo del convegno rimanda allo spettacolo sulla Resistenza, che Massimo Castri scrisse con Emilio Jona e Sergio LIberovici nel 1972, e vuole in particolare valorizzare quei dispositivi sulla memoria che oggi consentono di ritrovare il contatto con una grande storia teatrale.

Nel corso delle giornate di studio saranno presentati i taccuini di regia di Castri e il sito web massimocastri.unito.it. La costruzione del sito, a partire dal nuovo fondo Massimo Castri, è stata l’occasione per valorizzare i materiali presenti nella mediateca di Unito.it.

Grazie alla collaborazione con la Bibliomediateca RAI Dino Villani di Torino, è stata possibile creare la pagina di realizzazione della nuova pagina delle Teche RAI “Dedicato a….Massimo Castri”, che raccoglie importanti materiali di archivio.

A dieci anni dalla scomparsa del regista fiorentino, nato Firenze e deceduto a Cortona, il suo nome in passato è stato posto a latere del teatro italiano, mentre si tratta di un grande innovatore, maestro della messinscena e dello studio.

Insieme a Luca Ronconi, Massimo Castri è stato, infatti, in grado di rinnovare il piacere e l’intelligenza sui palcoscenici. Sia Luca Ronconi sia Massimo Castri, a differenza di Giorgio Strehler, più ancorato al Novecento, hanno trasformato il teatro e impresso una marcia in più, con un apparato critico e costruttivo degni di risalto.

Castri, infatti, è stato ancora prima che regista e formatore, uno studioso del teatro in profondità. Sono significativi i libri che ha pubblicato, entrambi dalla Ubu Libri di Franco Quadri, dal titolo Pirandello ’80 e Ibsen postborghese. Un altro testo è stato elaborato nel 1973, uscito dalla Feltrinelli, e rielaborazione della sua tesi di laurea; si tratta dell’accostamento , piuttosto inusuale, nella categoria del politico di due autorità riconosciute da parte della sinistra europea Brecht e Artaud.

All’inizio è stato più considerato un provocatore e solo dopo è stato riconosciuto come “maestro”; le sue prime apparizioni furono come attore nei film ‘Cannibali’ di Liliana Cavani e in “Sotto il segno del leone” dei fratelli Taviani. A teatro mise in scena “Fantastica Visione” di Giuliano Scabia, di poco precedente all’invenzione di Marco Cavallo, che fu simbolo della rivoluzione psichiatrica voluta da Basaglia.

 

Il convegno e il progetto su Castri costituiscono anche un’occasione per incentivare iniziative editoriali e il percorso di studio sul regista a dieci anni dalla sua scomparsa in attesa dell’uscita in autunno del volume dedicato al regista “Le stanze dell’utopia. Massimo Castri e gli anni bresciani” .

La prima giornata di studio contestualizzera’ la figura di Castri, facendo emergere le sue specificità di regista studioso, attraverso gli interventi critici di Roberto Alonge, Gianfranco Capitta, Isabella Innamorati, Linda Dalisi, Alberto Martinengo e Fabio Acca.

La seconda giornata di studio sarà dedicata agli aspetti pedagogici ed estetici, attraverso il collegamento e il coinvolgimento di attori e collaboratori Artistici, tra cui Franco Visioli, Marco Plini, Sergio Romano, Bruna Rossi, Maria Ariis.

Il convegno si chiuderà con un focus sui rapporti tra Castri e il teatro pubblico, e con una tavola rotonda che consentirà di fare il punto sul teatro contemporaneo.

La partecipazione al convegno è gratuita, ma occorre prenotarsi allo 0115169405.

Informazioni centrostudi@teatrostabiletorino.it

Mara Martellotta

Lacrime mute. Storie di donne contro la mafia

lunedì, 29 maggio 21.00

Polo del ‘900, via del Carmine 14
Sala ‘900

La Fondazione Donat-Cattin promuove lo spettacolo Lacrime mute. Storie di donne contro la mafia. Scritto e diretto da Marianna Musacchio e Benedetta Perego.

Con Claudia Bruno, Alessandra Caracciolo, Emanuela Morrone, Benedetta Perego, Claudia Serra e Eduardo Viviani.

