SPETTACOLI- Pagina 14

Lovers diretto da Vladimir Luxuria compie 40 anni

Torino, dal 10 al 17 aprile, Cinema Massimo – Museo Nazionale del Cinema

Madrina del festival: Karla Sofía Gascón
Premio Stella della Mole a Alan Cumming
8 giorni, 70 film in programma da 26 Paesi

Fra i tanti ospiti: James Duval, Gaël Morel, Gabriele Salvatores, Andrea Occhipinti,

Rita Rusic, Lorenzo Balducci e la gestante per altri Cynthia Kruk

Ospite musicale: Ditonellapiaga

A Torino, dal 10 al 17 aprile -– presso il Cinema Massimo, la multisala del Museo Nazionale
del Cinema – torna il Lovers Film Festival, il più antico festival italiano sui temi LGBTQI+
(lesbici, gay, bisessuali, trans, queer e intersessuali). Diretto da Vladimir Luxuria e fondato
da Giovanni Minerba e Ottavio Mai, quest’anno, la rassegna raggiunge un importante
traguardo compiendo 40 anni.

“È un compleanno importante, un traguardo che siamo sicuri non vi lascerà delusi –
sottolineano Enzo Ghigo e Carlo Chatrian, rispettivamente presidente e direttore del Museo
Nazionale del Cinema. Ci sono ospiti importanti e prestigiosi che rendono questa edizione
internazionale, confermando come il Lovers Film Festival sia uno dei più importanti al
mondo. Tanti auguri quindi a Vladimir Luxuria e alla sua squadra che, siamo sicuri, ci faranno
godere di un festival indimenticabile”.

Vladimir Luxuria
Per il sesto anno Lovers è diretto da Vladimir Luxuria, attivista, scrittrice, personaggio
televisivo, attrice, cantante e drammaturga, celebre anche per la sua attività politica. La
direttrice artistica sarà affiancata da Angelo Acerbi, assistente alla direzione e responsabile
della selezione e dai selezionatori Elisa Cuter e Alessandro Uccelli.

La madrina e la serata inaugurale
La quarantesima edizione del Lovers Film Festival si aprirà giovedì 10 aprile, alle 19,30
nell’Aula del Tempio della Mole Antonelliana simbolo della città di Torino e sede del Museo
Nazionale Del Cinema (via Montebello 20) con il consueto saluto della madrina
d’eccezione Karla Sofía Gascón (cfr. file ospiti).
Durante la serata inaugurale, la pluripremiata attrice, recentemente candidata all’Oscar
per il ruolo di protagonista in Emilia Pérez, dialogherà con la direttrice Vladimir Luxuria.
Il talk sarà preceduto dall’introduzione di Andrea Occhipinti, attore e fondatore di Lucky
Red. Infine, l’artista partenopeo Andrea Maresca in arte Spiff – autore del manifesto –
interverrà alla serata insieme alle Karma B.
Ingresso su inviti

Il Premio Stella della Mole
Alan Cumming, il celebre attore e produttore scozzese naturalizzato statunitense, verrà
insignito della Stella della Mole, il premio che il Museo Nazionale del Cinema attribuisce a
personalità che hanno lasciato un segno indelebile nel mondo del cinema e non solo.
“Artista completo e attivista instancabile, Alan Cumming ha attraversato la sua carriera
senza mai venire meno alla propria identità e portando avanti un discorso di visibilità e
riconoscimento per la comunità lgbt anche in momenti non particolarmente accoglienti. –
commenta Vladimir Luxuria – Attore brillante e profondo, attento al cinema indipendente
e di denuncia e a suo agio nel mainstream delle major, scrittore sagace e principe del
palcoscenico britannico e americano, è un obbligo quasi oltre che un onore per Lovers di
celebrare una tale personalità che nel mondo dello spettacolo e della cultura ha saputo
tener fede a sé stesso e a supportare la propria comunità, sempre e comunque”.

Alan Cumming sarà al festival anche in qualità di interprete di “Drive Back Home” di
Michael Clowater.

Gli Ospiti

Giovedì 10, oltre alla madrina Karla Sofía Gascón, Lovers ospiterà l’attore e fondatore di
Lucky Red, Andrea Occhipinti e Gaël Morel, attore, regista e sceneggiatore francese, negli
anni più volte ospite a Lovers e a cui il festival dedica una sezione di Lovers Celebrations.
Vladimir Luxuria ha deciso, per il quarantennale, di richiamare tutte le drag queen che ha
invitato durante le sue direzioni artistiche e le prime saranno le Karma B.
Venerdì 11 saranno al Cinema Massimo Luis Sal – uno dei content creator più famosi in Italia
– con Muschio Selvaggio e l’attesa ospite musicale Ditonellapiaga, cantante fra le più
seguite dalle giovani generazioni. Sarà anche la giornata in cui si parlerà di EuroPride, la
manifestazione internazionale che Torino ospiterà nel 2027, con Patrick Orth e Goran Miletic,
di EPOA (European Pride Organizers Association) e Alessandro Battaglia, presidente del
Comitato organizzatore Torino EuroPride 2027.
Sabato 12, oltre a Alan Cumming, tornerà a Lovers l’attore Lorenzo Balducci che proporrà
un monologo inedito. Sul palco anche un altro gradito ritorno: Priscilla.
Inoltre, Gabriele Salvatores sarà l’ospite d’onore della sezione Riflessi nel Buio.
Domenica 13 sarà la volta del comico Alessio Marzilli e della compagnia Theater Company
della Luna. In arrivo dagli Usa, Cynthia Kruk, gestante per altri grazie alla quale il regista
Marco Simon Puccioni e il suo compagno Giampietro Preziosa hanno potuto diventare
papà (la loro storia è raccontata nel film “Prima di tutto” proiettato al festival). Con loro
Antonio Vercellone, docente di Gender Studies all’Università degli Studi di Torino.
Lunedì 14 alla stand up comedian Laura Pusceddu sarà affidato il compito di far ridere e
riflettere il pubblico di Lovers. La drag queen della serata sarà Tekemaya.
Martedì 15 toccherà a Le Rubrichette, lo show di Edoardo Zaggia e Alberto Sacco nel quale
comicità fa rima con inclusività. Ospite internazionale per la “dédicace” a Gregg Araki,
l’attore statunitense James Duval.
Mercoledì 16 interverranno l’attore e intrattenitore Gino Curcione e poi Giovanni Minerba
e Irene Dionisio, alla guida del Lovers prima di Vladimir Luxuria. Con lei e con Marziano
Marzano e Gabriele Ferraris ripercorreranno la storia dei 40 anni del Festival.

Ospiti della serata di chiusura di giovedì 17 la drag queen La Diamond, la produttrice, attrice,
cantante e modella Rita Rusic e il conduttore Diego Passoni.

