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Nuove proposte (online) dalle biblioteche torinesi

A causa dell’emergenza sanitaria che rende difficili i contatti diretti tra le persone le Biblioteche Civiche Torinesi, per restare più vicine ai loro lettori e ai cittadini, hanno ampliato la loro offerta e messo a disposizione quattro nuove iniziative.

1 – Diamo una mano… da lontano

Assistenza a tutti gli interessati per dubbi ed esercitazioni di lingua italiana, francese e inglese. Per gli studenti il supporto riguarda anche le materie scolastiche, in particolare scienze, matematica, storia, latino e greco.

Il progetto si avvale della disponibilità di insegnanti volontari del Senior civico della Città di Torino, da anni attivi nelle varie biblioteche.

Per contatti: tel. 011 01131270, da lunedì a sabato, dalle 9.00 alle 18.00.

e-mail: corsi_biblioteche@comune.torino.it

 

2 – Identità digitale e servizi online

Lo sportello settimanale del giovedì si trasferisce sul web. I volontari e le volontarie del progetto Senior civico, collegandosi in videoconferenza con l’utente, risponderanno alle domande e daranno informazioni su come registrare la propria identità digitale e usare i servizi online (anagrafe, biblioteca, casa, fisco, tributi, inps, pagamenti, scuola, salute e trasporti) della Città.

Martedì alle ore 10.00 e alle ore 11.00, prenotandosi all’indirizzo mail corsi_biblioteche@comune.torino.it.

3 – Pronto soccorso informatico

Un aiuto a distanza per rispondere alle domande sull’uso del pc, dello smartphone, di programmi e applicazioni. Un servizio sperimentale con il contributo dei volontari e delle volontarie del progetto Senior civico e dello SPI-CGIL.

Contatti via e-mail a: corsi_biblioteche@comune.torino.it

4 – La voce delle Biblioteche civiche torinesi

Iniziativa organizzata in collaborazione con Tradiradio, la web radio della Rete Italiana di Cultura Popolare. Due appuntamenti settimanali, il martedì e il giovedì, con la messa in onda alle 13.15 di proposte di lettura e interviste a scrittori, lettori, bibliotecari, realizzate in collaborazione con la Rete nell’ambito del progetto ‘Le biblioteche e noi: una storia di libri’ in occasione del 150° anniversario della Fondazione della Biblioteche Civiche; alle 21 con la rubrica ‘Favole della buonanotte nel mondo’ con letture di fiabe e filastrocche curate dai bibliotecari.

Si conferma inoltre il trend in crescita nell’utilizzo della Biblioteca digitale MLOL, rispetto a febbraio.

A marzo i nuovi iscritti sono passati da 405 a 5291, gli accessi da 65mila a 132mila, con i prestiti degli e-book che sono oltre che quadruplicati.

Molto richiesto anche il servizio ‘Chiedi alle Biblioteche’ che fornisce assistenza e orientamento per ricerche, anche di una certa complessità, provenienti sia da Torino e dal Piemonte sia da altre regioni italiane e paesi europei.

Per accedere: http://www.comune.torino.it/cultura/biblioteche/ricerche_cataloghi/chiedi_biblioteche.shtml.

E, sul canale Youtube delle Biblioteche Civiche Torinesi dove ogni settimana vengono proposti nuovi video (presentazioni di libri, conferenze, interviste ad autori…), a marzo si sono registrati 186 nuovi utenti (un centinaio in più del normale incremento mensile) con oltre 27mila visualizzazioni (11mila più del solito).

 

“Grazie all’uso della rete, la cultura non si ferma e viaggia online arrivando direttamente nelle case dei torinesi soprattutto in tempi, come questi, di emergenza sanitaria – sottolinea Francesca Leon, Assessora alla Cultura della Città di Torino –. È accaduto anche per le Biblioteche Civiche Torinesi e la risposta è stata straordinaria – continua Leon -, infatti, con l’implemento dei servizi digitali fortemente voluto dall’amministrazione si è registrato un notevole incremento di utenti, di accessi e di risorse fruite. Dal raffronto tra il mese di marzo e quello di febbraio, emergono dati in netta crescita sia per i prestiti, sia per l’utilizzo di video, blog, banche dati, musica e corsi. Ci auguriamo  conclude l’Assessora – che questo contributo oltre a far conoscere meglio la ricchezza dei contenuti delle nostre biblioteche possa aiutare a rendere meno difficile la forzata permanenza a casa”.

A Torino il cibo per cani arriva a domicilio

Boom di richieste di pappa fresca “delivery” in quarantena: +300% durante il mese di marzo. La startup estende il servizio di consegna a domicilio a tutta l’Italia

 

Quarantena e delivery: l’associazione è ormai immediata e riguarda ormai qualsiasi bene di consumo, comprese le pappe per gli amici a quattro zampe. Al punto che Dog Heroes, la startup milanese che consegna a domicilio pappe fresche per cani, ha fatto registrare nel mese di marzo il +300% delle richieste e, vista l’esigenza dettata dall’emergenza, ha deciso di estendere il servizio di delivery a tutta Italia.

