SPETTACOLI- Pagina 111

La nuova primavera del Torino Jazz Festival

La primavera riporta il Torino Jazz Festival.

La kermesse dal 22 al 30 aprile con 93 appuntamenti, 243 musicisti in 62 luoghi diversi della città. Stefano Zenni ritorna come direttore artistico sostituendo il duo Giorgio Li Calzi e Diego Borotti, direttori delle ultime edizioni. Apertura il 22 alle Ogr con lo spettacolo dell’attore e cantante Peppe Servillo, accompagnato dall’Orchestra del TJF All Stars e con musicisti del calibro di Cisi, Moroni, Boltro Tavolazzi, Zirilli, con un tributo al romanzo “Natura morta con custodia di sax” di Geoff Dyer. Vi sarà un omaggio a Frank Zappa a 30 anni dalla morte a cura di Furio Di Castri . Tra le figure storiche spicca il Kenny Barron Trio che festeggerà i suoi 80 anni. Steve Coleman e i suoi Five Elements. Nei 9 giorni di Festival tanti artisti tra cui Cristina Zavalloni,  Eve Risser, Furio di Castri, Craig Taborn. Chiusura del festival nella giornata del 30 aprile, celebrazione della giornata Unesco del Jazz,  con il doppio concerto di Stefano Bollani, impegnato alle 17 con il suo Danish Trio e alle 21 in piano solo all’auditorium del Lingotto.

Pier Luigi Fuggetta

Le relazioni pericolose al teatro Gobetti

Andrà in scena al teatro Gobetti di Torino lo spettacolo dal titolo “Le relazioni pericolose” per la regia di Carmelo Rifici, che ne ha curato la drammaturgia insieme a Livia Rossi.

Il celebre romanzo di Pierre- AmbroiseChoderlos de Laclos rappresenta il punto di partenza di un lavoro di riscrittura drammaturgica ispirato a numerosi filosofi e letterati, da Antonin Artaud a Pier Paolo Pasolini, da Friedrich Nietzsche a Simon Weil e Fedor Dostoevskij. Si tratta di un lavoro di ricerca che Rifici e Rossi hanno condotto insieme a Ugo Fiore. In scena Flavio CapuzzoDolcetta, Federica Furlani, Elena Ghiaurov, Monica Piseddu, Edoardo Ribatto e Livia Rossi. Il disegno sonoro è di Federica Furlani, l’impianto scenico di Carmelo Rifici e Pier Franco Sofia, il disegno luci di Giulia Pastore e il progetto visivo di Daniele Spanò.

“Qualche tempo fa – afferma il regista Carmelo Rifici – sono ritornato su un saggio molto amato in passato, che il filosofo Renè Girard aveva dedicato al Generale prussiano Carl von Clausewitz e al suo trattato dal titolo ‘Della guerra’. Lo statista militare sostiene la tesi che, nella cultura dell’Occidente, fin dall’inizio la guerra siastata assunta come dato costitutivo e fondante del pensare, dell’agire e dell’essere. Lo stesso Eraclito, nel suo frammento ‘b 53’, affermava che polemos, la guerra, è padre di tutte le cose, di tutti i Re, e gli uni li svela come dei, gli altri come uomini, gli uni fra gli schiavi, gli altri tra i liberi. Clausewitz offre un’interpretazione oggettiva del fenomeno guerra, mostrando come esso sia inseparabile dal concetto occidentale di politica. Il pensiero provocatorio, ma mai gratuito, di Girard, conduce il discorso verso orizzonti più antropologici: la guerra, come ogni duello, nasconde e protegge un senso religioso. L’odio contiene qualcosa di misterioso e di sacro, spingendo gli antagonisti a una rivalità mitica e ancestrale, che ha una fine soltanto nell’annientamento del nemico, che altro non è che il proprio modello e il proprio specchio.

