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Proseguono le iniziative collegate alla grande mostra dedicata a Tim Burton, aperta fino al 7 aprile prossimo al museo Nazionale del cinema di Torino. In occasione del Carnevale il Museo alla Mole Antonelliana propone un concorso dedicato ai fan di Tim Burton.
Dal 7 al 13 febbraio i visitatori troveranno all’interno del percorso di mostra una postazione allestita come un ‘Dance corner’ con faretti e fondale dedicati. Chi lo desidera potrà sfruttare lo spazio per ricreare, con un video, la celebre coreografia di ballo di mercoledì Addams, diventata virale sui social con la canzone dei The Cramps- Goo to muck.
Il concorso avrà luogo sulle pagine social del Museo Nazionale del Cinema e le cinque performance che avranno più like verranno premiate con una box esclusiva contenente una selezione del merchandising della mostra e il più votato riceverà una vip card della durata di un anno che darà accesso gratuito agli spazi del museo e al Cinema Massimo.
“Carnevale è l’occasione perfetta per dare ai nostri visitatori la possibilità di cimentarsi con il ballo di mercoledì, diventato uno dei trend più famosi sui social- sottolineano Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano, rispettivamente presidente e direttore del Museo Nazionale del cinema. In questi mesi molte delle oltre 280 mila persone che hanno visitato la mostra di Tim Burton erano vestite come i suoi personaggi. Abbiamo quindi pensato alla possibilità di ricreare questo Dance corner che avrebbe dato l’opportunità a tutti di sentirsi per un minuto Mercoledì Addams. Questa è anche la magia del mondo di Tim Burton!”.
Mara Martellotta
“Fame – Saranno famosi” all’Alfieri, sino a domenica 28 gennaio
Fuori, le immagini dei panorami di New York, le case antiche e la selva di grattacieli, i parchi e gli alberi dalle foglie rossastre, le nubi che trascorrono veloci, il Chrysler sullo sfondo e la neve che scende e che imbianca; al di qua della vetrata, nelle aule della famosa quanto esclusiva scuola di Performing Arts, un gruppo di ragazzi tutti giovanissimi – con loro gli insegnanti, qualcuno con il desiderio di confessarsi dolorosamente a se stesso e agli altri -, grinta fatica sudore e lacrime, la passione e la voglia di affermazione, la speranza in un futuro di soddisfazioni e di emozioni sempre vive e autentiche, le prove di ogni giorno che non risparmiano nessuno, in cui nessuno ha il successo in tasca, c’è chi dopo quattro anni di corsi taglia il traguardo e chi cade, come un angelo spezzato, vittima delle disillusioni e della spirale di una droga che finisce per avvolgerlo completamente. Quattro anni che sono l’ossatura temporale e le epoche difficili di “Fame – Saranno famosi”, all’inizio degli anni Ottanta film di culto diretto da Alan Parker, un successo di personaggi, di dialoghi e di canzoni soprattutto (tra tutte, “Fame” e “Out Here in My Own”), il ritratto di quell’”american dream” capace di coinvolgere tutti quanti, la voglia di riversarsi nelle strade per trasmettere un sogno.

Poi arrivò la serie televisiva, lunga 136 episodi, che raggruppò pubblico ad oltranza davanti ai canali televisivi, serali e pomeridiani, poi il musical che definì quei successi ai quattro angoli del mondo. Oggi Fabrizio Di Fiore Entertainment, con la compagnia Roma City Musical, con il concretizzarsi del sogno di un impresario ispirato, produce una versione in cui si pensa in grande, si realizza in grande e si mostra in grande, con un debutto torinese – grandioso e applauditissimo, partecipato di emozioni e di risate, ritmato negli applausi, siglato con molte chiamate al termine – che non può essere altro che il biglietto da visita di un lungo percorso che accompagnerà la compagnia attraverso varie piazze italiane fino al termine della stagione. La versione vista all’Alfieri è firmata da Luciano Cannito, una macchina da guerra (immaginiamo, senza dubbi) che firma la traduzione e il riadattamento del libretto originale di José Fernandez e le liriche di Jacques Lévy (una attualizzazione che non guasta, il punto più alto oggi è Meryl Streep e l’immagine clou è quella di Brad Pitt, gli accadimenti sono altri rispetto a quelli di quattro decenni fa), che costruisce coreografie capaci di sfoderare un ritmo trascinante come di rado ci si imbatte su di un palcoscenico e una regia che mette a fuoco i personaggi, ognuno dei ragazzi e degli adulti, ognuno con i tanti sentimenti che lo attraversano e che sa sempre mettere in primo piano l’idea del gruppo, dello sforzo comune, dello spirito di squadra. Ognuno con la propria storia, chi s’innamora sognando i grandi testi di Cechov e di Shakespeare, chi non vede certo un ostacolo per un avvenire di ballerina qualche chilo di troppo, chi trasmette a tutti gli altri un mare di allegria (nascondendo a se stesso una traccia di insicurezza, forse), chi mostra una ribellione che tende ad accusare una vita solitaria e difficile, una famiglia sull’orlo della distruzione, come il “povero negro sempre da aiutare”.

