SPETTACOLI- Pagina 133

Intervista a Filippo Caccamo Il comico che ha dato voce alla scuola


A Torino il 18 e il 19 novembre, al Teatro Cardinal Massaia

 

Tutto sommato faccio linsegnante da poco tempo, ogni settembre finora è stato per me come per tantissimi altri precari- un terno al Lotto, una pesca miracolosa per scoprire tra curiosità ed angoscia dove il novello dio Algoritmo vorrà inserirmi, con tutto ciò che ne consegue:

nuovi colleghi, nuovi modus operandi tipici di ogni sede, nuove metodologie, nuove moli burocratiche di documenti da compilare la cui scadenza viene puntualmente resa nota la notte precedente rispetto allultima possibilità di invio, e, soprattutto, nuovi ragazzi con cui imparare a entrare in relazione, a cui proporre un personale approccio didattico sicuramente molto diverso rispetto a quello utilizzato dal collega che mi ha preceduto, classi che mi guardano come si guarda una meteora, come qualcuno che è lì per un po ma poi scomparirà negli abissi della notte e delle loro memorie.

Situazioni che noi precari accettiamo con ironica rassegnazione, scambiandoci sguardi e sorrisi di comprensione mentre i primi di settembre ci si ritrova in coda per firmare i contratti, e poi le prime chiacchiere, i primi caffè con quei colleghi porzione singola per chi sa cogliere la citazione che hanno il sapore dolceamaro dellennesimo PTOF da leggere per avere unidea di dove si è finiti.

Un mondo a sé, quello della scuola, un universo parallelo che puòcapire solo chi lo vive nel quotidiano, chi effettivamente passeggia tra i banchi, requisendo  righelli utilizzati come armi improprie, beccando chi copia i compiti celato dietro barricate di portapenne e diari, ridacchiando con le studentesse dei primi amori mentre i maschietti giocano a rincorrere palloni posticci di carta di recupero e nastro adesivo.
Linsegnante, quel mestiere che si vede che quello è un professore: occhiali, zaino o cartella, sacche di stoffa strabordanti di libri e fogli dappunti, sguardo stralunato di chi combatte ogni giorno contro           lignoranza a suon di Dante, Michelangelo, Pitagora, accenti a chapeau, word lists e chi più ne ha più ne metta.

E poi ci sono le aule, anfratti angusti, sovraffollati di banchi incisi dalla noia, odorosi di adolescenza, con pavimenti ricoperti di bigliettini, ritagli, frammenti di litigate e ridarole e le ormai due lavagne, una antica perennemente sporca di gesso, laltra ipermoderna, scarabocchiata anchessa, solo che in digitale.
Quanto ci sarebbe da dire di e su questa benedetta scuola italiana! Che tanto non va mai bene, una volta troppo nuova, una volta troppo vecchia, un po senza zaino, un po con i libri digitali, un po con i programmi da tagliare, con i progetti da portare a termine, e poi le competenze chiave, e poi, e poi, e poi…
La verità è che chi spesso parla di scuola, a scuola pare non averci mai messo piede.
Ma non è questa la sede per puntare il dito verso i grandi critici, i dottoroni della didattica, della pedagogia, verso chi fa tuttaltro e si permette di giudicare il mestiere altrui, verso i teorici dei CFU.
La verità è che di scuola dovrebbe poter parlare solo chi tutti i giorni calca i corridoi e le classi di questi edifici vetusti e tutti i giorni affronta, dopo unora di sudatissima lezione, linevitabile domanda esistenziale: Prof, posso andare in bagno?

Credo sia anche per questo che Filippo Caccamo, attore teatrale e cinematografico, comico e anche autore nel 2019 di un romanzo Vai tranquillo, edito Mondadori, ha riscosso tutto questo meritatissimo- successo. Perché lui il professore lo ha fatto davvero, e con delicata e intelligente ironia ha dato voce sincera a una realtà che è davvero difficile da raccontare senza banalizzarla o criticarla a vuoto. Con latteggiamento di chi è abituato a spiegare, attraverso la semplicità di una maglietta in testa o una borsetta a bauletto sotto braccio, Filippo restituisce attraverso i suoi brillanti personaggi la vita del professore comune, e tra PDP, segreterie didattiche mai a disposizione, Collegi docenti on line o in presenza e cambi dora scoppiettanti è davvero difficile non ritrovarsi.
Ebbene sì, sono anche io una delle tante fans torinesi di Filippo Caccamo e in più, in qualità di insegnante, non posso che ammettere di rivedermi in molte delle situazioni che il comico di Lodi propone nei brevi e  numerosi schetc visionabili su instagram. È stato proprio questo particolare senso dellumorismo, pungente e preciso, mai esagerato o volgare, così vicino alla realtà e capace nel contempo di trasformare singoli individui in tipi stereotipati a convincermi a contattarlo per chiedergli qualcosa di più riguardo a tale arguta trovata.

È nato tutto da un banale messaggio su instagram, per una volta i social hanno risposto alla loro utilità.
Ci diamo un appuntamento telefonico, lo disturbo durante lora di colazione, tra un cappuccio e brioche Filippo risponde alle mie numerose domande, alterniamo questioni leggere a riflessioni per cui servirebbero giorni di discussione, parliamo di scuola, delle sue scelte di carriera e di vita. Mi dà lidea di una persona genuina, percepisco la sua voglia di fare e di mettersi in gioco, noto che conosce a fondo gli argomenti che poi mette in scena.

Infatti il nostro comico, la voce di noi precari e di noi insegnanti spiantati, ha tutte le carte in regola per brillare sotto i riflettori e farci ridere di quelle cose che forse affrontiamo con eccessiva drammaticità.
Si laurea prima in Scienze dei Beni Culturali presso lUniversità di Milano, in seguito ottiene la laurea magistrale in Storia e Critica dellarte, sempre a Milano, intanto persegue la passione per il teatro, la comicità ed il cinema: a partire dal 2014 partecipa ad alcune pellicole cinematografiche (Senza lasciare traccia, di G. Cappai; Rido perchéti amo, di P.Ruffini) e si esibisce a teatro con spettacoli da lui ideati e recitati quali Mai una laurea (2017), Le mille e una laurea (2018), Apprendista con esperienza (2019) fino allodierno Tel chi Filippo(2022).
Sono principalmente tre i filoni discorsivi a cui Filippo si ispira, i genitori, la vita dopo i trentanni e il mondo della scuola. Dalla prima tematica nascono ad esempio i personaggi tipo della mamma e del papà, la prima perennemente arrabbiata, il secondo che tenta goffamente di fare il giovane; dalla seconda invece viene fuori il tempo che passa inesorabile, si ride e si scherza su questo effettivo momento di passaggio, i trentanni, in bilico tra la giovinezza piena e linizio di una nuova fase di vita, fatta di impegni, stanchezza, lavoro e dormite alle dieci sera che soppiantano malinconicamente le serate in discoteca. Infine, la scuola: qui incontriamo La Carla, la professoressa dalla lamentela perenne, non le va mai bene niente, ma alla fine èquella che aiuta sempre tutti, poi c’è La vecchia, quella che agogna la pensione e risolve sempre con un fatidico ai miei tempi era tutto diverso, e poi La Preside, che con voce squillante  dirige allegra il Collegio docenti, e infine Mimmo, il tecnico tutto fare che tra uno sbuffo e laltro è un pilastro dellistituzione scolastica, dulcis in fundo la MAD, la personificazione della speranza appesa a un filo, in eterna attesa di una malattia o di qualcuno incinto.

Cari lettori, se non lo conoscete, andate a sbirciare sul web, cercate i suoi canali social e concedetevi qualche pausa di sacrosante risate, perché Filippo si merita la vostra attenzione e noi tutti ci meritiamo di prenderci un po meno sul serio.
Ecco la gradevole chiacchierata che ho avuto il piacere di portare avanti.
Alessia: come ti è venuta questa brillante idea di parlare del mondo della scuola?