I Film
70 film in programma, provenienti da 26 nazioni (cfr. programma completo
allegato).
Il film di apertura sarà “Vivre, mourir, renaître” di Gaël Morel (Francia, 2024, 109’).
Ambientato a Parigi negli anni ’90, il ritorno alla regia di Morel – con cui ha partecipato
all’ultima Queer Palm – esplora la complessità dell’amore, in un potenziale triangolo
amoroso tra Emma, Sammy e Cyril, che viene distrutto dall’emergere della crisi dell’AIDS.
Domenica 13 la moda sarà la protagonista di “Thom Browne: the Man Who Tailors Dreams”
di Reiner Holzemer (Germania/Italia, 2024, 95’). Il film è un ritratto definitivo del pionieristico
e strabiliante stilista americano Thom Browne, la cui visionaria e spregiudicata reinvenzione
dell’abito grigio su misura, e non solo, ha rivoluzionato la moda sfidando le sue regole.
Lunedì 14 “Satanic Sow” di Rosa Von Praunheim (Germania, 2025, 85’) avrà come focus il
racconto di più di 50 anni di carriera del suo regista. Rosa Von Praunheim, affidandosi
all’artista stravagante Armin Dallapiccola (suo alter ego), compie un viaggio selvaggio
attraverso la fama, la sessualità, la fede e la famiglia. Premio per il miglior documentario ai
Teddy Awards 2025.
Il film di chiusura sarà “The Wedding Banquet” di Andrew Ahn (Usa, 2025, 102’). Remake del
dramedy omonimo diretto da Ang Lee nel 1993, rivisto attraverso le istanze e problematiche
con cui deve confrontarsi la community oggi. Con Lily Gladstone (Killers of the Flower
Moon), Joan Chen (L’ultimo imperatore) e Bowen Yang (Wicked, Fire Island).

Donne e vittime, perché nessuno attenti alla vita del Führer

Sugli schermi “Le assaggiatrici” di Silvio Soldini

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

 

Nell’autunno del ’43, la giovane Rosa Sauer, profuga berlinese, spinge il cancelletto che immette alla casa dei suoi suoceri, il marito è militare sul fronte russo, lei è in cerca di un rifugio, di un riparo dai continui bombardamenti della città, di qualche viso maggiormente legato a lei, di un affetto. Al di là della tranquillità del villaggio, la cornice è quella di Gross-Partsch, nella Prussia Orientale (oggi è parte della Polonia), è un vasto territorio circondato da filo spinato, oltre quello sbarramento è il quartier generale del Führer, la Tana del Lupo. Dopo poco tempo dal suo arrivo, con altre giovani donne del luogo Rosa è prelevata dai militari che senza spiegazioni la conducono nella Residenza, insieme avranno il compito di assaggiare i cibi che ad ogni pasto vengono preparati per Hitler.

Non hanno via di scampo, sono la sicurezza tra il mondo esterno e il dittatore, debbono sottostare a regole ben precise, non possono sottrarvisi. Un’intossicazione è un grido d’allarme ma non certo una interruzione. Nuove amicizie, alleanze e sospetti, confidenze, chi stravede per chi guida la Germania alla vittoria, la paura di morire e la fame, il passare dei giorni e dei mesi, l’attentato il 20 luglio dell’anno successivo da parte di von Stauffenberg, l’abbandono e il ritorno a Berlino di Hitler, il ritorno a casa delle donne. Un fatto, una passione imprevedibile, è nato in quell’anno di permanenza tra Rosa e un ufficiale tedesco, un amore che non guarderà più a chi è lontano e che si spegnerà con la rovina degli accadimenti.

Scritto con occhio femminile da un nutrito gruppo di sceneggiatrici soprattutto – Cristina Comencini, Giulia Calenda, Doriana Leondeff e Ilaria Macchia -, “Le assaggiatrici” trova le proprie radici nelle pagine omonime del romanzo di Rosella Postorino, vincitore del Campiello (e non soltanto) nel 2018 e tradotto in 32 lingue (che consiglio a chi voglia incontrare una bella scrittura). Premiatissimo ma che al tempo della lettura, a chi scrive queste note, al di là della sua importanza, della conoscenza di un episodio sconosciuto, dei ritratti femminili e del susseguirsi della profonda drammaticità della vicenda ottimamente resi, parve dividersi in due parti ben precise: la prima, decisamente la migliore, con l’obbligatorietà dell’incarico e la loro “sistemazione”, e l’altra, con l’annegamento di un ricordo e l’innamoramento che è lì a nascere e crescere, un’atmosfera alla “Suite francese” della Némirowsky, un qualcosa di déjà vu tanto da diventare a tratti debole e banale, preservando sempre meravigliosamente quell’odore di guerra invisibile su tutto e su tutti ma di certo ben presente. 

Silvio Soldini, che di ritratti femminili se ne intende da tempo, e con grandi raffinatezze (“Le acrobate” e “Pani e tulipani, “Agata e la tempesta” e “Giorni e nuvole”), tornando a girare a quattro anni da “3/19” inciampa inevitabilmente nelle doverose scelte, laddove peraltro la scrittrice si concedeva maggior spazio per ampliare quelle prime pagine. Pur tuttavia, “Le assaggiatrici” rimane un film da vedere e condividere appieno, capace di aggiungere un doveroso tassello alla Storia, guidato dal regista con ricchezza di particolari, di stati d’animo descritti con pudore e partecipazione, di angoli e di luci giuste nel chiuso di quelle stanze dove si mangia e si rischia di morire ad ogni istante, di perfetta ricreazione d’epoca, di personaggi secondari (uomini oppressori) che non scalpitano interpretativamente troppo ma che stanno nei loro giusti spazi. Cardini della storia (ricalcata su quella di Margot Wölk, che nel 2012, poco prima di morire, confessò di essere stata una delle assaggiatrici del Führer) sono un gruppo di attrici di area tedesca, perfette tutte nei ruoli, ognuna con la loro cifra ben precisa e ben resa, tutte quante, su cui spicca la berlinese Elisa Schlott nel ruolo di Rosa, trentenne, di una grande maturità espressiva.

“Il sogno di Bottom” allo “Spazio Kairòs”

Con “Onda Larsen” é divertimento assicurato, ripensando al celebre “Sogno” shakespeariano

Venerdì 4 e sabato 5 aprile, ore 21

Scritto e diretto da Lia Tomatis, lo spettacolo è a due voci con gli attori Riccardo De Leo e Gianluca Guastella della torinese Compagnia teatrale “Onda Larsen”“Il sogno di Bottom” (già il titolo ne indica la classica derivazione), in programma venerdì 4 e sabato 5 aprile (ore 21) allo “Spazio Kairòs” di via Mottalciata, a Torino, è una divertente ma attenta riflessione sui “meccanismi burocratici” che regnano e, purtroppo, regolano ai nostri giorni, più che mai, il mondo del lavoro, mettendo alla berlina quegli aspetti che oggi sono considerati “vantaggiosi” ma che in realtà badano più alla forma che al contenuto: Quincio, uno dei due attori in scena che nella storia interpreta la parte di un arrendevole regista vive i nostri tempi e, per riuscire, dunque, ad attenersi alle richieste di un “bando” che gli permetterà solo in tal maniera di ottenere  dei finanziamenti, è costretto a mandare all’aria tutte le sue idee sull’arte e a presentare un progetto che “artistico” ormai non è più. O che di “artistico” ormai ha proprio ben poco. Così, purtroppo, è, se si vuole.

