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Torino torna protagonista alla 23esima edizione dell’Interactive Key Award

Vince  Instant love con  la campagna “Le sfide” di Elkron

 

Lunedì  2 maggio scorso il capoluogo subalpino è  stato protagonista della 23esima dell’Interactive Key Award, premio nazionale per la migliore campagna di comunicazione via web.

L’agenzia torinese Instant Love si è aggiudicata l’ambito riconoscimento nella categoria “Display”, grazie alle Sfide di Elkron, un brand subalpino che risulta tra i leader nel mercato della sicurezza.

La miniserie in stile ‘Netflix’ ha convinto la giuria composta da esperti del settore comunicazione e giornalisti, premiando il progetto che è  nato sotto la Mole, nel corso di un galà che si è tenuto presso la Santeria  a Milano. È  stato condotto da Giorgia Surina, attrice, conduttrice tv e speaker radiofonica di RTL 102.5

L’evento è  stato organizzato dal gruppo editoriale Media Key, patrocinato da Lab Italia, associazione dedicata all’advertising digitale e sponsorizzato da Teads, primo advertising Marketplace al mondo, che ha celebrato la creatività  digital andata on air a partire dal gennaio 2021 in poi.

“Sono felice e orgogliosa di questo riconoscimento – perché  è  il frutto di un grande lavoro di squadra, di feeling tra agenzia e cliente, che si è  fidato di Instant Love. Il risultato è  stato quello di una corporate innovativa, trasparente e entusiasmante, capace di raccontare il brand con una narrazione ampia, tale da coinvolgere tutto il management aziendale. Questo dimostra come la comunicazione bella e efficace nasca dal mestiere, ma anche dall’empatia e dalle emozioni che si creano tra le parti”.

Questo progetto di comunicazione vuole sottolineare il coraggio di Elkron che lancia la sua sfida ad un mercato della sicurezza che risulta sempre più evoluto e competitivo. Questo l’annuncio che è giunto attraverso una miniserie web in stile “Netflix”, intitolata “Elkron-Le sfide”. Si tratta di cinque puntate girate con il management del brand torinese che, nel corso del 2021, hanno presentato storia, strategie, futuro, evoluzione e innovazione tecnologica del marchio attraverso il https://sfide.elkron.it e i canali social aziendali Facebook e Linkedin. Direttore del Business Unit Elkron è Enrico Porcellana, che si è dichiarato molto soddisfatto, considerando che le sfide sono nel DNA dell’azienda e che questa campagna rappresenta pienamente lo spirito aziendale.

MARA MARTELLOTTA

Monsignor Anfossi e le vocazioni adulte

Ricordi di un seminario innovativo, un’esperienza ancora attuale da trasmettere


Monsignor Giuseppe Anfossi ci parla in maniera magistrale e, contemporaneamente, semplice e agevole, delle vocazioni adulte, vale a dire di quelle persone che hanno già percorso un tratto di vita ricco e intenso e hanno scoperto, in età adulta, la chiamata a seguire il Signore come preti.

 

Il vescovo emerito di Aosta passa in rassegna i ricordi in cui venne istituito un Seminario Regionale Piemontese per le Vocazioni Adulte e, grazie al richiamo di molteplici esperienze, fa riflettere il lettore su alcune caratteristiche che deve avere un seminario fatto per loro. le vocazioni adulte di allora secondo lui rappresentano un patrimonio da trasmettere alle nuove generazioni.

Eccellenza, il suo ultimo libro è dedicato alle vocazioni adulte. Ci può spiegare che cosa si intende quando si parla di vocazioni adulte?

Si è parlato di vocazioni adulte soprattutto dopo il Concilio Vaticano II; prima la maggior parte delle vocazioni veniva dai seminari minori dove erano in formazione dei ragazzi entrati in collegio a dieci o undici anni. Le vocazioni adulte, dopo di allora, erano dei giovani che chiedono di diventare preti pur avendo almeno venti anni; talora erano anche più vecchi, alcuni di essi avevano fatto studi di scuola media superiore oppure si erano laureati, altri, più spesso, non avevano fatto studi superiori, ma erano divenuti operai esercitando un lavoro manuale per molti anni. Essi erano spesso una espressione concreta di movimenti o associazioni in cui avevano sperimentato la loro fede e scoperto la bellezza della vocazione del prete.

Nel suo libro parla del Seminario Regionale Piemontese per le Vocazioni Adulte. A quale seminario fa riferimento?

Il clima del dopo Concilio e la presenza come vescovo di Torino di Michele Pellegrino suggerirono a alcuni preti impegnati nei seminari e a altri vocazioni adulte loro stesse, di aprire una esperienza istituzionale nuova che fosse destinata alle vocazioni adulte del Piemonte. Se ne parlò negli incontri dei superiori dei seminari e si fece un convegno informale apposito; in seguito i vescovi del Piemonte decisero di fondarlo con designazione formale di sede e di superiori. Si chiamò Seminario Regionale Piemontese Vocazioni Adulte.

Perché ritiene che sia un’esperienza ancora attuale da trasmettere?

L’attualità di questa vecchia esperienza è dovuta ad una caratteristica, la seguente: tener conto nell’impostazione generale della pedagogia adottata di tutto ciò che i giovani ospiti avevano vissuto prima di entrare in seminario. E’ un principio generale che vale per tutto ciò che costituisce un’ esperienza di fede e è attuale anche perché oggi la maggior parte dei seminaristi ha le caratteristiche della vocazione adulta. La mia narrazione, tuttavia, presenta un tema privilegiato che è dato dalla esperienza fatta di lavoro. Si parla, perciò, soprattutto del lavoro professionale, portando la riflessione fino ad oggi. Propongo delle riflessioni su come il sacerdote oggi debba vivere la sua rinuncia a esercitare un lavoro professionale e come debba impegnarsi a ‘curare’ con spirito di fede il lavoro dipendente, il nuovo lavoro operaio e il lavoro dei più poveri. a me pare che la pastorale delle parrocchie in esercizio oggi non abbia questa attenzione.

 

È un dato di fatto che ci sia una crisi delle vocazioni, i seminari sono sempre più vuoti. Che cosa ne pensa e come, a suo giudizio, si può ovviare alla situazione?

il seminario minore soprattutto dopo le crisi della pedofilia attribuita a uomini di chiesa, non più la possibilità di realizzarsi come una volta. Di conseguenza tutte le vocazioni di oggi, anche se poche, sono di giovanotti e di adulti. Non penso che cesseranno: è troppo grande e forte il servizio che dà alla comunità umana il mestiere di prete. Bisogna che passi un po’ di tempo e si vedrà di nuovo la bellezza del lavoro del prete non solo per i credenti, ma per tutti gli uomini di buona volontà. Le vocazioni adulte che ho conosciuto, pur criticando il modello di prete loro contemporaneo, hanno dato un contributo concreto per far vedere la bellezza e, in particolare, la autentica umanità della sua realizzazione.