Un’edizione di successo, dicevamo, a cui concorrono le scene di Italo Grassi (c’è anche un doveroso posto lassù in alto, per due postazioni, per la batteria spericolata di Paola Caridi su un lato del palcoscenico e per la chitarra di Alberto Gandin e il pianoforte di Giulio Decembrini sull’altro) e i costumi di Veronica Iozzi (bellissimi quelli finali bianco/argento che arieggiavano quelli del “Chorus Line” cinematografico di Attenborough). Gli insegnanti hanno i visi e la professionalità di Lorenza Mario, di Garrison Rochelle, di Stefano Bontempi e di Barbara Cola che con la sua personalissima quanto incisiva Miss Sherman, preside dell’istituto, si ritaglia un angolo di autentiche emozioni largamente apprezzate dal pubblico. Le emozioni, il duro lavoro, i successi e le sconfitte, il senso della competizione, le lacerazioni non rimarginabili, la fatica e la dedizione di ogni sera, la comunicazione sincera verso chi sceglie di uscire di casa e ha tutto il diritto di assistere a un qualcosa di bello che assomigli a un rito, tutto questo incrocia la bravura e per molti già la maturità di un gruppo di ragazzi scelti tra i tantissimi che si sono presentati ai provini. Mi è piaciuta la sicurezza interpretativa di Flavio Gismondi (Nick, già alle spalle qualche stagione di televisione e teatro) e la naturale sincerità e la voce di Ginevra De Soller (e mi auguro che di lei sentiremo ancora parlare), l’estensione vocale e la simpatia di Michelle Perera (Mabel), anche la sfrontatezza acerba di Raymond Ogbogbo (qui Tyrone, il Leroy Johnson del film), che dovrebbe credere di più nel proprio personaggio, fatto di tanti chiaroscuri, interiorizzarlo maggiormente e non affidarlo troppo alla fisicità; la splendida voce e la approfondita interpretazione della Carmen di Alice Borghetti, in uno spazio tutto suo. Davvero brava, convincente. Con loro i compagni Alfredo Simeone, Giuseppe Menozzi, Greta Arditi, Arianna Massobrio e Claudio Carlucci. Serata da memorizzare, un successo (assicurato) da saggiare per le repliche che termineranno domenica 28 gennaio.
Elio Rabbione
Nelle immagini: alcuni momenti dello spettacolo nelle foto di Valerio Polverari.
Sarà un Don Pasquale di rilievo quello che prenderà avvio il 25 gennaio prossimo al Teatro Regio fino al primo febbraio 2024.
Nell’opera si susseguono a ritmo serrato momenti di farsa ad altri di tenerezza sentimentale, quali la serenata al chiaro di luna di Ernesto, che mandò in delirio il pubblico parigino la sera del debutto nel 1843. In questa storica produzione sono richieste duttilità e reattività per affrontare le diverse situazioni, che risultano garantite da un doppio quartetto di specialisti. Il maestro Alessandro De Marchi ha una costante attenzione verso le modalità interpretative dell’età del belcanto e condurrà certamente l’orchestra attraverso una partitura spumeggiante. Scene e costumi sono di Eugenio Guglielminetti, per la magistrale regia di Ugo Gregoretti, che collocano la vicenda in una Roma ottocentesca, piena di vita e di poesia.