Molti lo avranno capito. Lo spettacolo è uno “spin off” di uno dei più divertenti personaggi di Shakespeare. Siamo nel 1595, nel bosco di “Sogno di una notte di mezza estate”Bottom (attore che viene trasformato in un uomo con la testa d’asino da Puck, folletto di Oberon, re delle fate) e Quince provano lo spettacolo per il Duca di Atene, Teseo. Finita la prova, Bottom si addormenta e si risveglia quattro secoli dopo davanti a un giovane regista che sta cercando di allestire uno sgangherato progetto teatrale nella speranza di ottenere qualche finanziamento pubblico. Bottom si lascerà coinvolgere nell’infelice impresa, mettendo involontariamente a nudo le contraddizioni del nostro presente, proprio a causa della sua estrema semplicità. Il testo, pur gravitando nella geniale area e temporalità shakespeariana, si presenta quindi al pubblico in tutta la sua, forse ormai inarrestabile e sgangherata, attualità.

Ci si accontenta in mancanza d’altro e purtroppo ci si abitua” viene detto in un passaggio del testo. E allora c’è da chiedersi E’ veramente così purtroppo o ci si può ribellare e cambiare qualcosa e a quali costi? A ognuno di noi l’ardua sentenza. E le posizioni, pur rischiose ma indubbiamente coraggiose, da assumere.

Scrive la regista Lia Tomatis“Lo spettacolo è scritto mescolando linguaggio ‘elisabettiano’ e linguaggio moderno, contemporaneo, così come nelle opere di Shakespeare si alternavano realtà e magia, momenti di dramma e di commedia.
È scritto in modo da essere fedele all’ordine cronologico in cui sono state scritte le opere di Shakespeare: Bottom non conosce le parole dei drammi che sono stati scritti dopo ‘Sogno di una notte di mezza estate’, gli frullano solo nella testa in maniera inconsapevole, mentre conosce ‘Romeo e Giulietta’ che risulta precedente”
. C’è dunque da rilevare che le informazioni storiche che passano, anche se solo di sfuggita, tra le parole dei personaggi sono assolutamente corrette. E, in tal senso, vista proprio la scelta “di creare una coerenza filologica drammaturgica, anche per l’impianto scenico e la regia si è scelto una pulizia che ricordasse il teatro elisabettiano”.
In scena infatti c’è un solo elemento: un “cubo” che viene utilizzato nel finale come veniva utilizzato il “balcone” nel teatro inglese a cavallo fra  Cinque e Seicento. Come nel teatro seicentesco, gli attori possono inoltre recitare quasi tra il pubblico e con il pubblico stesso interagiscono, così come i cambi di scena e di luogo sono segnalati dall’uscita degli attori da una quinta ed un rientro in palco da un’altra quinta. “Con una recitazione naturale, informale, che alterna momenti di grande poesia e momenti di comicità e dramma si è cercato – conclude la regista – di restituire un po’ di quell’anima caratteristica del teatro elisabettiano in un fraseggio pensato in chiave volutamente moderna”. E i risultati sono decisamente apprezzabili, i dialoghi serrati e divertenti e i personaggi ben caratterizzati, latori di un’ironia e di una satira che mai preclude la possibilità di una seria riflessione su alcune contraddizioni del nostro presente, assimilate nel tempo senza lasciarci quasi il tempo di accorgercene e di provvedere di conseguenza. Senza farci del tutto fagocitare. Pensiamoci su! In fondo, basta volerlo!

Per info: “Spazio Kairòs”, via Mottalciata 7, Torino; tel. 351/4607575 o www.ondalarsen.org

g.m.

Nelle foto: “Il sogno di Bottom”, immagini di scena

Per la prima volta a Torino “ALIS New World”

Per  la prima volta a Torino, “ALIS New World”.

Il family show che ha strabiliato il mondo registrando numerosi sold out in tutte le date italiane del tour invernale, verrà allestito all’interno della prestigiosa cornice dell’Inalpi Arena.

Vista l’ottima risposta di pubblico gli organizzatori hanno deciso di premiare la città, aggiungendo una quinta replica, dando inizio allo spettacolo non più di venerdì, ma già giovedì 3 aprile alle ore 21. Offrendo tra l’altro una promozione shock per la messa in vendita dei biglietti per questo giorno infrasettimanale: i primi acquirenti pagheranno l’ingresso con uno sconto del 20% sul prezzo intero.

Gianpiero Garelli, Fondatore e Presidente della compagnia “Le Cirque Top Performers” non nasconde l’entusiasmo per questa adrenalinica avventura: “Siamo orgogliosi di portare a Torino per la prima volta il nostro spettacolo che sono certo saprà emozionare sia grandi che piccini. La città ha risposto così bene che ci sembrava doveroso premiare il pubblico con una nuova replica e una super offerta. Possiamo considerare ALIS New World come la consacrazione per festeggiare il nostro primo anniversario importante: dieci anni di attività della compagnia con oltre 400.000 spettatori in tutto il mondo. Vi aspettiamo quindi per continuare a sognare, sempre più in grande, insieme a noi!”

In scena un cast stellare composto dai Top Performers dal Cirque du Soleil e dal cirque and performing arts contemporaneo. Un’élite di professionisti scelti – acrobati, giocolieri, aerialisti, equilibristi – applauditi e premiati sui palcoscenici più importanti del mondo.

Diciotto artisti provenienti da ogni angolo del globo: Stati Uniti, Argentina, Russia, Mongolia, Ucraina, Francia, Grecia, Italia. Un mix esplosivo di veri e propri atleti capaci di meravigliare il pubblico con esibizioni ai limiti delle possibilità umane.

Esilarante Maestro cerimoniere il poliedrico Pippo Crotti, entrato a far parte della famiglia WTP nel 2018 dopo essere stato protagonista di oltre 1500 repliche dello spettacolo “Totem” del Cirque du Soleil. Pippo rende lo spettacolo interattivo fin dalle prime battute coinvolgendo grandi e piccini che da semplici spettatori diventano protagonisti.

Suo contraltare una eccezionale Barbara Abbondanza, riconosciuta al primo sguardo dal pubblico avendo vestito per ben dieci anni i panni dell’Orchessa Orchidea nel format Rai per bambini “La Melevisione”. Barbara interpreta una Regina di Cuori decisamente più dolce rispetto a quella narrata nel capolavoro di Lewis Carroll. La Regina ha conosciuto Alice fin da bambina e ora la sprona a diventare grande, a trovare il coraggio di prendersi il proprio posto nel mondo sfidando tutte le paure, con una performance che terrà il pubblico col fiato sospeso.

Scenografie, luci e coreografie saranno in grado di regalare atmosfere coinvolgenti e suggestive, insieme a una colonna sonora avvincente, spesso suonata live, creata appositamente per lo spettacolo.