Se un giovane sentisse una vocazione sacerdotale o religiosa che cosa deve fare per essere aiutato?

E’ fondamentale aiutarlo a diventare un vero cristiano, un cristiano adulto e consapevole; uno che non si vergogna di appartenere alla Chiesa e uno che conosce le Sacre Scritture sì da tradurle in vita vissuta. Bisogna anche aiutarlo a conoscere e vivere il pensiero sociale della Chiesa prendendo degli impegni di volontariato nel sociale oppure nella catechesi, o nella liturgia.

Nell’esperienza del Seminario Regionale Piemontese per le Vocazioni Adulte è stata coinvolta anche la diocesi di Ivrea, per quale ragione e come è stata coinvolta?

In quel momento a Ivrea c’era un vescovo, monsignor Luigi Bettazzi, molto vicino al vescovo di Torino Pellegrino; poi un suo prete, ingegnere e architetto, dunque una vocazione adulta, don Gigi Rey, viveva più a Torino che a Ivrea ed era un sostenitore vivace dell’idea di far nascere un seminario per le vocazioni adulte. Diventò lui padre spirituale del seminario delle vocazioni adulte e portò con sé quasi automaticamente tutti i seminaristi di teologia della diocesi di Ivrea; bisogna dire, però, che quasi tutti erano delle autentiche vocazioni adulte.

Nel suo libro, tra gli altri, parla anche di don Gigi Rey APPENA NOMINATO. Un’importante figura eporediese. Che cosa ci dice di lui?

Dico di lui che divenne presto proprio sul piano umano mio amico; per la verità la sua amicizia fu determinate per farmi conoscere i preti italiani e francesi che si ispiravano alla spiritualità del fratello Charles de Foucauld. Poi divenne non solo collaboratore, ma una persona con cui dibattere ogni giorno tutti i problemi che il seminario mi poneva. Devo molto alla sua saggezza e soprattutto alla sua lettura di fede dei problemi.

Che cosa Le ha regalato l’esperienza del Seminario Regionale Piemontese per le Vocazioni Adulte?

Ho risposto a questa domanda scrivendo il libro di cui parliamo. La vivacità dei seminaristi vocazioni adulte arrivate nel nuovo seminario mi colpiva e mi trascinava a dibattere dei problemi che, senza di loro, non avrei conosciuto. Il più forte fu il lavoro professionale: come valorizzarlo in chi lo ha vissuto prima di diventare seminarista, come viverlo da seminarista e eventualmente divenuti preti. Mi hanno anche portato a valorizzare di più la vita umana e le relazioni umane.

Quali difficoltà ha incontrato durante quel periodo?

Ho vissuto un tempo della mia vita felice perché non mi sentivo il fiato del vescovo sul collo. Ero totalmente libero di pensare e di fare; tutto ciò che pensavo allora si poteva tradurre in cose concrete; non sentivo neppure il giudizio dei sacerdoti che non erano sulla nostra linea. Ho vissuto da persona giovane e con entusiasmo questa esperienza che pure avrebbe dovuto spesso farmi riflettere e bloccarmi. Ho vissuto molto bene e con totale libertà anche i quattro anni in cui era mio rettore don Giovanni Barra. Ho un bellissimo e grato ricordo di lui e sono felice di aver potuto accompagnarlo con il sacramento degli infermi.

Come affrontavano i seminaristi il confronto tra l’appartenenza al mondo operaio e il cammino alla vocazione adulta?

I seminaristi pensavano di poter dire una parola nuova sul piano della fede; essi amavano molto la Chiesa e la volevano migliore. Vivevano il tempo del Concilio con sentimenti di ottimismo e di fiducia che oggi non abbiamo più; di qui un certo ottimismo che oggi non ci è più familiare. In questo sfondo anche troppo ottimistico si collocava anche la loro fiducia in una felice e nuova appartenenza al mondo operaio come era concepito allora quando il marxismo era imperante. Essi credevano si potesse imporre di più una presenza dell’operaio credente, perché schierato con gli oppressi e non con i capitalisti. Molti di loro hanno coltivato questa speranza e la hanno vissuta come la possibile parola nuova che essi stessi dicevano. Per questo non hanno patito il fatto di esse seminaristi e quindi credenti e, nello stesso tempo, schierati per la lotta operaia.

Perché è finita l’epoca del Seminario Regionale Piemontese per le Vocazioni Adulte?

Sono venute meno la vocazioni. Non si son presentati più in numero significativo degli adulti che chiedevano la formazione al presbiterato. Forse ha giocato anche l’impostazione formativa che abbiamo dato al seminario: era troppo di sinistra e quindi non era condivisa da alcuni significativi preti di Torino e del Piemonte. E’ forse anche dipeso dalla fine dell’associazionismo cattolico a causa del Concilio, e in particolare dalla crisi dell’Azione Cattolica. Soprattutto è stato determinate il fatto che, a causa del Concilio, praticamente tutti i seminari piemontesi hanno cominciato ad accogliere solo vocazioni giovanili a adulte.

Marco Novara

Mara Martellotta 

Il mondo della musica dal vivo e della cultura fa rete per riqualificare la città

“IL MIO LAVORO È UN GIOCO, UN GIOCO MOLTO SERIO”

In occasione di Eurovision Song Contest, le rappresentanze di live club, circoli, festival, operatori del settore della musica dal vivo e del mondo della cultura del territorio si sono incontrati al Media Centre Casa Italia, per dare il via a un confronto e una co-progettazione condivisa sul territorio

Il mondo della musica dal vivo e della cultura a Torino fa rete, con l’obiettivo di diventare motore di riqualificazione e rigenerazione sociale e culturale. In vista di Eurovision Song Contest, nasce un dialogo aperto e condiviso con le istituzioni con la partecipazione dell’Assessora alla Cultura della Citta di Torino Rosanna Purchia insieme a Guido Cerrato di Camera di commercio di Torino con live club, circoli, imprese, cooperative, associazioni e festival del territorio che, attraverso la propria attività quotidiana, contribuiscono 365 giorni l’anno a rendere vivo il territorio.