 

Con i supermercati presi d’assalto e i lunghi tempi d’attesa sugli e-commerce della GDO, infatti, anche reperire il cibo per gli animali domestici diventa più complesso: e così Dog Heroes, attiva prima dell’emergenza COVID-19 solo su Milano, ha deciso di anticipare i tempi e attrezzarsi per consegnare i suoi piani alimentari personalizzati nelle case – e nelle ciotole – dei cani di tutta Italia.

 

«Estendere il servizio a tutta Italia era già nei nostri piani di sviluppo, ma nel mese di marzo abbiamo fatto il +300% degli ordini, con oltre 20.000 mila utenti che si sono collegati a marzo sul nostro sito. Ci hanno scritto in molti, da tutta Italia, per chiedere se il servizio di delivery fosse disponibile anche per le lunghe distanze. Così, vista l’esigenza, abbiamo deciso di anticipare i tempi» – spiegano Pierluigi Consolandi e Marco Laganà, co-fondatori di Dog Heroes – «Le nostre pappe sono cucinate fresche e i piani alimentari sono personalizzati in base alle esigenze di ciascun cane: mantenere la qualità del prodotto nonostante la consegna sulla lunga distanza è una sfida, proprio come per il cibo fresco per gli umani. Nell’emergenza, però, ci siamo mossi subito per portare il servizio a più persone possibili: il cibo è cotto in forno e pastorizzato, già porzionato sulla base del fabbisogno del cane; le pappe vengono poi abbattute e surgelate, e spedite con ghiaccio e isolante termico compostabile ed ecofriendly».

 

Ordinare è semplice: basta andare sul sito www.dogheroes.it ed inserire i dati del proprio cane come razza, età, peso, abitudini e stile di vita. I veterinari Dog Heroes, quindi, elaborano un piano alimentare personalizzato sulle informazioni raccolte, che verrà consegnato a domicilio ogni due settimane, con porzioni giornaliere pronte per essere servite. Tutte le ricette sono, letteralmente, a prova di umano: sono realizzate con ingredienti di qualità e senza additivi chimici né conservanti, per dare al proprio cane un’alimentazione che sia il risultato di processi di selezione delle materie prime e processi produttivi identici a quelli della produzione alimentare per l’uomo, e contengono più del 60% di carne.

Dog Heroes sta Inoltre cercando di applicare il concetto della circular economy sul suo processo core – la produzione di pappe – rendendole a basso impatto, ottimizzando il surplus delle lavorazioni degli alimenti per uso umano, riducendo le eccedenze alimentari.

 

E per chi sta sfruttando il tempo libero per cucinare in casa le pappe per il proprio amico a quattro zampe? Dog Heroes mette in guardia: «E’ vero, adesso c’è più tempo per cucinare anche per il cane, ma la dieta casalinga ha delle insidie: tra queste, quella di realizzare una pappa che non rispetti il fabbisogno del cane e che non fornisca un apporto nutrizionale adeguato. Specialmente in questo periodo in cui la sedentarietà obbligata cambia anche il metabolismo dell’animale» – concludono Pierluigi Consolandi e Marco Laganà – «Con Dog Heroes vogliamo stare vicino ai padroni durante questo periodo: sui nostri canali social offriamo anche informazioni sul rapporto tra il virus e i nostri animali domestici, insieme a veterinari nutrizionisti e pet trainer».

Pellicani l’intellettuale libero

Di Pier Franco Quaglieni / La scomparsa durante le festività pasquali di Luciano Pellicani ha fatto sì che il silenzio sia calato sulla sua opera e il ricordo della sua figura sia stato minimo. Eppure il prof. Pellicani è stato un importante punto di riferimento per il pensiero socialista non succubo dell’egemonia comunista

La tentazione a uniformarsi ai comunisti fu la maledizione del socialismo italiano che dovette attendere l’invasione dell’ Ungheria del 1956 per iniziare timidamente  a rompere l’alleanza con il PCI che continuò nelle amministrazioni locali e regionali ,malgrado l’unificazione socialista di dieci anni dopo.