Filippo: Questa è una bella domanda! Io non sono un grande battutista, più che altro faccio situazioni, quando ero in universitàprendevo in giro gli universitari, poi sono diventato grande per luniversità e ho iniziato a parlare della scuola. Poi la scuola un po si presta da sola, tu entri in una sala insegnanti e dici: bene un comico non deve neanche lavorare perché è già a posto così”. Quando mi sono trovato ad insegnare mi sono detto: ci sono alcune situazioni, alcuni personaggi alcune cose che devo per forza ricreare. E credo, dalla risposta che ho avuto, che gli insegnanti avessero proprio bisogno di una loro pagina web, di un punto di riferimento, di un loro comico. Ed effettivamente poi è andata bene, ma è stata cosa davvero molto naturale.

Alessia: Come ti è capitato? E successo qualcosa che ti ha fatto scatenare la comicità in questo ambito?

Filippo: Sì, la conoscenza di alcuni colleghi e  losservazione di atteggiamenti e di parole.
La scintilla è stata conoscere la vera Carla, sentire parlare due colleghi e dire no va beh, non ci credo. È losservazione, losservazione della realtà. Il punto di forza è proprio questo: si tratta di  personaggi reali.

Alessia:  Anchio – che sono una docente -mi ritrovo molto in quello che dici, mi ci rivedo, e mi piace il taglio che hai deciso di dare alla tua comicità, è questo che fa parte della tua vis comica ed è la tua specifica particolarità, sei sottile, ironico, i tuoi personaggi partono da modelli e situazioni reali che tu sai rimodellare, senza offendere nessuno, con estrema raffinatezza.

Alessia: C’è  qualcuno che ti ha sostenuto  in questo tuo percorso?

Filippo: No nessuno ride- I miei followers e fine! Io abito a Lodi, ho sempre continuato ad abitare a Lodi, ho casa qui, gli amici qui, tutto qui. È vero i numeri sono alti, i teatri sono pieni in pochi minuti, certo, ed è molto facile partire per la tangente. Io volutamente rimango in una realtà che non mi sostiene. Certo, c’è il conforto che arriva dalla parte web, ma è importante anche per me avere una normalità. Ad esempio quando mi esibivo in teatro ed ero giàconosciuto  non mi è mai venuto in mente di lasciare luniversità o di non insegnare.

Alessia: Tu insegni ancora?

Filippo: Purtroppo non posso più. Per un anno ho insegnato e basta, perché non avevo ancora una grande attività web, poi lanno successivo ho seguito entrambi i percorsi e poi non sono più riuscito a reggere un ritmo così intenso, andando continuamente in tour non posso farcela, e i ragazzi come fanno? Avrebbero bisogno del supplente del supplente, ma per loro è necessario avere stabilità. Io daltro canto  ho bisogno di un progetto da portare avanti, in cui credere fino in fondo mentre i ragazzi devono avere un docente presente. Mi sono detto, io questanno me la gioco così, sono giovane, vediamo come va… tanto a scuola purtroppo o per fortuna c’è sempre posto!

Alessia: La scuola ti manca come realtà?

Filippo: Sì mi manca e mi mancano i ragazzi. Infatti per avere a che fare con i ragazzi ora tengo un corso di comicità in una scuola qui a Lodi, nella scuola dove insegnavo prima invece faccio un corso di cinematografia. Certo mi manca e faccio di tutto per tenermi in contatto con queste realtà, semplicemente non tutti i giorni alle otto del mattino.

Alessia: Tu insegnavi alla scuola media? I ragazzi si ricordano di te? Ti contattano?

Filippo: Sì certo! Devo essere sincero, i miei alunni sono sempre venuti ai miei spettacoli, alle serate, mi commentano i video, sono molto affettuosi, anche quando ho detto che avrei tenuto questi corsi di comicità, me li sono ritrovati lì a scuola. Davvero meravigliosi.

Alessia: Tra i tuoi personaggi ce n’è qualcuno a cui sei piùaffezionato?

Filippo: Sì certo la Carla, che è anche un po il personaggio tra virgolette più comune, perché il puntiglioso c’è una volta, quella che vuole andare in pensione anche, ma la Carla siamo proprio un potutti. È quella che quando c’è il collegio docenti è di là che fa la torta salata, quando arriva una circolare non ha voglia di leggerla, ma ovviamente poi la legge, tentenna, ma lei c’è sempre. Si lamenterà dal mattino alla sera ma è quella che arriva prima, è quella che poi la torta salata la condivide con i colleghi. La Carla è il simbolo degli insegnanti, a metà tra lanalogico e il digitale, con quellinteresse romantico che deve poi avere a che fare con la LIM che non funziona e tutto il resto, ma la Carla è la vera combattente.

Alessia: Anchio condivido, la burocrazia è tremenda. Parlando di altre questioni che in effetti rubano diverso tempo parliamo dei social. Che cosa ne pensi?

Filippo: Io li detesto, li uso perché sono obbligato, fine. I social sono da fuori di testa, è un mondo di matti. È un mondo nel quale ogni persona può dire la sua, anche se non ha nulla a che fare con largomento trattato. Ad esempio, ho realizzato un video sui  PDP, che sono cosa serissima e importantissima io lo so bene, ma linsegnante ci impiega davvero tantissimo tempo a compilarli, ricontrollarli ecc. Faccio quindi un video prendendo in giro questa burocrazia assurda e diverse persone mi hanno redarguito sulla serietà della questione. Ho dovuto poi mettere un commento per gente che non sa, sottolineando che io prendo in giro la burocrazia, non limportanza o la finalità del PDP. Quando ero alluniversità giocavo a prendere in giro alcune materie, ma mai lutilità della laurea. E poi è anche attraverso la comicità, il prendersi in giro che diamo valore al nostro lavoro e alle nostre cose. I social sono quella cosa in cui devi centellinare determinate parole, non per chissà chi, ma per gente normalissima che semplicemente non sa. E in più ci vuole attenzione perché la comicitàè fortemente in difficoltà in questo periodo, quello che dicevano alcuni comici un po di tempo fa non lo possiamo più dire noi oggi, ci chiuderebbero tutti i profili. Non saprei definire il mio rapporto con i social. Cioè ogni giorno apro il profilo e mi chiedo: Cosa posso fare? Cos’è che non dà fastidio? Detto questo, la mia è una linea molto pulita, è ironia pulita, non offendo mai nessuno. Io farei tutta la vita teatro e basta, però dallaltra parte questi sold out in sette minuti vengono proprio dai social, quindi devi farlo.

Alessia: Condivido, anche per i ragazzi è deleterio usare in modo indiscriminato i social.

Filippo: Io ho fatto delle lezioni sulluso consapevole dei social, e sono piaciute moltissimo.

Penso che sia un argomento da sostenere e da affrontare proprio con i ragazzi, insegnare loro la differenza tra un utilizzo passivo e uno attivo, attraverso il quale magari si può proporre qualcosa, e via discorrendo. Bisogna insegnare loro a servirsene in modo critico.

Alessia: Condivido, anchio insegno,  la mia materia è arte, ho frequentato l Accademia di Belle Arti, e mi sono laureata in Decorazione, arte contemporanea, e ritengo che luso indiscriminato dei social sia deleterio. E anche io nel mio piccolo provo a riflettere con i miei studenti su quanto influiscano i social network sulla vita di tutti i giorni, quali siano gli aspetti positivi e quali quelli negativi.

Ti rivolgo ancora alcune domande, magari un po impegnative. Ad esempio che cosa pensi della scuola italiana? Dimmi pregi e difetti.