Questo testo – aggiunge Carmelo Rifici mi ha riportato a un altro scritto da un militare, il Generale Pierre Choderlos de Laclos, dal titolo ‘Le relazioni pericolose’. Il romanzo epistolare mi aveva affascinato per la sua lucidità e crudeltà, ma soltanto alla luce del trattato di Girard ne coglievo la reale potenza. L’intenzione di Laclos era sorprendente, i suoi personaggi erano calati in un duello senza sconti e con effetti catastrofici, proponendo non tanto una trama di erotismo e di morte, quanto una vera e propria teoria sul pensiero occidentale. La guerra santa scatenata dall’Occidente nel mondo è quella della ragione contro l’occulto e il mistero. La storia del pensiero occidentale si può racchiudere nella metafora della luce che stana le ombre, e cerca di far tacere le voci misteriche di un universo parallelo invisibile, che si palesa nell’irrazionale, nella malattia, nei riti antichi, nella natura e nel corpo. E’ logos che si fa calcolo, potenza strategica e ‘controllo’. Non a caso, il ‘700, secolo dei Lumi, è figlio delle prime rivoluzioni scientifiche e dei primi tentativi, da parte dei pupazzi meccanici, chehanno tentato di imitare e superare in durata la fragilità dell’essere umano. La guerra tra ordine e caos diventa, così, un duello di reciprocità e un desiderio troppo pericoloso, in quanto il duellante sfida la sua nemesi e, mentre la combatte, le assomiglia sempre di più. L’uomo ha sempre usato la guerra come schema di equilibrio di vita e di morte insensato. Il testo di Laclos si è poi piegato ai gusti della moda di Parigi. Ho chiesto a due miei ex studenti, attori e intellettuali, Livia Rossi e Ugo Fiore, di aiutarmi in una ricerca di testi per portare a estreme conseguenze i tentativi di Laclos. Ne è nato un testo originale, di straordinaria omogeneità e compattezza, nel quale è stato affrontato un viaggio nel campo di battaglia del pensiero, del Linguaggio contro la parola. L’uomo occidentale teme soltanto la morte, e la sua corsa nel tempo rappresenta il suo tentativo di superarla. Siamo di fronte a un superamento della natura, della debolezza, del corpo e dell’istinto, in favore di un controllo sempre più sofisticato sugli eventi e di un calcolo che supera le possibilità dell’umano. Lo spazio scenico è costituito di pochi elementi, tra cui microfoni e macchine foniche, che sostituiscono la violenza della mano armata, della penna e dell’inchiostro, diventando nuovi geroglifici, totem e simulacri sacri. Attraverso una macchina ormai preistorica, la lavagna luminosa, l’immagine ricorda quel desiderio di armonia e di pace che l’uomo conserva dentro di sé quale antidoto alla violenza. Ho chiesto al coreografo e amico Alessandro Sciarroni di lavorare sulla pratica dell’arte della scherma, nel tentativo da parte dell’essere umano di rendere innocuo l’istinto dell’uomo verso la sopraffazione del proprio simile”.

 

“Le relazioni pericolose”, ispirate al “Teatro e la peste” di Antonin Artaud, al “Castello interiore” e alla “Vita” di Teresa D’Avila, a “Massa e potere” di Elias Canetti, a “Della guerra” di Carl von Clausewitz, fino alle poesie di John Keats e al Cantico dei Cantici, con frasi citate da “Il gabbiano” di Cechov e da “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni.

Partner è il LAC di Lugano Arte e Cultura e la Ricerca Clinica Luganese Moncucco.

MARA MARTELLOTTA

 

Teatro Gobetti, via Rossini 8, Torino

Dal 7 al 12 marzo 2023

Martedi, giovedì e sabato ore 19:30

Mercoledì e venerdì ore 20:45

Domenica ore 15:30

Biglietteria del Teatro Stabile di Torino: Piazza Carignano 6

Telefono: 0115169555 – Numero Verde: 800235333

Rock Jazz e dintorni a Torino: Fabio Concato e Le Vibrazioni

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Martedì. Al Circolo della Musica di Rivoli, suona il trio della pianista Sade Mangiaracina con ospite la cantante Chiara Galiazzo. All’Hiroshima Mon Amour si esibiscono i Sonorha. Al teatro Colosseo va in scena “Duality”, lo show di Dardust.

Mercoledì. Al Blah Blah sono di scena i Shardana. Al teatro Colosseo la cover band Pink Floyd Legend, esegue integralmente “Atom Heart Mother”. Al Magazzino sul Po suona la Sandrin Jazz Ensemble Orchestra. Al Jazz Club si esibisce la vocalist Danila Satragno.

Giovedì. Al Dash sono di scena le Alabamas. Al teatro Colosseo recital di Fabio Concato. All’Off Topic si esibisce il rapper Deriansky. Al Magazzino di Gilgamesh blues con il chitarrista Demian Dominguez. Allo Spazio 211 è di scena il cantautore Micah P. Hinson. Al Blah Blah suonano gli Hangarvain.

Venerdì. Al Peocio di Trofarello suona la chitarrista Lari Basilio. All’Hiroshima Mon Amour arrivano Le Vibrazioni. Al Maffei si esibisce Pony Esposito. Al Blah Blah si esibiscono gli Avant-Garde. Al Folk Club sono di scena i Blancos. Al Cafè Neruda si esibisce Marco Roagna.