Una subordinazione culturale continuò dopo la fine del partito unificato perché le anime demartiniane e manciniane del partito erano intimamente  filocomuniste. Solo con Craxi ci fu la svolta, il cui ispiratore coerente e lucidissimo fu Luciano Pellicani, che approfondì  la tesi di un socialismo riformista, autonomista, distinto e distante dal PCI. Pellicani non volle diventare la mosca cocchiera del nuovo corso socialista e non divenne neppure deputato. Bobbio mi disse della sua indipendenza di studioso e come  come direttore di “Mondo Operaio”. Il suo apporto alla storia del socialismo italiano è confrontabile a quello Ugo Guido Mondolfo. Pellicani non esitò a delineare un socialismo affrancato dal marxismo che neppure Giuseppe Saragat ebbe a pieno il coraggio di concepire nel 1947 con la “scissione” di Palazzo Barberini , continuando a riconoscere  in Marx  un riferimento come fece anche Carlo Rosselli. Se fu Craxi a dare una sterzata decisa al Partito, fu Pellicani l’intellettuale “”non organico”a dare sostanza storica e culturale a quella scelta ,riprendendo e rielaborando le impostazioni del socialismo, considerato non scientifico ed utopistico dai marxisti, in primis quello di Proudhon. Pellicani seppe andare molto oltre, dedicando un libro a Hitler e Lenin considerati i due volti del totalitarismo, una tesi ancora oggi non totalmente accolta dalla sinistra .Nel libro I cattivi maestri della sinistra analizzò criticamente alcuni “mostri sacri” considerati  come delle icone intoccabili : Gramsci, Togliatti, Lukacs, Sartre, Marcuse, andando totalmente controcorrente rispetto  ad una cultura predominante ed  incapace di assumere le distanze volte a ridimensionare miti del tutto ingiustificati. Egli non esitò ad affermare che il marxismo non era una teoria economico – politica mal applicata ,ma che era una teoria totalmente sbagliata. A queste conclusioni i comunisti italiani non giunsero mai neppure dopo il crollo del Muro di Berlino, continuando a distinguere il socialismo realizzato da quello teorizzato da Marx e Lenin. Dopo le polemiche aspre su di lui, calò il silenzio su questo intellettuale libero che continuò ad esercitare il suo ruolo di studioso senza paraocchi ideologici dopo la caduta di Craxi. Se il Partito Democratico avesse voluto  e saputo dare ascolto a Pellicani invece che a tanti piccoli intellettuali di cartapesta ,oggi non sarebbe nella situazione in cui si trova. Lo stesso Renzi fu incapace di fare i conti con quel socialismo liberale, libertario e democratico espresso da Pellicani. Molto stimato da Giovanni Sartori, Pellicani resta uno studioso da cui bisognerà ripartire per verificare il significato di un nuovo socialismo nel futuro della storia politica non solo italiana.

Fastweb dona alla Città 500 connessioni illimitate per studenti senza rete

Grazie all’adesione di Fastweb attraverso il progetto WOW FI alla campagna ‘Torino City Love’, 500 studenti torinesi potranno connettersi da casa propria e accedere alle lezioni online fino al termine dell’anno scolastico.

Il servizio, che rientra nel programma dell’iniziativa di solidarietà digitale e di innovazione rivolta ai partner di ‘Torino City Lab’, e non solo, per offrire gratuitamente risorse, azioni e competenze a supporto di cittadini e imprese del territorio durante l’emergenza COVID-19 (https://www.torinocitylab.it/it/submit-to/challenge/torino-city-love) – prevede la donazione, tramite username e password, da parte dell’operatore di 500 accessi gratuiti con connessione illimitata della rete WOW-FI (rete wi-fi di Fastweb con più di un milione di punti di accesso in Italia) ad altrettanti allievi selezionati dal Circuito Scuole insieme all’assessorato all’Istruzione della Città.

Torino è la prima città italiana ad aver attivato una simile collaborazione rivolta alla didattica digitale, formalizzata in tempi rapidi e frutto delle propositive interlocuzioni tra l’assessorato all’Innovazione e Fastweb, una delle aziende tecnologiche italiane più all’avanguardia.

Il progetto WOW-FI di Fastweb si aggiunge alle azioni, ad oggi circa 60, della campagna ‘Torino City Love’, rivolte a cittadini, imprese, scuola e istituzioni locali.

Sono molto contento che con il progetto WOW-FI siamo riusciti in pochi giorni a trovare una soluzione a un bisogno significativo di una fascia di studenti della città – sottolinea Marco Pironti, Assessore all’Innovazione della Città di Torino -. Grazie al lavoro che stiamo realizzando con Torino City Lab e il suo ecosistema innovazione stiamo riscontrando una crescente attenzione da parte di importanti aziende nazionali e internazionali del mondo tecnologico. Un grazie doveroso anche a Fastweb per aver scelto Torino come prima, e unica ad ora, città in Italia per attivare questa iniziativa“.