Un’ora e quaranta di spettacolo che diventa una esperienza per tornare a sognare e imparare di nuovo a meravigliarsi.

I PRINCIPALI PROTAGONISTI

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ASIA TROMLER (Aerial Silk) – Ha debuttato nel primo spettacolo importante a soli sedici anni e l’anno successivo – nel 2016 – è stata inserita nel cast della compagnia per il debutto di “ALIS”, risultando l’artista più giovane della compagnia. La sua formazione circense è iniziata a sei anni nel Principato di Monaco presso il rinomato Centre Jeunesse Princesse Stephanie di Monaco con O2Cirque. Proseguendo il perfezionamento prima in Québec, all’Ecole Nationale du Cirque di Montreal – fucina dei migliori artisti del Cirque du Soleil, con i quali partecipa a numerosi stage – e poi alla Kyiv Academy Circus and Variety Arts di Kiev. Tra gli attrezzi che utilizza con talento sono i tessuti aerei, che predilige. In Italia ha aperto con successo e dirige personalmente Ikigai Circus Art, attraverso la quale insegna le sue specialità, anche grazie alla grande esperienza acquisita sul palcoscenico.

DUO BAZALIY (Dance Trapeze) Le gemelle Ruslana e Taisiya dall’Ucraina.

Sono chiamate alla tenera età di quattordici anni dal Cirque du Soleil, a Montreal, dove imparano un difficilissimo numero al trapezio, cominciando a girare il mondo due anni dopo col format “Saltimbanco” e a seguire con “Joya”, sempre del CdS. Hanno preso parte anche ad importanti spettacoli europei come il Friedrichstadt Palast a Berlino e vinto la Silver Medal al Festival Mondial du Cirque du Demain.

NICO PIRES (Diabolo) – Di origine mista francese/portoghese, è professionista dal 2009.

Ha collaborato in particolare con 7 Doigts de la Main (“Duel Reality” nel 2023) e Cirque du Soleil (“Totem” dal 2017 al 2020), creando anche diversi spettacoli (“Le Cas Rapace”, “Fil ou Face, “Diabolo è un viaggio”, “Le Concert Diabolique”).

Finalista dello spettacolo “Incroyable Talent” (in Francia nel 2015 e in Portogallo nel 2022), è ideatore del progetto documentario “Planet Diabolo” (collezione di tre dvd del 2013), dove manifesta il suo primo amore: condividere i suoi mondi artistici con il grande pubblico.

DARINA TOROPOVA (Armillary Sphere) Darina è ad oggi la più giovane del gruppo con i suoi vent’anni. Si è appena diplomata alla School of Circus and Variety Art di Mosca, oltre ad essere stata da poco premiata con il “Young Talents of Russia Award” 2024.

Le Cirque Top Performers da sempre ama dare opportunità a giovani di talento e Darina ne è un esempio concreto e lampante.

GENIA TYKHONKOV (Aerial Pole) – Originario dell’Ucraina, è stato premiato con la medaglia d’argento ai festival “International Circus Festival Of Italy” e “Albacete Circus Festival”.

E’ artista di punta di rinomati circhi e spettacoli come il circo nazionale svizzero “Circus Knie” e lo spettacolo di Dubai “Billionaire”.

DUO MIRAGE (Contortionists) Degy e Mumel sono due ragazze contorsioniste della Mongolia con alle spalle dieci anni di esperienza, sempre insieme. La loro prima esibizione in Europa è avvenuta in Spagna col Circo Raluy Legacy. Nel corso degli anni hanno poi avuto l’opportunità di partecipare a tantissimi spettacoli in giro per tutto il mondo.

GROUP JUGGLERS (Giocolieri) – Gruppo composto da quattro ragazzi russi e una ragazza argentina. Nel loro percorso artistico hanno partecipato a grandi Festival internazionali in piazze prestigiose quali quelle di Montecarlo e Saint-Paul- lès-Dax. Hanno entusiasmato il pubblico dei migliori circhi della Cina, degli Stati Uniti, della Russia. Ora tocca all’Italia con Alis.

DELAI OCEAN (Cantante/Violoncellista) – Dalai è una versatile violoncellista, cantante e compositrice greco/mongola. Completati i suoi studi di musica classica con lode al “Conservatorio di Arte e Tecnologia” di Atene, è stata in tournée come solista col suo violoncello elettrico e acustico in tutto il mondo con band di fama internazionale. E’ attivamente coinvolta nell’industria della musica da film producendo, componendo e registrando musiche per i film realizzati per HBO e Netflix fino ai film d’autore internazionali.

GIORNI E ORARI SPETTACOLI

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  • Giovedì 3 aprile ore 21

  • Venerdì 4 aprile ore 21

  • Sabato 5 aprile doppio spettacolo:

ore 17 e ore 21

  • Domenica 6 aprile ore 17

I social di LE CIRQUE TOP PERFORMERS

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MODALITA’ ACQUISTO BIGLIETTI

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La prevendita biglietti per tutte le repliche all’Inalpi Arena è attiva con:

  • il sito ufficiale dello spettacolo su www.Alisticket.it

  • il circuito Ticket One su www.ticketone.it e in tutti i punti vendita affiliati

Morte accidentale di un anarchico: la compagnia Eleftheria torna con Dario Fo al Cardinal Massaia

Venerdi 4 aprile al Teatro Cardinal Massaia, la compagnia torinese Eleftheria mette in scena “Morte accidentale di un anarchico” di Dario Fo, prima di partire per una tournee in molte altre città d’Italia.

 

Dopo aver incantato con lo Zoo di Vetro di Tennessee Williams lo scorso anno, la compagnia Eleftheria torna in scena e lo fa con un testo di denuncia sociale e politica. Non è la prima volta che affrontano un mostro sacro come il premio Nobel Dario Fo, e avendo Imparato a conoscere il modo in cui lavorano, c’è da scommettere che lo affronteranno con la meticolosità chirurgica che non lascia spazio al caso.

Gli Eleftheria affrontano con estrema profondità e cura i testi su cui lavorano. Il talento e la bravura sono gli altri due ingredienti che contribuiscono alla notevole qualità dei testi che portano in scena. E questo lo si riscontra facilmente nella risposta del pubblico. Gli Eleftheria sono una realtà tutta torinese che si sta facendo strada a livello nazionale. Morte accidentale di un anarchico parte dal Cardinal Massaia il 4 aprile per poi proseguire il 6 aprile a Rivalta, all’auditorium Franca Rame e poi lascerà il Piemonte con repliche a Forlì, Bologna, e Genova, solo per citare le prime date della tournée.

 

Abbiamo incontrato Claudio Destino e Federica Tucci, regista e attore in scena il primo, regista la seconda, durante una pausa dalle prove per provare ad assaporare ciò che verrà messo in scena.

 

Cosa vi ha spinto a mettere in scena “Morte di un anarchico” in questo momento storico?