Filippo: Certo. Guarda io ti rispondo con la mia frase storica: tolta la LIM, siamo nel 1970.
Davvero, se togliamo la LIM, rimangono i quaderni, le penne, i fogli protocollo, i voti, la paura per linterrogazione. La domanda dopo èqual è la soluzione?, beh purtroppo quella non la so! Non ho le competenze, non ho lo studio specifico, non ho la debita conoscenza culturale per dare una risposta. A mio parere un problema grosso riguarda la lentezza, la scuola italiana è troppo lenta, è stantia e poi oggi c’è la demotivazione da parte dei docenti, dovuta allimpossibilità del docente di fare qualsiasi cosa: non può mettere la nota, non può mettere un 4 ecc. Cioè prima di mettere un 4 devi rifletterci mille volte, ah quellalunno ha il pdp, quindi non si può fare niente, anzi ormai bisogna far passare ogni studente per forza. Perchése poi vuoi fermare qualcuno arriva la preside, arriva la circolare, la famiglia e comunque non si risolve nulla. E poi ci sono i docenti piùanziani che non vedono lora di andare in pensione, i docenti piùgiovani che non sanno che fare. Per fortuna ci sono anche i docenti appassionati, e non è vero che sono pochi, perché poi si dice sempre anche questa cosa, che c’è sempre un solo paladino della giustizia che sguaina la spada, non è vero, gli insegnanti appassionati sono tantissimi, io nel mio piccolo lho visto, nella mia scuola ne ho incontrati molti, che magari ti inseguono nei corridoi per unidea, un progetto, che magari alla domenica pensano ai propri allievi e ai loro problemi, e si preoccupano per cercare soluzioni didattiche adeguate.
Alessia: Si ecco, la scuola è proprio un mondo a se stante, se uno non la vive non riesce a comprenderla a pieno. È un mondo complesso e bellissimo allo stesso tempo. E tu sei riuscito a raccontare quello che succede allinterno della scuola a chi della scuola in realtà non sa nulla. Per concludere: altre hit dopo Giovani supplenti?
Filippo: Una bella domanda. In realtà io adoro fare le canzoni, quindi altre canzoni sì, arriveranno. Però ecco serve una hit, non voglio fare una canzone da zero perché io insomma faccio ridere, canto, faccio la parodia ma non ho la presunzione di scrivere un testo su una musica nuova, quella roba lì la lascio fare a chi è capace.

Alessia: Allora aspetto un video sul docente di arte.
Filippo: Sì, sì arriverà anche quello. Sto lavorando su una serie di video su tutti i docenti di… poi ho in mente una serie che sto scrivendo che credo potrà essere molto carina, vediamo insomma cosa succede, piano piano.

Tempus fugit, per lui e per me, che devo entrare in classe.
Ancora un personale grazie e un personale complimento a chi èriuscito a dare voce a questo universo sgangherato che è quello della scuola, nello specifico della scuola media, quellanfratto di vita di serie B, sdegnato e allontanato da tutti, quel qualcosa che passa inosservato e volutamente non visto. Ma, cari lettori, ricordate: lessenziale è invisibile agli occhi (Le Petit Prince Antoine De Saint-Exupery).

ALESSI CAGNOTTO

Rock jazz e dintorni. La Rappresentante di Lista e i Marlene Kuntz

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. Il Duo Sole si esibisce allUnitre per “Moncalieri Jazz”.

Martedì. All’Otium Pea Club appendice di “Moncalieri Jazz”, con il trio di Nico Di Battista. Al Blah Blah si esibisce Ritualz. All’Auditorium del Lingotto, prima di 2 serate consecutive per i Negramaro in versione acustica. Al Museo d’Arte Orientale per la mostra “Buddha 10” è di scena l’artista Zhuo Mengting.

Mercoledì. Al Blah Blah serata punk con i Turbo Ac’s. Al Teatro Concordia di Venaria arriva in concerto

La Rappresentante di Lista.

Giovedì. Al Blah Blah è di scena Sergi Estella. Al Cap 10100 si esibisce il cantante Tatum Rush. Al Magazzino Sul Po suona il supergruppo giapponese Acid Mother’s Temple affiancato dai The Winstons. Al cinema Massimo la batterista Valentina Magaletti, accompagna la proiezione di “Salomè”.

Venerdì. Per “Moncalieri Jazz” alle Fonderie Limone, si esibisce Ada Montellanico con il Ialsax Quartet e il quintetto di Jacopo Ferrazza. Al Supermarket i Marlene Kuntz presentano il nuovo disco “Karma Clima”. Allo Ziggy è di scena il folksinger Phill Reynolds. Al Folk Club si esibisce Alessia Tondo. All’Hiroshima Mon Amour è di scena la cantautrice Emma Nolde. All’Off Topic suonano i Post Nebbia. Al Blah Blah si esibisce il duo Pindhar.

Sabato. Allo Ziggy suonano i Fil di Ferro. Per “Moncalieri Jazz” Furio Di Castri rende omaggio a Charles Mingus. Al Concordia di Venaria si esibisce VillaBanks. Al Folk Club è di scena il chitarrista Marco Pereira accompagnato dal batterista Enzo Zirilli. Al Gabrio suonano i Sa Razza.Al Blah Blah sono di scena gli Sfregio.

Domenica. All’Hiroshima si esibiscono i Silent Bob & Sick Budd. Conclusione di “Moncalieri Jazz” con l’ottetto di Daniele Sepe impegnato con il sestetto di Cesare Mecca, a rendere omaggio a Pier Paolo Pasolini.

Al Magazzino sul Po si esibisce il cantautore Umut Adan mentre allo Ziggy suonano i Toxicull.

Pier Luigi Fuggetta

Un pubblico giovane per la nuova stagione del Regio

Il 2023 rappresenterà un anno particolarmente significativo per il Teatro Regio di Torino, in quanto il 10 aprile prossimo ricorrerà il cinquantesimo anniversario della sua ricostruzione e i 283 anni dalla sua fondazione.

La Stagione d’Opera del teatro prenderà avvio il prossimo gennaio e si concluderà a giugno, per poter riprendere, a partire dalla stagione successiva, la cadenza classica autunno/estate. Può contare su uno dei palcoscenici migliori d’Europa, completamente rinnovato, grazie all’apporto dei lavori sulla meccanica di scena, appena conclusi.
“Sebbene sia arrivato a Torino con una visione di teatro molto chiara – spiega il sovrintendente del Teatro Regio Mathieu Jouvin – ho dedicato i primi mesi all’ascolto, perché nessun progetto viene definito a priori e serve consapevolezza per far bene le cose. Ritengo che il teatro costituisca un ecosistema comprendente strutture e funzioni specifiche e, al tempo stesso, un organismo aperto alla circolazione di idee e energie, in dialogo tra passato e futuro, in vista delle sfide del domani. Un teatro che mi piace considerare conviviale, lungo di aggregazione e partecipazione trasversale, uno spazio urbano dedicato alla socialità. Non dimentichiamo che, dopo due anni di arresto dovuto alla pandemia, tutti noi abbiamo motivazioni fortissime nella ripresa della vita relazionale”.
Il titolo scelto dal Sovrintendente Jouvin per la stagione del teatro Regio è “Passaggi”, che rappresenta per lui molto di più di un semplice titolo. Il termine deriva dal francese “passage” ed è capace di condensare in sé molti significati tra cui apertura, cambiamento, espansione, frutto di un lavoro di squadra molto lungo e complesso.
La Stagione d’Opera sarà inaugurata il 24 gennaio prossimo con “Il barbiere di Siviglia” di Gioachino Rossini, per la prima volta a Torino nella brillante versione firmata da Pierre Emannuel Rousseau, che mantiene l’ambientazione andalusa e propone voci e costumi vivaci ispirati all’arte di Goya, scegliendo di aumentare l’atmosfera briosa con una nota onirica e poetica.
Il maestro Diego Fasolis tornerà al teatro Regio quale riconosciuto esperto del repertorio del Settecento e del primo Ottocento, dirigendo un giovane cast pieno di talento, comprendente artisti come Santiago Ballerini, Josè Maria Lo Monaco e John Chest.
Dal 25 febbraio all’8 marzo prossimi andrà in scena “Aida” di Giuseppe Verdi nel sontuoso allestimento di William Friedkin, che ha vinto l’Oscar e si è contraddistinto per essersi ispirato alle architetture dell’antico Egitto. Dirigerà l’orchestra il maestro Daniele Gamba, con interpreti verdiani di livello assoluto, quali Angela Meade e Erika Grimaldi, Silvia Beltrami e Stefano La Colla.
Dal 31 marzo al 14 aprile sarà la volta del “Flauto Magico” di Mozart , per la prima volta realizzato in un’onirica cornice firmata da Barrie Kosky e Suzanne Andrade.
Le suggestioni mozartiane si mescoleranno alle proiezioni ispirate dal cinema muto, con le quali gli interpreti interagiranno, dando vita un’interpretazione immersiva e capace di entusiasmare il pubblico. A dirigere sarà il maestro Sesto Quadrini, accompagnato da un cast eccezionale quale Ekaterina Bakanova, Joel Prieto, Alessio Arduini e Tamara Ivanis.
Dal 13 al 23 maggio 2023 verrà presentata “La figlia del reggimento” di Gioachino Donizetti, in un nuovo allestimento coprodotto in collaborazione con il Teatro La Fenice di Venezia, che rappresenta l’inizio di un viaggio alla scoperta dei legami e degli scambi culturali tra Italia e Francia.
La regia mescola elementi reali ad altri surreali, come tipicamente avviene nelle produzioni di Barbe & Doucet. L’opera, piuttosto impegnativa, sarà diretta da Evelino Pidò, ambasciatore nel mondo del bel canto, al ritorno alla guida di un cast di eccezione costituito da Giuliana Gianfaldoni, John Osborn, Manuela Custer e Roberto De Candia.
A concludere la stagione sarà un’altra opera emblematica, “Madama Butterfly” di Giacomo Puccini nell’allestimento di Damiano Michieletto. Si tratta di uno spettacolo di forte impatto estetico e emotivo, capace di mettere in evidenza la più cruda essenza dell’argomento, una vicenda di turismo sessuale ambientata in una grande metropoli asiatica.
Dmitri Jurowski, interprete universalmente riconosciuto del repertorio operistico e sinfonico del Novecento, porrà in risalto tradizioni musicali diverse.
A completamento della stagione verranno presentate due prime esecuzioni per il teatro lirico torinese, la prima è “Powder Her Face” di Thomas Ades, la cui opera si ispira alla vera storia di un divorzio scandaloso e milionario nell’Inghilterra degli anni Cinquanta. Sarà in programma al Piccolo Regio Puccini dal 10 al 18 marzo 2023.
La seconda è rappresentata da “La sposa dello Zar”, con la rigorosa partitura di Rimskij Korsakov, ricca di tinte fosche e temi popolari russi, affidata a Valentin Uryupin, interprete pluripremiato di musica slava. Sarà in programma il 26 e 28 aprile prossimi
L’8 e 9 gennaio andrà in scena la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi, opera simbolo del repertorio italiano.
Non mancheranno, come di consueto, i Concerti dell’Orchestra e Coro del Teatro Regio e della Filarmonica TRT. Il Requiem, uno dei brani sacri più toccanti della storia della musica, composto da Verdi in memoria di Alessandro Manzoni, sarà diretto da uno dei più interessanti direttori italiani, Andrea Battistoni.
Protagonisti della stagione saranno anche l’Orchestra, il Coro e il Coro di Voci Bianche del teatro Regio, diretti da Andrea Secchi e Claudio Fenoglio.
Alla compagini stabili si aggiungerà, da questa stagione, il Regio Ensemble, una comunità di giovani artisti in residence, che vivrà al teatro Regio per perfezionarsi e mettersi alla prova. Si tratta di sette artisti dai percorsi artistici e nazionalità tra loro diverse.
Il teatro Regio si apre anche ai giovani con la possibilità di accedere alle opere in una delle due prove generali da parte degli under 30 con un biglietto speciale a 10 euro.