Sono orgogliosa che sia stata trovata una soluzione così innovativa per offrire la connettività agli studenti in difficoltà e ringrazio tutti coloro che hanno lavorato al progetto, in particolare gli operatori, perché hanno avuto la sensibilità di rispondere ai bisogni della comunità scolastica adottando un principio di condivisione e solidarietà – dichiara Antonietta Di Martino, Assessora all’Istruzione della Città di Torino –. Nei prossimi giorni provvederemo, con il supporto dell’Amministrazione scolastica e della CittàMetropolitana, a definire le modalità per fornire gli accessi alla rete. Siamo consapevoli che le istituzioni, le scuole, i soggetti pubblici e privati sono tutti attori di un processo che per il settore dell’istruzione non è solo la gestione di un’emergenza ma può contribuire a disegnare il suo futuro”.

Oggi più che mai la rete è necessaria per comunicare, lavorare e studiare. Con questa iniziativa, Fastweb, insieme alla community dei suoi clienti, mette a disposizione la propria rete WOW FI per permettere agli studenti più bisognosi di completare questo anno scolastico e seguire le lezioni online. È una situazione di emergenza che vede la nostra azienda impegnata a garantire i servizi a famiglie, imprese, pubblica amministrazione. Siamo contenti di dare il via a questa iniziativa proprio a Torino, una delle città più impegnate nell’innovazione dei servizi per i cittadini” afferma Roberto Chieppa, Chief Marketing e Customer Experience Officer di Fastweb.

Il messaggio di speranza di #iosorrido

Un progetto social di Barbara Odetto e Alessandro Lercara nei giorni del Coronavirus  / È giusto sorridere durante la pandemia? Può sembrare irrispettoso verso le vittime, i contagiati e le loro famiglie? La giornalista Barbara Odetto e il fotografo Alessandro Lercara, in quarantena nelle rispettive case come tutti, si sono posti queste domande prima di dar forma a #iosorrido, un reportage che vuole documentare il periodo attraverso le parole e le immagini di chi in questi giorni esce solo per lavoro o per svolgere le mansioni previste dalla legge.

Apparso sui social lo scorso 9 aprile con il nome Iosorrido, il progetto è già virale ed è un invito a cercare dentro di sé uno o più aspetti positivi di questo momento storico perché, come confermano le neuroscienze, le emozioni positive aumentano i livelli di serotonina e dopamina. Anche se la preoccupazione per il presente e per il futuro sono un tema dominante che accomuna tutti, secondo Odetto e Lercara avere una prospettiva diversa e cercare ragioni per sorridere può essere un aiuto per se stessi e per gli altri. Non a caso la Terapia del sorriso viene praticata nelle strutture ospedaliere per alleviare sofferenza, stati d’ansia e depressione. #iosorrido è quindi un hashtag per sentirsi uniti a distanza e trasmettere forza a chi fatica a ritrovare il bello nel quotidiano; una community in cui la mascherina davanti alla bocca, sinonimo di rispetto per il prossimo, è la dimostrazione che il Covid-19 può fermare i sogni, ma non il sorrido.

I partecipanti – al momento si contano sportivi, artisti, imprenditori, commercianti, filantropi, volontari – rispondono a due domande che la giornalista Barbara Odetto studia specificamente per loro più a quella che è il leit motiv del progetto: per cosa o per chi sorridi. Ognuno deve inviare anche 3 foto orizzontali in alta risoluzione indicando il nome dell’autore: un primo piano dove si vede solo il viso coperto dalla mascherina, una a figura intera o a mezzo busto, sempre con la mascherina indossata, e un primo piano con la mascherina che pende da un orecchio che verrà pubblicata a fine quarantena. Le foto possono essere scattate in casa, sul balcone, in cortile, per strada mentre si fa la spesa o si svolge una delle attività consentite dalla legge. Alessandro Lercara effettua la post produzione in modo che ogni immagine sia perfetta e in linea con lo stile del progetto e in alcuni casi ha potuto scattare lui le foto con un teleobiettivo, che gli ha permesso di rimanere ad una distanza di almeno 5 metri, durante i suoi spostamenti per i servizi fotogiornalistici.

Per partecipare è possibile inviare un’email a iosorridoprogetto@gmail.com oppure contattare gli organizzatori tramite le pagine Facebook e Instagram di Iosorrido. In questa prima fase le foto e le interviste saranno pubblicate sui social, ma a fine quarantena i due ideatori intendono allestire una mostra e pubblicare un libro per testimoniare il periodo storico e per ringraziare chi ha creduto nell’iniziativa.

Barbara Odetto e Alessandro Lercara collaborano spesso insieme sia per alcuni magazine sia per dei clienti comuni. Nel 2012, dopo aver visitato i Campi di Concentramento e Sterminio di Auschwitz-Birkenau con il Treno della Memoria, hanno dato vita ad un progetto fotogiornalistico che successivamente si è trasformato in una mostra che ancora oggi viene richiesta da enti privati durante il Giorno della Memoria o il 25 aprile: Echi da Auschwitz. Viaggio nella memoria attraverso le immagini di Alessandro Lercara e i testi di Barbara Odetto.