Eurovision Song Contest mette infatti al centro del dibattito il settore della musica dal vivo e lo show business per l’internazionalità e l’attrattività turistica e la vivacità del nostro territorio. Un‘occasione unica, per attivare un nuovo percorso di riflessione e rinnovamento del settore, a partire dalle indagini emerse: si valuta che solo sulla città  di Torino in seguito alla pandemia si sia verificata una diminuzione dei concerti live del 40% rispetto ai numeri pre pandemia.

Fra i soggetti abilitati che realizzano studi in ambito culturale per consegnarli alle istituzioni, la Camera di commercio di Torino che ha presentato in occasione dell’incontro al Media Centre Casa Italia, un’analisi del settore musicale a Torino e in Piemonte sulla base delle realtà registrate al Registro Imprese camerale: a fine 2021 in Piemonte risultano registrate 1.298 imprese afferenti al settore musicale (il 6,6% del dato nazionale), di cui 715 (il 55%) tra Torino e provincia. Si tratta di un tessuto imprenditoriale particolarmente eterogeneo dove convergono le attività musicali in senso stretto, come la fabbricazione e il commercio degli strumenti o la registrazione sonora, e altre attività più generali, come la gestione della biglietteria degli eventi o la gestione dei teatri e delle sale da concerto.

Appare sempre più necessario ridurre le distanze tra istituzioni ed enti privati per decidere di considerare finalmente il valore aggiunto della cultura pari a quello economico, ed identificare l’impresa culturale quale modello dell’industria del futuro e come possibile volano di attrazione turistica della città.

L’obiettivo è quindi quello di costituire una piattaforma di confronto e di co-progettazione condivisa per confrontare esperienze, criticità, ma anche opportunità fra gli operatori del settore, che può nascere solamente da una visione condivisa, per ripartire proprio dai luoghi della cultura e dalla progettazione culturale, non solo come presidio sociale, ma anche e soprattutto come indotto economico e strumento di inserimento lavorativo in ambito culturale.

Con la citazione dell’artista surrealista Maurits CornelisEscher Il mio lavoro è un gioco, un gioco molto serio”,si vuole rappresentare la complessità e il valore artistico di un settore, quello della musica dal vivo e della cultura, che sale e scende scale da molti anni, senza mai trovare le chiavi di casa.

Sovrapposizioni e sedimenti normativi, dal locale al nazionale, sono l’eredità di decenni che portano infatti il settore alla dispersione di un potenziale che potrebbe essere invece il motore di modelli di riqualificazione e di rigenerazione sociale e culturale.

Oltre due anni di pandemia hanno contribuito a far riaffiorare le criticità già in essere da tempo immemore, ma soprattutto a far emergere uno scollamento, quello tra la cultura definita “istituzionale” e quella che gli operatori del settore amano invece definire “cultura diffusa”. Questa immensa crisi ha quindi generato danni non indifferenti al settore, ma ha anche contribuito ad un chiaro percorso di riflessione, identificazione e riavvicinamento ai temi del futuro e ad una grande solidarietà tra operatori e operatrici culturali, che si è trasformata in reti.

Da queste reti si intende ripartire, con un’operazione di visione che parte dalla grande consapevolezza che ci sia molto lavoro da fare e che richiede un’ampia dimensione di ascolto da parte delle Istituzioni. Deve svilupparsi un elemento prospettico di supporto alle competenze e di advocacy pubblico/privata per le nuove esperienze che esplorano l’innovazione e il futuro della produzione e diffusione culturale. La ricerca e la sperimentazione, in tal senso, sono motore per un orizzonte di prossimità sociale e impresa culturale.

Dare centralità a queste istanze è la chiave di volta per riportare linfa alla cultura e alla società del futuro.

Guido Cerrato, Camera di commercio di Torino ha commentato a margine dell’incontro: “A fine 2021 in Piemonte risultano registrate 1.298 imprese afferenti al settore musicale (il 6,6% del dato nazionale), di cui 715 (il 55%) tra Torino e provincia. Tuttavia, al di là di questi dati, quello che importa di più è il tema delle opportunità e delle potenzialità di questo settore, a partire dall’occasione che crea la tecnologia che sta aprendo nuovi mercati, ma anche la creazione di nuovi mestieri e nuove imprese, fino ad ora operanti in altri settori”.

Daniele Citriniti, La Musica Che Gira /Io sono la musica che ascolto dichiara: Dai dati emersi dalla ricerca “Io Sono La Musica Che Ascolto” che fa riferimento al periodo 2018/2019 e quindi pre-pandemia (report: https://www.iosonolamusicacheascolto.it/report/) il numerodi artisti e di esibizioni vedeva già a quei tempi una diminuzione dei luoghi, degli spazi, degli eventi culturali, oltrechè dei festival di musica dal vivo, con una presenza quasi inesistente di concerti nello spazio pubblico. Con il contraccolpo del periodo post-pandemico, secondo i dati i 200 circa spazi ed eventi dedicati alla musica dal vivo tracciati nel biennio 2018/2019 si sono ridotti al 2022 del 40% e solo 6 sono state le nuove aperture”

Salvatore Perri, Italian Music Festivals in occasione dell’incontro afferma: “Come realtà del territorio ci occupiamo di un festival unico ed originale, Apolide Festival, che prende forma in un luogo speciale tra i boschi nel cuore del Canavese. Il nostro lavoro, e quello di tutta la rete di Italian Music Festivals però non consiste solo nel proprorre programmazioni e concerti, ma soprattutto nella capacità di costruire comunità attive e partecipate, ma anche di promuovere un territorio, in grado quindi di produrre ricadute, di far girare economia e lavoro. Non vogliamo quindi costituire un ostacolo in termini di permessistica, ma anzi vogliamo costituire un aiuto per scoprire anche nuove realtà del settore”.

Alessandro Roggero, MuV – Consorzio Musica dal Vivo commenta: “Durante la pandemia abbiamo costituto il Consorzio Musica dal Vivo, un nuovo strumento per costruire una rete che potesse essere solida e che unisse tante anime a Torino, anche al fine di accelerare per essere riconosciuti giuridicamente. Uno strumento di relazione verso l’esterno, quindi, che unisce i live club della città, con un approccio propositivo. Circa l’80% degli artisti che ruoteranno nell’ambito dell’Eurovillage sono passati dai nostri palchi. Miriamo quindi a porci come un mezzo di coprogettazione delle politiche future della città, o per lo meno a costituire uno strumento che possa essere l’inizio di questo percorso”