Don Pasquale è un’opera buffa in tre atti di Gaetano Donizetti. Il libretto scritto da Giovanni Ruffini, anche se firmato da Michele Accursi ,è un rifacimento del libretto che Angelo Anelli scrisse nel 1810 per Ser Mercantonio di Stefano Pavesi.
La controversia sull’attribuzione del libretto del Don Pasquale può essere definito un bisticcio politico. Giovanni Ruffini era un mazziniano autentico, una delle anime della Giovine Italia, esiliato in Francia.
Il clima sociale francese era estremamente cosmopolita in quegli anni. La cultura era in fermento e l’Europa veniva destabilizzata da continue rivoluzioni. Parigi divenne il luogo ideale per l’incontro tra le posizioni politiche e culturali più disparate. Durante le stesura del Don Pasquale, quello che poteva diventare una lunga e fruttuosa collaborazione tra Ruffini e Donizetti si trasformò in un calvario per entrambi. La diatriba finale fu sull’allestimento e i costumi dell’opera. Donizetti voleva per il don Pasquale un allestimento moderno, pur essendo l’opera un rifacimento d’un libretto del 1810.
Ruffini montò su tutte le furie e rifiutò di firmare il libretto.
A dirimere la bagarre intervenne un amico di Donizetti, Michele Accursi, che propose di apporre le sue iniziali sul libretto. Per questo motivo il libretto originale risulta a firma di “M.A”
Questo stratagemma favorì anche lo stesso Donizetti. In Italia mal sarebbe stato accolto un libretto firmato da un esule politico condannato a morte e rifugiatosi in Francia.
La prima rappresentazione si tenne, infatti, proprio in Francia, al Théatre- Italien di Parigi il 3 gennaio 1843.
L’umorismo nel don Pasquale è irresistibile quanto crudele. Il protagonista è un anziano benestante che decide di sposarsi per diseredare il nipote Ernesto, innamorato di Norina, una bella vedova ma senza soldi.
La decisione costerà cara a Don Pasquale perché un suo amico, il dottor Malatesta, ordirà ai suoi danni una beffa colossale. Il vecchio signore, deriso e schiaffeggiato, accetterà, seppur con un sorriso, la frase pronunciata dalla futura nuora “Ben è scemo di cervello/ chi s’ammoglia in vecchia età “.
Martedì 23 gennaio, alle 19:30, al teatro Carignano debutta “Un curioso accidente”, per la regia di Gabriele Lavia, che sarà in scena con Federica Di Martino e Simone Toni, Giorgia Salari, Andrea Nicolini, Lorenzo Terenzi, Beatrice Ceccherini, Lorenzo Volpe, Leonardo Nicolini. Lo spettacolo, coprodotto da Effimera, Teatro di Roma – Teatro Nazionale e dal Teatro della Toscana, resterà in scena per la stagione in abbonamento dello Stabile fino a domenica 28 gennaio 2024. Gabriele Lavia firma la regia è interpreta questo testo poco noto di Goldoni che, ancora oggi, si rivela come un autentico capolavoro di scrittura drammaturgica.
Un soldato ferito, un ricco mercante e una figlia in età da marito: Gabriele Lavia torna al teatro Carignano portando una commedia scritta nel 1760, che racconta una serie di amori incrociati e fraintesi, ma tocca soprattutto uno degli aspetti centrali dell’arte goldoniana: il rapporto tra vero e verosimile. In questa storia crudele ed esilarante, i due protagonisti, padre e figlia, usano le persone come marionette: amore, cura, amicizia e generosità, nelle loro mani, diventano strumenti per insultare, deridere e ferirsi a vicenda. Menzogne, manipolazioni e disinformazione sono lo specchio deformato e attuale dei vizi dell’uomo.
Filiberto, ricco mercante olandese, uno dei protagonisti della commedia goldoniana, ospita in casa propria Monsieur de la Cotterie, un giovane e squattrinato ufficiale ferito in guerra che si innamora, ricambiato, di Giannina, la figlia di Filiberto. La ragazza, di fronte ai sospetti del padre e temendo che questi possa non essere favorevole alla loro unione, gli rivela che de la Cotterie si è innamorato, ma di un’altra fanciulla. Il mercante, quindi, credendo di fare una buona azione, decide di spendersi in tutto e per tutto ad aiutare il giovane a coronare il suo fasullo sogno d’amore, con il solo risultato di ottenere una catena lunghissima e divertentissima di equivoci.