Sabato. Al Jazz Club suona il quartetto di Lorenzo Minguzzi. Jeremiah Fraites dei Lumineers, si esibisce in un doppio concerto da solista nel Duomo delle OGR. Allo Ziggy musica ska con gli One Droppers. Al Folk Club per “Radio Londra”, suona il duo israeliano Hofmann-Atzmon. Al Gabrio si esibiscono i Los 3 Saltos e Banadisa. Al Blah Blah sono di scena gli Ancillotti e i Fil di Ferro. Allo Spazio 211 si esibisce il produttore Arssalendo. Al Cap 10100 suonano i Fuerta. Da Gilgamesh è di scena la Mama Bluegrass Band.

Pier Luigi Fuggetta

Con “Carmen” Lirica a Corte alla Palazzina di Caccia di Stupinigi

Domenica 5 marzo, ore 19

CARMEN 

Lirica a Corte nel Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi

Capolavoro di Georges Bizet, che ne curò ossessivamente l’allestimento aggravando la sua angina pectoris che lo condusse alla morte, Carmen (Paris, Opéra-Comique, 1875) mette in scena il brutale e violento mondo della Spagna gitana di fine Ottocento. Immersa nel sole e nel fumo dei sigari di Siviglia, la protagonista – una gitana orgogliosa e disinibita – vive i suoi amori capricciosi, concedendo le sue attenzioni ora a un giovane soldato geloso e tormentato dai sensi di colpa, ora a un torero sfacciato e sicuro di sé. Nel suo ostinato rifiuto di ogni convenzione sociale e di ogni costrizione, finirà con l’annientare sé stessa per mano del suo amante in apparenza più insignificante e innocuo.

INTERPRETI

Carmen: Valentyna Pluzhnikova

Don Jose: Dario Prola

Escamillo: Fernando Cisneros

Pianista: Achille Lampo

Guida: Roberto Tagliani

 

PROGRAMMA

n.5 L’amour est un oiseau rebelle (Carmen)

n.10 Près les remparts der Séville (Carmen, Don José)

n.12 Les tringles des sistre tintainent (Carmen)

n.14 Votre toast, le peux vous le rendre… Toreador en garde (Escamillo)

n.17 Je vais danser en votre honneur… La fleur que tu m’avais jetée (Carmen, Don José)

n.23 Qui êtes-vous?… Eh là, doucement! (Don José, Escamillo)

n.26 Si tu m’aimes, Carmen (Escamillo, Carmen)

n.27 C’est toi? C’est moi (Carmen, Don José)

 

Lirica a Corte è organizzata dal Teatro Superga in collaborazione con STM e Fondazione Ordine Mauriziano.

INFO E BIGLIETTI

Palazzina di Caccia di Stupinigi, piazza principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino

Posto unico: 35 euro.

Info e prenotazioni: 011.6279789biglietteria@teatrosuperga.it

www.teatrosuperga.itbiglietteria@teatrosuperga.it

IG + FB: teatrosuperga

Telegram: https://t.me/tsnteatrosuperga

Dal 22 al 30 aprile l’undicesima edizione del TJF

Un mosaico di culture, stili, suoni, modi di esprimersi

Il Torino Jazz Festival torna protagonista. L’undicesima edizione si svolgerà dal 22 al 30 aprile e vede il ritorno di Stefano Zenni alla direzione artistica.

Oltre ai concerti ‘Main Events’ (in prevendita dal 6 marzo) e a quelli ‘Jazz Cl(h)ub’ (il cui cartellone definitivo sarà disponibile nei primi giorni di aprile), il Festival quest’anno ha in programma numerosi altri appuntamenti tra cui Jazz Talks (incontri, conferenze), Jazz Blitz, Jazz Meeting e Jazz Special.

Nove giorni di programmazione durante i quali sono previsti 93 appuntamenti (di cui 49 concerti) organizzati in 62 luoghi sparsi in tutta la città. Il ‘main program’ di quest’anno non avrà un’unica sede ma sarà diffuso sul territorio. Ospiteranno i concerti: OGR Torino, il Teatro Vittoria, Hiroshima Mon Amour, il Teatro Alfieri, il Teatro Monterosa, l’Aula Magna del Politecnico, la Casa Teatro Ragazzi e Giovani, il Conservatorio di Torino Giuseppe Verdi, il Bunker, l’Auditorium Giovanni Agnelli e la Sala500 del Lingotto.

L’undicesima edizione vedrà il coinvolgimento di 234 artisti, nazionali e internazionali, dai musicisti emergenti alle grandi figure della scena mondiale. I concerti si terranno in ambienti, spazi, teatri e club distribuiti sul territorio urbano, senza un centro di riferimento, ma risuonando nei diversi ambiti della città. Lo spettro stilistico toccherà tutti gli ambiti del jazz e promuoverà la conoscenza delle grandi figure storiche (Kenny Barron, Roberto Ottaviano, Steve Coleman ecc), la scoperta dei migliori innovatori attuali (Nilssen-Love, Shabaka Hutchings, Risser, Diodati, Korwar) e nomi di ampio richiamo (Peppe Servillo, Stefano Bollani) secondo una logica, affine ad altre iniziative europee, aperta a nuove produzioni ed esclusive.