Luca Bosonetto, di ARCI Torino afferma: “Anche Arci Torino è cambiata in pandemia, se pre-pandemia contavamo 140 associati adesso ne abbiamo 180, 60 di queste associazioni si occupano di attività nel settore della musica. Il numero dei presidi musicali è riuscito a non diminuire. Esistiamo in tutte le circoscrizioni e sappiamo fare rete: la prossimità è un valore che ARCI Torino potrebbe mettere a disposizione, insieme a una seconda ricchezza, quella della diversità delle sue realtà. Siamo a disposizione della Città, a partire dalla nostra visione, non proprietaria, democratica, ma che produce economie confrontabili a quelle delle imprese, mettendo quindi a valore questa prossimità in vista di un possibile tavolo di progettazione”

Arianna Bargiglione, Rete DOC – DOC Servizi – Filiale di Torino dichiara: “Il claim di questo incontro rappresenta l’anima della nostra cooperativa, ci occupiamo infatti tutti i giorni degli operatori sia in ambito spettacolo, che in ambito culturale. Durante la pandemia, abbiamo perso circa il 75% del fatturato generale del settore. Inoltre, circa un quinto dei tecnici dello spettacolo ha deciso di cambiare lavoro, dopo il periodo pandemico. Ci troviamo quindi in un periodo in cui la Città di Torino sta riesplodendo di eventi e noi non abbiamo più gli stessi lavoratori. Quello che dobbiamo fare è quindi diffondere la cultura del lavoro e cercare anche di diffondere maggio ottimismo e cercare di infondere più ottimismo per il settore

“LIBRI-AMO. Oltre la voglia di leggerezza”

Per continuare a sognare per mano ad Irene e sotto la sua grande Luna, nuova iniziativa del “Progetto IB Artemide”

Da venerdì 6 maggio

Con “LIBRI-AMO”, l’intento “è quello di fare, nel nostro piccolo, educazione alla lettura con un progetto mirato soprattutto a un pubblico giovane. Brevi incontri con autori, anche emergenti, per il gusto di assaggiare mondi diversi, mordere la voglia di cambiare e lasciarsi trasportare da suggestioni letterarie per fare cultura, per promuovere spazi di condivisione, per presentare progetti rivolti ai giovani”. Così sottolineano le ragazze e i ragazzi e con loro tutti i responsabili del “Progetto IB Artemide”, promotori dell’iniziativa – inserita nel programma del “Salone del Libro OFF” – in collaborazione con l’“Associazione Formazione & Salute” e con il patrocinio della Circoscrizione 8. Nato poco più di un anno fa nel quartiere Nizza-Millefonti, il Progetto è dedicato a Irene Bertello e si concretizza per realizzare un sogno.

Il sogno di Irene. Tutto racchiuso in quel suo grande sorriso, avvolto nei lunghi capelli biondi, capace di abbracciare il mondo e arrivare al cielo. Una laurea appena ottenuta e a pieni voti  in “Economia Aziendale e Direzione d’Impresa” e l’infinita passione per la moda e il fashion design, Irene scompare a soli 25 anni, una domenica di marzo del 2021, schiacciata dall’auto impantanata nella neve e ribaltatale addosso, mentre insieme al fidanzato cercava di riportarla in carreggiata a Oulx, in località Vazon. Una tragedia senza confini per papà Ezio e mamma Marisa, per il fidanzato rimasto illeso e per le molte amiche e amici, quelli soprattutto dell’Oratorio della Parrocchia “Patrocinio San Giuseppe”, dove Irene era cresciuta e fortemente impegnata, allora, come animatrice e formatrice. “Tutti dicono che la vita sia difficile, ma io mi sto divertendo un mondo” amava ripetere Irene. Parole che, da allora, suonano come beffa. Come eco crudele di un destino inatteso, contro cui era da subito necessario usare le armi della rivincita. “Portate avanti voi i miei sogni” direbbe ancora oggi la ragazza che amava la grande Luna, la Luna crescente personificata dalla dea Artemide e diventata logo del Progetto a lei dedicato. Il “Progetto IB Artemide” per l’appunto. Avviato dai genitori e dai tanti amici di Irene, con sede proprio in quel “Giardino di Artemide” di via Biglieri 9/B, frutto di un sapiente recupero di un’area dismessa sita presso la parrocchia “Patrocinio San Giuseppe”, cuore pulsante dell’area Nizza-Millefonti che ha visto nascere il polo ospedaliero dell’attuale Città della Salute e gli stabilimenti e la trasformazione dell’area del Lingotto. Il “Progetto IB Artemide”  è “un’iniziativa – dicono ancora i promotori – senza scopo di lucro che si propone non solo di mantenere vivo il ricordo di Irene ma di rinnovarsi, trasformarsi in leggerezza, armonia, bellezza, desiderio di sostenere i sogni dei giovani e di far camminare nuove idee con Irene al nostro fianco”. E “LIBRI-AMO”, proseguono, “si inserisce proprio fra le iniziative che il Progetto Artemide, ha realizzato nel corso di un anno o poco più (un lungo e ricco percorso per noi) con l’unico obiettivo di raccogliere fondi per finanziare giovani promettenti in percorsi di studio dedicati alla moda e al marketing”. Come si articola concretamente l’iniziativa? Da venerdì 6 maggio e per tutti i venerdì fino al 27 maggio, sempre a partire dalle 19, si terranno appuntamenti letterari nel segno di “leggere e leggerezza, voglia di restare in equilibrio tra la ricerca di speranza e la voglia di prendere il volo, sia esso metaforico o reale”. Dove? Ovviamente nel giardino più bello che c’è, il “Giardino di Artemide” al civico 9/B di via Biglieri.

Ecco dunque il programma dei quattro incontri. Si inizia venerdì 6 maggio con Gianni Lazzaretti, scrittore-viaggiatore che presenta “Quel sorriso chiamato amicizia” edito da “Lazzaretti”, per proseguire il 13 maggio con la giovane pinerolese Valeria Avalle ( blogger su www.liberaribelle.com ) che presenta “Happy place”, suo primo libro. Il terzo appuntamento, 20 maggio, è  con “Anonimi eroi”, romanzo corale di Luca Novara per i tipi di “Giovane Holden”, cui seguirà, 27 maggio, Alberto Giovannini-Luca con “Dieci e venticinque”, “Neos Edizioni”, in cui si ripercorrono i momenti seguiti alla vigliacca strage alla Stazione di Bologna (1980) nella cui sala d’attesa lo scrittore si trovava ventiquattro ore prima del barbaro attentato.

Ingresso libero e gratuito. Per info: www.ibartemide.com

Gianni Milani

Nelle foto: Irene Bertello e il “Giardino di Artemide”

Cognome della madre alla prole. Un reale passo in avanti verso l’eguaglianza sostanziale tra i generi?

La Corte Costituzionale si è pronunciata sulla legittimità della norma di cui all’art. 262 del codice civile nella parte in cui stabilisce che quando il figlio è riconosciuto contemporaneamente da entrambi i genitori assume il cognome del padre.