Mara Martellotta

(Foto Mihai Bursuc)

Cinema scontato per i tesserati di abbonamento Musei

Per la prima volta, grazie all’accordo con Abbonamento Musei, A.G.I.S. Piemonte e Valle d’Aosta mette a disposizione dei possessori della card 1.000 carnet da 11 ingressi al cinema alla tariffa scontata di 53 €. 

TORINO – Un’iniziativa concreta per sostenere l’andare al cinema, godendo delle proiezioni sul grande schermo, fino a settembre 2023. Una proposta offerta per la prima volta al pubblico degli oltre 90.000 abbonati che unisce due forme di espressione della cultura, quello dei musei e del cinema.

 

Abbiamo colto con entusiasmo la proposta dell’Agis di attivare questa collaborazione, promuovendo verso il pubblico degli abbonati ai musei l’offerta cinematografica. Siamo convinti che questo tipo di sinergie siano strategiche per entrambi i settori in un momento in cui la ripresa della partecipazione è evidente ma ha altresì bisogno di essere sostenuta. Sempre di più Abbonamento Musei propone ai suoi abbonati un’offerta ampia e articolata che unisce all’offerta museale le altre proposte culturali del territorio dichiara Simona Ricci, Direttrice dell’Associazione Abbonamento Musei

 

In un periodo storico come quello che stiamo vivendo – riferisce Marta Valsania, Segretaria Generale dell’Unione Agis Piemonte Valle d’Aosta – è oltremodo necessario attuare strategie che favoriscano la partecipazione attiva e la mobilità transettoriale dei pubblici. L’Agis grazie al coinvolgimento di Abbonamento Musei promuove il suo abbonamento “Una sera al Cinema” ai fruitori degli spazi museali nella convinzione che perdersi in un film sul grande schermo o di fronte ad un’opera d’arte siano tra le esperienze collettive di cui, ancor più in questo tempo, abbiamo tutti bisogno.

 

La collaborazione sarà lanciata con la proiezione del film L’ombra di Caravaggio (regia di Michele Placido, con protagonista Riccardo Scamarcio) prevista per martedì 8 novembre alle ore 21.00 presso il Cinema Ambrosio di Torino e dedicata agli abbonati.

La serata sarà introdotta da Luca Beatrice, curatore, storico dell’arte ed ex direttore del Circolo dei Lettori.

 

Creando un filo rosso che collega musei e cinema, per una fruizione a tutto tondo dell’arte e di tutte le sue espressioni, Abbonamento Musei propone inoltre due visite guidate speciali alla collezione dei dipinti caravaggeschi conservati nei Musei Reali di Torino (giovedì 17 novembre e sabato 26 novembre). I due appuntamenti rientrano nel programma di AMclub, il calendario di visite esclusive e attività originali a cui gli abbonati possono partecipare ogni settimana per scoprire i musei e le mostre incluse nella tessera.

 

Biglietti in prevendita per assistere alla proiezione a 5 € acquistabili a questo link 

I carnet non sono nominativi e potranno essere utilizzati per gli spettacoli nelle 40 sale cinematografiche tra Piemonte e Valle d’Aosta, entro il 30 settembre 2023. Questo l’elenco completo 

 

I carnet possono essere acquistati la sera della proiezione presso il cinema Ambrosio o presso la sede A.G.I.S di via dei Mille 9 a Torino (lunedì-venerdì ore 8.30-13)

 

Abbonamento Musei è la carta all you can visit che riunisce l’offerta culturale di Piemonte Valle d’Aosta in un solo circuito: vale 365 giorni e permette di visitare gratuitamente musei, mostre, residenze reali, ville, castelli, giardini, siti archeologici: oltre 280 siti inclusi nelle due regioni.

Lo strumento migliore per conoscere ed esplorare il territorio e il dono perfetto per gli appassionati di cultura. www.abbonamentomusei.it

 

Una sera al Cinema è l’unico abbonamento interaziendale che, con 53 Cinema aderenti, costituisce la più grande multisala del PiemonteValle d’Aosta e Liguria. L’abbonamento si compone di 11 ingressi, utilizzabili tutti i giorni dell’anno anche da più persone contemporaneamente fino al 30 settembre 2023.

Perché il Cinema è solo al Cinema. www.agispiemonte-valledaosta.it/unaseraalcinema

 

Differenti Sensazioni, la stagione delle Officine Caos nel quartiere delle Vallette di Torino

In piazza Montale 18

Venerdì 4 novembre prossimo prenderà avvio la stagione 2022-2023 di “Differenti sensazioni”, la 35esima edizione della rassegna internazionale di Performing Art, che si tiene alle Officine Caos nel quartiere delle Vallette di Torino, in piazza Montale 18/a.

Alle 19 si terrà la festa di presentazione della stagione e sarà inaugurata l’installazione interattiva “La grande battaglia” di Ennio Bertrand. Sarà l’occasione per presentare le altre attività che Stalker Teatro e Officine CAOS svolgeranno nelle settimanesuccessive.