“Il Torino Jazz Festival si presenta rinnovato e pronto a iniziare un nuovo ciclo all’insegna della grande musica – dichiara il sindaco Stefano Lo Russo -. L’undicesima edizione, particolarmente ricca, è stata attentamente pensata per offrire ai torinesi e ai turisti un ampio ventaglio di concerti, jam session, marching band, conferenze e tanto altro ancora, nelle sale musicali più prestigiose come nei club dove si suona tutto l’anno. La rassegna internazionale propone come sempre un cartellone di qualità che valorizza le realtà locali e non dimentica di celebrare con un programma speciale il 30 aprile, Giornata Internazionale del Jazz UNESCO. Affianca ai grandi musicisti una importante sezione culturale, con una serie di conferenze sui temi della contemporaneità, grazie alla capacità del jazz di essere una musica globale aperta alla diversità e al cambiamento. Un ringraziamento va a chi realizza il festival: i musicisti, i tecnici e la direzione artistica di Stefano Zenni. E’ doveroso – sottolinea infine il Sindaco – festeggiare il sostegno ottenuto dal Ministero della Cultura, un riconoscimento importante, segno del lavoro svolto e della maturità raggiunta dal TJF in questi anni”.

“Il Festival  – racconta il direttore artistico Stefano Zenni  è come un giro di danza tra stili e musiche diverse, perché oggi il jazz è questo, un mosaico di culture, stili, suoni, modi di esprimersi che convivono/collidono, si amalgamano o si distribuiscono in mondi sonori globali. Lo testimoniano le musiche meticce di una delle produzioni chiave del festival, il trio Hutchings/Bekkas/Drake e ancora di Sarathy Korwar, Paal Nilssen-Love, Eve Risser, che frullano musica indiana, africana, hip hop, elettronica, punk, free jazz, a volte sotto lo sguardo di quel Frank Zappa chiamato in ballo, a trent’anni dalla morte, da Furio Di Castri. L’omaggio di Hamid Drake ad Alice Coltrane si intitola “Turyia”, parola sanscrita che descrive lo stadio di coscienza ultimo della filosofia induista. E’ quello il punto di arrivo di qualsiasi improvvisatore, come Craig Taborn, che si immerge nelle iridescenze del pianoforte, o di tellKujira, che amalgama in ambito cameristico libertà elettronica e suoni acustici. Suggestioni cosmiche a cui si richiama Steve Coleman, ma in chiave afroamericana, quale incastro di ritmi e matematica, melodia e geometria, tra funk e astrazione. E sempre nella grande musica l’etica può tradursi in emozione, come nei maestri dell’”eternal love” di Roberto Ottaviano. Il TJF è anche racconto che si fa musica: la vita degli artisti più tormentati del jazz vengono evocati nei più intimi chiaroscuri interiori in ‘Natura morta con custodia di sax’, l’ormai storica raccolta di racconti di Geoff Dyer, narrati da Peppe Servillo insieme ai TJF All Stars, ovvero un sestetto di nomi di punta del jazz italiano.I confini vengono sfidati e superati da donne sperimentatrici, Federica Michisanti, Eve Risser, Anais Drago, negli spazi che Laura Betti aveva già liberato come attrice, cantante, artista poliedrica, ora omaggiata da Cristina Zavalloni e Cristiano Arcelli in un repertorio di scrittori e compositori che hanno fatto la storia culturale italiana, tra jazz, musica leggera anni Sessanta, cinema, poesia. Ai due estremi del festival, all’inizio e alla fine, ci sono Kenny Barron e Stefano Bollani, testimoni che il linguaggio classico del jazz è ancora fresco, coinvolgente e trascinante e continua a soddisfare il nostro bisogno comunitario di bellezza”.

Il TJF nell’ambito di ‘Torino Futura’ – progetto culturale coordinato dagli assessorati alle Politiche culturali e alle Politiche educative e giovanili della Città di Torino per i ragazzi e le scuole, che moltiplica le occasioni di dialogo e di protagonismo civico dei futuri cittadini lungo il corso dell’anno – propone iniziative mirate al pubblico delle nuove generazioniIn quest’ottica ha deciso di portare il costo dei biglietti dei concerti a 1 euro per tutti i nati dal 2009.

Pensato quindi per un pubblico di giovani ascoltatori sarà ALEPH-ZERO/PROVA PRIMA’, una performance musicale organizzata da StudiUm – Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino, che consentirà agli studenti di assistere alla prova aperta del gruppo di Johnny Lapio & Arcote (21 aprile, all’Auditorium Centro Aldo Moro). L’incontro verrà coordinato da Ilario Meandri, Carlo Serra e Jacopo Tomatis (Università di Torino).