 

La nostra curiosità sul testo comincia nel 2019, durante lo studio e l’allestimento di un altro testo di Dario Fo a cura di Franca Rame “Sotto paga non si paga”, e mentre ci addentravamo nello studio delle sue opere e del movimento che hanno creato Fo e Rame, durante quella estate in un viaggio verso la Francia, ci siamo imbattuti in “Morte accidentale di un anarchico”. Da quel periodo, nacque in noi un desiderio di portare prima o poi in scena questa meravigliosa commedia.

Come per magia infatti, come spesso succede in molti dei testi di Fo e Rame, la trama sembra ambientata ai giorni nostri, perché purtroppo alcune tematiche rimangono drammaticamente attuali e questo testo ci ha spiazzati sin da subito. Ci ha stupito intanto l’incredibile lavoro di ricerca di tutti i documenti, testimonianze, atti, etc…che ci fu dietro la scrittura di un testo, di cui Fo non ha avuto di per sé bisogno di inventare poi troppi fatti, in quanto (ed è questa la cosa che ci ha colpito), la farsa si rifà a un fatto storico realmente accaduto nel 1969 a Milano, quando a seguito della strage di Piazza Fontana, la questura di Milano arresta l’anarchico e ferroviere Giuseppe Pinelli poiché sospettato di aver preso parte all’attentato. E a seguito di lungo interrogatorio, il Pinelli volò dalla finestra del quarto piano della questura. Il caso sulla sua morte fu poi archiviato come “malore attivo”, considerando il fatto un “accidente”. Da qui infatti l’idea del titolo a cui fa riferimento in modo ironico e molto provocatorio.

È stato infatti impossibile non sentirci coinvolti da una storia che in qualche modo appartiene a tutti noi, e che abbiamo avuto voglia di raccontare, sposando perfettamente e con entusiasmo la cifra stilistica di Fo, di riportare in scena come un’esperienza quasi corale, ciò che avvenne quel 15 dicembre del ’69 in quella stanza di quella questura di Milano, e attraverso la sua geniale abilità drammaturgica, prendere infine coscienza delle diverse contraddizioni che emersero in seguito alle diverse versioni rilasciate dai questori e commissari presenti quella notte.

 Come nasce il cast per questo lavoro? 

 

La scelta del cast inizia già dai casting della scorsa estate. Abbiamo cercato fortemente di individuare soprattutto un gruppo di lavoro, che avesse voglia di mettersi in gioco con un testo così importante, e che potesse condividere una motivazione comune nell’affrontare una commedia sfacciatamente anarchica come questa. E possiamo ritenerci soddisfatti: è un cast giovane, curioso, che ha approcciato allo studio del testo con grande rispetto e voglia di fare bene, di lavorare in modo proattivo sulla scena. E queste caratteristiche per noi erano fondamentali, anche e soprattutto in vista della tournée.

 

“Morte di un anarchico” affronta temi di abuso di potere e giustizia. Come pensate che il pubblico possa relazionarsi con questi temi oggi?

Noi crediamo che il pubblico sia a conoscenza di questi temi. Anche il pubblico più giovane. Purtroppo però quando si parla di abuso di potere e di giustizia non sempre ci si rende conto da soli, di alcune questioni, anche chi spesso le vive e le subisce, non sempre si accorge ed è cosciente di vivere situazioni in cui il “potere” diventa un’arma, per l’appunto, di cui spesso si abusa e la giustizia certe volte, non arriva o non è poi così “giusta”. Talvolta si ha paura ad affrontare queste situazioni, perché possono in qualche modo diventare pericolose per la nostra quotidianità, dove ad esempio mantenere il proprio lavoro e uno status di vita tranquillo, portare avanti questi ideali è molto difficile. L’abuso di potere in quanto tale, spesso lo si vive nelle sfere anche più private, e risuona ancora di più nel pubblico, dove sentirsi rappresentati e guidati da un riferimento sicuro, non sempre avviene.

Crediamo infatti ad esempio che sempre più i giovani si sentano soli e spaesati, senza una guida forte, che sia essa politica o artistica. E la questione va risvegliata anche e prima di tutto nel mondo artistico, oggi mancano o sono comunque in minoranza le figure e le personalità artistiche che lottano con coraggio come Dario Fo e Franca Rame, che abbiamo la forza di portare avanti certi ideali con autenticità e verità perlopiù le persone più in difficoltà. Si preferisce sempre mettersi dalla parte dei vincenti, perché è più facile. Non è un caso infatti che anche il mercato artistico che parte dall’alto è molto attento ad evitare che possano emergere certi tipi di artisti. È come se si fosse organizzato uno studio preciso per evitare che possa risuccedere. Il pubblico viene educato spesso a nascondersi dietro all’intrattenimento e al divertimento per tornare a casa felici ma vuoti di argomenti, quasi a voler impigrire la nostra voglia di affacciarsi a temi anche scomodi, quasi come se fosse più facile accettarli. In un’era artistica dove quello che sempre più conta sono prima i followers, mentre la qualità e i temi da affrontare passano in secondo piano. Ma è proprio dal teatro che si può ripartire. Il nostro intento infatti è quello di spingere ed invogliare più artisti possibili, ad avere il coraggio di uscire da schemi costruiti e di cominciare a rieducare il pubblico a rivedere l’arte come uno strumento per raccontare quelle verità, che non vengono diffuse. Perché là fuori gli artisti ci sono, abbiamo solo il bisogno di scoprirli.

 

Qual è, secondo voi, il messaggio principale che questo testo continua a trasmettere oggi?

 Il messaggio principale che il testo può trasmettere oggi è lo stesso di ieri. Ma come detto prima, ad oggi, le cose secondo noi stanno peggiorando. Nonostante un’informazione più veloce ed immediata, un’educazione scolastica aperta a tutti, la tecnologia e le medicina che fanno passi da gigante, in realtà ci stiamo impoverendo delle nostre libertà di pensiero e di costruirci un futuro. Sono cambiate le modalità, ma l’abuso di potere e l’informazione spesso distorta che ci viene propinata sono ancora più accanite. Nonostante una formazione universitaria tanto forte oggi, il nostro paese non riesce ad esempio ad oggettivare elementi e fatti storici che oggi stiamo vivendo. Come per esempio la difficoltà a chiamare per nome quello che sta accendendo oggi in Palestina: un genocidio. Eppure la storia la possiamo conoscere tutti. Informarsi è più semplice, ma le verità ad oggi ci fanno paura. Prima c’era più ignoranza e non si sapeva come potersi informare. È come se in un certo senso stessimo tornando indietro anche se all’apparenza andiamo avanti. In questo senso il testo di Fo ci ricorda un messaggio importante, ci esorta a non fermarci alle verità che ci vengono raccontate dalle istituzioni ufficiali, così come accadde per l’anarchico, anche oggi è fondamentale accertarsi, informarsi, scavare più a fondo, spesso in quel fondo in cui non ci vogliono portare. Ci sarebbe da chiedersi perché non ci vogliono portare?

 

Ci so sono stati elementi del testo originale di Dario Fo che avete sentito la necessità di modernizzare o modificare per meglio inserirli nel contesto storico che stiamo vivendo?