“Grazie al sostegno degli enti pubblici e privati – spiega Gabriele Boccacini, direttore artistico di Stalker Teatro/Officine Caos all’ampio partenariato di collaborazioni e al riconoscimento da parte di enti internazionali, ‘Differenti sensazioni’ si attestastoricamente come uno dei progetti più longevi tra quelli italiani dedicati all’innovazione e alla scoperta di giovani talenti. La caratteristica concezione del programma, con l’avvicendarsi di diverse forme spettacolari, offre di volta in volta agli spettatori degli stimoli diversi”.

Il calendario risulta sfaccettato e capace di accostare artisti italiani a performer quest’anno?provenienti dalla Danimarca, Germania e Svizzera, tra questi Frosini-Timpano con il suo Zibaldone africano.

Con questa edizione riprenderà il consueto appuntamento conviviale alla fine di ogni spettacolo, un’opportunità di un confronto diretto tra gli artisti e il pubblico, che diventa così un vero e proprio coprotagonista. ‘Differenti sensazioni’ si aprirà il 4 novembre alle 21 con la compagnia romana “Frosini Timpano”, che proporrà  lo spettacolo Zibaldone africano, tratta dal progetto ‘Acqua di colonia’.

“Differenti sensazioni” si aprirà il 4 novembre alle 21 con la compagnia romana Frosini Timpano che, dopo la festa di inaugurazione, proporrà Zibaldone, il lavoro di Elvira Frosini e Daniele Timpano, che tratta il tema del colonialismo italiano, storia rimossa e negata, che ha tuttavia lasciato tracce profonde in frasi fatte che continuano a essere pronunciate e in luoghi comuni che vengono ripercorsi dagli artisti in scena.

Venerdì 11 novembre alle 21 la compagnia bolognese “Teatri di vita”, fondata da Andrea Adriatico, presenterà  ‘Eva’, nel cast Eva ‘Robin’s.

È  liberamente ispirato al testo di Ovidio “Metamorfosi “, che verrà portato in scena dal teatro del Lemming di Rovigo, il 18 novembre prossimo, e che propone un’immersione radicale, intima e personale nello spazio del mito, del rito e del ricordo. L’accesso è  riservato a un gruppo limitato di spettatori e verrà  proposto in quattro repliche successive, dalle 19 alle 21.15. Si tratta dell’unicospettacolo a pagamento della stagione, con ingresso a 10 euro.

Protagonista della stagione sarà anche la danza contemporanea, il 25 novembre prossimo, con lo spettacolo 2020 della coreografaromana Gabriella Maiorino, che esplora il tema del genere attraverso un duetto femminile che rivisita, a dieci anni di distanza, il celebre spettacolo “Kunikuli”.

Il 2 dicembre prossimo andrà in scena con il Quartetto Maurice il testo “Corpo unico”, opera sonora per cori inanimati. Interverranno danzatrici, marionette, live elettronica, che si apriranno a una “dimensione sonora che è materia grezza, che abbraccia l’azione, la scena, il movimento, la parola”.

Il 9 dicembre prossimo Stalker Teatro presenterà “La nebbia della lupa”, una performance onirica che si concentra sulla sottile nebbia che si sviluppa sullo stretto di Messina e lambisce la costa grazie al soffio delle brezze.

La prima parte di “Differenti Sensazioni” si concluderà con la pièce teatrale “We are present”, dell artista italo danese Franco Liberti. Si tratta di una giocosa performance e evento di danza contemporanea che svela al pubblico il processo di composizione coreografica, dando anche la possibilità di parteciparvi attivamente.

‘Differenti Sensazioni’ si concluderà  il 16 dicembre prossimo e riprenderà  il 20 gennaio 2023, per concludersi il 28 aprile prossimo.

Officine Caos rappresenta un hub culturale nel quartiere delle Vallette di Torino, punto di riferimento per la comunità e luogo di spettacolo e di azioni di rigenerazione urbana, che ogni anno offre sia la rassegna intitolata “Differenti Sensazioni”, sia alcunerassegne estive.

Officine Caos costituisce anche una residenza artistica con il programma “Arte transitiva”, riconosciuto dal Ministero della Cultura  e dalla Regione Piemonte per sostenere le produzioni di arte emergenti.

MARA MARTELLOTTA

 

Ingresso gratuito su prenotazione a tutti gli appuntamenti della stagione

www.officinecaos.net / info@officinecaos.net

Tel 0117399833.

Kevin Spacey, l’attore premio Oscar sarà a Torino il 16 gennaio

AL MUSEO NAZIONALE DEL CINEMA

 

L’attore Premio Oscar per I soliti sospetti e American Beauty, che ha reso indimenticabili personaggi come Frank Underwood nella serie House of Cards,

torna a incontrare il suo amato pubblico per una Masterclass e per l’occasione riceverà il premio Stella della Mole

 

Lunedì 16 gennaio 2023

ore 18:30 – Museo Nazionale del Cinema

ore 20:30 – Cinema Massimo

 

apertura prevendite: 20 dicembre 2022

Camaleontico protagonista del cinema mondiale contemporaneo, Kevin Spacey è indiscutibilmente tra gli attori più talentuosi e acclamati della sua generazione. Il Museo Nazionale del Cinema è lieto di rendere omaggio al pluripremiato attore che, nel corso della sua pluridecennale carriera, ha dato volto memorabile a ruoli complessi, enigmatici e dinamici come, tra gli innumerevoli, quello del suo celeberrimo Frank Underwood nella popolare serie House of Cards.

Il due volte Premio Oscar per American Beauty e I soliti sospetti – che ha raggiunto la fama mondiale con una serie di classici anni ’90 come Se7en, L.A. Confidential, Glengarry Glen Ross e The Negotiator – sarà protagonista di un’attesissima Masterclass, lunedì 16 gennaio 2023 alle ore 18:30 nell’Aula del Tempio della Mole Antonelliana e, alle 20:30 al Cinema Massimo (Sala Uno), introdurrà la visione di uno dei film di maggior successo che hanno costellato la sua fortunata carriera.

In dialogo con il direttore del Museo Domenico De Gaetano, Kevin Spacey rievocherà le tappe più importanti della propria carriera e i suoi numerosi personaggi che il pubblico conosce per nome, da Keyzer Söze a John Doe, passando per Jack Vincennes, Lester Burnham, Mel Profitt e Lex Luthor.

Al termine dell’evento – a cura di Marco Fallanca – Kevin Spacey riceverà la Stella della Mole, quale riconoscimento per aver apportato, con la sua filmografia, un personale contributo estetico e autoriale allo sviluppo dell’arte drammatica.

“Siamo onorati che un ospite così prestigioso come Kevin Spacey abbia scelto Torino e una sede istituzionale come il nostro Museo per questo gradito e attesissimo ritorno in un evento con il pubblico” – afferma Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema. “È un privilegio poter ospitare la masterclass di uno dei più grandi interpreti di cinema e teatro del nostro tempo, attore che ha fatto della sua versatilità nella recitazione uno dei suoi caratteri distintivi”.

 

“Kevin Spacey si è da sempre imposto sulle scene grazie alla sua straordinaria mimica e al sapiente uso dello sguardo, rendendo ogni personaggio ben più di una semplice performance” – sottolinea Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema. “Con la sua abilità nel mostrare l’alienazione e la vulnerabilità di un uomo che affronta la crisi di mezz’età, la sua magistrale e indimenticabile interpretazione in American Beauty, venata di sottile malinconia, ha incarnato perfettamente il disincanto della classe media americana. Lo scorso anno aveva visitato il museo in forma privata – continua De Gaetano – ed era rimasto molto colpito dalle collezioni di precinema e dall’architettura della Mole Antonelliana. Adesso, tra tutte le città del mondo, ha scelto Torino per una masterclass. Non poteva farci regalo più grande”.