Domenica 23 aprile alle OGR, AICS consegnerà la borsa di studio dedicata a Sergio Ramella a uno studente di jazz del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. Il vincitore sarà invitato a suonare al TJF del prossimo anno.

Anche i Jazz Blitz, 33 brevi concerti nei luoghi di assistenza, di accoglienza e di incontro vedranno coinvolti i giovani. A esibirsi nelle RSA, nelle strutture per disabili e soggetti in difficoltà, nei luoghi di detenzione (come l’Istituto Penale Minorile Ferrante Aporti) saranno gli allievi delle scuole pubbliche e private di jazz.

Torino Jazz Festival è un progetto della Città di Torino, realizzato dalla Fondazione per la Cultura Torino con il sostegno del Ministero della Cultura, Main Partner Intesa Sanpaolo e IREN, con il contributo di ANCoS e Confartigianato Imprese Torino, e in collaborazione con Fondazione CRT e OGR Torino.

Per Moncalieri è tempo di “Premi”

Sul palco del “Teatro Superga” di Nichelino, i vincitori del 43° Premio Letterario Internazionale “Città di Moncalieri”

Sabato 4 marzo, ore 20

Nichelino (Torino)

Due prestigiosi “Premi” in una serata. L’appuntamento è per sabato 4 marzo, ore 20, al “Teatro Superga” di via Superga 44, a Nichelino, dove il “Circolo Culturale Saturnio”di Moncalieri, organizzatore del 43° Premio Letterario Internazionale “Città di Moncalieri”, presenterà i poeti, vincitori della “Sezione Silloge Edita”, ed i cantautori finalisti della quarta edizione del “Premio Gianmaria Testa” per le canzoni inedite, realizzata in collaborazione con “Produzioni Fuorivia”. La serata, condotta da Girolamo Angione, avrà inizio con la premiazione dei vincitori della “Sezione Silloge Edita”, ovvero la pordenonese (residente a Trieste e a Milano) Mary Barbara Tolusso con “Apolide” (Mondadori) e il milanese, scrittore e poeta (dal ricco palmarès) Marco Balzano con “Nature Umane” (Einaudi). Leggerà i versi delle poesie l’attrice Patrizia Scianca.


Subito dopo, i poeti lasceranno il posto al quarto “Premio Gianmaria Testa”, dedicato al “più francese dei cantautori italiani” (nato a Cavallermaggiore – Cuneo, il 17 ottobre del ’58 e scomparso a Alba, il 30 marzo del 2016) ricordato a sette anni esatti dalla sua scomparsa, in un’edizione da record che ha contato più di 170 brani giunti da tutta Italia, fra cui sono stati selezionati i cinque finalisti che, durante la serata, oltre ad eseguire il proprio brano, offriranno una personale interpretazione di un brano del grande artista – ferroviere, mestiere che Gianmaria Testa ha continuato a svolgere fino al 2007, prima come capostazione allo scalo ferroviario principale di Cuneo, poi come coordinatore del traffico ferroviario della linea. Nomi di assoluto prestigio del panorama musicale italiano, quelli della giuria chiamata a giudicare i nuovi talenti: Eugenio Bennato, presidente, Paola Farinetti, produttrice e moglie di Gianmaria Testa, Stefano Senardi, ex discografico e tuttora consulente musicale, Enzo Vizzone, discografico, Paolo Lucà, direttore del “FolkClub”, Patrizio Trampetti, musicista e cantautore e Gloria Campaner, pianista concertista.

I nomi dei finalisti sono: Domenico Imperato da Milano col brano “Sorrida”, Valerio Sgarra da Forio d’Ischia (NA) col brano “Controtempo”, Corimè da Marsala (Tp) col brano “La scelta”, Cane Sulla Luna da Narni (Terni) col brano “Come gli altri” e Chiara Effe da Torino col brano “Undici”. Tra questi sarà proclamato il vincitore assoluto dell’edizione 2022/2023 e sarà anche riconosciuto un premio per la migliore esibizione live della serata. Ad impreziosire l’evento interverrà come ospite d’onore Neri Marcorè ( insieme a Domenico Mariorenzi al pianoforte e chitarra e a Stefano Chiabrera al violoncello) che in questi anni si è particolarmente distinto per aver portato molta parte del repertorio musicale di Gianmaria Testa sui palcoscenici italiani e internazionali oltre ad aver raccontato il grande musicista piemontese proprio portando in scena l’anno scorso i passi del suo ultimo libro “Da questa parte del mare”edito nel 2016 da “Einaudi”. Libro da cui sono tratti alcuni bellissimi versi, in bilico fra poesia e musica, riportati in calce al “Premio”: “Levigare le parole / fino alla trasparenza / fino al limite sottile /di fragilità e di rischio/ per sentirle finalmente suonare/ al tocco delle dita / o tagliarvisi le labbra /o raccoglierne i cocci muti / e riprovare”.