Sorridere con le battute di Mister Fred Dura

“Le battute di Mister Fred Dura!”. Il nuovo libro di Franco Lana, Book Sprint edizioni

Senza fare lunghi giri di parole, è inutile sottolineare che viviamo in un’epoca dove regna, l’ipocrisia e la falsità, l’opportunismo e il menefreghismo.

Dove la depressione non soltanto sembra ormai faccia parte della vita di ognuno di noi, ma che viene somministrata a grandi dosi, dalla società che ci troviamo a vivere, tramite notizie terribili (senz’altro reali), e tragedie a tutte le ore, come se il mondo avesse solo quell’aspetto lì. E allora, un po’ di buonumore, una risata, un sorriso per combattere le tristezze quotidiane. Quindi, vai di dentifricio, e sorridiamo dei guai, nella speranza che qualcosa possa cambiare, e che ognuno nel suo piccolo possa dare un contributo, perché ciò avvenga.

Per saperne di più:

Ecco dove trovare il libro

La Pasquetta di una volta. In attesa di tempi migliori

Pic nic, un classico per Pasquetta. Da tempo immemore. Oggi il ricordo ha più valore, visto le attuali difficoltà. Il ricordo ci da’ una mano nel sopportare questo presente

Sento molti amici e reciprocamente ci chiediamo come stiamo e come stanno le persone care, per dirci che abbiamo vissuto tempi migliori. Supereremo anche questo ed il ricordo ci darà una mano nel futuro.
Ricordando belle Pasquette. Naturalmente le prime che mi ricordo sono le più dolci, le più affabili. Proprio come il primo amore che non si scorda mai. Obiettivo  le Valli di Lanzo o le colline del torinese. Ingrediente indispensabile il sole. C’era sempre o perlomeno questo è ciò che mi ricordo. I miei non avevano l’auto, dunque aspettavo con trepidazione l’arrivo degli zii paterni. Aspettavo appollaiato sul balcone. Sarebbero arrivati verso le 10,30. Al più tardi le 11, ero già lì alle 9, dopo abbondante colazione e la notte nel fantasticare storie improbabili con annesse avventure improbabili dove, ovviamente io ero il capo dei buoni contro i soprusi dei cattivi. I compiti erano così suddivisi. Mio padre pensava al vino e alla scelta del luogo. Mia madre, deboluccia sulla cucina, solo  uova sode ed involtini di prosciutto in gelatina e comprava affettati vari con immancabile antipasto della Ghiotto: tonno con Funghi. Mio zio caricava la 1100 con tavolini e sedie da campeggio. La regina era mia zia Teresina. Ogni cosa che lei cucinava diventava un capolavoro. Dalle lasagne agli zucchini in carpione. Mangiava pochissimo solo assaggiando. La parte culinaria era il 50 % , il resto era la compagnia. Coppie di amici con relativi amici ed amiche. Più tavoli che avrebbero composto una tavolata unica. Un po’ sbilenca e posticcia, ma dava il senso dell’insieme, poi tre gruppi distinti:  donne, uomini e noi bimbetti. Le donne verso la cucina da campo e noi bimbi pronti per inabissarci nel bosco limitrofo. I primi caldi e le ginocchia sbucciate. La mini banda era formata e via fino  a sera. Grande libertà e grande spensieratezza. Cosa facessero i grandi lo si intuiva. Gli uomini giocavano a carte,  Tarocchi possibilmente, ed improvvisate partite a bocce. Le donne dopo aver riassettato a volte ricordavano di quando lavoravano in fabbrica sperando per la figlia o il figlio una laurea in qualcosa. La laurea più gettonata era quella di medicina. Del rientro poco ricordo visto che ci si appisolava. Normali storie di persone normali. Piccole storie riaccese da quella fotografia in bianco e nero trovata nel fondo di un cassetto dimenticato.
Foto che riaccendono memorie riposte in un cassetto della nostra mente. Oggi più che mai. Oggi costretti nello stare a casa e alla ricerca di un tempo che c’è stato. Il sole,  quello si è immutabile nel tempo. Nel ricordo, nella memoria, e nelle speranze di ieri e di oggi. Non ci arrendiamo, non è nella nostra indole, né nelle nostre possibilità. Convinti che il prossimo anno riprenderemo nel fare pic nic sui prati. Del resto se era un classico allora, sarà un classico domani. Poi che sarà mai saltare un turno? Il sole, il ricordo, queste piccole storie, queste piccole memorie ci servono per avere altre piccole storie e piccole memorie. Anzi, direi ci danno linfa vitale per superare questo momentaccio. Ancora una volta ce la faremo.
Patrizio Tosetto

In quarantena alla conquista dello spazio

La mostra della NASA SPACE ADVENTURE e ANONIMA FUMETTI presentano #PlanetExplorer. L’iniziativa social: in quarantena, come gli astronauti, si vola con la fantasia e si disegna lo spazio.I disegni diventeranno una sezione della mostra Space Adventure a Torino.