Abbiamo cercato di essere abbastanza fedeli al testo di Fo che di per sé è già molto attuale. Abbiamo solo “rinfrescato” qualche battuta del testo, per inserirlo nel contesto attuale e leggermente snellito in alcuni passaggi per renderli più immediati. Abbiamo inoltre deciso di non iniziare con il prologo, come era solito fare Dario Fo, e di catapultare il pubblico nelle scene iniziali in modo da entrare subito nel vivo della commedia.

Come avete lavorato con gli attori per far emergere la comicità e la tragedia di questa pièce? So che mentre Claudio è in scena a interpretare il matto, Federica è colei che più ha diretto sul palco voi attori.

Il lavoro che abbiamo impostato è stato prima di tutto lo studio e la ricostruzione dei fatti legati al testo, intorno alla vicenda della “morte accidentale” dell’anarchico, ripercorrendo anche il periodo storico in cui avvenne il fatto, studiando quindi le figure dei personaggi, di questori ancora legati agli anni del fascismo, di un governo che temeva l’avanzata delle correnti della politica di sinistra. Rievocando quindi quegli anni, di fermento a livello sociale e di tensioni, che hanno caratterizzato gli anni di Piombo.

La preparazione attoriale è stata una ricerca attenta a ricreare in modo puntuale e originale lo stile della commedia dell’arte, con la creazione di lazzi comici e siparietti inaspettati. Una particolare attenzione è stata rivolta alla caratterizzazione dei personaggi, allo studio dei gesti, in un continuo divenire prova dopo prova. La commedia dell’arte vive di regole precise, che vanno gestite e distribuite in scena, in modo tecnico e preciso.

Cerchiamo come sempre in ogni lavoro di far emergere la parte artistica di ogni attore senza spegnere la propria ispirazione e di tenerlo sui binari che a livello di regia abbiamo deciso di perseguire.

Parliamo del Matto. Qual è il suo ruolo nell’equilibrio tra realtà e assurdità? O meglio, nell’era dei social, in cui la follia e le contraddizioni vengono registrate e pubblicate in tempo reale, ci stupiremmo ancora di lui? 

 

Tutti forse vorremmo essere il Matto nella vita, o averlo come angelo custode. Anche in questi tempi di social, che forse hanno schiacciato ancor di più il nostro coraggio di reagire alle avversità e alle ingiustizie. Il Matto è quella voce che ci urla in faccia le verità. È quella maschera di disperazione che come per magia ha il coraggio di affrontare e raccontare le cose come stanno talvolta spiazzandoci, rispettando perfettamente così l’intento del testo di Fo facendoci ridere e anche arrabbiare.

Nello “Zoo di Vetro” di Tennessee Williams che avete portato in scena proprio al Cardinal Massaia lo scorso anno, e che continuate a riproporre con successo, avete lavorato a un tappeto sonoro che inserisce meglio la scena per renderla più familiare al pubblico italiano. Ci possiamo aspettare un lavoro analogo per questo lavoro?

A livello musicale abbiamo voluto in particolare omaggiare ancora una volta la memoria di Giuseppe Pinelli. Abbiamo scelto la ballata intitolata a suo nome per rappresentare la commedia, quasi come se fosse un simbolo, un’altra presenza in scena. All’inizio con un arrangiamento di Marcello Coco e nel finale con una versione più tradizionale che richiamasse gli anni dell’accaduto.

E come avete pensato alla scenografia e ai costumi per supportare il tono del testo?

Con scenografia e costumi abbiamo voluto “giocare” tra i giorni nostri e gli anni ’70. Come per riportare la vicenda di quegli anni ad oggi. Abbiamo deciso di ricreare la stanza della questura in modo essenziale e pulito, quasi scarna e fredda. E per spostare il focus più sui dialoghi serrati e i contenuti del testo. Abbiamo inoltre deciso di ricreare la finestra come un’ampia cornice, quasi come a rappresentare un simbolo, un passaggio oltre il quale non si torna più indietro.

 

C’è un’emozione o un pensiero che sperate resti con il pubblico dopo lo spettacolo? 

Intanto desideriamo, per chi ancora non la conosce, raccontare attraverso la commedia di Fo, che cos’è accaduto a Giuseppe Pinelli e, al contempo, omaggiare la sua memoria a chi invece ha seguito e vissuto in quegli anni la vicenda. Poi, senza giudizio alcuno, vogliamo ricordare e dedicare questo spettacolo a tutte quelle morti accidentali che purtroppo ancora oggi accadono.

Infine, ci auguriamo di poter lasciare una piccola speranza e dose di coraggio per non farsi schiacciare inesorabilmente dalle ingiustizie che ci circondano quotidianamente anche quando sono dettate dal potere.

Morte Accidentale di un anarchico sarà in scena il

4 aprile h 21 Teatro Cardinal Massaia Via Sospello 32c

6 aprile h 21 Auditorium Franca Rame Via del Cadore 133 Rivalta di Torino

19 aprile h 21 Teatro Garage – Sala Diana Via Paggi 43/b Genova

26 aprile h 21 Teatro del Meloncello Via Eugenio Curiel 22 Bologna

27 aprile h 20,30 Teatro Giovanni Testori Via Amerigo Vespucci 13 Forlì

 

Interpreti

Simone Ricci

Claudio Destino

Vincenzo Leone

Francesco Savarino

Beatrice Frattini

 

Regia di:

Claudio Destino

Federica Tucci

 

Musiche: Marcello Coco e Claudio Destino

Luci: Marcello Coco

Locandina: Giorgia Lalomia

Disegno: Diego Lalomia

 

Per lo spettacolo teatrale che verrà realizzato venerdì 4 Aprile 2025 al Teatro Cardinal Massaia per effettuare la prenotazione dei biglietti è possibile consultare il seguente link https://teatrocardinalmassaia.com/morte-accidentale-di-un-anarchico/, telefonando in teatro al numero: 011 2216128 oppure inviando una mail a prenotazioni@teatrocardinalmassaia.it.

Per tutte le altre repliche il costo del biglietto è 15€ INTERO 10€ RIDOTTO (Studenti under 26, over 65). E’ possibile prenotare contattando il numero 340 7896306 o inviando una mail a eleftheria.teatro@gmail.com.

 

Lori Barozzino

Foto Selene Daniele

Atteso ritorno al teatro Astra di Fabrizio Gifuni, a vent’anni dal debutto

Con una pièce teatrale su Pasolini e una drammaturgia sul Memoriale di Aldo Moro

 

Al teatro Astra, il 2 e 3 aprile prossimi, atteso ritorno di Fabrizio Gifuni con “Il male dei ricci. Ragazzi di vita e altre visioni”, tratti dagli Scritti Corsari, Lettere Luterane, Ragazzi di Vita, Poesie in forma di rosa, seconda forma de La meglio gioventù di Pier Paolo Pasolini.