Concluderà la serata Eugenio Bennato, uno tra i massimi esponenti della scuola di cantautori napoletani, che si esibirà dal vivo, insieme a Ezio Lambiase alla chitarra.

L’iniziativa è realizzata con il contributo della Regione Piemonte, della Città di Moncalieri e con il patrocinio del Consiglio Regionale del Piemonte, della Città Metropolitana di Torinoe della Città di Cavallermaggiore.

L’ingresso alla serata è gratuito, ma è obbligatorio prenotare, scrivendo una mail a staff@produzionifuorivia.it entro il venerdì 3 marzo.

Per info: tel. 389/8303466 o saturnio@saturnio.it

g. m.

Nelle foto:

–       Gianmaria Testa

–       Eugenio Bennato

–       Neri Marcoré

Arturo Brachetti interprete d’eccezione dell’opera La figlia del reggimento

Il Sovrintendente Mathieu Jouvin (sinistra) con Arturo Brachetti (centro) e il Il Direttore artistico Cristiano Sandri (destra) – Credit Paolo Ranzani

Con una visita a sorpresa, ricca di aneddoti e risate, Arturo Brachetti, con il Sovrintendente Mathieu Jouvin e il Direttore artistico Cristiano Sandri, ha annunciato la sua partecipazione straordinaria ne La figlia del reggimento (La Fille du régiment), opéra-comique di Gaetano Donizetti, in scena dal 13 al 23 maggio al Teatro Regio.

La “Leggenda del quick change” (Guinness Book of Records) interpreterà il ruolo recitato della Duchessa di Krackentorp, personaggio cameo che saprà esaltare le doti dell’artista, vera e propria icona del trasformismo internazionale, dell’attore e dello showteller. Così commenta Arturo Brachetti: «Sono molto curioso di affrontare questa nuova esperienza in un teatro magnifico come il Regio. Proprio qui infatti ho avuto il mio primo incontro con l’opera, da adolescente, come comparsa: il torero nella Carmen. Ero già affascinato dal mondo dello spettacolo ma l’esperienza in scena, in mezzo alla musica, agli artisti, la grande macchina scenica, ha dato un contributo fondamentale a quella che è diventata poi la mia strada artistica. L’opera è tanto affascinante quanto impegnativa. La scorsa estate mi sono già cimentato nel Barbiere di Siviglia a Salisburgo e ora nel nuovo ruolo della Duchessa nella Figlia del reggimento. Ringrazio il Sovrintendente e il Direttore artistico della proposta. Mi ritengo fortunato di potermi mettere ancora in gioco dopo oltre 40 anni di vita artistica: ne ho viste tante, ma c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare… canterò anche una canzoncina con l’orchestra.  Ho lasciato il Regio da torero e ritorno da Duchessa. Spero che il gioco sia valsa la candela».

Il Sovrintendente Mathieu Jouvin dichiara: «La figlia del reggimento rappresenta l’inizio di un viaggio alla scoperta dei legami e degli scambi culturali tra Italia e Francia, che troverà sviluppo nelle prossime Stagioni. Sono estremamente contento che si realizzi, per l’occasione, questa collaborazione con un artista così poliedrico e sono molto curioso di vedere quali sfumature saprà regalare al personaggio e quante sorprese abbia in serbo per noi».

Il Direttore artistico Cristiano Sandri aggiunge: «Arturo Brachetti, con acclamata esperienza nel teatro di varietà e da appassionato d’opera, saprà attivamente partecipare a questa produzione del Regio, teatro a lui tanto caro, e darà allo spettacolo un apporto speciale e di grande impatto, grazie al suo umorismo, la sua cultura e la sue straordinarie abilità. Tutto ciò rimanendo all’interno di un personaggio che lo stesso Donizetti ha pensato in modo da essere interpretato da diverse tipologie di artisti».

 

Composta a Parigi nel 1840, La figlia del reggimento è la prima e più fortunata opera francese di Donizetti. I transalpini se ne innamorarono subito e, per anni, adottarono il coro Salut à la France come proprio inno non ufficiale, in alternativa alla Marsigliese. Umorismo esilarante, motivi e arie contagiose, e numeri vocali dal virtuosismo sbalorditivo, come l’aria di Tonio Ah! Mes amis con i suoi nove do di petto, rendono questo lavoro una delizia per il pubblico di tutte le età che saprà gioire del romantico trionfo dell’amore.