In quarantena, proprio come gli astronauti in partenza o al ritorno dalle loro missioni spaziali!

All’inizio furono Armstrong, Aldrin e Collins che, rientrati dalla Luna durante la Missione Apollo 11, dopo il loro atterraggio nel Pacifico il 24 luglio 1969, furono recuperati e portati a bordo della portaerei USS Hornet e immediatamente confinati in quarantena per evitare la contaminazione della biosfera terrestre. Ancora oggi per gli tutti astronauti che si stanno preparando ad essere lanciati verso la Stazione Spaziale Internazionale la quarantena è semplicemente la normalità. Si tratta di una precauzione necessaria per evitare che vengano portati agenti patogeni sulla stazione spaziale internazionale (ISS).

E allora perché non vivere la quarantena da COVID-19 come una divertentissima missione spaziale?

L’iniziativa lanciata dalla mostra Space Adventure e dalla Anonima Fumetti ai bambini ma anche a tutti gli appassionati si chiama #PlanetExplorer e nasce proprio sulle tracce (lunari) degli astronauti: provare ad immaginarsi astronauti per un giorno e a disegnare la propria avventura nello spazio.

Sul sito www.space-adventure.it è pubblicata una breve storia, firmata da Pino Zappalà e Nico Vassallo, che tutti possono leggere e che servirà da traccia per la realizzazione dei disegni.

Un altro spunto per tutti gli aspiranti artisti è il racconto LA CASASTRONAVE, realizzato da Pierpaolo Rovero & Luca Feliciani e patrocinato dall’Anonima Fumetti, disponibile gratuitamente sul sito www.space-adventure.it. Per realizzare i disegni è consigliato visitare anche il sito www.Casastronave.it dove si possono trovare traduzioni, filmati e materiali utili per realizzare i disegni.

I disegni, che devono essere inviati via mail all’indirizzo planet.explorer@space-adventure.it  entro il 10 maggio prossimo, saranno condivisi con il pubblico sui canali social della mostra – Facebook e Instagram – divisi in due categorie: BABY ASTONAUTI (fino a 11 anni) e ASTRONAUTI (da 12 a 99 anni e oltre).

Fino al 20 maggio, su Facebook, si potrà votare con un ‘mi piace’ le opere e, in base al gradimento social ricevuto, i primi 3 classificati per ogni categoria riceveranno un premio spaziale e 4 biglietti omaggio per la mostra.

Grazie a tutti i disegni pervenuti la storia sarà illustrata e si trasformerà in una grande avventura a fumetti che si svelerà in mostra e diventerà parte integrante dell’allestimento di Space Adventure.

Space Adventure si apre con i sogni dei pionieri del volo lunare, da Jules Verne a Von Braun, prosegue con il racconto e i memorabilia delle missioni lunari per terminare nell’ultima, grande sfida che aspetta l’uomo nello spazio: Marte. I disegni di bambini e ragazzi costituiranno l’ultima sezione della mostra, accanto al simulatore della camminata su Marte e alla nuova navicella spaziale della Nasa Orion, dedicata alle nuove esplorazioni dello spazio profondo.

Il trucco è volare con la fantasia… spingersi fuori dall’atmosfera con audacia, a qualche centinaio di km dalla Terra per vivere un’avventura incredibile proprio come hanno fatto i pionieri dello spazio!

Maggiori informazioni nel comunicato stampa in allegato.

Tutti i dettagli per partecipare all’iniziativa sono pubblicati sul sito www.space-adventure.it

Esami in modalità virtuale per gli ufficiali della Scuola di Applicazione

445 Ufficiali frequentatori impegnati nelle prove online

 

Anche per  il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito gli esami finali del 145° corso di Stato Maggiore, iniziato il 30 settembre 2019, si sono svolti a distanza in modalità virtuale. Le prove hanno visto impegnati 201 Capitani tra cui 10 donne e 3 ufficiali stranieri provenienti da Brasile ed Egitto.

Questo avanzato corso di formazione ha dato l’opportunità ai futuri dirigenti militari, appartenenti a tutte le Armi e Corpi dell’ Esercito, con l’ausilio ulteriore di esercitazioni pratiche, di approfondire le loro competenze tecnico-professionali e specialistiche; frequentatorsono ora abilitati ad operare negli staff di unità italiane e multinazionali e in operazioni condotte sul territorio nazionale e all’estero.