“Goldoni – dichiara Gabriele Lavia, interprete e regista – scrive un autentico e delicato capolavoro. L’autore avverte che la vicenda narrata nella commedia corrisponde a un fatto vero, verissimo, accaduto non da molto tempo in Olanda e che gli è stato raccontato da persone degne di fede in Venezia al Caffè della Sultana, in piazza San Marco, e le persone medesime lo hanno poi spronato a formarne una rappresentazione comica”.
“Un curioso accidente”, opera teatrale in tre atti, è stata portata per la prima volta in scena a Venezia nell’ottobre dell’anno della stessa stesura, avvenuta nel 1760. Non ebbe immediato successo ma, nonostante questo, dopo “Il servitore e i due padroni” e “La locandiera”, rimane la commedia di Goldoni che vanta il maggior numero di traduzioni. Sotto il ben congegnato meccanismo scenico, in quest’opera affiorano aspetti centrali dell’arte goldoniana, quali il rapporto tra vero e verosimile, la descrizione di una nuova civiltà evoluta come quella olandese e un inserimento di figure non tradizionali, come quella del mercante e della giovane intraprendente.
Teatro Carignano, piazza Carignano 6, Torino
Orari spettacoli: martedì-giovedì-sabato ore 19:30 / mercoledì-venerdì ore 20:45 / domenica ore 16:00
Biglietteria Teatro Stabile di Torino: 011 5169555
Mara Martellotta
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Martedì 23 gennaio con gli allievi del Teatro Stabile di Torino
In occasione delle celebrazioni per la Giornata della Memoria, martedì 23 gennaio, alle ore 19:30, al teatro Gobetti, gli allievi della Scuola per Attori (TST) daranno voce a “L’istruttoria”, il celebre testo che Peter Weiss scrisse dopo aver assistito allo storico processo contro un gruppo di SS e dei funzionari del lager di Auschwitz, che si svolse a Francoforte dal 1963 al 1965. Nelle giornate di dibattimento vennero ascoltati quasi 500 testimoni, 248 dei quali scelti tra i 1500 sopravvissuti, e questo fu il primo vero tentativo da parte della Repubblica Federale Tedesca di far fronte alla questione delle responsabilità individuali, imputabili a esecutori di ogni grado, attivi nei recinti del lager. Il passato è solo una dimensione del lavoro di Weiss, mentre la dimensione del presente è meno percepibile per la sua stessa ambiguità. La cronaca di quel processo non avrebbe significato, infatti, se ad essa non rispondessero le nostre coscienze contemporanee.
Diretti da Leonardo Lidi, questi giovani interpreti daranno voce alle testimonianze che vennero rilasciate durante queste dolorose udienze, rispondendo con consapevolezza al dovere di ricordare l’Olocausto e mantenere vivo il nostro impegno verso la storia. “L’istruttoria” è un atto di denuncia contro i criminali nazisti. Un giudice, un difensore e un procuratore, 18 accusati e 9 testimoni anonimi sono i personaggi di un’opera in 11 canti che, come un inferno laico e contemporaneo, trascende la rappresentazione del processo e acquista la veridicità di una tragedia antica. Si tratta di una sorta di viaggio agli inferi, non solo nel tempo ma anche nello nello spazio, in cui i personaggi, bloccati tra forma e vita, tentano con l’azione di dipingere l’istante eterno della storia e del ricordo. Nel 1965, quando l’opera fu pubblicata, furono molti gli allestimenti realizzati secondo i dettami teatrali di Weiss. Questi richiedevano una estremizzazione del teatro epico brechtiano, come la totale riduzione dell’aspetto emotivo, per far emergere in tutta la sua potenza l’informazione documentaria. A più di quarant’anni di distanza dai fatti, all’aspetto documentaristico si affianca quello emotivo.
Assistente alla regia è Francesca Bracchino.
“L’istruttoria”, prodotta dal Teatro Stabile di Torino, verrà replicata per la stagione in abbonamento fino a domenica 28 gennaio 2024.