Protagoniste saranno le straordinarie e impeccabili voci di John Osborn (Tonio), Giuliana Gianfaldoni (Marie), Manuela Custer (la marchesa di Berkenfield), Roberto de Candia (Sulpice) e Guillaume Andrieux (Hortensius). L’Orchestra e il Coro del Regio saranno diretti da Evelino Pidò, ambasciatore del belcanto e dell’opera romantica nel mondo. Il Coro sarà istruito da Andrea Secchi. Tutto nuovo l’allestimento: la regia immaginifica del duo Barbe & Doucet, che mescola con umorismo elementi reali e surreali, è ripresa da Florence Bas, le luci sono di Guy Simard e la regia video è di Guido Salsilli. Nel ruolo di Marie per alcune recite canterà Caterina Sala, in quello di Tonio Pablo Martínez. Il cast si completa con: Lorenzo Battagion e Riccardo Mattiotto nel ruolo del caporale; Alejandro Escobar e Andrea Antognetti in quello di un contadino.

Il nuovo allestimento del Teatro Regio – in coproduzione con il Teatro La Fenice di Venezia – sarà in scena per sette recite dal 13 al 23 maggio a cui si aggiunge l’Anteprima Giovani di venerdì 12 maggio alle ore 20.

Mercoledì 10 maggio si terrà la conferenza-concerto condotta da Susanna Franchi. L’ingresso è libero.

 

BIGLIETTERIA E INFORMAZIONI

 

Biglietteria Teatro Regio – Tel. 011.8815.241/242

Orario di apertura: da lunedì a sabato ore 11-19domenica ore 14-18

un’ora prima degli spettacoli

Info: Tel. 011.8815.557; da lunedì a venerdì ore 9-17:30

Per tutte le informazioni e gli aggiornamenti: www.teatroregio.torino.it

 

Quando i Pink Floyd ci fecero vedere il lato oscuro della luna

Accadeva oggi, il primo marzo di cinquant’anni fa

Ci incontreremo sul lato oscuro della luna” ( I’ll see you on the dark side of the moon ). Con questa promessa, mezzo secolo fa (era il primo marzo del 1973) i Pink Floyd pubblicavano The dark side of the moon, disco storico del la musica rock, uno degli album più influenti e innovativi che portò al gruppo bri­tannico una meritatissima fama che continua a resistere nonostante il passare degli anni e delle generazioni.

Il gruppo formatosi a Londra nel 1965 e composto dal cantante e chi­tarrista Syd Barrett, dal bassista Roger Waters con Nick Mason alla batteria e Richard Wright alle tastiere (ai quali si aggiunse, due anni dopo, il chitarrista David Gilmour che in bre­ve sostituì Barrett, genio sregolato che s’emarginò dal gruppo a causa del pesante uso di droghe che lo portò all’alienazione), riscrisse le tendenze musicali della propria epoca, diventando uno dei gruppi più importanti della storia. Presentatosi con un titolo intrigante e una copertina con una im­magine molto semplice e minimalista ma ricca di significati (un prisma triangolare rifrangente un raggio di luce sul fronte) tanto da diventare iconica come la celebre bocca con la linguaccia dei Rolling Stones, The Dark Side of the Moon era l’ottavo album in studio dei Pink Floyd. Un lavoro nato dopo numerose sperimentazioni musicali che i quattro ragazzi inglesi studiarono durante le loro esibizioni dal vivo e negli studi di registrazio­ne, abbandonando momentaneamente le lunghe parti strumentali che erano diventate una caratteristica peculiare del gruppo dopo l’abbandono, cinque anni prima,di Syd Barrett. L’album prima di essere pubblicato e registrato in studio venne eseguito in tourneè, con l’intento di perfezionare i brani come nel caso della celeberrima Time, in origine decisamente più lenta rispetto alla versione poi pubblicata. La prima esecuzione dal vivo, ancora in fase di gestazione, dei nuovi pezzi avvenne sul palco del Rainbow Theatre a Londra, il 17 febbraio del 1972 quando la band era impegnata a portare in tour Meddle e Obscured By Clouds. Il concerto venne replicato quattro volte, fino al 20 Febbraio, e vi assistettero dodicimila persone. Nell’occasione venne registrato anche un bootleg intitolato Pink Floyd Live del quale vennero vendute a tempo di record la bellezza di 120 mila copie, con moltissimi fans convinti che fosse il nuovo album del gruppo. The Dark Side of the Moon fu un successo immediato, mantenendo il primo posto della classifica statunitense Top LPs & Tapes per una settimana e vi rimase per altre 741 dal 1973 al 1988. Oltre al suo successo commerciale ( ben oltre 50 milioni di copie vendute) l’album è considerato, tanto dai critici quanto dai semplici appassionati, uno dei migliori di tutti i tempi. I testi vennero scritti da Roger Waters mentre il batterista Nick Mason ricevette un premio speciale come compositore solista di Speak to Me e  Alan Parsons si guadagnò un Grammy Award per il miglior album prodotto, come tecnico del suono, del 1973. Brani come Money, Time e Us and Them sono passati indenni nel tempo mantenendo forza e freschezza, suscitando una naturale empatia tra il pubblico e la rock band inglese che deve il suo nome alla scelta di unire i nomi di Pinkney “Pink” Anderson e di Floyd Council, due leggendari bluesman neri americani. Questo disco seminale della storia della musica ha affascinato e continuerà ad affascina­re diverse generazioni perché, come le più grandi opere d’arte, si fa portatore di temi universali. Parla della società e dell’uomo, del suo lato luminoso e di quello oscuro. Affronta i temi del conflitto interiore, il rapporto con il denaro, il trascorrere del tempo con straordinario il ticchettio e lo scoccare degli orologi in Time, e quello dell’alienazione mentale, ispirato in parte dai disturbi mentali di Barrett come in Brain Damage, stroncato a sessant’anni nel 2006 da un tumore al pancreas. Restano, cinquant’anni dopo, le atmosfere astrali e i testi di questo album con il finale di Eclipse che ci ricorda che il sole è eclissato dalla luna e che “ a dire il vero non c’è un lato oscuro della luna. In realtà è tutta scura”.