Il Giudice delle leggi ha ritenuto tale regola non conforme agli articoli 2, 3 e 117, primo comma, della Costituzione, quest’ultimo in relazione a due norme della Convenzione Europea dei diritti Umani, l’art. 8 e l’art. 14.

La motivazione della sentenza della Corte Costituzionale sarà disponibile nei prossimi giorni, ma, sin d’ora, appare chiaro che la stessa abbia ritenuto violati il principio di eguaglianza tra i coniugi, il diritto alla propria identità personale, il diritto al rispetto della propria vita privata e familiare.

La sentenza è stata da più parti valorizzata per “aver abolito uno degli ultimi retaggi di una società patriarcale”, con il pregio di traguardare anche il nostro Paese verso una visione più moderna della famiglia, più al passo con i tempi e più armonica rispetto agli altri Stati membri dell’Unione Europea.

Sicuramente l’intervento della Corte Costituzionale che,comunque, dovrà essere seguito da una regolamentazione legislativa a cura del Parlamento, è un tassello verso la piena applicazione del principio di eguaglianza formale stabilito dal primo comma di cui all’art. 3 della Costituzione ed è, pertanto, encomiabile.

Il dubbio, però, è se, superato lo scoglio dell’eguaglianza formale di tutti i cittadini di fronte alla legge, senza alcuna distinzione, nello specifico, per genere o sesso, davvero la possibilità di attribuire al figlio il doppio cognome o comunque quello della madre, sia una declinazione di eguaglianza sostanziale.

I dogmi ed i retaggi, soprattutto quelli culturali, sono difficili da superare e sicuramente non sarà sufficiente l’innovazione formale per raggiungere pienamente anche la parità e l’eguaglianza sostanziale.

Ancora una volta, in adesione alle spinte provenienti anche dalla Corte Europea dei Diritti Umani, il Giudice delle leggi ha lanciato un segnale forte al dormiente legislatore italiano, ma il percorso verso l’obiettivo è arduo e lungo.

Servono senz’altro interventi più incisivi, che influiscano concretamente sulla realtà e quotidianità delle famiglie, tali da garantire che entrambi i genitori possano svolgere i loro compiti di cura, domestici, lavorativi e professionali in condizioni di parità, senza rinunce da parte di quello più fragile economicamente o lavorativamente.

Per perseguire il risultato voluto dalla Corte Costituzionale non si può prescindere dalla formazione, dalla cultura, dalla spoliazione dei luoghi comuni e degli stereotipi, che, purtroppo, nel nostro Paese saldamente ancorati.

Sarebbe necessaria più coesione e solidarietà sociale, più consapevolezza di sé, piuttosto che del ruolo.

Il resto è solo un contorno, sicuramente di rilievo, ma non sufficiente.

L’auspicio è che la vera ventata di novità e la vera rivoluzione culturale possano almeno pervenire dalle prossime generazioni che porteranno il doppio cognome.

A cura di Carmen Bonsignore (www.carmenbonsignore.it)

Ritorna a Torino inversione “diffusa” sul territorio, il Festival del Femminismo Intersezionale

“Mind the Gap. Storie Sovrapposte”

 

Da venerdì 6 a domenica 8 maggio

Italy coach Mauro Berruto

La bellezza assoluta. Immaginate la “Venere di Milo” (130 a. C.) di Alessandro di Antiochia (o Prassitele?) oggi custodita al “Louvre”, trovata (come avvenne nel 1820 sull’isola greca di Milo) ancor di più fatta a pezzi. Priva non solo delle braccia e del basamento originale, ma proprio – si fa per dire – in mille pezzi. E poi magicamente rinsaldata e fiera della sua totale bellezza. Con questa significativa “immagine – guida”, che bene rende l’idea (“La donna è a pezzi o così la percepisce la società?”) è stata presentata nei giorni scorsi la seconda edizione di “Mind the Gap. Storie Sovrapposte”, il “Festival del Femminismo Intersezionale” che torna sotto la Mole, da venerdì 6 a domenica 8 maggio, con un’agenda piena zeppa di eventi e di incontri con personaggi, fra i più vari, invitati a talk, tavole rotonde, party e concerti.

Decisamente provocatoria la scelta dell’immagine- guida, non meno provocatoria e sopra le righe della stessa conferenza stampa, organizzata (immagino come non sia mai successo) non in algidi siti istituzionali, ma nei vivaci colorati locali di “Vinci’s Concept Salon” di via Cavour, fra i più blasonati parrucchieri della città, “per dire – sottolineano gli organizzatori – che una donna che si prende cura di se stessa non è né frivola, né inferiore a un uomo, ma libera”. Semplicemente e felicemente libera. E allora avanti tutta. Con ancora un’altra, importante novità. Dopo la prima edizione negli spazi di “OFF TOPIC” di via Pallavicino, il Festival – organizzato da “The Goodness Factory”– quest’anno diventa “diffuso” per abbracciare la città coinvolgendo “Il Circolo dei Lettori” e il “Campus Luigi Einaudi” nell’ambizione di “continuare per le prossime edizioni a crescere in questa dimensione condivisa, perché la complessità ha bisogno di luoghi diversi per attivare tutte le sue sfumature”. L’ambizione è quella di approntare e offrire al pubblico torinese una tre giorni intensiva “per analizzare, discutere, e guardare dritto negli occhi quel ‘gap’ che ancora persiste nella società, dall’ambito politico a quello istituzionale ed economico, passando da quello scientifico e linguistico, senza dimenticare temi come sessualità, corpi non conformi, medicina di genere e diritti civili”. Assolutamente ricca l’agenda. Fra i primi ospiti Levante (cantautrice e scrittrice) e Mauro Berruto (già CT Nazionale Maschile di Pallavolo e responsabile “politiche sportive” del PD) che, venerdì 6 maggio, dalle 19 alle 20,30, al “Circolo dei Lettori” di via Bogino, parleranno rispettivamente del brano “Gesù Cristo sono io” e dell’arrivo in Italia delle atlete afgane. Altri nomi in calendario, da Chiara Foglietta (attivista Lgbtqia+ e assessora della città di Torino) a Ethan Bonali (attivista trans, blogger e saggista), per non dimenticare i grandi temi del “gender equality” grazie agli incontri con Vera Gheno (sociolinguista), Federico Faloppa (docente di “Italian Studies” presso l’Università di Reading), l’economista Azzura Rinaldi e lo psicologo Michele Spaccarotella.