 

 

KEVIN SPACEY

Kevin Spacey è nato a South Orange, nel New Jersey. Studia recitazione alla Juilliard e a New York nel 1981 fa il suo debutto sul palcoscenico in Enrico IV, Parte I a Central Park. Nel 1986 esordisce sul grande schermo con Affari di cuore di Mike Nichols. Alternando cinema e teatro, nel 1991 vince un Tony Award con Lost in Yonkers di Neil Simon ma sono i suoi ruoli degli anni Novanta a decretarne il successo. Nel 1992 lavora con Alan J. Pakula in Giochi d’adulti e nel 1994 è sul set di Il prezzo di Hollywood dove interpreta Buddy Ackerman. Nel 1995 lo consacrano i ruoli memorabili in I soliti sospetti di Bryan Singer e in Se7en di David Fincher. L’anno seguente viene premiato con l’Oscar come migliore attore non protagonista per il ruolo del truffatore invalido Roger “Verbal” Kint e con un MTV Movie Award come miglior villain per l’interpretazione del serial killer John Doe. Lo stesso anno debutta dietro la macchina da presa, dirigendo Matt Dillon, Faye Dunaway e Viggo Mortensen in Insoliti criminali. Tra il 1997 ed il 1998 escono altre sue fondamentali opere: L.A. Confidential di Curtis Hanson, Mezzanotte nel giardino del bene e del male di Clint Eastwood e Il negoziatore di F. Gary Gray. Nel 1999 è la volta di American Beauty di Sam Mendes con il quale ottiene il suo secondo Oscar, stavolta come migliore attore protagonista, un BAFTA e uno Screen Actors Guild Award. Dopo The Big Kahuna, Un perfetto criminale, La vita di David Gale e molti altri, nel 2003 dirige e interpreta Beyond the Sea, uscito l’anno successivo. Nel 2006 è Lex Luthor in Superman Returns. Dal 2013 al 2017 è produttore e acclamato protagonista della serie House of Cards, che con il ruolo del cinico politico Frank Underwood gli vale un Golden Globe, due SAG Award e cinque nomination consecutive al Premio Emmy. Dal 2003 al 2015 è Direttore artistico dello storico teatro londinese Old Vic. Il suo film più recente è L’uomo che disegnò Dio (2021), dramma diretto da Franco Nero.

apertura prevendite: 20 dicembre 2022

www.museocinema.it

Le autentiche radici dei “Sei Personaggi” pirandelliani (forse)

È uscito sugli schermi “La stranezza” di Roberto Andò

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

“È mia vecchia abitudine dare udienza, ogni domenica mattina, ai personaggi delle mie future novelle. Cinque ore, dalle otto alle tredici.” Ovvero “la tragedia di un personaggio”, un mondo di persone e di ombre che si raccoglie nella mente di Luigi Pirandello.

 

Ovvero uno dei ritorni che abitano i momenti di solitudine di Servillo/Pirandello nella “Stranezza” che Roberto Andò ha dedicato per lo schermo alla figura del drammaturgo siciliano, alla nascita dei “Sei personaggi”, uno dei migliori film che si siano costruiti attorno al mondo del teatro, un’opera d’arte che sa unire in se stessa intelligenza e divulgazione, comicità e la grande responsabilità di un autore. Un film, uscito giovedì scorso nelle sale, che scaccia gli ultimi demoni della pandemia, che va incontro ad un pubblico che ha perso il piacere della frequentazione, che preferisce le serate tra divano e tivù, un film che riconcilia con il cinema italiano, in un lungo periodo di povertà, di piattaforme che derubano i poveri esercenti come di soggetti irrisolti e di scritture buttate via, di personaggi messi a fuoco malamente e con trasandatezza e di trascrizioni che ci portano a nuovi sguardi che poco hanno a che fare con la limpidezza della pagina. Quasi due milioni di euro superati al botteghino sino a questo momento vorranno pure dire qualcosa – “Triangle of Sadness”, Palmarès a Cannes raggranella poco più di 62mila euro -, la coppia Ficarra&Picone a trainare il loro pubblico, il secondo un piccolo gioiello di rara “semplicità” e stupore, sfavillanti, pirotecnici, felicissimi nel divertimento della loro messinscena e nel “travesti”, un Toni Servillo ancora una volta in stato di grazia (è sufficiente vederlo qui, contenuto e signorile, e confrontarlo con lo Scarpetta di “Qui rido io, gigionescamente sopra le righe), un soggetto impensato e “favoloso” (da “fabula”) e una sceneggiatura (con il regista, Ugo Chiti e Massimo Gaudioso: forse, a cercare il difetto con la lente, una macchina che si mette in moto con qualche lentezza nella parte iniziale) che più gradevole non si potrebbe, scolpita di azioni e di impagabili statuine del presepe, il servizio pieno di rispetto ad un’opera che davvero ha mutato la storia della drammaturgia.


È il 1920, quando Pirandello deve raggiungere la Sicilia in occasione del compleanno dell’amico Giovanni Verga. S’imbatte in Sebastiano Vella e Onofrio Principato, responsabili (!) di un’agenzia di pompe funebri ma anche “dilettanti professionisti” di una affollata compagnia amatoriale con cui stanno allestendo uno spettacolo. La crisi creativa dell’autore – causa non ultima, la moglie Antonietta Portulano, vive dentro tutta la sua pazzia – s’incrocia con la farsa vivacissima del duo, con le loro piccole tragedie familiari, con l’arte d’arrangiarsi di qualche impiegato comunale ad ogni richiesta d’aiuto, con la messinscena ed il debutto che finiscono con l’abbandonare la finzione scenica per addentrarsi nella realtà dei tradimenti, del malaffare, delle bugie della realtà del quotidiano. Con il piacere e il divertimento forsennato di un pubblico che fa sempre più suo quell’insperato passaggio dalle tavole del palcoscenico alla vita che lo circonda nel piccolo centro di Girgenti. Al teatro Valle, pochi mesi dopo, dietro amichevole invito dell’autore, Sebastiano e Onofrio saranno i testimoni di una nuova finzione e di una nuova realtà, che ogni sera si consuma in palcoscenico, la verità della tragedia di un padre e di una figliastra, del dolore di una madre, di una bambIna che affoga in una fontana, di un ragazzo che si spara un colpo di rivoltella. Era la rivoluzione del teatro, di cui certo, per come l’ha inventata Andò, non c’è parola nei manuali di regia: o forse è andata per certi versi proprio così. La fotografia è di Maurizio Calvesi, Fausto Russo Alesi e Galatea Ranzi vivono la disperazione del padre e della madre, un’intensa Giordana Faggiano è la figliastra, Luigi Lo Cascio il capocomico, Donatella Finocchiaro in una pennellata per la moglie pazza. Assolutamente da vedere (in attesa che Binasco ci regali, a fine stagione, la sua versione).

Quelli che inventarono la tv privata. L’avventura leggendaria di Antennatre

45 ANNI: 3/11/1977 – 3/11/2022

La storia della mitica emittente lombarda fondata da Renzo Villa ed Enzo Tortora si intreccia con  il Piemonte: dalle origini di Tele Biella a Grp che ripeteva a Torino il segnale di Antennatre, agli spot del mobilificio Aiazzone che cambiarono il mondo della pubblicità. E il conduttore della “Bustarella”, Ettore Andenna, è ormai da tempo cittadino piemontese

di Cristiano Bussola

Era il 1977, nella prospera Lombardia, terra di fabbriche e mobilifici. L’uomo che fece l’impresa si chiamava Renzo Villa. Da sempre appassionato di recitazione e cabaret, impegnato nell’Acli e nelle compagnie teatrali della sua Varese si licenziò da dipendente comunale per dare vita al proprio sogno. Un visionario tanto “folle” quanto lucido.