Altri 244 ufficiali frequentatori del 198° corso “Saldezza” e del 199° corso “Osare”, in stretta collaborazione con la Scuola Universitaria Interdipartimentale in Scienze Strategiche (SUISS) dell’Università degli Studi di Torino, hanno sostenuto l’ orale delle varie sessioni d’appello degli esami universitari di profitto tramite classi interattive appositamente predisposte e dedicate in collegamento audio e video con i docenti membri delle commissioni.

Questa innovativa modalità per la discussione degli esami consente a tutti gli ufficiali frequentatori di completare il percorso di studi nei tempi previsti e conferma ancora una volta come il Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito,  nonostante la sospensione delle attività didatticheordinarie in aderenza alle misure precauzionali adottate in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica legata al covid-19, sia stato in grado di garantire lo svolgimento delle lezioni in modalità e-learning e di operare in un contesto complesso e in continua trasformazione.

 

MARIA LA BARBERA

Dal Piemonte alla conquista del mondo

“Lars dove sei ? Stai bene ?”. “Buonasera, professore, sono bloccato in Cambogia da 10 giorni e la situazione non è facile”. Questo scambio di battute su Messenger si è avuto tra il 24 ed il 26 marzo scorsi tra lo scrivente e Lars Orazzo, 23 anni appena compiuti, brillante studente dell’Istituto Artusi di Casale Monferrato, rimasto bloccato nel Sud Est asiatico dall’emergenza coronavirus.

La vicenda, che poteva assumere anche toni decisamente più critici ha avuto uno sblocco quando mi è arrivato un secondo messaggio il 28 marzo alle 6.44 del 28 marzo: “Sono giunto all’aeroporto di Oslo adesso. E’ una situazione assurda, aeroporto completamente vuoto”. Poi Lars, grazie ad uno scalo a Londra è riuscito a rientrare in Italia e adesso è a casa sua a Montemagno, nel Monferrato astigiano, con i familiari.

E la pandemia ha interrotto quella che è stata (sino al momento in cui le cose non sono precipitate) una bellissima esperienza di viaggio e di vita. Orazzo dopo il diploma all’alberghiero aveva lavorato in Inghilterra sino a settembre del 2018 poi era tornato in Italia in Alto Adige. “Il mio sogno – spiega, raggiunto telefonicamente – era fare il giro di mezzo mondo non usando l’aereo ma i mezzi di terra, partendo dall’Italia per arrivare sino all’Australia, dopo aver attraversato l’Est Europa, poi la Russia sul percorso della Transiberiana e l’Oriente sino a giungere appunto nel Nuovissimo Continente”. Così il 15 luglio del 2019, insieme ad un compagno di avventura, Sasha De Zordo di Auronzo di Cadore, è partito dalla stazione dei bus di Venezia Mestre. Le prime tappe dopo l’Italia sono state la Slovenia, l’Ungheria, la Slovacchia, la Repubblica Ceca, la Polonia (“qui abbiamo toccato Katowice, Cracovia, Varsavia, Auschwitz, la cui visita è stata una delle esperienze più forti di questo viaggio”), poi l’ingresso nei Paesi Baltici, Lituania, Lettonia, Estonia, con l’ingresso in Russia a San Pietroburgo e la spettacolare visione della Prospettiva Nevskij, con il passaggio a Mosca e la salita sul treno della Transiberiana, con fermate a Kazan, Ekaterinburg dove i due viaggiatori hanno passato a piedi il punto di confine tra l’Europa e l’Asia. Poi il viaggio è proseguito sino a Ulan Ude e qui i due novelli emuli di Marco Polo (o se si preferisce di Tiziano Terzani nel di ‘Buonanotte Signor Lenin’ o ‘Un indovino mi disse’) incappano in un imprevisto: “Dovevamo andare in Mongolia – dice Lars Orazzo – ma il nostro visto scadeva il 18 settembre e la burocrazia russa, rigorosa e disorganizzata non l’avrebbe rinnovato in tempo. Così siamo andati la mattina presto alla stazione dei treni ma non c’erano né treni, né bus. L’aiuto ci è arrivato insperato da un signore che ci ha dato un passaggio, previo un compenso, per duecento chilometri, sino al confine terrestre tra i due Stati. Siamo entrati chiedendo ad una famiglia mongola di farci entrare a bordo del loro Van. Poi, però, il problema non era ancora risolto e grazie ad un altro passaggio, a pagamento, abbiamo fatto 13 ore di auto nel deserto per percorrere i 300 chilometri più a Sud in direzione di Ulan Bator. E alle 21 circa una gomma si è afflosciata e pure la gomma di scorta era bucata. Poi, dopo aver spinto l’auto per un centinaio di metri, sino ad una pompa di benzina, si è riusciti a riparare la gomma e ad arrivare nella capitale, sfiniti, alle 4 del mattino. In Mongolia siamo rimasti un mese: dei sedici Paesi che abbiamo visitato è quello che mi è rimasto nel cuore: cultura, tradizioni, usanze popolari sono ancora vergini, non toccate dalla globalizzazione e dal turismo di massa.