Ph: Stefano Renna

Non mancheranno i temi che animano il dibattito politico con il parallelo tra la guerra dei Balcani e la situazione ucraina – attraverso gli incontri organizzati da “Europa Aperta”- e il confronto sulla rappresentazione dei corpi con la psicoterapeuta Ilaria Consolo, Marina Cuollo (scrittrice ed editorialista, fortemente attiva sui social rispetto alle discriminazioni legate alla disabilità fisica) e Eugenio Cesaro (degli “Eugenio In Via Di Gioia”). Il Festival prevede anche un focus sul tema dell’aborto, oltre a raccontare le storie di scienziate che hanno rivoluzionato il mondo con le loro invenzioni. Di forte richiamo saranno anche i concerti di Allysha Joy (una delle voci più interessanti del panorama jazz-Nu Soul di Melbourne) e del collettivo di cantautrici “Canta Fino a Dieci”. Nei giorni del festival, ad “OFF TOPIC”, in via Pallavicino 35, lo “sportello antiviolenza” a cura del “Centro Clinico Psicologia Torino (CCPT)” sarà a disposizione come punto d’ascolto del pubblico. Non mancherà inoltre un corner di letture, a cura di “Nora Book & Coffee”, libreria specializzata in tematiche di genere e il banchetto per la raccolta delle firme di “Torino Città Per Le Donne” per la proposta di legge elettorale regionale che promuove l’equilibrio della rappresentanza e le condizioni di parità di accesso alle cariche elettive delle Regione Piemonte.

Per info su calendario completo, date degli eventi ed iscrizioni: www.mindthegaptorino.it

g. m.

Nelle foto:

–       Immagine-guida Festival

–       Allysha Joy

–       Mauro Berruto

–       Marina Cuollo

Il male che ci accompagna Un convegno sulle radici religiose e filosofiche

A Torino dal 5 al 7 maggio al Centro Culturale Protestante di Torino

“Sappiamo ancora riconoscere il male?” in un mondo che in questi tempi caratterizzati da grandi prove dalla pandemia alla guerra l’interrogativo è d’obbligo e non può essere eluso o affrontato con superficialità o rassegnata consapevolezza della sua ineludibilità.

Nel mezzo di una tempesta come quella attuale, il tema del male si manifesta ancora una volta con forza devastante, ponendo questioni – sul piano teologico, ma anche su quello etico, filosofico e scientifico – per discutere delle quali il Centro Culturale Protestante di Torino propone un incontro a più voci che, senza la presunzione di affrontare il tema in tutta la sua complessità, privilegerà alcune linee-guida le quali, per altro, si intersecano fra loro.

Il convegno si svolge a Torino dal 5 al 7 maggio presso la casa Valdese di Corso Vittorio Emanuele II 23 e si articolerà in quattro sessioni con l’intenzione di sottoporre alla riflessione collettiva alcuni aspetti delle manifestazioni del male ben presenti nell’esperienza individuale e della società nel suo complesso.

Tra i partecipanti interverranno illustri ospiti italiani e stranieri tra i quali i teologi Enzo Bianchi e Maria Bonafede, i filosofi Federico Vercellone e Simona Forti, il semiologo Peppino Ortoleva e l’epidemiologo Paolo Vineis.

 

  • La prima sessione sarà dedicata a Il dolore. È il male che si manifesta come potenza estranea e nemica, oscura e poco intellegibile, che, come stiamo sperimentando – con la pandemia, con la guerra – ci aggredisce, ci invade, di fronte alla quale siamo spesso disarmati.
  • La seconda sessione sarà dedicata a Il male e le religioni. Rappresentanti di alcune del le grandi religioni e specialisti nelle materie bibliche aiuteranno a chiarire la visione delle religioni su questo tema.
  • La terza sessione sarà dedicata a La violenza. In questa sessione si intende esaminare il male di cui l’essere umano è direttamente responsabile, esaminando gli aspetti giuridici, politici ed economici delle disuguaglianze e delle ingiustizie, l’incombere della crisi ambientale, la violenza che, in modi sempre più pervasivi, viene esercitata tramite i media.
  • La quarta sessione dal titolo Un male, molti mali, infiniti mali? tirerà le fila della discussione sintetizzando e organizzando le prospettive emerse.

L’impresa incontra la scuola: il 2 e 3 maggio studenti a colloquio

Con alcune delle aziende più importanti del territorio piemontese.


L’Istituto Santorre di Santarosa, Anpal Servizi e l’Agenzia per il lavoro Synergie Italia organizzano due giornate all’insegna del dialogo tra aziende e studenti del territorio con l’obiettivo di contribuire a rafforzare il ponte tra il mondo della scuola e quello del lavoro.
Torino, 30 aprile 2022 – Una due giorni di incontri tra aziende e studenti dell’Istituto dell’indirizzo chimico- biologico Santorre di Santarosa. L’appuntamento – promosso dall’Istituto stesso, da Anpal Servizi Spa e dall’Agenzia per il lavoro Synergie, in collaborazione con Agenzia Piemonte Lavoro, Obiettivo Orientamento Piemonte e con il patrocinio del Comune di Torino – è per il 2 e il 3 maggio alla Piazza dei Mestieri. Qui le aziende porteranno agli studenti la loro testimonianza, approfondendo i profili professionali più ricercati e le competenze che occorre sviluppare per essere pronti al mondo del lavoro in uno scenario di grande trasformazione. Un focus apposito sarà dedicato alla parità di genere e alle competenze STEM (informatiche e scientifiche), e poi spazio ai colloqui individuali tra i ragazzi e i referenti HR delle aziende.
«Crediamo molto nell’orientamento e nel valore di giornate come queste» commenta Giuseppe Garesio, amministratore delegato di Synergie Italia «È ormai imprescindibile costruire un ponte tra il mondo della scuola e quello del lavoro, in modo che i giovani possano orientarsi avendo tutte le informazioni utili per fare scelte determinanti per il proprio futuro.»
Si parte alle 9 del mattino con un programma molto ricco: dopo il focus dell’esperta di pari opportunità Paola Merlino – anche alla luce della recente introduzione in via sperimentale del sistema di certificazione della parità di genere all’interno delle imprese –, grande spazio sarà dato al racconto delle aziende che si presenteranno agli studenti. Tra queste, la multinazionale delle biotecnologie Diasorin, ma anche il colosso della cosmesi L’Oreal, la società dell’energia Iren, il Gruppo Pattern, partner dei principali brand del fashion luxury internazionale, e ancora Sargomma, Procemsa, Edison la Fenice, Candioli Pharma, Laemmegroup, Gruppo Bracco, Gelato Club spa.
Insieme ad Anpal Servizi Spa, Agenzia Piemonte Lavoro, Obiettivo Orientamento Piemonte, interverranno anche l’ITS Biotecnologie e Nuove Scienze della vita e l’ITS TAM tessile abbigliamento moda per spiegare che cosa offre oggi il mercato e quali sono gli scenari professionali futuri in ambito chimico, tessile, ambientale, alimentare. Momento fondamentale di entrambe le giornate, i colloqui tra studenti e referenti risorse umane delle aziende, un’esperienza formativa importante e un’occasione per muovere i primi passi nel mondo del lavoro.