Villa, che in cuor suo coltivava il desiderio di fare teatro e presentare spettacoli  in pubblico fu affascinato dagli albori dell’emittenza privata. Nel 1974,  dopo aver letto delle peripezie di Peppo Sacchi, altro  “visionario”, lui biellese, che sfidò il monopolio Rai creando la tv libera via cavo Tele Biella (prima tv privata italiana in assoluto) venne qui in Piemonte a conoscere quel temerario che osava mettersi contro la tv di Stato.
E fu così che incontrò Enzo Tortora, già celebre presentatore, allora in rotta con la Rai, che  si fece paladino della libertà d’antenna. Villa a quel tempo non era nessuno, ma la sua personalità e il  suo entusiasmo convinsero Tortora a sostenerlo nel progetto che nacque di lì a poco: una nuova stazione televisiva via etere, Tam – Tele Alto Milanese, di Busto Arsizio, nel 1975, una delle prime TV con trasmissioni a colori.
Quando Tam venne chiusa dopo pochi mesi, perché ritenuta illegittima (le trasmissioni erano concesse esclusivamente via cavo per le TV libere), il combattivo duo “Enzo & Renzo”, sconfisse il monopolio nel 1976 grazie a una sentenza storica che diede il via libera all’apertura di nuove televisioni seppure solo a livello locale.
Una tappa epocale che aprì la strada alle emittenti private, che meriterebbe di essere sempre ricordata attribuendone a Villa e Tortora l’indiscutibile  paternità.
Renzo Villa con la figlia Roberta sulla copertina del disco “Caro papà”

È a questo punto che nel 1977,  Renzo Villa ed Enzo Tortora, ancora una volta insieme (il loro rapporto di amicizia fu intenso e Villa sostenne pubblicamente l’innocenza del presentatore fin dal giorno dell’arresto di Tortora per il noto e vergognoso errore giudiziario) dopo l’esperienza di TeleAltoMilanese pensarono in grande e fondarono Antennatre Lombardia. A loro supporto una grande iniziativa di azionariato popolare che raccolse 50 mila quote da diecimila lire ciascuna.

La nuova televisione trovò sede a Legnano, con  studi e attrezzature all’avanguardia per l’epoca. Le avveniristiche telecamere Ampex costavano cento milioni di lire e fecero la prima apparizione i radiomicrofoni, quelli senza filo.
Lo studio Uno di Antennatre: ospitava 1200 spettatori

 

Il glorioso  studio 1, noi ci siamo entrati, oggi purtroppo in stato di abbandono,  suscita ancora emozione pensando a quando – allora il più grande d’Europa – era gremito da 1200 persone che, tutte le sere, acclamavano i loro artisti e conduttori preferiti. Sembra ancora di vederli tutti lì, dove ora ci sono solo sedie vuote.
Stiamo parlando  di  Ric e Gian, Lucio Flauto, Walter Chiari, I Gufi, Gerry Bruno, Teo Teocoli, Massimo Boldi, Rettore, Giorgio Faletti, Maurizio Costanzo, Zuzzurro e Gaspare, I Gatti di Vicolo Miracoli, Roberto Vecchioni, il regista Beppe Recchia.
E naturalmente il conduttore della Bustarella (in Rai presentava Giochi senza frontiere) Ettore Andenna, da anni piemontese acquisito, residente in Monferrato.
Senza scordarci dello stesso Renzo Villa che, coronando finalmente il suo sogno, oltre ad essere amministratore e direttore dell’emittente, si trasformava in conduttore ed interprete delle proprie canzoni (il brano “Caro papà”, autoprodotto, vendette oltre un milione di copie!) ogni martedì quando presentava  il “Bingooo”, tombolone a premi entrato nella storia della televisione.
Enzo Tortora, Lucio Flauto e Renzo Villa
Antennatre non era puro  intrattenimento. E’ rimasta negli annali televisivi la famosa asta in diretta dallo Studio Uno nel 1980, dopo il terremoto in Irpinia. La gente portava oggetti, quadri, abiti da mettere all’incanto. Villa e Tortora che condussero quella antesignana maratona televisiva raccolsero ben due miliardi di lire che permisero di costruire il “Villaggio Antennatre” per i terremotati di Sant’Angelo dei Lombardi.
Gerry Bruno
Con un accordo innovativo per quei tempi, l’emittente strinse un’intesa con il quotidiano “Il Giorno”, la cui redazione realizzava le edizioni del telegiornale.
La Bustarella con Ettore Andenna
Da citare anche le interviste di Enzo Tortora ai grandi della politica di allora, mentre un barbiere faceva loro pelo e contropelo in diretta, con tanto di schiuma e pennello.
Molti ricorderanno, inoltre, che a  metà anni 80 la tv privata piemontese Grp replicava a Torino e sul territorio “sabaudo” i programmi dell’antenna legnanese, compresi gli spot del mobilificio Aiazzone di Biella, che grazie ad Antennatre divenne un caso di marketing nazionale.

 

 

 

Per mantenere viva quella irripetibile avventura che fu fenomeno culturale, imprenditoriale e di costume, oggi è preziosissimo il lavoro di Wally Giambelli Villa, la moglie del fondatore,  che ha dato vita all’Associazione Amici di Renzo Villa. Siamo andati a trovarla a Legnano, in via per Busto 15, nella sede storica di Antennatre.

Da sinistra: Angelo Costanza, Wally Villa e Alessandro Di Milia
“Tra le nostre iniziative merita particolare attenzione il sito  https://viaperbusto15.it/Oltre all’interessantissimo docufilm di Marco Pugno “Via per Busto 15. La tv commerciale è nata qui” https://viaperbusto15.it/film/  il sito propone un’ampia selezione della immensa produzione di Antennatre: le sigle delle trasmissioni storiche, gli spot pubblicitari di allora, interviste, fotografie”, ci spiega Wally Villa. “Vogliamo poi mantenere viva quell’esperienza – conclude – promuovendo iniziative a favore dei giovani che vogliono cimentarsi nel mondo della tv e della comunicazione”.
Renzo Villa e Walter Chiari

 

Inoltre, una decina di anni fa, prima della sua scomparsa, Renzo Villa scrisse a quattro mani con la figlia Roberta il libro “Ti ricordi quella sera?”, ricco di aneddoti e splendide fotografie che testimoniano quell’appassionante stagione. L’associazione promuove anche una mostra itinerante dedicata alle origini e al percorso di Antennatre, ospitata già da diversi comuni e presso il Pirellone di Milano, sede del Consiglio regionale.

Se tutto fu straordinario, ancor più lo fu il ruolo della pubblicità. “Inventammo un nuovo modo di fare televisione commerciale – ci spiega il responsabile del marketing di allora, Angelo Costanza – Ric e Gian piuttosto che Andenna e tutti gli altri personaggi, improvvisavano battute, canzoni e sketch durante le trasmissioni citando lo sponsor che diventava così protagonista. Il boom fu immediato. Gli inserzionisti il giorno dopo la pubblicità vendevano immediatamente i loro prodotti. La “Bustarella” o il “Bingooo” fatturavano, e stiamo parlando della fine degli anni 70, 100 milioni di lire a puntata.”

Uno scaffale della nastroteca

Prosegue Costanza: “proponevamo spazi accessibili a tutte quelle piccole e medie aziende che non potevano permettersi la TV di Stato, e poi arrivarono anche aziende nazionali. Sono tanti gli aneddoti che potrei raccontare. Ad esempio i responsabili dell’azienda tedesca di elettrodomestici Braun, in visita agli studi di Antennatre mi dissero che avrebbero potuto tracciarmi una mappa precisa del territorio raggiunto dal segnale dell’emittente. Dissi: ma come è possibile? Semplice, mi risposero. Dove vendiamo il Minipimer (un frullatore, ndr) significa che Antennatre lì si vede, dove non lo vendiamo allora vuol dire che là, invece, il segnale non si riceve”.

Nella palazzina di via per Busto 15, che originariamente era una fabbrica metalmeccanica, incontriamo anche  l’unica persona che ancora vi lavora. E’ Alessandro Di Milia, amministratore del televideo della nuova Antennatre (che da anni si è trasferita a Milano ma nell’antica sede conserva ancora questa parte di attività). Di Milia è anche il “custode” del patrimonio di migliaia di videocassette conservate nella nastroteca dell’emittente, che poco per volta sta riversando in formato digitale. “Questa nastroteca – ci racconta- è probabilmente seconda solo a quella della Rai. Qui troviamo tutte le stagioni delle più note trasmissioni. Ci sono delle chicche come le parodie storiche del Quartetto Cetra. Una curiosità: le possiede anche la Rai, ma in bianco e nero. Le nostre sono a colori! Era un altro modo di fare televisione.

Ric & Gian

Poteva capitare che il conduttore facesse una introduzione di 20 minuti, impensabile per i tempi televisivi attuali.  Mentre duplico i video mi capita ancora di sorridere di gusto alle battute dei grandi protagonisti di quei programmi, segno che la comicità di allora era già molto moderna. Questa è storia. E per chi volesse ripercorrere le tappe dell’emittente, sul nostro televideo troverà una precisa cronologia dei personaggi e delle trasmissioni che hanno fatto epoca”.

