L’appello alla solidarietà del sacerdote cottolenghino Don Adriano Gennari: “Da inizio pandemia siamo passati dagli abituali 130 a più di 270 pasti al giorno”.
A Torino la ‘Mensa dei Poveri’ fondata nel 2008 in Via Belfiore 12 da Don Adriano Gennari, sacerdote cottolenghino anima carismatica del ‘Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione Onlus’ lavora senza sosta per sfamare gli indigenti e i senza tetto della città, nel cuore del difficile quartiere multietnico e popolare di San Salvario.
Persone che la pandemia da Covid-19 ha lasciato ancor più di prima in difficoltà e senza tutto. “Siamo passati dal servire ogni sera dalle 16 alle 19 più di 270 pasti caldi al giorno ai poveri che attendono in fila indiana con pazienza e opportunamente distanziati, rispetto alle media di circa 130 in tempi normali”, racconta Don Adriano Gennari.
“La nostra mensa vive di Divina Provvidenza, dell’aiuto preziosissimo del ‘Banco Alimentare’ che ringrazio di tutto cuore per il suo insostituibile apporto e altrettanto impagabile impegno, ma anche di carità umana. Abbiamo bisogno dell’aiuto generoso di tutte le persone sensibili, per continuare ad assistere quotidianamente i bisognosi, fra cui aumentano giornalmente anche molti italiani che, sino a poco tempo fa, mai avremmo pensato di vedere in coda a una mensa sociale”, è l’appello del sacerdote torinese.
“Anche perché, con i supermercati presi d’assalto, non riceviamo da loro quasi più cibo in dono con cui approvvigionare le nostre cucine, per via delle scorte esaurite. E la chiusura da un mese a questa parte delle mense aziendali ci priva anche degli avanzi giornalieri che invece per noi, normalmente, fanno la differenza nell’alimentare quante più bocche possibili”.
Per chiunque voglia dare il proprio contributo, utile ad acquistare bevande e alimenti, è possibile chiamare o scrivere sms o messaggi via Whatsapp al numero 3756188246, oppure scrivere una mail all’indirizzo di posta elettronica info@cenacoloeucaristico.it. Tutte le informazioni sul sito www.cenacoloeucaristico.it.

E sì, con i suoi quasi quattrocento dipendenti, oltre trecento a tempo indeterminato, più di cinquanta a tempo determinato e diversi collaboratori, sono numeri da grande azienda. Azienda speciale, culturale, una vera e propria fabbrica di cultura non solo artistica e musicale ma anche di scenografie e di sartoria. Meritorio, come tante altre realtà italiane, il lavoro delle sarte del Regio nel produrre mascherine, il bene di prima necessità di questo sciagurato momento che stiamo vivendo. Dopo la lunga parentesi alla sovrintendenza del Teatro Regio di Torino di Valter Vergnano e la breve, negativa e chiacchierata, di William Graziosi, è arrivato l’ex direttore artistico del teatro An der Wien di Vienna, Sebastian Schwarz. Sicuramente nel bando di selezione non c’era la situazione dei conti del nostro teatro lirico, ne’ di quelli passati e nemmeno di quelli recenti. A complicare la situazione, come si usa dire “piove sul bagnato” il blocco del cartellone e delle attività determinato dal Corona Virus. Così Schwarz, nell’assenza del Presidente del Consiglio d’indirizzo della Fondazione Teatro Regio di Torino, per statuto è il Sindaco della città, -che ancora una volta si segnala nel defilarsi da qualsiasi situazione difficile o impegnativa-, ha incominciato a cercare le risorse per evitare il tracollo, in attesa che si arrivi a sapere, intendo ufficialmente, l’ammontare esatto dei conti del Teatro, quei due milioni e mezzo di euro necessari.