“La palestra della formazione”, incontri sull’accoglienza degli ucraini

Prende avvio l’iniziativa  promossa da VolTo Torino, sia in presenza, sia online

Prende avvio un percorso sull’accoglienza degli ucraini, rivolto a volontari e aspiranti tali, che si articolerà in cinque incontri a partire da mercoledì 4 maggio 2022, fino al 6 giugno prossimo, tenuto da specialiste psicologhe.
Da diverse settimane ormai le immagini della guerra giungono, quotidianamente, nelle nostre case e le notizie dei combattimenti in Ucraina ci hanno travolti. Ci terrorizza la possibilità di essere, in qualche modo, implicati in una guerra che possa riguardare l’Europa. Un conflitto che ha generato un nuovo afflusso di rifugiati. Molti dei nostri concittadini, così, si stanno preparando ad assisterli nelle loro case.
Nell’ambito dell’Emergenza Ucraina il Centro Servizi VolTo ha accolto le richieste provenienti dai volontari che si occupano e intendono occuparsi dell’accoglienza dei profughi ucraini, organizzando un percorso per fornire informazioni e anche strumenti utili nella gestione dell’accoglienza.
Il primo incontro in programma mercoledì 4 maggio sarà sul tema del dolore e dell’accoglienza, tenuto dalla dottoressa Alessandra Lancellotti; il secondo è previsto martedì 10 maggio prossimo sull’intelligenza empatica; terzo incontro è quello in programma martedì 17 maggio sul tema delle Reazioni traumatiche, come riconoscerle e affrontarle, in collaborazione con le dottoresse Vittoria Ardino (SISST) e Daniela Dell’Orto ( Psicologi per i Popoli di Torino).
Martedì 31 maggio prossimo il tema affrontato sarà quello della protezione temporanea, con il vicequestore aggiunto della Polizia di Stato della Questura di Torino, Ilenia Gliozzi.
Il ruolo della protezione civile nell’accoglienza verrà affrontato da Franco De Giglio martedì 6 giugno prossimo, mentre la dottoressa Ester Chicco, degli Psicologi del Mondo , tratterà il tema della “relazione di aiuto in una prospettiva interculturale”.

Mara Martellotta

Tutti gli incontri saranno dalle 18 alle 20 presso VolTo, sia in presenza sia online, in via Giovanni Giolitti 21.
Riferimenti Chiara Cappiello e Paola Fabaro.
E mail formazione@volontariatotorino.it

Il 2021 di Edisu Piemonte: un anno di trasformazioni

Tra crisi pandemica e grandi sfide

Presentato a Palazzo Lascaris il rendiconto di amministrazione 2021 dell’Ente. 

Intenso, impegnativo, caratterizzato da numerose incognite legate all’andamento della pandemia ma da altrettante sfide di grande stimolo. L’anno di esercizio 2021 di Edisu Piemonte è stato al centro di una presentazione ufficiale, ospitata nella Sala Viglione del Palazzo Lascaris, sede del Consiglio Regionale del Piemonte a Torino, alla presenza dei vertici dell’Ente, il Presidente Alessandro Ciro Sciretti e la DG Donatella D’Amico, del Presidente del Consiglio Regionale Stefano Allasia e del Presidente del Coreco, il Prof. Gian Carlo Avanzi.

Non solo cifre: il documento che delinea in che modo ha voluto orientare i propri passi l’Ente lo scorso anno, fa emergere anche i numerosi obiettivi perseguiti e i traguardi raggiunti nell’arco dei passati dodici mesi. Tra questi, le collaborazioni di altissimo profilo con grandi partner quali Stellantis, Amiat, Coldiretti coi quali sono stati sviluppati progetti legati alla transizione ecologica, all’educazione ambientale e ad uno stimolo di nuova consapevolezza sui temi green nella popolazione studentesca, fino a imprimere la propria impronta durante grandi eventi di caratura nazionale e internazionale: tra tutti la partecipazione, insieme agli atenei del Piemonte, alle manifestazioni collaterali delle ATP Finals, la presenza per la prima volta nella storia dell’ente, al Salone internazionale del libro di Torino con una sala studio temporanea di oltre settanta metri quadri nel padiglione 1 del Lingotto Fiere. Restando in tema sala studio, sono stati siglati accordi con Environment Park, Reggia di Venaria e Comune di Settimo per la realizzazione di spazi studio dedicati anche in zone decentrate, prive di servizi universitari, ma altamente popolate dagli studenti e dalle studentesse. Tra le scommesse ambiziose ed oggi finalmente tangibili, i Giochi Mondiali Universitari invernali 2025 che tornano a Torino e che, grazie all’impegno del Comitato organizzatore, presieduto da Alessandro Ciro Sciretti, garantiranno investimenti a sei zeri su tutto il territorio regionale per la realizzazione di oltre mille posti letto e l’ampliamento e miglioramento di servizi essenziali.

Il mese di maggio 2021 è stato caratterizzato dall’avvio di un altro progetto ambizioso per l’Ente: è nato il brand Campus Piemonte, un marchio che raccoglie sotto il proprio cappello tutti i servizi offerti da Edisu – sale studio, residenze, mense etc.- e ridisegna il sistema universitario del Piemonte, creando raccordo, scambio e collaborazione con gli atenei del territorio e gli enti di Alta Formazione artistica e musicale. Con Campus Piemonte si è data un’identità a un nuovo modo di guardare al territorio piemontese, non più come mero luogo che ospita eccellenze accademiche, ma come sistema universitario regionale che si presenta al mondo in modo unitario, forte e altamente competitivo a livello internazionale per qualità dell’offerta didattica, dei servizi, delle peculiarità dei territori, nonché per le sue bellezze storico-artistiche e ambientali.

I numeri dell’Ente: benefici economici a favore della popolazione studentesca

Per l’a.a, 2021-22 sono state presentate 23.638 domande di borsa di studio dagli iscritti ai corsi di laurea, laurea magistrale e laurea magistrale a ciclo unico. I vincitori al 25 febbraio 2022 sono 15.818 pari al 100% degli aventi diritto, con un numero complessivo di esclusi pari a 7.288.