A quasi vent’anni dal debutto di ‘Na specie de cadavere lunghissimo” del 2004, spettacolo culto andato in scena per dieci anni consecutivi, ideato e interpretato dall’attore, con la regia di Giuseppe Bertolucci, Fabrizio Gifuni ritorna alle pagine di Pasolini con una nuova drammaturgia originale.

La rilettura di “Ragazzi di vita”, romanzo d’esordio dello scrittore, interpolata e storicizzata con altri scritti pasoliniani, poesie, lettere, interviste, editoriali, dà vita ad un racconto molto personale che l’attore-autore trasferisce in teatro, dialogando ogni sera con i ‘rappresentanti della città ‘, i cosiddetti spettatori, in un gioco di prospettive inedite e sdoppiamento vertiginosi.

L’attore si fa carico di trasportarci dentro le giornate di questi giovani ragazzi, ci restituisce la loro generosità e i loro egoismi, il comico, il tragico, il grottesco, la violenza di questo sciame umano che dai palazzoni delle periferie si muove verso il centro della città, in un percorso che è anche un rito di passaggio dall’infanzia alla prima giovinezza. Ma il corpo /voce di Gifuni ci costringe al contempo a misurarci con un fantasma poetico, una voce inquieta che continua a reclamare un ascolto. Ancor oggi in direzione ostinata e contraria.

Dal 4 al 6 aprile (orari venerdì ore 21, sabato ore 19, domenica ore 17) Fabrizio Gifuni porterà in scena la pièce teatrale dal titolo “Con il vostro irridente silenzio. Studio sulle lettere dalla prigionia e sul memoriale di Aldo Moro”. L’ideazione e la drammaturgia sono di Fabrizio Gifuni, che sarà anche in scena.

Aldo Moro durante la prigionia parla, ricorda, scrive, risponde, interroga, confessa, accusa, si congeda. Moltiplica le parole su carta. Scrive lettere, si rivolge ai familiari, ai colleghi di partito, ai rappresentanti delle istituzioni. Annota brevi disposizioni testamentarie. E insieme compone un lungo testo politico, storico, personale, il cosiddetto Memoriale.

Le lettere e il memoriale sono le ultime parole di Moro, scritte nei 55 giorni della sua prigionia, quelle ritrovate o meglio, quelle fino a noi pervenute. Un fiume di parole che si cercò di arginare, silenziare, mistificare, irridere. Moro non è Moro, veniva detto. La stampa, in maniera pressoché unanime, martellò l’opinione pubblica sconfessando le sue parole, mentre Moro urlava dal carcere il proprio sdegno per questa ulteriore tortura.

A distanza di quarant’anni il destino di queste carte non è molto cambiato. Poche persone le hanno davvero lette, molti hanno scelto di dimenticarle. Attraverso un doloroso e ostinato lavoro di drammaturgia, Fabrizio Gifuni si confronta con lo scritto più scabro e nudo della storia d’ Italia.

 

I fantasmi della nostra storia si articola in due spettacoli

2/3 aprile “Il male dei ricci. Ragazzi di vita e altre visioni”

4/5/6 aprile “Con il vostro irridente silenzio. Studio sulle lettere dalla prigionia e sul memoriale di Aldo Moro”

 

Teatro Astra, via Rosolino Pilo 6.

Info e biglietti tpeteatroastra.it e in biglietteria.

Mara Martellotta

“Da questa parte del mare”. Nel nono anniversario della scomparsa di Gianmaria Testa

Torna una nuova ristampa in “vinile” dell’album che nel 2007 gli guadagnò la “Targa Tenco”

Da venerdì 11 aprile

Prima uscita nell’autunno del 2006, a tre anni esatti da “Altre Latitudini”, suo quinto album. Prodotto dalla moglie Paola Farinetti, con la direzione artistica di Greg Cohen, “Da questa parte del mare” si guadagnò nel 2007 l’ambitissima “Targa Tenco”, come miglior album dell’anno. Un “album di svolta” sotto vari aspetti nella scrittura musicale di Gianmaria Testa (1958 – 2016), il “cantautore ferroviere” di Cavallermaggiore, che, dopo dieci anni (il 19 aprile del 2016) venne omaggiato, a pochi giorni dalla scomparsa, con la ripubblicazione, per la prima volta in “vinile”, dello stesso disco, album fondamentale della sua breve ma intensa carriera,“un’edizione nuova che permetteva – si è scritto – di entrare nel vivo del suono caldo e avvolgente che solo dai solchi di un vinile può trovare la sua massima espressione”. Non solo. Sempre il 19 aprile del 2016, in contemporanea con il “vinile”, uscì anch’esso postumo, per i tipi di “Einaudi editore”, il libro con omonimo titolo e prefazione di Erri De Luca. Ora, e veniamo all’oggi (l’attualità della “poesia in musica” di Gianmaria non finirà mai) a  diciannove anni dalla sua pubblicazione e ad un mese dall’assegnazione a Moncalieri del “V Premio Gianmaria testa Musica e Parole”, in occasione del nono anniversario (il 30 marzo scorso) dalla scomparsa del cantautore, “Da questa parte del mare”, il disco “perfetto” di Gianmaria Testa torna in una “ristampa speciale” – con una nuova raffinata e limitata edizione sempre in vinile – in uscita venerdì 11 aprile per la serie voluta da “Produzioni Fuorivia” e “Egea Music” . Un disco che non ha mai smesso di parlare all’attualità e di attualità, raccontando attraverso la musica il tema delle migrazioni con profondità di emozioni e sentimenti, delicatezza e mai una sola virgola di stucchevole retorica.

“Non ho scritto per loro. Non ne sarei capace. Ho scritto per me e per quelli che, come me, stanno da questa parte del mare”, così Testa descriveva la genesi di questo disco, un “concept album” interamente dedicato a un unico argomento (proprio come un romanzo), al “tema delle migrazioni”, alle ragioni profonde del partire, al senso di sradicamento e al confronto con l’ignoto. Disco “perfetto”, si è definito, articolato fra “poesia” e “denuncia”, l’album è una sorta di itinerario in note lungo le molte tappe di un doloroso e faticoso viaggio di corpo, anima e memoria: dalla decisione di partire ( “Seminatori di grano” ), al caos dell’imbarco ( “Rock” ), fino all’arrivo, spesso traumatico, in una terra sconosciuta ( “Tela di ragno” ). E poi le storie delle città d’arrivo, che sono il segno di una integrazione (se le cose vanno per il verso giusto) costruita giorno su giorno ( “Al mercato di Porta Palazzo” e “Ritals”).

L’album si chiude con “La nostra città” , un brano che richiama il punto di vista di chi osserva “da questa parte del mare”, ponendo interrogativi ancora oggi e sempre cruciali e più vivi che mai, “ricordandoci che il viaggio, il mare e il desiderio di una vita migliore sono esperienze che, da sempre, attraversano la storia dell’umanità”.

La nuova edizione del disco mantiene intatta la sua forza espressiva e musicale, con arrangiamenti curati da Greg Cohen e la partecipazione di musicisti straordinari come Paolo Fresu, Bill Frisell, Enzo Pietropaoli, Gabriele Mirabassi, Luciano Biondini e Philippe Garcia.