Mara Martellotta
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Osteria Rabezzana, via San Francesco d’Assisi 23/c, Torino
Mercoledì 24 gennaio, ore 21.30
Il progetto solista di Oscar Giammarinaro, cantante e fondatore della mod band torinese Statuto
Oscar Giammarinaro in versione solista presenta mercoledì 24 gennaio in Osteria Rabezzana uno spettacolo con “lo stile emozionante e la musica elegante” dei brani soul, jazz e pop contenuti nel suo album “Sentimenti Travolgenti” più alcuni brani particolari degli Statuto, mai eseguiti dal vivo.
La band che lo accompagna, orfana dello storico bassista Rudy Ruzza, è formata da Enrico Bontempi alla chitarra, Gigi Rivetti alla tastiera, Marco Ruggiero alla batteria e Alessandro Loi al basso.
«La decisione di lavorare a un progetto solista – dichiara Oscar Giammarinaro – deriva dall’aver raggiunto con l’esperienza una maturità tale che mi ha portato al bisogno di comporre canzoni più intime e personali. Questo lavoro non si sostituisce alla realtà degli Statuto, è un percorso nuovo e parallelo che trova nella proposta cantautorale la sua dimensione più adatta. In un momento in cui il panorama musicale italiano sembra trascurare la ricercatezza compositiva, ho voluto lavorare ad un progetto artistico attento allo stile e all’eleganza “totale”: nelle sonorità, negli arrangiamenti, nei testi e nelle grafiche. Questi brani parlano di sentimenti in diversi modi, ma sempre senza inibizioni, in maniera molto istintiva, diretta e passionale. Da qui il nome dell’album “Sentimenti Travolgenti”».
Ora di inizio: 21.30
Ingresso:
15 euro (con calice di vino e dolce) – 10 euro (prezzo riservato a chi cena)
Possibilità di cenare prima del concerto con il menù alla carta
Info e prenotazioni
Tel: 011.543070 – E-mail: info@osteriarabezzana.it
GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA
Lunedì. Al Cafè Des Arts suona il trio Liquid Jazz. Al Lambic si esibisce Mario Venuti.
Martedì. Al Blah Blah è di scena Daniele Guerini.
Mercoledì. All’Hiroshima Mon Amour si esibisce Alex Wise. Al teatro Colosseo tributo a Ennio Morricone proposto dall’Ensemble Symphony Orchestra. All’Osteria Rabezzana è di scena Oscar Gianmarinaro degli Statuto. Al Blah Blah suona il quartetto Phat Dat.
Giovedì. Al Cafè Neruda si esibisce il quartetto di Alfredo Ponissi. All’Inalpi Arena (ex Pala Olimpico), primo di 3 concerti consecutivi per Claudio Baglioni. Al Blah Blah suonano Andrea Manges & The Veterans con i The Odorants. Al Capolinea 8 suona il trio di Flavio Bonifacio.Al teatro Colosseo doppia data con lo spettacolo dantesco “Paradiso XXXIII” per Elio Germano e Teho Teardo. All’Hiroshima è di scena Umberto Maria Giardini. Al Museo d’Arte Orientale si esibisce il duo Ya Tosiba. Al Jazz Club tributo ai Beatles con Vince Tempera.
Venerdì. All’Imbarchino è di scena il duo AB Uno. All’ Hotel Hilton si esibisce il quartetto della vocalist Denise King. Allo Spazio 211 suonano I Bachi di Pietra. Al Magazzino sul Po sono di scena i Mundial. Allo Ziggy suona Sylvaine con Die Sunde. Al Blah Blah si esibiscono i DSA Commando. Al Circolo Sud sono di scena I Principi. All’Off Topic si esibisce la cantante Flo.
Sabato. Al Blah Blah suonano gli Skarabazoo. All’Auditorium del Lingotto canta Luca Barbarossa per il Giorno della Memoria. Al teatro dei Bottoni di Candiolo sono di scena gli Animaux Formidables. Michele Gazich e Federico Sirianni rendono omaggio a Michele Straniero al Folk Club. Allo Ziggy suonano gli Aneurysm. Al Magazzino sul Po si esibiscono i Dub Pigeon. Allo Spazio 211 è di scena Marta Tenaglia.
Domenica. Sempre al Magazzino sul Po suona il Jazz RapSody Collective.
Pier Luigi Fuggetta
(Foto: una pagina de La Stampa)