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Per l’anno accademico 2021-22 è stato possibile assegnare il 100% delle borse di studio degli aventi diritto per un importo complessivo di € 48.287.363,20 a favore di 15.818 studenti con l’erogazione di un importo di prima rata pari a € 23.455.622,77

Altri benefici

Già nel gennaio 2021 il MUR ha disposto delle misure emergenziali per aiutare gli studenti che si sono trovati a dover sostenere spese per affitti nel 2020, in una situazione di grande difficoltà economica causata dalla pandemia. Con D.M 57 del 14 gennaio 2021 ha istituito il Rimborso del Canone di Locazione 2020 ed ha stanziato a tale scopo al Piemonte l’importo di € 1.551.751,41 Con questo importo è stato assegnato il rimborso a tutti gli aventi diritto coirca del 50% dell’importo totale accertato.

Non solo: Edisu ha assegnato il Contributo straordinario a fondo perduto per l’acquisto di dispositivi elettronici per la DAD, a favore degli studenti vincitori di borsa di studio 2019 che hanno acquistato dispositivi elettronici quali pc, tablet, cellulari e smartphone purché con connessione di rete o sim, da febbraio 2020 alla data di presentazione della domanda.

In base alle disponibilità di Bilancio e alle indicazioni dei Criteri Regionali sono stati inoltre assegnati i seguenti benefici, a favore del 100% dei richiedenti in possesso dei requisiti:

  • 39 integrazioni alla borsa di studio per interventi legati alla disabilità per un importo di € 78.144,20.

  • 15 contributi straordinari per un importo di € 26.462,00 .

  • 371 contributi integrativi per la mobilità internazionale per un importo complessivo di € 1.015.040,00);

  • 399 premi di laurea per un importo di € 467.336,50 a favore degli studenti vincitori della borsa di studio per l’anno accademico 2019/20 che si sono laureati entro il 31.07.2020. L’importo è stato erogato nel mese di maggio 2021 (anno accademico 2019-20).

  •  103 collaborazioni studenti 200 ore per € 185.400,00.

Il numero di collaborazioni è raddoppiato rispetto al 2020 dal momento che, con l’allentarsi della pandemia, tutti i servizi hanno ripreso a funzionare al 100%.

Edisu ha invece impegnato risorse per il proprio personale a tempo indeterminato e determinato, circa 60 dipendenti con profilo tecnico e amministrativo su tutto il territorio regionale, per un ammontare pari a circa 3 milioni e 560 mila euro. A questi vanno aggiunte altre risorse variabili dedicate alle attività di formazione e aggiornamento, al welfare aziendale, buoni pasto etc.

Il Presidente di Edisu Piemonte Alessandro Ciro Sciretti: “l’anno che ci siamo lasciati alle spalle, pur dinanzi alle difficoltà che il contesto pandemico ci ha costretti a fronteggiare, ha rappresentato una svolta nella storia di questo Ente. Con le iniziative, i progetti, le azioni convintamente promosse nell’arco del 2021 abbiamo impostato un percorso capace di dare una centralità al ruolo di Edisu nel panorama universitario piemontese, ponendolo quale primario interlocutore sia per la popolazione studentesca che per l’intero sistema istituzionale del territorio. Un cammino che guarda all’obiettivo ambizioso di fare sempre più di questa terra un punto di riferimento per gli studenti e le studentesse del nostro Paese come del resto del mondo”.

L’Ass. regionale al diritto allo studio universitario Elena Chiorino: “ancora una volta la sinergica collaborazione sviluppata con Edisu in questi anni si è focalizzata sui servizi agli studenti – commenta l’assessore all’istruzione e al diritto universitario Elena Chiorino – un buon risultato, merito del lavoro di squadra, che oggi ci consente di presentare una progettualità che valorizza ulteriormente il nostro sistema universitario.  Lavoriamo con l’obiettivo di incrementare la nostra capacità attrattiva e, contestualmente, di favorire un accesso meritocratico degli studenti. La competenza del Presidente Alessandro Sciretti è sicuramente il valore aggiunto nella capacità progettuale che oggi siamo in grado di presentare”.

Il Presidente del Consiglio regionale del Piemonte Stefano Allasia: “il bilancio del 2021 dell’Edisu è totalmente positivo grazie all’impegno dell’Ente e del Consiglio regionale che ha voluto stanziare il 100% delle borse di studio a favore degli studenti e a favore dell’ampliamento della proposta promozionale di Regione Piemonte. questo lo si riscontra nei numeri sempre in crescita del turismo in Piemonte e in Torino grazie alla presenza degli studenti che sono un veicolo per la città e un vantaggio come dice il Rettore Avanzi che ha promosso il potenziamento delle residenze universitarie piemontesi, vantaggio per il Piemonte del futuro”.

Il Presidente del Coreco e Rettore dell’Università del Piemonte Orientale Giancarlo Avanzi: “in qualità di Rettore dell’Università del Piemonte Orientale non posso che esprimere soddisfazione per i risultati ottenuti dall’Edisu in quest’ultimo anno. Veniamo da anni difficili, in cui gli studenti hanno avuto bisogno di un aiuto concreto. E questo aiuto è arrivato: aver assegnato il 100% delle borse di studio agli aventi diritto in un periodo di grande incertezza è un ottimo risultato. In qualità di Presidente del Coordinamento dei Rettori (Coreco) vorrei sottolineare che la presidenza Sciretti ha permesso all’Edisu di interpretare un ruolo di servizio e di raccordo per l’intero territorio regionale, senza distinzioni tra centro e periferie. Tutta l’alta formazione piemontese ne è risultata rafforzata, sia nelle sue componenti (tutti gli atenei e gli istituti di Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica) sia come sistema. Un’ulteriore dimostrazione è quanto è stato fatto in attuazione del bando della Legge 338/2000 per le residenze studentesche; l’Edisu sta coordinando una cabina di regia per l’identificazione e la realizzazione dei progetti di fattibilità tecnica ed economica per le residenze studentesche, avvalendosi del supporto tecnico degli Atenei, in una logica di stretta collaborazione e condivisione degli obiettivi del proprio piano strategico. Si è creato, insomma, un circolo virtuoso di collaborazione tra i vari attori coinvolti: Edisu, Sistema Universitario Piemontese, attraverso il Coreco, e Regione Piemonte, con gli assessorati direttamente coinvolti. In conclusione non posso che complimentarmi per i risultati raggiunti nel 2021 e auspicare che quelli del 2022 siano ancora migliori, nell’ottica della proficua collaborazione con il sistema universitario piemontese”.