Marco Travaglini

“Delitto imperfetto”, torna a Torino la commedia sull’ineducazione sentimentale

Sabato 1 aprile allo Spazio Kairos A grande richiesta, dopo 50 repliche

E’ Claudio Insegno a firmare il testo di “Delitto imperfetto”, commedia che torna in scena a Torino: è stata record d’incassi nel 2018 al Torino Fringe Festival e viene presentata dopo oltre 50 repliche in giro per l’Italia. Appuntamento sabato 1 aprile alle 21 allo Spazio Kairos di via Mottalciata 7, nella messa in scena di Onda Larsen, per la regia di Andrea Borini.
Sul palco, Riccardo De Leo, Gianluca Guastella e Lia Tomatis per un delitto quasi perfetto: non è facile, infatti, improvvisarsi killer, non tutti sono portati per il crimine e il risultato può essere piuttosto imperfetto, per non dire goffo o, addirittura, disastroso. Ma sicuramente esilarante.

Lui, lei, l’altro. Lei, l’altro, lui. Lui, l’altro, lei: quando l’amore diventa confusione, poi ossessione e, infine, delitto. Ma il testo, secondo un tratto che contraddistingue tutta la produzione di Onda Larsen, offre spunti di riflessione su temi estremamente attuali: l’incapacità̀ della gestione dei rapporti di coppia, l’assurda concezione di possedere il partner e l’ineducazione sentimentale, in una commedia irriverente, politicamente scorretta e a tratti grottesca. 

 I biglietti (intero 13 euro, ridotto 10) sono in vendita su www.ticket.it.

Note di regia,  di Andrea Borini

“Delitto imperfetto” rientra in un percorso sul teatro di genere, in particolare sulla commedia gialla, che incontra il mio favore da sempre, anche se in questo caso il testo vira più sulla farsa classica e sulla commedia americana di parola, con in più un tocco di black comedy. Inoltre il divertente testo di Claudio Insegno, sintetizzato nei suoi elementi chiave, dava a tutti noi la possibilità di scherzare e in qualche modo riflettere sugli affanni della vita di coppia, sulla ricerca di felicità ad ogni costo e sulla superficiale ricerca di una presunta profondità, sentimenti molto contemporanei.

Tutti temi che, uniti alla ricerca di un teatro che non abbia il timore di divertire il pubblico anche in  maniera semplice ma  senza essere basico, hanno trovato in me e negli attori di Onda Larsen un’assoluta identità di intenti e un grande entusiasmo nello sviscerarli. Dal punto di vista registico ho poi cercato di giocare in maniera personale inserendo nel testo una nostalgia pop che mi appartiene molto e che ho cercato di inculcare negli interpreti più giovani di me.

Mi è sembrato così che l’ambientazione più giusta per questa sorta di bizzarra e un po’ macabra sit-com fosse il passaggio tra i superficiali anni ’80, in cui lavoro, amore e omicidi avevano lo stesso valore nell’inseguimento di un obiettivo, e gli anni ’90, in cui tutto sembrava dover cambiare ma che forse ci traghettarono in un millennio non troppo differente. Tutto questo con l’imperativo categorico di far passare una bella serata e provocare più risate possibili al pubblico, che è già un bel traguardo.

BIGLIETTERIA

Su www.ticket.it

Intero 13. Ridotto 10.
Info: biglietteria@ondalarsen.org.