In un’afosa Palermo senza tempo ha luogo una mostra fotografica di Letizia Battaglia. Nessuno, però, si presenta all’evento, e la fotografa si trova a interloquire con la donna che sta pulendo la sala, Rosa Balistreri. Le due donne si confrontano sulla loro città, sull’arte, sulla vita e sulla mafia. Una Letizia stanca e demotivata annuncia di voler lasciare la Sicilia. Nello svolgersi degli eventi, per ogni “giustificazione” che Letizia si dà per lasciare la città, assistiamo a un incontro. Sono momenti ancora senza tempo e senza luogo, durante i quali la fotografa si confronta con le storie e i racconti personali di donne straordinarie che prima e dopo di lei hanno lottato, ognuna a suo modo (col sangue del proprio sangue, con la divisa, con la fiducia), contro la mafia. Ogni incontro è accompagnato dalla chitarra e dalla voce di Rosa che, con il suo ruvido canto, le sostiene tutte. Letizia incontra Emanuela Loi, Felicia Impastato, Rita Atria, e grazie a ognuna delle loro testimonianze ritrova pian piano forza. Le storie di queste donne non sono storie felici, ma anche per loro, Letizia, rivedrà la sua posizione e la sua scelta di abbandonare la città.

Sarà presente Elena Ciccarello, Direttrice responsabile della rivista Lavialibera e Docente di Sociologia della devianza presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale.

Ingresso libero con prenotazione al link.

Tre sorelle nei deserti soffocanti dell’Oklaoma

Agosto a Osage County” al Carignano sino al 4 giugno

Dell’ormai sessantenne Tracy Letts – attore, sceneggiatore e drammaturgo vincitore nel 2008 del Pulitzer e del Tony Award per la migliore opera teatrale – lo Stabile torinese, con la regia di Filippo Dini, propone in questo finale di stagione (repliche sino al 4 giugno al Carignano: andate a godervelo) “Agosto a Osage County”, già approdato sullo schermo mattatrici Streep e Julia Roberts, per l’ente di casa nostra penultima tappa di un calendario felice di produzioni e coproduzioni (Miller, Pirandello uscito con divertimento dai vecchi binari, la resurrezione di Raffaele La Capria con il suo “Ferito a morte”, i miei soliti dubbi su Kriszta Székely, la potenza tirata a sorte sera dopo sera di “Maria Stuarda”: in attesa di “Lazarus” a riproporre il mito di David Bowie).

È un groviglio di vipere quella famiglia Weston, tre generazioni che si urlano, si azzuffano e si sbranano, uomini e donne a buttarsi in faccia ricordi acidi, le speranze e le delusioni, i rimorsi che ognuno s’è tenuto dentro per anni, le frustrazioni, tutta la violenza e la rabbia e l’aggressività, le parole che non si sono mai dette e che a un certo punto della vita esplodono, coinvolgendo il passato e il presente soprattutto, e chiudendo per sempre la porta in faccia al futuro. Al termine della tragedia, rimarrà soltanto Violet a sbattersi attraverso la casa come una farfalla impazzita: Dini, nella sue note di regia, cita il mondo di Cecov; certo, qui sembrano restare come sospese Violet e la figlia Barbara, nello “Zio Vanja” Sonia incitava ad andare avanti, a lavorare, a vivere. Il mondo di oggi è più crudele, Barbara fugge e chissà se tornerà, l’ultima nostra immagine è Violet, con tutto il suo terrore, come il vecchio Firs del “Giardino” abbandonato e rinchiuso dopo la partenza di ognuno. C’è stato un periodo in quella famiglia che si potrebbe definire con facilità felice, l’esistenza del capofamiglia Beverly, il ragazzo povero che s’è fatto poeta di successo, vincitore di tanti premi. Poi qualcosa s’è rotto. C’è solo aridità e solitudine, come quel deserto che circonda la casa laggiù nell’Oklaoma, in quel territorio rubato ai nativi, c’è soltanto un emblematico caldo soffocante in quelle stanze, sono finiti, oggi, se mai hanno trovato posto in quelle vite, i tentativi di dialogo e di sghemba riconciliazione. Si urla, si corre da una parte all’altra, si alzano le mani, ci si butta a terra, la lingua non ha freno, ogni cosa s’inacidisce e marcisce. È arrivata l’ora di fare i conti, di guardare in faccia quella famiglia disfunzionale, di gridare ai quattro venti quello che finora non s’è mai detto. Arriva il giorno e l’occasione, è il suicidio di Beverly, che s’è allontanato da una vita che non è più sua, dalle sue poesie.