Aggiunge Paola Farinetti, moglie di Gianmaria e manager di “Produzioni Fuorivia” nel presentare la collana di ristampe: “Molti di questi (lavori) con gli anni sono diventati rari, buoni solo per un’asta su eBay, e mi è parso un peccato. Tutti conservano infatti una misura, una freschezza di musica e parole – quelle parole che Gianmaria limava e rilimava – che li rendono dei classici, resistenti all’usura del tempo”. Parole vere e sacrosante. Che ci trovano perfettamente d’accordo.

Per info: www.gianmariatesta.comwww.produzionifuorivia.itwww.egeamusic.com
g.
m.

Nelle foto: Cover “Da questa parte del mare”; Gianmaria Testa  (Ph. Alessandro Astegiano) 

Note di Classica: Tom Borrow, Alexander Gadjiev e Rafal Blechacz le “stelle” di aprile

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Mercoledì 2 alle 20.30 al Conservatorio G. Verdi per l’Unione Musicale, Alexander Gadjiev al pianoforte eseguirà musiche di Debussy, Adès, Bartòk, Skrjabin, Rachmaninov. Giovedì 3 alle 19.30 al teatro Regio, debutto de “La dama di picche” di Cajkovskij. Opera in 3 atti e sette quadri. L’Orchestra del teatro Regio sarà diretta da Valentin Uryupin. Repliche fino a mercoledì 16. Venerdì 4 alle 20 e sabato 5 alle 20.30 all’Auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Giulio Cilona e con Tom Borrow al pianoforte, eseguirà musiche di Rachmaninov e Beethoven. Sabato 5 alle 18 al teatro Vittoria, il Quartetto Eos eseguirà musiche di Del Corno e Mendelssohn, con un invito all’ascolto di Antonio Valentino. Domenica 6 alle alle 16.30 sempre al teatro Vittoria per l’Unione Musicale, Elia Cecino al pianoforte eseguirà musiche di Mozart, Mendelssohn, Liszt, Chopin. Lunedì 7 alle 18 nell’aula Magna del politecnico per Polincontri Musica, Ivan Rabaglia violino e Alberto Miodini pianoforte, eseguiranno musiche di Beethoven e Brahms. Martedì 8 alle 20.30 nella sala 500 del Lingotto, ultimo appuntamento della stagione per “I Pianisti del Lingotto” con il concerto del pianista Rafal Blechacz, con un programma che prevede musiche di Schubert, Beethoven, Chopin.

Giovedì 10 alle 20.30 e venerdì 11 alle 20 all’Auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Andrès Orozco-Estrada e con Maria Duenas al violino, eseguirà musiche di Lalo e Mendelssohn. Lunedì 14 alle 20 al teatro Vittoria l’Ensemble Tamuz eseguirà musiche di Boccherini e Schubert. Per Polincontri Musica al Politecnico alle 18, Leo Vertunni sitar, Manish e Madankar tabla, eseguiranno un programma dal titolo Samanway: “Musiche del Nord dell’India”.Mercoledì 16 alle 20.30 al conservatorio per l’Unione Musicale, Julia Hagen violoncello e Lukas Sternath pianoforte, eseguiranno musiche di Debussy, Franck e Rachmaninov. Venerdì 18 alle 20.30 all’auditorium Toscanini “Concerto di Pasqua”. L’Orchestra Rai diretta da Ottavio Dantone, eseguirà musiche di Haydn. Lunedì 28 alle al Politecnico per Polincontri Musica il Forte Trio eseguirà musiche di Rachmaninov, Sostakovic, Arenskij, Musica Kazaka.

Pier Luigi Fuggetta

Tutto esaurito per il Concerto n.3 di Rachmaninov e la Quinta di Beethoven con l’Orchestra della Rai

 

Ha fatto registrare il sold out in entrambe le date il concerto in programma venerdì 4 e sabato 5 aprile dell’Orchestra Sinfonica della Rai, che segna il ritorno sul podio di Giulio Cilona, che sostituisce Fabio Luisi, impossibilitato per problemi familiari, e il debutto del pianista Tom Borrow. I due musicisti,  entrambi molto giovani, Borrow venticinquenne,  Cilona non ancora trentenne, sono molto apprezzati a livello internazionale. Il direttore d’orchestra belga-americano Cilona ha debuttato sul podio dell’Orchestra Rai di Torino in occasione dello scorso concerto di Carnevale ed è  attualmente Kappelmeister alla Deutsche Oper di Berlino, ruolo che ha ricoperto sin da giovanissimo.

Tom Borrow, israeliano,  è stato chiamato  nel 2019 a sostituire Khatia Buniatishvili in una serie di dodici concerti con la Israel Philarmonic Orchestra, ottenendo un sensazionale successo di critica e di pubblico.

In apertura di serata Borrow proporrà il Concerto n. 3 in re minore op. 30 per pianoforte orchestra di  Sergej Rachmaninov, forse il più impegnativo tra i quattro concerti del compositore russo.

Il brano è contornato da un’aura di leggendaria difficoltà tecnica grazie anche al film Shine, in cui il protagonista Geoffrey Rush, che interpreta il ruolo del pianista David Helfgott,  sprofonda nella pazzia per la spasmodica tensione causata dall’esecuzione del “Rach 3”.

Il Concerto n. 3 in re minore op. 30 per pianoforte e orchestra di Rachmaninov è un’opera che, sin dalla sua prima esecuzione,  nel 1909, ha affascinato e sfidato i pianisti di tutto il mondo. Se Liszt e Chopin possono essere considerati i demiurghi del virtuosismo pianistico ottocentesco,  Rachmaninov è il loro degno erede. Compose il suo terzo Concerto nel 1909, poco prima del suo primo viaggio negli Stati Uniti. Il compositore russo non solo voleva conquistare il pubblico americano, ma desiderava farlo imponendo un’opera che sarebbe divenuta un banco di prova insuperabile per i pianisti di tutto il mondo. 

Il concerto fu eseguito per la prima volta il 28 novembre 1909 con la New York Symphony Society  diretta da Walter Damrosch e lo stesso Rachmaninov sedette al pianoforte. Pochi giorni dopo Gustav Mahler lo diresse nuovamente, in una delle interpretazioni più apprezzate del compositore. 

In chiusura Cilona interpreterà la celebre Sinfonia n. 5 in do minore op. 67 di Ludwig van Beethoven, scritta tra il 1804 e il1808. Nella sua stessa aperta professione di eroismo, che raggiunge l’apice nella possente cellula ritmica iniziale, definita dallo stesso compositore “il destino che bussa alla porta”, il brano lascia intravedere le vette che l’autore raggiungerà negli anni successivi.

I biglietti per il concerto sono esauriti. Eventuali titoli di ingresso dovuti a rinunce saranno messi in vendita un’ora prima delle due serate.

Info 0118104653.

biglietteria.osn@rai.it

Mara Martellotta