Antennatre ebbe un successo strepitoso per un decennio. Rappresentò, senza dubbio, un fenomeno unico in Italia e non solo, come pure testimoniano le diverse tesi di laurea dedicate alla tv

Renzo Villa con il “Ciuffo”, mascotte del Bingooo creata da Maria Perego, l’ideatrice di Topo Gigio

 

 

 

lombarda. Poi, con l’avvento dei grandi network nazionali e con l’evoluzione dei gusti del pubblico, iniziò una lenta decadenza dell’emittente. Fino al fallimento del 1987, quando Villa si prodigò fino all’ultimo con fondi personali per ripianare il rosso e pagare i dipendenti.

La storia di Antennatre è  “solo”  la storia  della TV commerciale? No, è molto di più. E’ stata una avventura magnifica e leggendaria che va oltre il mezzo televisivo. Anche chi scrive appartiene a quella “generazione Antennatre”, cresciuta guardando trasmissioni e conduttori che parlavano linguaggi nuovi.  Le decine di migliaia di spettatori, molti dei quali piemontesi, ospitati negli anni sugli spalti dello Studio uno – così come i milioni e milioni succedutisi davanti al televisore – ricordano ancora con un sorriso e molta nostalgia quei giorni  belli e spensierati.

La potenza di una leggenda sta nella sua capacità di tramandarsi e di non morire mai. In particolare quando essa  solo leggenda non è ma trae origine da una storia realmente vissuta, anche se ormai conclusa e irripetibile. Una storia fatta di persone e di momenti che hanno lasciato traccia nella società e nel costume.

 

 

“E’ il momento dei saluti niente lacrime ora no…”

MUSIC TALES, LA RUBRICA MUSICALE 

E’ il momento dei saluti

niente lacrime ora no

siamo stati fortunati

un gran bel viaggio ti dirò

vita spesa fino in fondo

senza risparmiarci mai

non sempre onesto questo mondo

non sempre condivisi noi.

Un brindisi agli unici”

Unici è un singolo di Renato Zero pubblicato nel 2010 in download digitale, estratto dal video Presente ZeroNoveTour.

Il brano è stato cantato per la prima volta durante la tournée ZeroNoveTour ed è dedicato, a detta dell’artista, ai suoi fan.

La canzone, scritta da Renato Zero e Maurizio Fabrizio, è stata registrata nel 2009 durante un concerto dello ZeroNoveTour.

La canzone, estratta dal video Presente ZeroNoveTour come unico singolo, non è inclusa nella tracklist ufficiale dell’album Presente. Primo singolo di Zero non uscito su CD, ma in download digitale.

Il singolo è stato trasmesso dalle radio dal 24 maggio 2010. Il brano è stato usato come sigla di chiusura dei Wind Music Awards 2010

Questo quanto vi dovevo per “ambientazione” del brano, spettacolare, a mio avviso.

Ora, lo Zero nazionale, dice di averla dedicata ai fan; io ci vedo un’autocelebrazione invece. Ci vedo la grinta di un artista che sa di essere fortunato per questo grande meraviglioso “viaggio” che è la sua vita, all’insegna dell’arte, alla quale si è disposti ad immolarsi. Ci vedo la pacca sulla spalla ad un artista ostinato che non si risparmia mai.

In ogni caso, ad ognuno la propria interpretazione…amo questo brano, pur non essendo sorcina e nonostante non stimi l’uomo ma l’artista.

Un uomo che lavora con le sue mani è un operaio; un uomo che lavora con le sue mani e il suo cervello è un artigiano; ma un uomo che lavora con le sue mani, il suo cervello e il suo cuore è un artista.”

Aspetto di sapere come è stato questo ascolto e che cosa ci vedte voi!

Chiara De Carlo

Gli unici – ZeroNove tour Presente 2009 – Renato Zero

 
 
 

 

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!
 
 

John Eliot Gardiner, Quartetto Belcea e Kian Soltani, le “stelle” di novembre

Note di Classica

Mercoledì 2 alle 20.30 all’Auditorium Giovanni Agnelli, per LingottoMusica l’English Baroque Soloists e il Monteverdi Choir diretti da John Eliot Gardiner, eseguiranno musiche di Carissimi, Scarlatti e Schutz. Giovedì 3 alle 20.30 e venerdì 4 alle 20, all’Auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Aziz Shokhakimov, eseguirà la Sinfonia n. 7 Leningrado di Sostakovic. Sabato 5 alle 18 al Teatro Vittoria, per l’Unione Musicale Giovanna Bono flauto e Emanuele Raviol arpa con Antonio Valentino, presentano “E Il Flauto Divenne il Dio Pan”. Lunedì 7 alle 18 nell’Aula Magna del Politecnico per “Polincontri Musica, i Cameristi cromatici eseguiranno musiche di Gluck, Mozart, Beethoven, Rota, Morricone , Williams. Sempre lunedì 7 alle 20 al Teratro Vittoria,  i Cantori Gregoriani diretti da Fulvio Rampi eseguiranno “Omnis Terra Adorette” (L’ecologia secondo il canto gregoriano). Mercoledì 9 alle 20.30 al Conservatorio per l’Unione Musicale, Nelson Goerner al pianoforte eseguirà musiche di Chopin e Schumann. Giovedì 10 alle 20.30 e venerdì 11 alle 20, all’Auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Alpesh Chauhan e con Nikolaj Szeps -Znaider al violino, eseguirà musiche di Szymanowski e Rachmaninov. Sabato 12 alle 20 al Teatro Vittoria, Ettore Pagano al violoncello e Maya Oganyan pianoforte, eseguiranno musiche di Grieg, Castelnuovo-Tedesco, e Franck. Lunedì 14 alle 18 nell’Aula Magna del Politecnico, Conferenza-Concerto con Paolo Gallarati Musicologo e Roberto Issoglio. Verranno descritti i tratti peculiari e a seguire l’esecuzione della “Wanderer -Fantasie” di Schubert. Mercoledì 16 alle 20.30 al Conservatorio per l’Unione Musicale, Martin Frost clarinetto, Antoine Tamestit viola e Shai Wosner pianoforte eseguiranno musiche di Mozart, Faurè, Brahms. Sempre mercoledì 16 alle 18 per Polincontri Musica nell’Aula Magna del Politecnico, Alan Brunetta percussioni e tastiere  e Vittorio Marchis relatore  presentano “Le tastiere :dall’analogico al digitale e viceversa”. Sempre mercoledì 16 alle 20.30 al Conservatorio per l’Unione Musicale, Martin Frost clarinetto, Antoine Tamestit viola e Shai Wosner pianoforte, eseguiranno musiche di Mozart , Faurè, Brahms. Giovedì 17 alle 2030 e venerdì 18 alle 20 all’Auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Robert Trevino e con Kian Soltani al violoncello, eseguirà musiche di Kabalevskij e Richard Strauss. Domenica 20 alle 16.30 al Teatro Vittoria, Martina Filjak al pianoforte eseguirà musiche di Handel, Bach, Schumann, Liszt. Lunedì 21 alle 18 per Polincontri Musica nell’Aula Magna del Politecnico, il Trio Raffaello eseguirà musiche di Beethoven. Martedì 22 alle 20.30 all’Auditorium Giovanni Agnelli per LingottoMusica, il Cziffra Festival e Chamber Orchestra diretti da Gàbor Takàcs-Nagy e con Jànosv Balàzs al pianoforte, eseguiranno musiche di Bèla Bartòk e Liszt. Mercoledì 23 alle 20.30 al Conservatorio per l’Unione Musicale, l’Ensemble Il Tempo Ritrovato eseguirà musiche di Mozart e Brahms. Sempre mercoledì 23 alle 20.30 (fuori abbonamento), all’Auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da Robert Trevino eseguirà un programma tutto dedicato a Respighi. Lunedì 28 alle 18 nell’Aula Magna del Politecnico per Polincontri Musica, il Duo Gazzana eseguirà musiche di Schumann, Korvts, Bloch e Grieg. Mercoledì 30 alle 20.30 al Conservatorio per l’Unione Musicale, il Quartetto Belcea eseguirà musiche di Haydn, Sostakovic e Debussy.

Pier Luigi Fuggetta