S’abbrutisce quella famiglia come Violet, la madre e la vedova, come quel suo cancro in bocca che le fa ingurgitare manciate di pasticche e nuvole di fumo, caparbia, senza un attimo di serenità e di dolcezza, che gioca con la cattiveria verso chiunque le capiti a tiro, che spruzza secche risate e ironia quanto basta, lasciando intravedere nella sua ferocia quel che di grottesco stagni in quel groviglio, tra quelle stanze, tra gli affetti che forse un tempo vi hanno trovato un qualche spazio, una donna che della casa e dei suoi ospiti sa tutto, a cui nulla è mai sfuggito. S’abbrutiscono le figlie, Barbara soprattutto, arrivata per il funerale di papà con marito imbelle e figlia vegetariana e ribelle al seguito, lei in odore di chi vuole senza mezzi termini prendere in mano le redini del comando; e Karen, in un’altalena continua di ocaggine e disperazione, e Ivy, che s’è sempre vista scarsamente apprezzata dalla famiglia e sempre più isolata e che ora pare aver trovato un affetto verso il cugino Charlie piccolo se non arrivassero le parole della zia Mattie con la loro crudele verità. Una famiglia, che si potrebbe comodamente definire al femminile, considerato il peso nullo degli uomini, una famiglia dissestata e incancrenita che Letts traccia con una maestria feroce e singolarissima: e durante lo spettacolo tornano inevitabilmente alla mente certi momenti del film, magari qui negati, ma poi ti accorgi che la regia di Filippo Dini ha fatto assai di più, ha scavato, ha rintracciato momenti e battute e leggerezze che descrivono ancor meglio quel vociante gruppo, ha saputo tirar fuori da ogni personaggio le tante sfumature, le parole che ti arrivano chiare e disturbanti, i piccoli come i grandi gesti, quella nube da tragedia greca che s’allarga su tutto e su tutti, con le scene di Gregorio Zurla ha mosso l’azione (direi, ricordandosi del cinema) con pareti movibili e con ambienti parcellizzati che spezzano ogni immobilità.

Una commedia triste, di ingombrante tristezza, che è non soltanto una bomba a orologeria, fatta di deflagrazioni ad ogni istante, ma altresì un meccanismo perfetto che avvince lo spettatore, fatto di un dialogo sporco e di azioni malconce, di entrate e di uscite definite al millimetro, di una vita vera in cui certi grovigli di oggi potrebbero forse riconoscersi. Dini ha avuto con sé nel compito difficile di bisturizzare persone e cose un gruppo d’attori davvero eccezionali. Lasciati nell’ombra, ma certo non per personali difetti, i signori uomini, ritagliato per sé il ruolo del molliccio Bill, ha dato fiato alle trombe con le sue attrici. Ha trovato in Giuliana De Sio una Violet che è una tigre malata, che cerca di appigliarsi agli ultimi sprazzi di vita con una grinta e una bravura come raramente si vedono nello spettacolo, aspra, incendiaria, una zampata dietro l’altra; Manuela Mandracchia, che è Barbara e che si ritaglia delle intere scene davvero da grande attrice, la sempre incisiva Orietta Notari, pronta a catturare la scena al momento giusto. Come le giovani Stefania Medri, Valeria Angelozzi (una bella scoperta) e Caterina Tieghi. Non ultima Valentina Spaletta Tavella, il coro all’interno della tragedia, a cui è affidato l’abbraccio e la protezione finali: “è questo il modo in cui finisce il mondo / non già uno schianto ma con un lamento”, dice da “Gli uomini vuoti” di Eliot. Un successo.

Elio Rabbione

Le immagini dello spettacolo sono di Luigi De Palma. La Compagnia con al centro in primo piano Giuliana De Sio; Manuela Mandracchia e Giuliana De Sio; da sinistra Filippo Dini, Giuliana De Sio, Orietta Notari, Manuela Mandracchia e Andrea De Casa