Abbiamo vissuto per otto giorni nel deserto del Gobi con i nomadi che vanno a caccia a procurarsi il cibo. Un ritorno all’indietro nel tempo di 1000/2000 anni”. Poi Lars ed il suo compagno di viaggio hanno deciso di saltare la Cina, per via degli alti costi del visto (all’epoca il coronavirus non era comparso sulla scena) volando nel Nepal dalle alte montagne incontaminate per passare poi per cinque settimane in India, visitata da Ovest ad Est, da Delhi a Calcutta, saltando il Bhutan per via di un visto decisamente caro (200 dollari americani al giorno). “Il nostro è stato – dice ancora Lars – un turismo zaino in spalla, abbiamo dormito negli ostelli, viaggiato il più possibile sui mezzi locali di trasporto, non sui pullman gran turismo, con un budget da rispettare”. Così è capitato, ad esempio in un centro a Sud del Nepal dove non c’erano ostelli ma solo stanze in condomini che venivano concesse dal proprietario a 2/3 euro a notte, umidissime, con letti di legno e materassi sottilissimi quasi inesistenti e una convivenza con ragni, mosche, zanzare oppure di affrontare una lunga tratta su un treno indiano (13/14 ore) in compagnia di topi che passeggiavano sotto il vagone. Dal subcontinente indiano il viaggio è proseguito attraverso il Laos, il Vietnam e la Cambogia dove Lars e Sasha si sono fermati un mese. Mancava soltanto la visita ad Angkor con i suoi templi prima di passare al prossimo Paese, con il visto quasi allo scadere, ma a questo punto sono insorti i problemi. “Si è diffusa la notizia di un gruppo di francesi che erano positivi al virus e si è creata quasi subito un’idea di discriminazione verso gli europei, specialmente gli italiani, anche per quanto stava accadendo in Italia. Nel frattempo la Thailandia ha effettuato un restringimento per quanto riguarda gli italiani e chiuso le sue frontiere via terra. Abbiamo pensato di andare direttamente in Malesia, ma anche questa ha chiuso, così come Indonesia ed Australia, Laos e Vietnam. A questo punto ci trovavamo in una situazione che stava diventando sempre più critica in un Paese con strutture ospedaliere precarie, dove non c’è un’ambasciata o un consolato italiano, con la scadenza del primo mese di visto. Abbiamo trovato altri ragazzi italiani nelle nostre condizioni: prima si è cercato di contattare la Farnesina, ma abbiamo avuto soltanto un contatto molto laconico dopo cento telefonate, ci siamo rivolti all’ambasciata di Francia ma ci hanno gentilmente detto di capire il nostro disagio ma prima avrebbero dovuto risolvere il problema dei cittadini francesi poi saremmo venuti noi. Siamo riusciti a contattare l’ambasciatore italiano ma nell’immediato non si è arrivati ad una soluzione.

Dopo quasi dieci giorni di contatti con uffici ed ambasciate la Thailandia si era resa disponibile a consentire un transito aereo da Pnom Penh a Bangkok e da lì all’Europa ma a condizione che producessimo un visto di transito, un foglio medico (tra l’altro di una clinica privata) ed il test che provasse che non avessimo il coronavirus. Con mille difficoltà siamo riusciti ad ottenere i documenti. Per fare un esempio: l’unica struttura abilitata ad effettuare i tamponi faceva due turni brevi al mattino ed al pomeriggio di quindici minuti ciascuno, per cui abbiamo dovuto andare alle 4.30 per passare per primi nella mattinata. Superati questi inconvenienti siamo riusciti a prendere un aereo per Oslo perché ci avevano detto che da lì sarebbe stato possibile prendere un volo per l’Italia, ma in realtà collegamenti dalla Norvegia non c’erano e la situazione in aeroporto era surreale, non c’era nessuno. Siamo riusciti a prendere letteralmente ‘al volo’ cinque minuti prima dell’imbarco un collegamento per Londra e da Londra raggiungere Roma”, terminando così l’Odissea. Adesso Lars è tornato a Montemagno, sulle colline del Monferrato, e ritiene quella appena lasciata alle spalle ‘un’esperienza di vita notevole’ e sotto sotto cova l’intenzione, ovviamente nei tempi congrui e passata questa emergenza sanitaria, di chiudere il cerchio del viaggio che si era prefissato inizialmente.

Poiché Lars ha esposto qui soltanto alcune delle sue esperienze e dei suoi ricordi di viaggio, torneremo nei prossimi giorni con alcuni approfondimenti sui vari Paesi visitati.

Massimo Iaretti